si spammano persino i mail form

Stamattina quando ho aperto la posta non ci volevo credere. Dal form che c’è nel mio sito per inviarmi messaggi mi è arrivato dello spam. È quello del tipo “caratteri casuali”, senza link né altro, ed arriva dall’IP 202.101.6.85 che corrisponde a un PC cinese probabilmente infettato, ma riuscire a compilare un form di quel tipo è qualcosa che non ritenevo ancora possibile per le capacità di un sistema automatico. È vero che il form di per sé ha un nome facile (mailform.html) e la struttura standard, e infatti penso che stasera ci farò qualche modifica ad hoc, però “nome” invece che “name” l’ha beccato, anche se “titolo” è rimasto vuoto :-)

sono tornati tutti

Ieri sono andato in ufficio con la metro, quindi non ne avevo la certezza: stamattina ho però preso la bicicletta e garantisco che per strada c’erano tutti, ma proprio tutti.
Quello che però mi chiedo tutti gli anni a settembre è come mai mi sembra che ogni anno la gente diventi più imbranata. Al momento mi sono dato queste possibilità: (a) sono io che divento sempre più intollerante; (b) le ferie rovinano la psiche in modo forse non irreparabile, ma sicuramente con un effetto visibile nei primi giorni; (c) la gente stia effettivamente rincoglionendo.
Sul punto (a) conosco molta gente che ci scommetterebbe su; sul (c) vale sempre la Prima Legge di Cipolla, o se preferite l’Assioma di Cole. Però quest’anno mi sa tanto che anch’io faccia parte del punto (b). Stamattina sono riuscito quasi a perdere la borsa da bicicletta: a mia parziale discolpa posso solo dire che l’ho appena comprata e la usavo per la prima volta, ma avrei potuto anche fare più attenzione. Inoltre sono persino riuscito a far cascare la polo che mi ero tolto sull’alzaia perché anche se erano le 8:45 stava facendo troppo caldo…

dai giornali di oggi

Qual è ormai il segno che il periodo ufficiale delle ferie è terminato, e le città riprendono a pulsare di vita? No, non è l’arrivo dell’orario invernale dei tram né l’aumento esponenziale dei clacson: i primi tanto continuano a non passare e i secondi resistono anche a ferragosto. Il marker più affidabile è un altro: il rientro in grande stile dei quotidiani gratuiti.
Leggo si limita a dare il botto in prima pagina: sessuologi e associazioni femminili ci fanno sapere che il 62% delle donne single guarda la televisione almeno quattro ore al giorno, soprattutto la sera, e che il 60% delle separate preferisce “consumare senza inibizioni rapporti occasionali”. Guardando le perrcentuali riportate, mi viene da chiedere “prima o dopo il tiggì?”, ma mi limito a domandarmi perché l’associazione Donne e qualità della vita si preoccupi così tanto. Saranno bene affari loro, no?
Metro, oltre alla solita intervista nella colonna “Mi consenta…” questa volta dedicata al responsabile comincazione dell’IGED – l’istituto che liquida gli enti inutili, che russellianamente non può quindi essere un ente – veniamo a sapere che l’università giapponese di Mie ha testato un robot sommelier, “in grado di riconoscere centinaia di vini e formaggi” utilizzando un “sofisticatissimo spectrometro (sic) a infrarossi sul braccio”. L’unico vero punto a favore del robot? Non occorre stappare la bottiglia per fare l’analisi spettrometrica. Infine, nella sezione su Milano (rullio di tamburi in sottofondo) riapre il ponte “degli specchietti”, così denominato perché era talmente stretto che le auto sbattevano i retrovisori laterali quando passavano contemporaneamente nei due sensi. È tanto bello che abbiano allargato il ponte, ma mi chiedo se prima non avessero anche provato un senso unico alternato…
Da City volevo poi segnalare il trafiletto sui “rapinatori di turisti” a Pompei che sono stati arrestati dopo una segnalazione di una delle sue vittime, un giapponese “docente universitario a Tokyo” che “parla perfettamente l’italiano” ed “è stato in grado di fornire indicazioni precise per ricostruire i loro volti”. A parte il banale fatto che anch’io parlo perfettamente l’italiano (beh, con qualche piemontesismo, lo ammetto) ma non per questo sarei in grado di descrivere una persona, mi domando il nesso logico tra le tre affermazioni e il risultato ottenuto. Mi sa tanto che avrei ancora bisogno di altre ferie.

_La prova matematica dell’esistenza di Dio_ (libro)

[copertina]
A chi si chiede com’è possibile che un libro di Bollati-Boringhieri costi solo otto euro, rispondo subito che è ipertascabile. Ma quel che è peggio – o forse meglio? – è che il testo vero e proprio del libro (Kurt Gödel, La prova matematica dell’esistenza di Dio, Incipit 3 – Bollati Boringhieri 2006, pag. 123, € 8, ISBN 88-339-1679-0, trad. Edoardo Ballo) è di tre pagine, tutte di formule logiche, e se proprio si vuole esagerare ci si può aggiungere un’altra decina di pagine prese dai suoi quaderni di appunti. Il resto dovrebbero essere spiegazioni su come funziona la prova ontologica che Gödel ha usato per dimostrare l’esistenza di Dio, sulla scia di sant’Anselmo d’Aosta, Cartesio e Leibniz. Il guaio è che qui casca l’asino. La nota introduttiva di Robert Mettihew Adams che accompagna la dimostrazione è per me assolutamente incomprensibile, e non certo per colpa del traduttore. L’introduzione di Lolli risulta chiara ma è principalmente storica; nella postfazione Odifreddi odifreddeggia come al solito con le sue battute antireligiose da cui non si separa mai, ma bisogna dire che dà un’ottima e chiara spiegazione della tesi gödeliana nel caso di un mondo finito; la spiegazione di perché la cosa non funzionerebbe nel caso infinito in compenso mi sembra più che altro un tentativo di intorbidare le acque, non avendo una forte controdeduzione. Molto meglio su quest’ultimo punto il testo di Roberto Magari allegato come ultima parte del libretto (e dove il correttore di bozze si deve essere alla fine arreso, vista la presenza di un paio di refusi). Il logico rivede l’impianto della dimostrazione e conclude che la tesi è solo infinitesimamente più credibile delle ipotesi; insomma, si fa fatica a credere (nel senso religioso) agli assiomi usati da Gödel.

pallestra

Ma insomma! Già uno decide di andare in palestra il primo giorno di rientro dalle ferie (anche se qua ammetto la mia tirchieria: avevo ancora due settimane di abbonamento, spero tanto che questa sia la volta buona per andarmene via da Rozzano entro un mese, e quindi volevo sfruttare questi ultimi giorni).
Ma arrivare e scoprire che l’aria condizionata non funziona significa proprio volermi fare smettere prima di iniziare!
Per la cronaca: ho stoicamente resistito, anche perché il primo giorno tanto faccio poco o nulla perché altrimenti domani e soprattutto dopodomani non riuscirei a muovermi.

Anche gli onorevoli piangono

Anche se ormai il periodo estivo è terminato, repubblica.it non riesce proprio a perdere l’occasione di fornire delle notizione. Oggi scopriamo che i prezzi della buvette di Montecitorio sono aumentati. Il caffè non costa più 60 centesimi, ma 70, “il prezzo ‘corrente’ all’esterno del Palazzo” (per i miei lettori al nord: non è impossibile: storicamente a Roma il caffé è sempre costato meno che a Torino e Milano). Ma Rep ci tiene anche a farci sapere che d’ora in poi non sarà più possibile prendere prima e pagare dopo, con un chiaro sottinteso “c’erano parecchi onorevoli che pigliavano le cose aggratis”. Ma c’è anche la vena salutistica, in cui viene fatto notare come il prezzo dell’aperitivo sia “schizzato” da 1 euro e 20 a 1.60, e si annuncia l’ingresso in massa di prodotti bio.
Articoli come questo non sarebbero poi chissà quale problema, se non per un piccolo particolare. La versione online gratuita di Repubblica non permette di leggere tutti i gli articoli, e fin qua è una scelta condivisibile: ma è chiaro che la scelta di cosa rendere pubblico e cosa no vuol dire molto, e in casi come questo si possono pensare solamente due cose: o è un chiaro invito “se vuoi avere qualcosa di serio, paga” oppure si tratta di “il popolo, informatico o no che sia, è bue”. Non so quale sia la peggio cosa.

ATM e il servizio utenti

Quando ieri mattina siamo tornati a casa, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di vedere come i lavori al Grande Cantiere Zara-Marche siano terminati con qualche giorno d’anticipo sulla tabella di marcia prevista, e quindi l’incrocio sia stato riaperto al traffico. Il lavoro è stato anche fatto benino, hanno cancellato tutta la segnaletica orizzontale provvisoria, dimenticandosi solo il senso unico in via Ragusa (ma secondo me l’hanno fatto apposta…) e il semaforo pedonale su viale Zara. Ma non è di questo che voglio parlare.
Ieri siamo poi andati a piedi all’Esselunga per fare un po’ di spesa. Passando per viale Zara mi sono accorto che i tram non passavano ancora: in effetti stavano ancora cambiando i pali che reggono il filo (ma non potevano farlo ad agosto?). Nulla di male. O quasi: infatti, mentre rientravamo carichi di sacchetti, quasi all’incrocio con viale Marche una signora anziana ci chiede “scusate, ma sapete dove passa il 7 bus?” Io, che come sapete su queste cose c’ho una bella cultura, le spiego che deve andare in via Taramelli. La signora ci dice poi che stamattina aveva telefonato apposta al numero verde dell’ATM, e lì le avevano detto semplicemente che l’11 non passava da viale Zara e avrebbe dovuto prendere il 7. Non ho dubbi al riguardo, anche perché stranamente tutti i cartelli appesi alle paline con indicate le modifiche alle fermate erano stati tolti, in un eccesso di zelo che avrebbe potuto essere meglio gestito: ad esempio evitando di mettere il 2 di settembre le tabelle degli orari invernali che partiranno dal 4 togliendo quelli ancora validi.
Ce la potranno fare?