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Una gita a… Morimondo

Lo scorso weekend, almeno in Italia, abbiamo avuto le Giornate Europee del Patrimonio (da non confondersi con quella mondiale che sarà tra un mese). Tra le varie iniziative di quest’anno c’era anche la possibilità di visitare l’abbazia di Morimondo; ieri abbiamo così pensato di terminare la nostra giornata culturale andando a vedere l’abbazia: in fin dei conti, abbiamo pensato, da Pavia siamo già quasi in zona. Inserito l’indirizzo sul navigatore, ho visto che stavamo andando dalla parte opposta a quella che avrei immaginato, tanto che mi è venuto in mente che forse ci fossero due Morimondo in Lombardia. Arrivati alla meta, vicino ad Abbiategrasso, e non vedendo nulla, stavo già per andarmene via a cercare la “mia” Morimondo, quando Anna mi ha fatto notare che se il bar davanti al quale ci siamo fermati si chiama “dell’Abbazia”, forse vuol dire qualcosa… Fortuna che c’è lei! (Per la cronaca, mi confondevo con Mirasole. Il bello era che anche Anna pensava a Mirasole ed era dubbiosa sulla strada che avevamo fatto: ma evidentemente ha meno pregiudizi di me)
L’abbazia si trova effettivamente un po’ discosta dalla strada principale, immagino perché a suo tempo tutto il territorio intorno faceva parte dell’abbazia stessa. Le sue linee sono molto pulite, anche se il minipronao davanti a mio parere rovina l’estetica della facciata. L’interno è fin troppo pulito, tanto che io ero convinto che la chiesa fosse stata rifatta: la (brava) guida che raccontava la storia della chiesa ha invece detto che c’è stata semplicemente una pulizia generale negli anni ’30, ma che la chiesa è praticamente rimasta l’originale, a differenza ad esempio di Chiaravalle che è stata molto rimaneggiata a causa dei bombardamenti e dell’urbanistica. La parte più interessante della visita è stata però il vedere le varie raffigurazioni pittoriche nel tempo, tutte sempre e rigorosamente con san Benedetto (in nero) da un lato e san Bernardo di Chiaravalle (in bianco) dall’altro. Un corso accelerato di storia dell’arte, insomma! Anche la storia dell’abbazia è interessante: i cistercensi sono arrivati subito da queste parti, ma hanno aspettato un po’ a costruire la chiesa, che quindi ha dei cenni gotici. San Carlo Borromeo poi decise che l’abbazia avrebbe anche dovuto fare da parrocchia, e questo la salvò dalla distruzione napoleonica: l’imperatore mandò infatti via tutti i monaci tranne uno che restò a fare il parroco. In compenso tutto il complesso fu venduto e frazionato, e solo lentamente si riuscì a ricompattarlo sotto un unico proprietario. Oggi chiesa e canonica sono della Curia, mentre il resto del complesso è proprietà del comune, che giustamente ci ha messo su il municipio ;-)
Il posto vale secondo me la pena di una visita, possibilmente in mezza stagione perché d’inverno non si vedrà a un palmo di naso e di estate farà un caldo incredibile.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-25 14:09

il pc di Anna ce l’ha con me

Abbiamo mandato all’assistenza il portatile di Anna, perché non vedeva la rete wifi. Risposta del TeNNico: il wifi funziona, basta schiacciare Fn+F1. (a dire il vero ci eravamo accorti di altri problemi, tipo il masterizzatore che rifiutava i DVD-R e voleva solo i +R, quindi comunque il viaggio gli è servito). Venerdì rientra a casa, lo accendiamo… e non solo il wifi non funziona, ma non c’è nemmeno l’icona della connessione, ancorché non attiva. Guardo sulle proprietà hardware: nulla. Sabato mattina provo a telefonare all’assistenza (un 899 da 30 centesimi al minuto); da Veri Callcenteristi Informatici, mi dicono di provare a reinstallare il sistema operativo da zero. Lo faccio, giusto per dire che l’ho provato; ovviamente nulla. Richiamo: venti minuti di attesa e nessuno che mi risponde. Tanto pago.
Stamattina esco apposta tardi per l’ufficio per parlare con un operatore, visto che Anna mi fa “è inutile che parli io, perché Quello Che Sa Le Cose sei tu”. Mi risponde quasi subito qualcuno, gli spiego di nuovo la rava e la fava, e lui mi dice “beh, potrebbe provare a verificare se la scheda wifi ha le antenne collegate”: deve svitare lo sportellino, bla bla bla”. Ora, non è bello pacioccare con un pc in garanzia, e io notoriamente sono imbranato quando si tratta di operazioni manuali. D’altra parte, l’alternativa è aspettare due settimane, quindi stasera mi faccio forza e opero. Vedo un solo filo sul “main”, e una presa “aux” vuota; provo a spingere qua e là, bestemmio per rimettere la schedina ferma al suo posto, riavvito tutto e accendo il pc.
Risultato: adesso si vede la scheda. Peccato che Fn+F1 continui a non fare nulla di nulla, se non un bip. E mo’ che faccio?
Aggiornamento (22:15): sembra funzionare. Non ho capito bene cosa sia successo, è come se non volesse saperne di vedere la rete (ovviamente protetta) se non gli dico prima che esiste. Peccato non stesse prendendo il dns, ma un sano reboot ha corretto tutto.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-18 21:49

AAA mogol-battisti cercasi

La scorsa settimana sono riuscito a perdermi il secondo CD della collezione Mogol-Battisti che sta uscendo con Sorrisi e Canzoni TV. Qualcuno ha idea di come posso procurarmelo? (pagandolo, è chiaro)

Ultimo aggiornamento: 2006-09-15 10:46

telecom: e il sindacato?

La Stampa dice qualcosa in più degli altri, ma non troppo, sull’incontro di stamattina tra azienda e sindacato: «È stato un incontro del tutto deludente», senza «ulteriori novità rispetto a quello che hanno scritto i giornali».
Ma non vi preoccupate: il Vostro Affezionato Bloggher oggi pomeriggio si è intrufolato nell’incontro di RSU e quadri sindacali unitari lombardi, e può assicurarvi che è la pura verità.
Come ricorderete, io a gennaio sono stato trombato alle votazioni per le RSU, quindi con tutto questo non c’entrerei nulla; però basta avere abbastanza faccia tosta, rimettere a posto in fretta e furia durante la mattina le cose da fare in ufficio durante la giornata, e trovarsi nella sede del sindacato, e non ci sono problemi da quel punto di vista. I problemi naturalmente sorgono quando si sta a sentire un po’ di interventi. Già l’inizio non è stato dei migliori, quando scopriamo che in realtà ai “nazionali” (quelli insomma che hanno fatto l’incontro) non gliene fregava nulla di parlare con noi e se ne stavano già tornando a Roma; solo per caso siamo riusciti ad avere una rappresentante che in una mezz’oretta è riuscita a dirci poco o nulla.
A quanto pare, Ruggiero ha loro spiegato che tutto è nato per colpa dell’Authority cattivona che mette i bastoni tra le ruote a Telecom che non può tirare fuori i suoi bellissimi prodotti convergenti (UMA dice nulla a nessuno?), e quindi MTP ha pensato bene di scorporare l’ultimo miglio in modo da buttare all’aria i paletti e potere lavorare in santa pace. E visto che tanto stava scorporando, si è detto, perché non tirare fuori anche la parte mobile? Occhei, ovviamente nessuno crede a questa favoletta, ma è quanto è agli atti. Inutile dire che dove avverrà esattamente la divisione non è stato detto, e a volte mi viene quasi da pensare che non lo sanno nemmeno i capoccia Telecom.
Detto questo, aggiungo subito che le alte sfere del sindacato non solo sono state colte di sorpresa e non hanno ancora idea di cosa fare, ma sono anche dell’idea di buttarla tutto sul politico. Non solo la sindacalista ci ha comunicato che i vertici confederali della Triplice “sono attenti alla situazione”, ma soprattutto ha affermato che le loro priorità sono “salvaguardare l’italianità di Telecom e salvaguardare i posti di lavoro”. Notare l’ordine. A me sembrerebbe più logico pensare innanzitutto ai lavoratori e solo dopo a chi potrebbe comprare i pezzi dello spezzatino Telecom, ammesso e non concesso che la cosa sia così importante – per il sindacato, intendo.
Il resto della riunione ha visto una serie di interventi, sia dei sindacalisti lombardi che dagli eletti nelle RSU, di nuovo con una certa inevitabile confusione nelle idee. Vi ricordo che il sindacato aveva accolto favorevolmente il vecchio piano industriale con la fusione tra Telecom e Tim, con le eccezioni di molti rappresentanti lombardi Tim che naturalmente non hanno perso l’occasione di dire che al tempo loro avevano ragione e li si sarebbe dovuti ascoltare. Come sempre, le posizioni presenti erano di una varietà incredibile per chi non ha mai frequentato il sindacato: le uniche due cose su cui tutti erano d’accordo era che bisognava trovare l’unità, e gli strali contro l’attuale top management Telecom. Nemmeno sulla data dello sciopero c’era l’unanimità: alcuni l’avrebbero voluto fare immediatamente, anche prendendosi la multa della Commissione di Vigilanza, mentre la maggior parte faceva notare che uno sciopero di questo tipo deve essere preparato, visto che non solo ci vorrà un’alta adesione ma anche una partecipazione convinta alla manifestazione collegata. La differenza maggiore tra sindacalisti e RSU si notava poi sul da farsi al momento. I primi pensavano a un’assemblea permanente, gli altri – giustamente a mio parere – facevano notare che il loro compito oggi è di informare noi lavoratori, che siamo sì incazzati ma non è detto che lo siamo solo contro l’azienda e non anche nei confronti del sindacato :-)
Lasciando perdere quelli che si limitavano a dire quello che piacerebbe loro succedesse, ci sono però stati alcuni interventi interessanti. Dalla base è arrivata forte la voce che gli investimenti di Telecom sull’ultimo miglio sono stati brutalmente tagliati negli ultimi anni a favore delle dorsali, e quindi la supposta società che l’avrà a carico partirà con una serie forse insostenibile di costi, anche perché è presumibile che MTP cercherà di infilarci tutto quello di cui potrà disfarsi. Tra le altre malefatte dell’attuale dirigenza, c’è anche la vendita di tutti gli immobili già di sua proprietà. Quelli che non sono stati alienati per far cassa ora sono parte di… Pirelli RE, e quindi Tronchetti guadagna soldi anche con gli affitti della società che gestisce, il tutto senza che se ne parli. Per quanto riguarda lo spezzatino, se proprio s’ha da fare il gruppo “statalista” vorrebbe aggiungere all’ultimo miglio anche tutta la parte della rete, e affidare la società così creata allo Stato. Tanto, dicono, se Ruggiero dice che Telecom è così brava a fare servizi avrà finalmente la possibilità di dimostrarlo! La sensazione generale è comunque che la crisi sia finanziaria e non industriale, nonostante i non esaltanti risultati ottenuti nel primo semestre 2006. Spero non sia solo un nostro wishful thinking.
Che fare adesso? Io non ho grandissime idee. È probabile che la situazione sia tale che una risposta non possa prescindere dalla politica, e di questo bisogna tenerne conto. Ma è anche vero che con un’azienda il cui capo è abituato a fare di testa sua e un governo che è preso da tutt’altre cose, il sindacato non può limitarsi a protestare e piangere, ma deve fare il mestiere degli altri. Non so, mi piacerebbe una proposta davvero di rottura, come creare una rete (fissa) nazionalizzata dove l’ultimo miglio e le dorsali dei vari provider confluissero; una società in cui ciascuno avesse la sua quota parte, e lo Stato facesse da garante di neutralità e da gestore. Ah, dimenticavo la cosa piu importante: tra gli azionisti dovrebbero esserci le banche, gentilmente invitate a convertire una bella fetta dei crediti che hanno con Telecom. Hanno voluto dare i soldi a Tronchetti, che se li è fumati così? Bene, che si piglino i cocci. Sarebbe comunque meglio che Parmalat :-) Occhei, non prendetemi troppo sul serio, non sono assolutamente in grado di capire se una strada del genere sarebbe percorribile. Però ritengo che ci sia spazio per idee diverse dalle solite, e mi piacerebbe che venissero messa su un serio tavolo di discussione. Sono il solito utopista…
Un’ultima cosa: venerdì scorso c’è stato un incontro azienda-sindacato sulla creazione di squadre di operai miste fisso-mobile, uno dei risultati della fusione tra Telecom e Tim. Da parte aziendale c’era il capo della Rete lombarda, quindi un dirigente di altissimo livello. Il delegato sindacale mi ha detto che il clima era assolutamente tranquillo, e che è probabile che il dirigente non sapesse nulla. Insomma, la mossa di Tronchetti sembra la sapessero davvero in pochi. Il dubbio è “Prodi non sapeva proprio nulla?” Il guaio è che sarebbe triste in ogni caso.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-13 21:31

cinque anni (e qualche giorno) fa

Chi conosce il mio egocentrismo avrà già capito che non sto per parlare degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono: non avrei nulla di aggiungere ai fiumi di parole che appaiono più o meno ovunque; anche se ce l’avessi non sarei in grado di farlo bene come Leonardo; e ad ogni modo un pignolo come me avrebbe scritto nel titolo “cinque anni fa”. La ricorrenza che festeggio è molto più personale: a inizio settembre 2001 nasceva questo blog.
La causa scatenante fu la mia decisione di trasferirmi da Torino a Milano: il 16 luglio 2001 iniziavo a lavorare a Rozzano, nell’allora Saritel. Staccarmi dalla mia città natia non era stato facile, e significava per me un cambio di vita più sostanziale anche di quello ai tempi dell’università: quale migliore occasione per fare qualcosa di nuovo?
Ricordo confusamente che avevo leggiucchiato di una mania che stava nascendo negli States, quella di tenersi il “diario in rete”. Non mi era nemmeno rimasta in testa la parola “weblog” (la contrazione blog è successiva), e quindi non avevo esempi a cui ispirarmi; mi sono limitato a chiedere al mio amico bolognese Salvo se aveva idea di qualche software per potere aggiungere brevi frammenti di testo. Lui mi consigliò nphp, che scaricai e misi sul mio nuovo sito, che mi ero preso al posto di quello interno a Cselt che avevo utilizzato dal 1994.
Cominciò così la mia presenza blogghettara. L’inizio non fu molto semplice: ad esempio, un piccolo errore nella gestione manuale dei backup (in pratica copiavo quello che al tempo era un singolo file su e giù tra il server, il mio pc e il mio portatile) mi ha fatto perdere quasi tutto il primo mese di “notiziole”. Tanto, se non ricordo male, non avevo scritto nulla di sensazionale, e anche l’inevitabile commento a caldo che scrissi sull’11/9 può tranquillamente restare nel dimenticatoio. Ma in genere tutto il blog era ben diverso da adesso. Innanzitutto, scrivevo molto meno spesso e molto più concisamente di adesso; non c’era il concetto di categoria di un post, e non avevo dato la possibilità di inserire commenti, fedele alla mia prima idea “qui scrivo quello che mi capita di fare” – ecco il perché del nome, tra l’altro: le notiziole dovevano essere quelle su di me, non quelle di cui parlavo. Il fatto è che non si può mai sapere come le cose evolveranno, o almeno io non lo sapevo. Ad esempio, per qualche tempo ho mantenuto un forum, che con la mia solita modestia avevo denominato “.mau. fan club”, con l’idea che chi volesse commentare poteva farlo là: bene, è stato snobbato che è un piacere e dopo un annetto l’ho chiuso. Mi sono rimaste un po’ di spille del fan club: solo selezionatissimi miei lettori ne hanno chiesta una :-)
Il blog, invece, ha retto e sta reggendo più che bene. In cinque anni ci sono quasi 2500 post, che hanno via via avuto un’evoluzione. Un paio di cose al giorno da dire in genere le trovo, ma garantisco che se non le trovo non vado in caccia di qualcosa da scrivere; ho uno zoccolo duro di lettori (FeedBurner dà un valore variabile tra i 100 e 130 al giorno: per fare un confronto, Macchianera ne fa dodici volte tanto; ho un pugno di commentatori visibili, e gli amici invisibili che mi commentano in privato o a voce, e che sono la parte che preferisco: insomma, qualcosa dell’idea iniziale è rimasta!

Ultimo aggiornamento: 2006-09-11 11:20

riciclerie

La spazzatura è tanta, lo sappiamo tutti. E spesso si debbono buttare via degli oggetti voluminosi, che non stanno certo nei cassonetti. Che si fa allora? Se l’oggetto è davvero grosso, a Milano ci si può mettere d’accordo con l’Amsa: ci viene detto in che giorno e ora passeranno a prenderlo, e lo si lascia in strada subito prima. Se è grossino ma non grosso, la soluzione trovata è quella della riciclerie: posti in cui il cittadino va a portare i rifiuti.
Stamattina – le riciclerie sono aperte anche la domenica fino alle 15 – abbiamo così finalmente deciso di portare il vecchio aspirapolvere che non è sopravvissuto più di tanto all’uso che Regina ne fa quando pulisce casa nostra, e così ci siamo messi in viaggio. Ovviamente le sei riciclerie milanesi sono tutte in periferia, come si può immaginare; si può anche intuire che la zona Testi-Bicocca non ne ha nessuna e così ce ne siamo andati verso Affori, in via Pedroni.
Per una volta la signorina del navigatore ci ha portati quasi senza problemi, e non è colpa sua se hanno riqualificato viale Affori facendolo diventare a senso unico. Il posto si trova vicino a un centro raccolta di materiale usato (ah, la sinergia!) e consiste in una serie di container rigorosamente verdi, ciascuno con un cartello che spiega cosa bisogna mettere. Per la roba più pesante, sali una mezza rampa con l’auto e così hai la cima del container a livello raggiungibile.
Non ho ben capito perché ho dovuto buttare anche gli accessori dell’aspirapolvere tra i rifiuti elettrici, ma ho apprezzato il fatto che mi abbiano detto di buttare il cartone nel container “cartone”. A parte le battute, trovo che l’idea alla base della ricicleria sia ottima, anche perché costringe comunque la gente a pensare un attimo a quello che sta facendo. Mi chiedo solo quale sia la risposta degli utenti.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-10 19:43

l'avrò fatto apposta?

È un’ora che sono in ufficio, e ho pensato bene che forse era il momento di accendere il telefonino. Apro il marsupio, e mi viene in mente che ieri sera l’ho messo in carica e stamattina non mi sono affatto ricordato di prenderlo.
Sto cercando di capire se il mio subconscio abbia voluto dirmi qualcosa, o se semplicemente ero addormentato come al solito.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-07 10:09

sono tornati tutti

Ieri sono andato in ufficio con la metro, quindi non ne avevo la certezza: stamattina ho però preso la bicicletta e garantisco che per strada c’erano tutti, ma proprio tutti.
Quello che però mi chiedo tutti gli anni a settembre è come mai mi sembra che ogni anno la gente diventi più imbranata. Al momento mi sono dato queste possibilità: (a) sono io che divento sempre più intollerante; (b) le ferie rovinano la psiche in modo forse non irreparabile, ma sicuramente con un effetto visibile nei primi giorni; (c) la gente stia effettivamente rincoglionendo.
Sul punto (a) conosco molta gente che ci scommetterebbe su; sul (c) vale sempre la Prima Legge di Cipolla, o se preferite l’Assioma di Cole. Però quest’anno mi sa tanto che anch’io faccia parte del punto (b). Stamattina sono riuscito quasi a perdere la borsa da bicicletta: a mia parziale discolpa posso solo dire che l’ho appena comprata e la usavo per la prima volta, ma avrei potuto anche fare più attenzione. Inoltre sono persino riuscito a far cascare la polo che mi ero tolto sull’alzaia perché anche se erano le 8:45 stava facendo troppo caldo…

Ultimo aggiornamento: 2006-09-05 12:51