Il ciclocomputer della mia bicicletta ha un termometro incorporato. Oggi alle 17, quando sono uscito dall’ufficio, segnava 29 gradi. Alle 17.15, mentre scendevo la rampa dei box, segnava 40 gradi.
È vero che ho pedalato al sole, e la temperatura si misura all’ombra. Ma è anche vero che per l’appunto mi muovevo, e soprattutto che di ombra non ce n’è. Stasera sarà molto bello andare in montagna dalla mia mamma, mi sa tanto.
I sindacati sanno fare di conto?
Io sono uno di quelli che credono che l’accordo del 2004 tra Maroni e i sindacati sia stata una truffa vera e propria: si sono accordati tutti per mettere sotto il tappeto il problema dell’età pensionabile, spostando il problema al governo successivo e dimenticandosi dell’aggiornamento dei coefficienti di rendita. In pratica ci guadagnavano quelli che vanno in pensione con il metodo retributivo (che potevano andare in pensione prima) e quelli che andranno in pensione con il metodo contributivo (che vivranno più tempo di quello per cui in teoria si sarebbero pagati la pensione con i contributi).
Ciò detto, per me lo scalone era iniquo non per l’innalzamento dell’età pensionabile ma per farlo tutto di colpo, e quindi sono d’accordo per il suo addolcimento. Però guardiamo il testo dell’accordo: scopriamo che ci sarà uno scalino di un anno subito, e altri due scalini a distanza di un anno e mezzo ciascuno, oltre a un quarto nel 2013; inoltre ci saranno le famigerate “quote”, cioè la somma di età anagrafica e di anni di contribuzione, che dovrà essere sufficientemente alta. Che succederà?
In pratica, uno nato nel primo semestre del 1951 rispetto alla riforma Maroni guadagnerà due anni e mezzo; uno nato nel secondo semestre del 1951 guadagnerà due anni ma dovrà fare i conti con la “quota 95”; uno nato nel 1952 guadagnerà un anno ma avrà una quota ancora più alta. Inoltre i coefficienti di rendita (che, ripeto, a chi va in pensione adesso non importano una cippa) verranno aggiornati ogni tre anni e non ogni dieci, e soprattutto l’aggiornamento sarà automatico.
Tradotto in pratica, ci perderanno un po’ meno quelli già più fortunati che hanno pagato relativamente pochi contributi, mentre gli altri saranno sempre più penalizzati. Toh. Mi ricorda qualcosa… forse allora i sindacati sanno davvero fare di conto.
per gli amanti dell’arte
In questo blog trovate un video in cui un centinaio di volti femminili ritratti nei quadri più famosi si trasformano l’uno nell’altro via morphing. L’effetto è assolutamente ipnotico, ve l’assicuro!
(la fonte di questa notiziola è nientemeno che Douglas Hofstadter, che però dovrebbe stare attento a inviare messaggi intitolati “?a quite amazing Web site that Kellie just sent to me” e testo costituito solo dal link. Un sistema antispam serio lo butterebbe via immediatamente)
Ho fatto due etti e mezzo di bit. Lascio?
Ieri su Slashdot c’era la segnalazione di questo sito croato, che afferma di avere in linea un generatore di bit casuali ottenuti con processi quantistici, e quindi casuali per davvero.
Come forse non sapete, nella vita odierna i numeri casuali servono più o meno ovunque. Tanto per darvi un’idea, anche i sistemi di cifratura moderni hanno bisogno di un generatore di numeri casuali. Come si fa in genere? beh, ci sono algoritmi che permettono di generare una successione di numeri pseudocasuali: che cioè non sono per nulla casuali, visto che il successivo è perfettamente determinato dai precedenti, ma che all’atto pratico vanno bene per la maggior parte degli utilizzi.
Ma a volte devi essere più paranoico del solito, e usare dei numeri davvero casuali: in questi casi, visto che lanciare un dado o prendere i numeri alla roulette sono sistemi scomodi e comunque non sicuri al 100%, il sistema tipico consiste nel prendere un qualche processo atomico tipi o tick di un contatore Geiger, e convertirli in numeri casuali. Bene, i croati dicono di avere fatto la stessa cosa a partire dalle emissioni di fotoni da parte dei semiconduttori. Non posso garantire la cosa, anche perché non ho scaricato da loro dei numeri, però potrebbe essere un’idea regalare un numero davvero casuale, no?
PS: per registrarti al servizio devi calcolare un integrale definito… altro che digital divide!
Quando il nome è un programma
Non so se è a causa del caldo torrido che ammoscia, ma il trend dello spam in questo periodo si sta di nuovo spostando dagli orologi falsi ai sistemi di ingrossamento del pene. Devo ammettere che delle pillole che si chiamano “MegaDik” hanno un nome che fa sempre un bell’effetto, anche se forse da noi fanno più venire in mente Diabolik. Mi spiace però di non potere completare la recensione: sul sito (kallimera.com, che è già un bel nome di suo, greco-come-lo-potrebbe-scrivere-un-americano, e registrato da un hongkonghese di healthworldwideinc.com) io non ci vado se non con lynx, e l’esperienza visiva rimane piuttosto tarpata, anche se a dire il vero c’erano solo tre cookie e di questi solo il DYNRED aveva un nome che non mi piaceva troppo.
Chi è più interessato di me può dare un’occhiata ai piselli (non in erezione, però) prima e dopo la cura: le figure sono /pics/before1.jpg e /pics/after1.jpg.
Siamo davanti all’Ucraina!
Leggo da Slashdot della nuova statistica sull’uso dei browser in Europa di cui avevo parlato tre mesi fa. Rispetto alla scorsa rilevazione, l’uso europeo di Firefox è passato dal 24.1% al 27.8%, un bel salto. E in Italia? Siamo saliti, si fa per dire, dal 15.5% al 18.3%, meno quindi della media europea. Però ci sono buone notizie. Tre mesi fa avevamo dietro solo Olanda e Danimarca, stavolta siamo riusciti a superare l’Ucraina. Qualcuno può farlo sapere a Prodi, che così potrà fare sapere a tutti il grande successo della nostra nazione?
Ah: le mie statistiche non fanno testo. In tutto il sito, Firefox fa il 32% contro il 33% di IE (più 5% di altri browser, il resto sono i programmi automatici di ricerca e fetch) mentre sulle notiziole Firefox fa quasi il doppio di IE, anche escludendo i macchisti.
Corsi e ricorsi
Leggo da Copiascolla, il motivo per cui in questi giorni ePolis non si trova in giro (e probabilmente anche la ragione per cui qualcuno era capitato nel mio blog con quella chiave di ricerca). In pratica, lo stampatore del giornale ha smesso di stamparlo perché Niki Grauso non lo stava pagando.
Conoscendo il lettore medio delle mie notiziole, so che parecchi di voi al nome di Grauso associano quello di Video OnLine, il famoso “accesso gratuito a Internet” di una dozzina di anni fa. E si ricorderanno anche che VOL venne ceduta a Telecom, che la unì alla sua Telecom OnLine (che era solo su ISDN, non per snobismo ma per evitare grane sulla posizione dominante) per creare tin.it. Il tutto con il beneplacito del Garante. Quello che si sentiva sottovoce (e naturalmente senza prove…) è che Telecom aveva 26 miliardi di lire di crediti verso VOL, che aveva un fatturato annuo di 5 miliardi. In pratica, la vendita è stata necessaria per non portare i libri in tribunale.
Chissà chi comprerà ePolis :-)
Abbassa la tua radio per favore
Ieri sera sono andato a prendere un aperitivo con Anna e Michela al Lelephant, di cui ho così scoperto lo spelling corretto. A parte l’aria condizionata a palla che non sarebbe poi un grande guaio se non fosse che poi devi uscire e ti ammazzi, ho avuto il mio solito problema: non riuscivo a sentire che cosa dicessero le mie compagne. Il tutto nemmeno perché la gente parlasse ad alta voce, ma per la musica a palla.
Ora, può darsi che il mio udito stia andando verso un rapido e inesorabile declino. Sicuramente sono un intollerante. Però mi sto chiedendo se in realtà il problema è da vedersi alla rovescia: i gggiovani, che poi sono quelli che frequentano questi posti, hanno un udito così rovinato dalle discoteche che non trovano per nulla rumorosi posti come quello. Che mi potete dire a riguardo?