verme solitario

non è il mio, ma quello delle nostre gatte.
Magari a causa dell’assenza di Anna che in questi giorni è a Trieste e al fatto che io torni la sera lasciandole sole tutto il giorno, stanno mangiando come delle disperate. In genere la quota cibo è di due scatolette al giorno, una a testa, più una dose di croccantini la sera. Ieri, dopo che mi avevano pulito la ciotola con la prima scatoletta già alle 8, ho lasciato alla signora che viene due volte la settimana a farci le pulizie una scatoletta da dare loro il pomeriggio; la sera gliene ho dato ancora una terza, ma stamattina alle 6 Ariel era già a miagolare ad alta voce e a raspare sulla porta sperando – vanamente – che io mi alzassi.
Oggi lo stesso. Dopo la mattutina non c’è stata la seconda scatoletta pomeridiana, ma dopo averne data loro mezza alle 20:30, quando sono tornato da una rapida spesa all 21 erano ancora lì entrambe sulla porta, col loro solito modo di fare “perché non ci hai dato pappa?”
E adesso Ariel ogni tanto fa un miagolio da gattina che sta per morire di fame.

<em>Max Bill</em>

Dopo il lauto pranzo pasquale con Anna e i suoi, abbiamo deciso di continuare la giornata in maniera acculturata: siamo così andati a Palazzo Reale a vedere la mostra su Max Bill. Data la nostra scarsa cultura non sapevamo nulla di questo svizzero che ha fatto l’architetto, il pittore, lo scultore, il designer, eccetera eccetera. Una volta scoperto dove si entra, cioè dal lato in fondo del palazzo e pagato il biglietto come al solito troppo caro (9 euro), la mostra ci ha riservato delle belle sorprese, accresciute dal fatto che non c’era nessuno – probabilmente perché tutti andavano a vedere “le donne nude”, leggasi l’altra mostra a Palazzo, dedicata ad Helmut Newton.
Bill ha conosciuto praticamente tutti quelli che contano, e prima di decidersi per il suo stile concreto-minimalista ha dipinto in svariati modi, come si vede nella prima sala. Quindi possiamo dirci certi che quello che fa è frutto di una scelta precisa. Diciamo che mettere assieme molti quadri piuttosto simili è forse un po’ pesante, ma nel mezzo si trovano opere assolutamente piacevoli, come “Sei linee della stessa lunghezza” e soprattutto le “Quindici variazioni su un tema”, che partono da un disegno puramente geometrico e poligonale per mostrare come dai punti ricavati si possono costruire varie forme sempre più o meno geometrizzanti ma completamente diverse tra di loro. Anche la parte della scultura è notevole, con forme spesso legate al nastro di Möbius – è anche vero che Bill ha iniziato la sua carriera come argentiere, e quindi non aveva grossi problemi a dorare le sue sculture. Infine per quanto riguarda la parte di designer: con la scusa che ha progettato lo “sgabello di Ulm”, finalmente le sale avevano un numero sufficiente di posti a sedere, che non erano nient’altro che file di questi sgabelli :-)
Giudizio complessivo: se come a me a voi piace questo tipo di arte, non potete mancare la mostra, che rimarrà allestita fino al 25 giugno (chiusura lunedì, tranne Pasquetta e il 1. maggio in cui resterà aperta), quindi per una volta avete tempo di andare a vederla!

Come si somma un singolo addendo?

L’ultima trovata per dimostrare che l’Unione non ha vinto le elezioni è arrivata nientepopodimeno che dall’ineffabile ex-ministro Calderoli. Come potete leggere ad esempio sul Corsera, l’uomo a cui è intitolato un Prestigioso Premio, e che si è anche gloriato di avere prodotto lui questa legge elettorale, rimarca che i 45000 voti della lista Lega Alleanza Lombarda non possono essere conteggiati a favore dell’Unione con cui pure la lista era apparentata. Perché? Ma è (per lui) chiaro! La legge elettorale 270/05 ha modificato l’articolo 83 del Testo Unico sulle Elezioni scrivendo al comma 1.1 “determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. Tale cifra è data dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno;“. Ora, prosegue Calderoli, la somma delle cifre elettorali circoscrizionali (plurale) non può essere fatta perché la lista si è presentata in una circoscrizione (singolare).
Quello che mi fa più specie non è tanto il ragionamento di Calderoli o il fatto che Cicchitto e La Russa gli siano subito andati dietro: in fin dei conti, à la guerre comme à la guerre. Ma che dall’altra parte nessuno abbia semplicemente detto di guardare le regole dell’addizione (e scoprire che si possono anche sommare zero addendi se è per questo)

Google, il Garante e l’oblio

Oggi City doveva proprio aver deciso di recuperare notizie lasciate perdere per le elezioni. Perché è pur vero che il comunicato stampa del Garante per la Privacy, che è andato da Google per fargli tutelare il diritto all’oblio, è apparso ieri; ma è anche vero che Anna Masera ne parlava sulla Stampa già domenica scorsa, e non credo avesse delle talpe dal Garante.
Di cosa si parla? Beh, una donna ha digitato il proprio nome su Google e ha scoperto che tra i vari link ce n’era uno a proposito di un procedimento penale che aveva subìto e da cui secondo City era andata assolta. (Secondo la Masera, la signora era stata invece condannata, la ricerca era avvenuta la scorsa estate e l’avvenimento era di sedici anni fa; a Zeus News parlavano dell’argomento in generale a febbraio 2005; tutto questo per dire che una ricerca non dà necessariamente risultati veriteri).
Il guaio è che è un po’ duro dire che “il diritto delle persone ad essere rappresentate su Internet con informazioni esatte” si possa applicare così banalmente. Se ci si pensa su, quell’avvenimento è avvenuto, e non può essere cancellato in stile orwelliano; logica vorrebbe al limite dire “si mette un puntatore alle notizie aggiornate”, ma come si può fare il tutto in maniera automatica?
Insomma, un bel casino. Chissà che si inventeranno a Mountain View.

Questione di culo

Uno potrebbe immaginare che il venerdì santo i giornali, anche se gratuiti, non abbiano penuria di notizie: però City non ha potuto fare a meno di citare la “formula per il sedere (femminile) perfetto”, tirata fuori da un certo David Holmes, docente di psicologia della Manchester Metropolitan University che a quanto pare sta trovandosi una nicchia anche alla BBC.
Il problema non è tanto scriverlo oggi, anche se è da una settimana che si trova l’articolo in rete, quanto l’idea di una formula: per chi non può farne a meno, il LIVELLO DI PERFEZIONE (l’hanno scritto maiuscolo loro!) è dato da (S+C)(B+F)/(T-V), dove V è il rapporto tra fianchi e vita, e gli altri valori, da dare in una scala da 1 a 20, sono rispettivamente “overall Shape”, con modello ideale di forma quello di una pesca; “Curviness” (più è rotondo, meglio è); “Bounciness” (lo sballonzolio, anzi la sua assenza); “Firmness” (sodezza); “skin Texture” (l’assenza di cellulite). Il tutto ricavato mediante un sondaggio di autovalutazione su 2000 donne.
Posso solo essere d’accordo con Cory Silverberg: che almeno serva ad abituare i ragazzi a fare i conti!

Chiamatemi Kowalski. Il ritorno

All’ultima recita milanese, siamo riusciti a vedere Paolo “Little King” Rossi con il suo spettacolo 2006, che però, come dice il nome stesso, è una rivisitazione del primo spettacolo che lo rese noto al pubblico: Kowalski (per i curiosi, è il cognome di sua nonna. Da piccolo, Paolo avrebbe voluto chiamarsi così e non Rossi, e ci credo!) Alcuni pezzi sono quindi reperti del passato, più o meno noti tanto che potevo pronunciare le battute in contemporanea; altri sono stati rivisitati, oppure creati all’ultimo momento come tutti quelli sui risultati elettorali.
Paolo Rossi ieri ha affermato di avere l’influenza e 38 di febbre; non posso garantire sulla veridicità dell’affermazione, anche se si è indubbiamente ingarbugliato più di una volta uscendone fuori con un aplomb invidiabile, ma ad ogni modo l’abbiamo visto scoppiettante, a differenza dell’ultima volta. Come sempre lo spettacolo è finto-improvvisato, nel senso che sembra lasco ma è chiaro che è tutto preparato dalla A alla Z. La band musicale, con Syria come vocalist e i musicisti Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Marco Parenti, è un supporto ottimo.

flussi elettorali

Mantellini segnala due documenti di SWG sulle considerazioni postelezioni.
Personalmente ho trovato il primo un po’ deludente. La spiegazione per cui i sondaggi e gli exit poll si sono rivelati farlocchi può essere riassunta così: (a) “l’impossibilità di monitorare, o meglio arrivare ad alcuni segmenti dell’opinione pubblica”; (b) “l’incremento significativo dei voti validamente espressi”; (c) “la tendenza (superiore a quella tradizionalmente e fisiologicamente registrata) a non dichiarare correttamente la propria preferenza o orientamento al voto”. Così spannometricamente, il punto (a) dovrebbe dare un effetto noto e quindi già considerato nelle stime prodotte; il punto (b) avrebbe dovuto essere considerato non tanto nei sondaggi, che sono ex ante, ma in fase di exit poll; e in fin dei conti i famosi americani l’avevano anche detto; il punto (c) si può tradurre come “cattivoni! non hanno fatto come al solito!” che non è esattamente il massimo.
Il meglio lo si raggiunge con la frase «Fin d’ora è certo è che i sondaggi hanno rilevato correttamente la distanza (quattro punti percentuali) tra centro sinistra e centro destra, ma in termini relativi e non assoluti». Qualcuno riesce a spiegarmi cosa significa?
Molto più interessante invece il secondo testo, che presenta i risultati grezzi dell’instant poll che ha condotto insieme a Libero (portale, non giornale). In pratica, si vede che i votanti volontari sono più estremisti, il che non è così strano: Rifondazione e AN prendono il 3% in più e la Rosa nel Pugno (che è estremista in una direzione ortogonale a quella destra-sinistra :-) praticamente raddoppia i consensi, passando dal 2.6 reale al 5 simulato. L’errore vero si ha con i partiti di centrodestra: la Lega raccoglie on line un punto in meno, l’UDC più di due punti in meno, e Forza Italia ben quattro punti. Il mio commento personale: o gli elettori del Polo hanno paura di essere sgamati da chissà quale diavoleria informatica, o almeno una delle Tre I berlusconiane ha avuto un esito subottimale :-)
Detto tutto questo, trovo molto interessante il fatto che un sondaggista abbia voluto mettere così in pubblico le sue considerazioni, anche quando non concordo con esse. È comunque un segno di attenzione.