Calcio e Down

C’è una piccola cosa che non mi quadra nella sparata odierna di Gramellini (il link funzionerà da domani… stiamo lavorando per voi).
Antefatto: in una partita di serie D, tra il primo e il secondo tempo l’arbitro richiede che un raccattapalle della squadra di casa venga allontanato “perché è lento”. La persona in questione è down, il che spiega la lentezza. Il tutto – chissà, magari perché la squadra di casa ha poi perso – viene riportato dal Tirreno, noto quotidiano locale; da qui il rilancio Ansa e poi la notizia su tutti i giornali, con una serie di smentite e controsmentite: in questo momento leggo persino che la FIGC sta aprendo un’inchiesta.
Fatto: Gramellini la butta sul politico, tra esponenti di sinistra e di destra, ma aggiunge una frasetta: “Fulmineo è partito il tiro incrociato dell’indignazione e della zuffa, col diessino Fabio Mussi a chiedersi «dov’è finito lo spirito sportivo», anziché cosa ci faceva in quel ruolo una persona palesemente inadatta al compito.”
Ora, a me il calcio non interessa e quindi potrei sbagliarmi, ma mi chiedo alcune cose. Piero doveva seguire tutto un lato del campo, oppure era coadiuvato da qualcuno? Soprattutto: l’arbitro aveva così tanta fretta di tornare a casa da non potere aggiungere due o tre minuti a ciascun tempo, come del resto il regolamento gli permette, anzi gli ingiunge di fare?
Non stiamo parlando di una questione di vita o di morte, ma di una partita di calcio, e di un raccattapalle. Per me, dire che era “palesemente inadatto al compito” è un insulto. L’idiozia di Mussi è al limite parlare di “spirito sportivo”.

Meno tasse per chi?

Stamattina in aereo sono riuscito a vedere le varie proposte per il “taglio delle tasse”, e ho scoperto che è una palla che siano i redditi medio-alti ad essere avvantaggiati. Chi ci guadagna sono ovviamente i redditi alti per davvero – ma parliamo di oltre i 70000 euro l’anno – e quelli tra i 15000 e i 26000 euro, che vedono lo scaglione relativo passare dal 29% al 23%, con un guadagno che sale fino a 660 euro. Per i redditi tra i 26000 e i 32600 euro, questo guadagno si riduce, perché le due aliquote del 29% e 31% salgono al 33%: a 29000 euro di reddito i 660 euro si sono ridotti a 540, e a 32600 si arriva a 468. Poi c’è di nuovo un microguadagno tra i 32600 e i 70000 euro (24 euro in più, forse in due in pizzeria ci si riesce ad andare).
A questo punto mi sembra più interessante la proposta di Giacomo Vaciago che ho letto oggi sulla Stampa: prendere le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, e restituire il 3%. Purtroppo non c’è trippa per gatti, e non si può dare di più. Però almeno ci sarebbe una soddisfazione morale: chi ha evaso le tasse rimarrà fregato. Almeno quella me la volete lasciare?

la concorrenza

Io, oltre alla SIM della TIM che ho ovviamente come dipendente, posseggo anche una scheda Vodafone in modo da far risparmiare Anna quando chiama e una scheda Wind che è stata storicamente la prima che io abbia mai avuto.
È vero che non la stavo usando da un po’, ma era stata correttamente ricaricata: peccato che Mario mi abbia detto che a chiamarmi a quel numero arrivava la vocina “utente inesistente”, e che sembra che Wind abbia la bella idea di cancellare il numero (e il credito…) se uno non fa una chiamata in tre mesi. E in effetti ho provato ad accendere il telefonino, e mi arriva un bel “Solo Emergenza”.
Bene, ho provato a sentire il call center al 158… no, è il 155. Dopo il solito mulinare di opzioni, sono arrivato a una voce umana, la quale dopo che le ho spiegato che il telefonino non funzionava mi ha detto papale papale “potrebbe essersi smagnetizzata la SIM”, e alla mia ulteriore specifica “ma mi hanno telefonato e veniva detto che il numero era inesistente” il commento è stato “da noi viene vista esattamente allo stesso modo, che cioè non ci risulta il numero” e di andare a un centro Wind a vedere, con i loro potenti apparati, che cosa è successo.
Intendiamoci, non so quanto il call center dei miei colleghi di lavoro sia migliore, ma non venitemi a dire che gli altri sono così meglio.

badge ergo sum

Il primo aprile io, insieme a una trentina di persone a Rozzano e mezzo migliaio in tutta Italia, sono stato ceduto da IT Telecom a TIM.
Oggi, diciannove ottobre, ho finalmente avuto un badge TIM. Vabbé, la foto è sempre quella che consegnai a luglio 2001 quando entrai in Saritel, come se volessero tentare un approccio in stile Dorian Gray. Però dà comunque un certo qual senso di appartenenza… e un nuovo colore.
Sì, perché oltre a questo nuovissimo – e inutile – badge blu continuo ad avere il badge bianco di Saritel – altrimenti qui non possiamo entrare, le porte sono chiuse – e il badge rosso di “esterno IT Telecom”, per riuscire a entrare nella sede di Santa Palomba. Wow…

Chi è Badnarik?

Stavo dando un’occhiata a Electoral Vote, il sito che dà i sondaggi non in percentuale ma come numero di grandi elettori (il che è tutta un’altra cosa – quattro anni fa Gore prese più voti di Bush, ma Giorgino li ottenne in maniera più spalmata… altrimenti il giochetto floridiano non gli sarebbe riuscito) e ho visto l’analisi. Si parla di Bush, si parla di Kerry, si parla di Ralph Nader… e di questo Badnarik, che si direbbe essere uno a destra di Bush, per quanto ciò possa sembrare impossibile. Beh, qua in Italia, dove si parla tanto di queste elezioni che sembra che dobbiamo essere noi a votare, nessuno ha mai fatto quel nome. Mah.
PS: il Senato USA dovrebbe avere una maggioranza repubblicana, sempre secondo i sondaggi.

<em>Pompei</em>

Robert Harris apparve all’improvviso sulla scena letteraria con la sua ucronia Fatherland: come sarebbe stato il mondo nel 1964 se Hitler avesse sconfitto la Gran Bretagna? Dopo quel successo ha continuato a sfornare libri che potremmo definire “similstorici”, dove il racconto è basato su una minuziosa ricostruzione storica. Anche questa sua ultima opera (Robert Harris, Pompei, Mondadori “I Miti” 2004, [2003] p. 296, € 4.60, ISBN 88-04-53362-5, trad. Renato Pera) non sfugge alla formula evidentemente vincente: naturalmente lo sfondo è quello dell’eruzione del Vesuvio, ma la vera protagonista della storia è la tecnica romana di costruzione degli acquedotti, presentata in tutte le sue minuzie che sono quelle che del resto hanno permesso a queste opere una incredibile durata nel tempo. Ciò detto, bisogna però aggiungere che il libro non è memorabile. Intendiamoci, si legge con facilità e piacere, ma non si può dire che lasci una traccia permanente. Lettura da relax, insomma.

mafia o non mafia

Così, un po’ coperta dal voto sulla modifica della Costituzione, la Cassazione ha deciso di terminare il processo Andreotti confermando la sentenza di secondo grado, che per chi non se lo ricorda recita più o meno così: “Fino al 1980 Andreotti è stato un compagno di strada dei mafiosi, poi si è improvvisamente ravveduto ed è rigato dritto”. Non scherzo: c’è un’assoluzione con formula piena per l’associazione a delinquere di stampo mafioso che è un reato definito nel 1980 e con tempi di prescrizione maggiori, e una prescrizione per l’associazione per così dire di tipo semplice.
Uno può credere a una conversione improvvisa, ma la cosa pare difficile almeno a me. Non impossibile, badate. Anche i maggiori estimatori del divo Giulio concordano che aveva amici di amici non molto presentabili in Sicilia: e anche i peggiori detrattori hanno dei problemi a giustificare le leggi speciali contro i mafiosi che promulgò negli anni ’80. Non so se l’assoluzione per insufficienza di prove nel primo grado fosse giusta, ma sembrava più logica. Così è forse stato per il presidente dell’Antiimafia Centauro, anche se non ne sono sicuro: ieri sera a Primo Piano su Rai3 è riuscito a dire che “la sentenza di primo grado aveva una logica, condivisibile o no che fosse; quella di secondo grado non era coerente; dunque ha fatto bene la Cassazione a confermare la sentenza”. Se questo è un sillogismo, io sono una carriola. Mi è sembrato molto più logico Claudio Fava, anche se alla fine è andato pure lui un po’ a sbracare… Perlomeno nei dieci minuti che ho visto nessuno ha alzato la voce, e questo mi sembra oggigiorno già un gran risultato.
Resta il fatto che tutti si dimenticheranno della prescrizione – che equivale a una colpevolezza… – ma l’Italia è fatta così.