citare le fonti

Barbara mi porta agli occhi un articolo del Corsera su come le aziende telefoniche hanno “ottemperato” al taglio dei costi delle ricariche imposti loro dal decreto Bersani.
In questa sede non parlerò dei vari trucchi né delle codaconsate, ma di una frase dal mio punto di vista sconsolante.
“in tre casi […] compare uno scatto alla risposta a 19 centesimi (da 15 precedenti con un rincaro che, secondo i calcoli del Movimento Difesa del Cittadino, è del 26%)”
Passare da 15 a 19 centesimi è un aumento del 26% (più un sei periodico decimale), fin qui non ci piove. Ma proprio per questo non è che devi citare la fonte di chi è riuscito a fare questa complicatissima operazione aritmetica… È vero che per par condicio probabilmente l’articolista doveva anche citare quell’associazione utenti, ma ad esempio bastava scrivere “come nota il Movimento…” e sarebbe andato tutto bene. A questo punto mi resta un dubbio: non è che dovrei prima dire “povero italiano”?

meraviglie della tecnica moderna

La prossima settimana, tra le imperdibili offerte della Lidl, avremo il faretto LED a energia solare, da mettere sul manubrio della bicicletta.
Ecco un tipico esempio di inutilità – perché diciamocelo, andare avanti a pile ricaricabili è molto più pratico, e ho come il dubbio che la volta che la bici mi serve di sera quella se ne sia rimasta tutto il giorno in garage al buio – che farò fatica a non comperarmi :-)

Miserabili – io e Margaret Thatcher (teatro)

Ieri sera siamo stati al Piccolo (pieno ma non pienissimo) per vedere l’ultima fatica di Marco Paolini, accompagnato come al solito ultimamente dai Mercanti di Liquore.
Punto uno: Paolini continua ad essere un affabulatore fantastico. Era lì, pima che iniziasse lo spettacolo, seduto ai bordi del palco a raccontare la difficoltà idi fare la spesa al supermercato nonostante la lista bella pronta (sì, il tutto fa parte dello spettacolo, o almeno viene ripreso alla fine); poi continua a parlare, spesso con un sottofondo musicale, e si sposta senza difficoltà da un’immagine all’altra. Ecco, quello che però non dovrebbe fare è cantare. Non perché sia stonato, ma perché tende a fare il rapper, con effetto cacofonico verso le voci del trio.
Punto 2: i Mercanti di Liquore sono bravi. Un trio con due chitarre/bassi e una tastiera/fisarmonica si penserebbe un po’ vuotino, e invece sono bravissimi a inserire la propria colonna sonora per riempire lo spettacolo.
Punto 3: il testo però mi sembra un po’ debole, o forse troppo connotato.
Andrea Bajani, il coautore, ha fatto sicuramente un gran lavoro, e le associazioni tra Khomeini e la Thatcher (ma dove ha trovato che avrebbe l’Alzheimer?) che sono andati al potere nello stesso anno – il 1979 – sono intriganti, come anche continuano ad essere le storie di Nicola, l’alter ego di Paolini stesso. Però è come se mancasse qualcosa, che non saprei definire e che emerge solo dopo lo spettacolo.
Ciò detto, ritengo comunque che valga davvero la pena andare a vederlo: due ore tirate – ieri non ha nemmeno fatto l’intervallo – e tanti spunti. Per i milanesi, lo spettacolo resta in cartellone al Piccolo fino al 18 marzo.

Sergio Staino

Devo dire che negli ultimi anni mi stavo iniziando a stufare delle sue vignette (le si trova sul sito dell’Unità). È un po’ di tempo però che mi sembra ritornato in grande forma, più o meno da quando al governo c’è Prodi. Vignettista di lotta e di governo?

I rompicapo del Doktor Morb

[copertina] Questo libretto (Luigi Morelli, I rompicapo del Doktor Morb, Edizioni Infomedia 2003, pag. 79, € 7.50, ISBN 978-888150013-0) raccoglie i racconti apparsi nelle prime annate della rubrica che Morelli ha tenuto fino al 2006 all’interno della rivista Dev: il protagonista è il Doktor Morb, un matematico del futuro che vive in una galassia colonizzata dai terrestri. Tutti i racconti sono molto brevi, due paginette ciascuno; generalmente viene dato un quiz la cui risposta è comunque data alla fine del racconto, mentre qualche volta viene semplicemente presentata una curiosità matematica. La difficoltà dei problemi non è mai troppo elevata, e la lettura può dunque risultare godibile per coloro a cui piacciono vedere i numeri. Peccato però che nessuno si sia accorto che tutti gli esponenti sono stati trasformati in caratteri normali (ad esempio, 26.972.593-1 è scritto come 26.972.593-1), e quindi i numeri che li contengono risultano impossibili da comprendere!

"molti di"

Titolo in prima pagina su City di oggi: (virgolette loro, neretto mio) “Bin Laden è vivo e ha molti di kamikaze”

deficit e imposte

Come avevo scritto a gennaio, il disavanzo 2006 dell’Italia è stato ben maggiore del 3% perché ci sono stati “oneri straordinari dovuti ai rimborsi Iva sulle auto aziendali (15,982 miliardi), ai debiti Ispa (12,95 miliardi) e alla retrocessione alla società di cartolarizzazione dei crediti agricoli”. Per chi se lo chiedesse, Ispa è Infrastrutture Spa, la famosa azienda creata da Tremonti per nascondere un po’ di deficit, specialmente per la TAV; l’ultima frase per me è abbastanza arabo, ma potrebbe significare che c’erano dei crediti agricoli praticamente inesigibili, che sono stati ceduti a una percentuale molto bassa del loro valore nominali. Correzioni nei commenti benvenute: certo che è bello vedere come i giornalisti non pensino che a copiare le cartelle stampa.
Se devo dirla tutta, mi stupisco che Prodi non sia riuscito a mettere delle altre spese 2007 a bilancio 2006, tanto per alzare ancora un po’ quel deficit e abbassare quello di quest’anno; ma probabimente hanno fatto un po’ di conti e visto che non valeva la pena. Quello che invece mi sconcerta è che l’anno scorso le imposte indirette sono cresciute del 7.8% (quindi un 4% buono in più dell’incremento dovuto all’inflazione e alla crescita del PIL) e quelle dirette addirittura dl 12,4%. Il tutto prima della Finanziaria 2007. E infatti la pressione fiscale l’anno scorso è cresciuta al 42.3%, un aumento di 1.7 punti percentuali. O Silvio aveva sbagliato a fare i conti, oppure tanta gente ha iniziato a pagarle, le tasse…

Ricicliamo la carta!

La mia vicina me l’aveva già detto mercoledì, ma sono riuscito a vederlo solamente oggi. Anche alla fermata Abbiategrasso della verde è stato finalmente messo un cestone per il riciclo dei free press. Una cosa che aspettavo da un pezzo, e che almeno in teoria dovrebbe servire a mantenere un po’ più pulite le stazioni. Per una volta non sono poi così scettico, almeno vista l’esperienza in giro per le stazioni milanesi: gli imbecilli ci sono sempre, ma la maggior parte della gente ricicla tranquillamente la carta, basta che non debba fare troppa fatica :-)