Archivi categoria: y2006_pipponi

centodue

Lo schemino di Rep. è già obsoleto. Con le ultime tre nomine il governo Prodi ha raggiunto quota 102 membri, nuovo record assoluto italiano (precedente: 101, Andreotti VII). Persino il Berlusconi III si era fermato a 97 persone.
Capisco che qui si tiene famiglia (politica), ma credo si stia esagerando un po’. A questo punto mi verrebbe da proporre un’idea mutuata dal papato, dove i cardinali sono un po’ più dei nostri membri di governo (ma non così tanti… speriamo di evitare il sorpasso). Si mette un limite massimo di 80 membri, epperò si può concedere il titolo di sottosegretario agli ultraottantenni, che però non possono fare dichiarazioni né partecipare ai consigli dei Ministri. In questo modo si possono accontentare tanti partiti – chi non ha qualche vecchietto illustre? – e siamo tutti felici…

Ultimo aggiornamento: 2006-06-10 20:31

Radio (nazional)Popolare

Non è possibile che uno arrivi di corsa per riuscire a sentire il radiogiornale delle 19:30 e invece si cucchi la radiocronaca di Germania-Costarica, della quale non ne può fregare di meno a me e credo anche a molti altri ascoltatori. È vero che a Radiopop sono recidivi, ma garantisco che per è mille volte meglio uno di quei microfoni aperti dove vedi come Silvio aveva quasi ragione ad apostrofare il popolo di sinistra.
PS: Marco d’Itri mi ha appena inviato un link a un sito che sembra fare uno streaming in ASCII Art della partita: chi ha molto coraggio può digitare telnet ascii-wm.net 2006 (compreso il 2006, sì).

Ultimo aggiornamento: 2006-06-09 21:51

Come le poste vanno in attivo

Me n’ero dimenticato. No, non della sparizione del francobollo normale. Dal 15 marzo 2005, infatti, Poste Italiane e la dogana hanno fatto un “simpatico” accordo secondo il quale i pacchi extracomunitari non passano più dalla dogana (come facevano un tempo in maniera più o meno casuale) ma sono le poste a fare da doganiere virtuale, applicando balzelli più o meno vari.
E a quanto sembra ultimamente la cosa non vale solo per hardware o dischi, ma anche per i libri.. Così il primo dei pacchi che mi è arrivato da Amazon – e a questo punto immagino anche il secondo e il terzo – ha avuto una tassa di cinque euro e mezzo (per due libri che facevano meno di venti euro di costo più tredici di spedizione, tra l’altro).
Ma c’è di più! ecco la distinta dei costi.
– Presentazione in Dogana 2.50 €
– Spese Postali 3,00 €
– DAU 0,00 €
– IVA 0,00 €
– Dazio 0,00 €
Proprio così. Io non ho pagato tasse allo Stato, siano esse IVA o dazi. Ho pagato perché le Poste, bontà loro, hanno fatto le veci della dogana, e perché le Poste, sempre bontà loro, hanno dovuto portare il pacco a fare non si sa bene che cosa. Il tutto è indicato in un pezzo di carta stampato con una laserina e strappato malamente, senza nessuna firma o roba del genere.
Ma c’è ancora una cosa. Il pacco aveva anche un bell’adesivo delle Deutsche Post, con un Port Payé a Francoforte. Con ogni probabilità, Amazon manda i pacchi in Germania anche per l’Italia. Quindi il pacco è in realtà arrivato da un paese dell’Unione Europea, e non si capisce perché a questo punto debba passare dalla dogana (reale o virtuale che sia), visto che tanto poi lo Stato non ci prende su nulla. Beh, no, lo si capisce: vedi il titolo.
Per tutti: sembra che se ci si fa spedire la cosa per raccomandata (o naturalmente per corriere) il balzello non scatti… e in effetti il cavo di collegamento per lo Zaurus, che mi è arrivato la settimana scorsa direttamente dagli States, non ha avuto problemi.

Ultimo aggiornamento: 2006-06-09 21:28

L’Italiano dei Valori

Ero convinto di avere scritto un pippone sul fatto che l’Unione avrebbe dovuto essere generosa e concedere motu proprio alcune presidenze di commissioni – a parte quelle usuali della Vigilanza RAI e dei Servizi segreti – all’opposizione, invece che mettersi a fare i conti col bilancino e contare in caso di parità sull’età più avanzata del loro candidato. Però a quanto pare non l’ho scritto, oppure l’ho iniziato e mi sono dimenticato di salvarlo – scrivo sempre a spizzichi e bocconi. Peccato, perché avrei potuto dire “visto?”
Che è successo? Alla Commissione Difesa era predestinata la rifondarola e pacifista Lidia Menapace, che con i suoi 82 anni sarebbe entrata a pieno titolo nel club di giovincelli che sta governando l’Italia. E invece no. Tal Sergio De Gregorio, attualmente senatore dell’Italia dei Valori ma con un passato che parte da Forza Italia per trovarsi anche con la neo-DC-bonsai di Rotondi, quatto quatto si mette d’accordo con quelli della CdR che gli danno dodici voti, più il suo 13, contro gli 11 del resto della maggioranza. Di Pietro, che in questo momento è il suo capo, gli intima di dimettersi e lui risponde “dev’essere”: l’ho sentito dire in un’intervista che IdV aveva espresso il suo interesse alla presidenza di quella commissione. Mi sembrava di vedere i sottotitoli: “non me l’avete voluta dare? e mo’ vi frego”.
Naturalmente, da buon italiano, il De Gregorio spergiura che lui sarà un Fedele Sostenitore della Maggioranza di Governo, ma tanto nessuno gli crede. D’altra parte, forse non tutti sanno che l’unico senatore eletto nel 2001 nella lista Di Pietro se n’è subito andato via per approdare a Forza Italia. Recidivi, insomma: se ne vedranno ancora delle belle.

Ultimo aggiornamento: 2006-06-07 22:33

E ci becchiamo Mestizia

Io oggi pomeriggio ci speravo nel ballottaggio. Invece nulla da fare, a quanto pare. Il tutto mentre Napoli, che era data in bilico, ha confermato la Rosetta alla grande, e nella mia Torino il Chiamparino, il DS più a destra che io abbia mai conosciuto, ha praticamente doppiato Buttiglione. Non parliamo di Roma, ma lì si sapeva che Uolter Ueltroni avrebbe stravinto.
Inoltre ho come il sospetto che a sinistra (quella vera, non la fasulla di DS) abbiano preferito non votare l’ex prefetto.
Forse dovrei davvero cambiare città.

Ultimo aggiornamento: 2006-05-29 22:57

Giro d'Italia

Magari vi è capitato di sentire la polemica tra Gilberto Simoni e Ivan Basso alla fine della penultima tappa del Giro d’Italia. Il trentino ha accusato il varesino innanzitutto di avergli promesso la vittoria di tappa ma di essersene poi andato via; in un secondo tempo ha anche detto che Basso gli aveva chiesto dei soldi per lasciarlo vincere la tappa.
Avendo guardato per tv la tappa (ebbene sì, ogni tanto interrompo il mio digiuno televisivo :-) ) e conoscendo abbastanza quello che capita nel ciclismo, provo a buttare giù la mia versione dei fatti. Sicuramente nella discesa dopo il Mortirolo i due, che erano arrivati in cima insieme, si sono parlati. Basso infatti aveva iniziato la discesa in testa sbagliando tutte le curve, e dopo un minuto o due Simoni era passato in testa ma senza dannarsi. È abbastanza intuibile che Basso abbia detto a Simoni che in caso di arrivo insieme gli avrebbe lasciato la volata – facendo perdere un po’ di soldi non tanto a lui quanto alla squadra. Nella leggera salita finale verso l’Aprica, però, Simoni si è letteralmente piantato; non c’è stato nessuno scatto da parte dell’altro, che si è limitato a fare il diesel sul suo ritmo. Diciamo che Basso avrebbe fatto meglio a fare il bel gesto di rallentare un po’ almeno all’inizio, salvo poi probabilmente andarsene comunque per conto suo dopo un po’, visto che l’altro era in crisi vera. È anche vero che Simoni non è esattamente il prototipo del ciclista simpatico… Insomma, una di quelle belle liti che servono per far dimenticare almeno per un po’ i sospetti di doping che ormai accompagnano costantemente il ciclismo. Non parliamo di questo Giro, dove Basso ha dato più di nove minuti al secondo in classifica (Gutierrez Cataluña), dodici al terzo (Simoni, appunto) e diciotto a Cunego, quarto ma senza mai essere entrato in gara. Ormai a pensar male ci si porta spesso solamente avanti col lavoro.

Ultimo aggiornamento: 2006-05-29 10:18

Elezioni comunali a Milano

Domenica e lunedì si vota per il rinnovo del consiglio comunale milanese (si vota anche da tante altre parti, ma io sono residente qua e quindi parlo di qua).
La mia sensazione è che vincerà al primo turno la Moratti, diciamo con il 52% dei voti, mentre la sua coalizione beccherà un paio di punti in più. Nonostante non sia certo amata dai milanesi, resta il fatto che la città è schierata a destra, e che la candidata sindaco ha buttato nella campagna tanti, ma tanti soldi. Ferrante, nonostante tutto, è restato troppo ingessato, e ha anche fatto dei gravi errori di comunicazione, come quando ha spiegato che sua moglie “sa stare al suo posto”. Inoltre la lotta interna alla sinistra, dove non saprei dire se hanno remato più contro i Ds oppure Rifondazione, non aiuta certo. Il tutto mi spiace, perché sono convinto che “Brunetto” sarebbe un ottimo sindaco, e poi sarebbe bello avere per una volta qualcuno che non urla ma che discute.
A proposito di soldi spesi: a differenza delle politiche dove – probabilmente perché tanto non potevi mettere preferenze – di cartelloni ce n’erano ben pochi, la pubblicità per queste amministrative è stata estenuante. Striscioni sopra i viali, bus e taxi sponsorizzati, camion pubblicitari in giro per la città, gazebo piazzati dovunque ci fossero dieci metri quadrati liberi, manifesti uno sopra l’altro in tutti gli spazi, leciti e no (tanto la multa complessiva per le affissioni abusive è di cento euro…), cartaccia per terra, buca delle lettere intasata. La percentuale relativa destra/sinistra è così ad occhio di quattro a uno, come del resto quella delle spese denunciate per la campagna elettorale, ma anche gli altri candidati a sindaco hanno fatto la loro parte.
Il mio voto, per chi fosse interessato, va alla lista Ferrante, con “quell’altro” (Davide Corritore) come preferenza. L’ho visto, e secondo me ha un ottimo modo di presentarsi e di affrontare i problemi: insomma mi dà fiducia.

Ultimo aggiornamento: 2006-05-26 11:15

macché Unione Europea!

Qualche giorno fa ho parlato dell’aumento surrettizio delle tariffe postali. Adesso ho trovato (via Valdemarin) il testo del decreto, che come si può notare è stato promulgato il 12 maggio e cioè un mese dopo le elezioni. Vabbè. Ma la cosa che ho scoperto è che è da un bel pezzo che non vale più la tariffazione per l’Unione Europea pari a quella di una lettera normale. Passi il fatto che non si poteva mandare una lettera in posta ordinaria, ma solo come posta prioritaria: probabilmente si voleva faer bella figura. Però quando nell’ultima rimodulazione delle tariffe il costo del francobollo prioritario “nazionale” era sceso da 62 a 60 centesimi, quello per la zona 1 dell’estero era rimasto invariato. Adesso poi il costo di una lettera passa a 65 centesimi.
Non sono i cinque centesimi in più che infastidiscono, anche perché ormai gli amici fuori dall’Italia si sentono via email se non per telefono o VoIP. Però ricordo quando ero ragazzo che l’equiparazione del costo per l’allora Comunità Europea mi faceva sentire parte di una grande unione sovrannazionale, e la cosa mi inorgogliva. Adesso no.

Ultimo aggiornamento: 2006-05-25 15:59