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Poco senso dell’umorismo

Antefatto 1: la BMW tira fuori un’auto, la Serie 1, e usa come slogan “Perché essere uno dei tanti, quando puoi essere uno come nessuno? – Nuova BMW Serie 1 – One like no one“, all’interno di uno spot dove si vedono una serie di numeri. Alcuni dicono che la macchina assomigli all’Alfa 147 molto più di quanto ormai tutte le auto si assomiglino.
Antefatto 2: Fiat tira fuori la nuova versione della 147, fa una pubblicità TV che prende per i fondelli quella della BMW 1, e termina con lo slogan “Perché essere un numero uno qualunque quando puoi essere 147? Nuova Alfa 147. One like 147.
Alla BMW la cosa non è piaciuta molto, così sono andati dal Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria che, contrariamente a quanto pensavo, ha sentenziato che la pubblicità è in contrasto con i commi 1 e 2 dell’articolo 13 del Codice di Autodisciplina, e quindi deve essere ritirata.
Per chi non ha voglia di cliccare sul link, riporto i commi:

Deve essere evitata qualsiasi imitazione pubblicitaria servile anche se relativa a prodotti non concorrenti, specie se idonea a creare confusione con altra pubblicità.
Deve essere inoltre evitato qualsiasi sfruttamento del nome, del marchio, della notorietà e dell’immagine aziendale altrui, se inteso a trarre per sé un ingiustificato profitto.

Ora, la mia definizione di “imitazione servile” non comprende la satira, ma a quanto sembra non è così. Inizio a capire perché preferiscano utilizzare signorine con pochi vestiti: ci sono meno problemi di confusione…
(la notizia l’ho letta da Dario; ne parla anche Luciano).

Ultimo aggiornamento: 2005-02-16 15:08

atomiche in Italia

A quanto si dice, la Nato (leggi: gli americani) mantengono in Italia 90 bombe atomiche. Nell’attesa della pubblicazione del rapporto del Natural Resources Defense Council dedicato a tutta l’Europa sono apparse queste anticipazioni.
Mah. Che ad Aviano ci fossero delle bombe atomiche penso fosse un segreto di Pulcinella. Sarà che mia mamma è sacilese, quindi da quelle parti ci ho passato innumerevoli estati, ma garantisco che nessuno lo metteva in dubbio. I maligni come me facevano anche notare come gli USA avessero finanziato proprio ad Aviano la costruzione di un centro per il trattamento dei tumori all’avanguardia in Europa… Che ci siano bombe anche a Ghedi… beh, manco sapevo che ci fosse una base là. Quante cose si imparano nella vita.
Credo però che sia più preoccupante l’idea che queste testate siano nel nostro territorio non tanto per qualche ragione legata alla posizione geografica italiana, quanto perché così “contiamo di più all’interno della NATO”. Non cambia insomma nulla nella politica estera dell’Italia: Cavour mandò i bersaglieri in Crimea e Mussolini i fanti a Nizza per la stessa ragione. (Sì, Silvio ha fatto lo stesso per la “missione di pace” in Iraq. Lo so, grazie).

Ultimo aggiornamento: 2005-02-10 15:17

Rapimenti in Iraq

Agnoletto e Caruso ieri hanno deciso di fare un po’ di dietrologia chiedendosi come mai ad essere rapiti in Iraq sono solamente giornalisti di sinistra e critici sulla guerra. La domanda me l’ero fatta anch’io, ma la risposta è stata immediata, e legata al Rasoio di Occam, o se preferite alla probabilità bayesiana. I giornalisti “allineati” se ne stanno belli embedded, e non si sognano nemmeno di andarsene in giro per le città irachene. È chiaro che in questo modo corrono molti meno rischi, no? E dovrebbe anche essere sufficientemente chiaro come, se su dieci bersagli “pratici” nove sono di sinistra, sono quelli ad essere rapiti: inutile cercare chissà quali giri degli amerikani che vogliono eliminare le voci fuori coro. Che Caruso non lo comprenda non mi pare così strano: mi preoccupa di più Agnoletto che, in quanto medico, queste cose le dovrebbe sapere.

Ultimo aggiornamento: 2005-02-06 13:42

Daki

Ricapitoliamo la storia. Un giudice proscioglie in primo grado alcuni arabi dall’accusa di terrorismo. Il ministro degli interni decide di espellere uno di costoro. Però lo stesso giudice di prima dice “no, non si può, perché il sostituto procuratore ha impugnato la sentenza, e quindi per la legge Bossi-Fini l’imputato deve restare in Italia”.
La logica non mi è completamente chiara, ma in effetti ha una certa coerenza. Quello che mi stupisce è che si sia fatta la scelta “prima verifichiamo se è colpevole” invece che “nemico che fugge, ponti d’oro”…

Ultimo aggiornamento: 2005-02-05 21:27

Che ci fa Barenghi sulla Stampa?

Il quotidiano degli eredi Agnelli sta passando un brutto momento, schiacciato com’è dalla concorrenza Corsera/Repubblica/Sole. È possibile che abdichi alla sua volontà di essere un quotidiano nazionale, e si ritiri in buon ordine nella ridotta piemontese-ligure. Le ultime firme che se ne sono andate sono Pierluigi Battista e Filippo Ceccarelli, passati rispettivamente in via Solferino e piazza Indipendenza. Un bieco terzista e un gossipparo politico, diranno alcuni; ma era comunque piacevole leggerli. In compenso, Forattini continua ad essere dato per partente, ma lui purtroppo imperversa ancora.
Bene. Adesso scopro che Riccardo Barenghi è passato a scrivere per la Busiarda. Barenghi, per chi non lo sapesse, è stato direttore del Manifesto, e continuava a scriverci con lo pseudonimo Jena. E andava giù sul pesante, sia contro la destra che contro la sinistra. Insomma, un comunista puro e duro. E adesso è finito sulla Stampa, che notoriamente (tranne una minisbandata berlusconiana immediatamente corretta) è sempre stata di tendenza rosa chiaro chiaro? Ah, non c’è proprio più religione.

Ultimo aggiornamento: 2005-02-04 10:19

Loghi & Suonerie

Repubblica, come sempre sulla notizia (© Delio), ci rende edotti che il mercato di quelli che pomposamente sono definiti “servizi a valore aggiunto per la telefonia”, e in pratica sono quasi tutti loghi e suonerie, dovrebbero raggiungere quest’anno il miliardo di euro di valore. Va bene, non devo sputare nel piatto dove mangio, anche se devo dire che la suoneria del mio telefonino l’ho presa da un midi in giro e quella di Anna gliel’ho composta direttamente io. E poi io non faccio quei servizi… va bene, smetto.
La parte più divertente è scoprire da che pulpito viene quella predica. Se non ci siete arrivati, ve lo dico io: la SIAE. Sì, proprio quei benefattori di una piccola parte dell’umanità. Naturalmente il loro è un interesse disinteressato: si lamentano – non direttamente ma per interposta persona. Avete presente il ministro Gasparri? Ecco, lo dice lui – perché quei cattivoni dei gestori hanno un margine del 50%, sottintendendo che gli utili dovrebbero essere divisi con le major musicali.
La parte più triste è scoprire – ma sarà vero? – che il giro di affari delle suonerie è di 140 milioni di euro, cioè la metà di quello della vendita di CD musicali. Se questo fosse vero, e il trend continuasse, è chiaro che il CD non è più il mezzo principe di fruizione della musica. Ergo, che li mettano a 10 euro :-)

Ultimo aggiornamento: 2005-01-31 15:27

L'Espresso: Il Contenitore

Antefatto: Anna voleva prendersi il disco col Don Giovanni pubblicato da Repubblica. Peccato che non sia più possibile prendersi il disco e basta: occorre anche comprarsi l’Espresso e Repubblica. Quest’ultima magari te la puoi schivare, oppure ti prendi un altro quotidiano: ma il disco è incellofanato con la rivista, quindi non la scampi. Insomma, per noi questo significa un implicito aumento di due euro e mezzo del costo del disco, visto che il settimanale viene preso e messo immediatamente nel bidone del riciclo, ma passi.
Il problema è però un altro. In edicola c’erano Espresso con il DVD di Santana, Espresso con il DVD del Requiem di Verdi, Espresso con il DVD di Kubrick, Espresso con il libro di storia dell’arte. Non mi pare di avere visto degli “Espresso semplice”, ma potrei essermi sbagliato; sicuramente non c’erano Espresso con il CD che ci interessava.
A parte che probabilmente faccio più in fretta ad andare in un negozio di dischi e comprarmi là il Don Giovanni, mi sto chiedendo se qualcuno in effetti legga l’Espresso, oppure è davvero solo la scusa per infilarci tutti i gadget possibili.

Ultimo aggiornamento: 2005-01-31 11:28

E il programma?

Il Bevti spiega a Repubblica che lui alle primarie della sinistra ci partecipa per vincere. E fin qui nulla di male. Ma dice anche che il suo programma è lo stesso di quello di Prodi. E qui qualcosa di male c’è. Perché questo programma io – e credo tutti gli altri – non l’ho mica visto. A destra il programma c’è stato: liofilizzato nel Contratto Vespiano per andare incontro alla cultura media dell’elettore secondo Silvio, ma c’è stato. A sinistra no, nemmeno in sanscrito, come sarebbe forse normale aspettarsi da certa gente.
Ma allora, che senso ha andare a votare per chi ha la faccia più simpatica?

Ultimo aggiornamento: 2005-01-23 17:23