Stamattina ho sfidato le previsioni del tempo e ho preso (tardi, sono partito alle 8:33) la bicicletta. Sono arrivato un’ora esatta dopo insieme ad Adolfo, che mi fa “ti ho visto mentre pedalavi in fondo a via Melchiorre Gioia”. Questo significa che in quei quattordici chilometri e mezzo abbiamo impiegato lo stesso tempo, io in bici e lui in auto. Bisogna dire che c’era un corteo studentesco che bloccava i bastioni di Porta Volta, e che oggi in Papiniano c’è il mercato; ma d’altro canto lui è uscito sei-sette minuti prima di me anche se abitiamo praticamente vicini, e io mi sono anche fermato a comprare il pane, oltre naturalmente a non pedalare come un ossesso – non ce la farei. Viva la bici.
gioire senza illusioni
Indubbiamente, per quanto poco possano contare delle elezioni suppletive che non spostano certo i rapporti di forza in Parlamento, vincere sette a zero è un bel risultato per il GAD, come insomma la parte meno a destra della politica italiana si chiama questo mese. Ancora più bello, almeno da un punto di vista di morale, è essersi presi il seggio milanese che era del Senatur e quello napoletano della Mussolini. Insomma, la sinistra può stappare una bottiglia di spumante, invece che flagellarsi come al solito.
Però Cacciari ha ragione, quando parla di “non montarsi la testa” rivolto all’opposizione. Gli astenuti hanno sempre torto, questo è chiaro, però non è affatto detto che in un’elezione su tutto il territorio nazionale, quindi con una partecipazione più elevata, quei due seggi sarebbero passati al centrosinistra – e tralasciamo di chiedersi quanto “sinistrorso” sia quel comunistaccio mangiabambini di Sergio D’Antoni…
Vedremo che succederà.
ladri di telefonini
Ieri sera a casa mi sono accorto di non avere preso il mio telefonino Vodafone. Vabbé, sarà rimasto in ufficio, penso: poco male.
Peccato che stamattina non ci fosse. Ma la cosa peggiore è che si sono anche fregati il carichino che io e il mio vicino di banco Massimo lasciavamo penzolante da quattro mesi, data la frequenza di caricamento. Se devo essere sincero, mi rompe di più la scomparsa del carichino… oltre al fatto di non avere bloccato il telefonino (per la sim, c’erano dentro sì e no tre euro, sai che roba).
Poi naturalmente mi preoccupa la facilità con cui possono fregare la roba qui dentro. Passi per i miei pacchetti di biscotti (ma lasciare un biglietto? non sono così taccagno da negare un biscotto!), ma c’è anche roba più costosa.
a pensare male…
Ho appena sentito l’apertura del TG regionale lombardo, dove hanno detto che l’affluenza è molto bassa, ricordando che si può votare ancora domani, e che c’è un servizio di trasporto gratuito per i disabili, il cui numero telefonico è stato messo in sovraimpressione.
Dovrei essere felice che finalmente qualcuno pensi a queste cose, ma resto un po’ scettico sul motivo reale di tanta pubblicità.
<em>The Andy Warhol Show</em>
Alla Triennale di Milano, fino al 9 gennaio 2005, ingresso 7 euro.
Io e Anna abbiamo avuto due reazioni opposte. Lei afferma che non riesce a concepire quella di Warhol come “arte”, e quindi non ha apprezzato molto. Il mio è un punto di vista diverso: la sua opera è arte, perché prende qualcosa che di per sé è asettico (la fotografia) e la trasforma per rendere ancora più impersonale l’immagine originale, quindi fa qualcosa che dovrebbe dire qualcosa al fruitore.
Detto questo, parliamo di questa mostra. Mah, l’allestimento è letteralmente un affastellamento di opere, foto e altri memorabilia, quasi da claustrofobia oppure sindrome di Stendhal. Però a ben pensarci la cosa ha un certo senso, per un artista che ha fatto della riproducibilità e nella moltiplicazione il suo motto. Interessanti i cartelli esplicativi, anche se avrei preferito che il suo percorso artistico fosse spiegato più chiaramente: solo per l’ultima fase ho visto qualcosa in proposito. Un dubbio finale: ma era così importante indicare che Andrew Warhola (il suo vero nome) era di origine rutena, e soprattutto cattolico uniate, con relativa spiegazione che “gli uniati avevano conservato la venerazione per le icone”?
Nuovo test, nuova personalità
Sei mesi fa avevo fatto un test della personalità online che mi aveva definito INTJ. Cambiando test , e rispondendo ad altre 72 domande, sono diventato INFP. Sono cambiato io, oppure c’è qualcosa che non va? I punteggi relativi sono stati 56%, 11%, 11%, 33%, Immagino che siano in una scala -100 — +100 e quindi dovrei leggerli come “78,55,55,67%”, per confrontarli con i vecchi 88,63,31,36%, ma la cosa torna molto poco ad ogni modo.
Meglio divertirsi con il test quale estensione sei? (grazie a Marta per la dritta). Io sono uscito fuori un .cgi; chi mi conosce penso sarà d’accordo.
Aggiornamento: (26 ottobre). Il test relativo Che sistema operativo sei? mi ha dato dell’Amiga. Mah.
strabismo politico
Può darsi che abbia compreso male cosa sia successo, non sarebbe poi così strano. Però qualcosa non mi torna comunque.
Un GIP di Bari ha ritirato il passaporto a chi aveva arruolato Quattrocchi, Agliana, Cupertino e Stefio, motivando la decisione con il fatto che tutti costoro fanno i “mercenari, o quanto meno i gorilla a protezione di uomini d’affari”. Visto che la legge italiana vieta ai nostri compatrioti di essere assoldati da eserciti che non siano il nostro – e la Legion Straniera? ah, ma quelli erano comunque dei paria fuggiti dalla nostra Patria! – il magistrato decide di impedire che venga commesso un reato come da articolo 288 del codice penale. A questo punto succede che i giornali di destra si buttino a pesce contro questa deliberazione, con Ferrara che chiede in prima pagina a Carlo Azeglio di intervenire come capo supremo della magistratura; la stampa sinistrorsa invece porta la notizia ufficialmente senza commenti, anche se si legge tra le righe la loro gioia.
Cos’è che non mi torna? Che nessuno si sia messo a discutere sulla legge. Personalmente non me ne può fregare di meno se qualcuno decide di arruolarsi in giro per il mondo, tutt’al più gli posso dire se viene a chiedermi aiuto “hai voluto la bicicletta? Pedala”. Insomma, se abrogassero quell’articolo non perderei certo il sonno. Ma fino a quando c’è, cos’altro può fare un giudice se non applicarlo?
PS: Per l’esempio della Legion Straniera, ho appena riletto il testo del Codice Penale: basta che l’arruolamento non avvenga in Italia… ribadisco la stupidità del tutto.
Calcio e Down
C’è una piccola cosa che non mi quadra nella sparata odierna di Gramellini (il link funzionerà da domani… stiamo lavorando per voi).
Antefatto: in una partita di serie D, tra il primo e il secondo tempo l’arbitro richiede che un raccattapalle della squadra di casa venga allontanato “perché è lento”. La persona in questione è down, il che spiega la lentezza. Il tutto – chissà, magari perché la squadra di casa ha poi perso – viene riportato dal Tirreno, noto quotidiano locale; da qui il rilancio Ansa e poi la notizia su tutti i giornali, con una serie di smentite e controsmentite: in questo momento leggo persino che la FIGC sta aprendo un’inchiesta.
Fatto: Gramellini la butta sul politico, tra esponenti di sinistra e di destra, ma aggiunge una frasetta: “Fulmineo è partito il tiro incrociato dell’indignazione e della zuffa, col diessino Fabio Mussi a chiedersi «dov’è finito lo spirito sportivo», anziché cosa ci faceva in quel ruolo una persona palesemente inadatta al compito.”
Ora, a me il calcio non interessa e quindi potrei sbagliarmi, ma mi chiedo alcune cose. Piero doveva seguire tutto un lato del campo, oppure era coadiuvato da qualcuno? Soprattutto: l’arbitro aveva così tanta fretta di tornare a casa da non potere aggiungere due o tre minuti a ciascun tempo, come del resto il regolamento gli permette, anzi gli ingiunge di fare?
Non stiamo parlando di una questione di vita o di morte, ma di una partita di calcio, e di un raccattapalle. Per me, dire che era “palesemente inadatto al compito” è un insulto. L’idiozia di Mussi è al limite parlare di “spirito sportivo”.