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il punto politico odierno

Il nostro Presidente del Consiglio a quanto pare sta applicando la famosa Ostrichpolitik: fino a che non va a trovare Carl’Azeglio, la crisi di governo non esiste. Dirò di più: ha perfettamente ragione. Occhei, non è stato educato far tornare prima dalla Bulgaria Ciampi, che ha dovuto far riassettare in fretta e furia le stanze al Quirinale per nulla: ma è anche vero che tanto nel weekend è piovuto, quindi non è che si sia perso chissà quale programma a Castelporziano. Magari non è nemmeno bello avergli fatto rimandare la riunione del Consiglio Supremo di Difesa, ma tanto nessuno sa esattamente a che serva.
Perché Silvio ha ragione? per la banale ragione che una crisi di governo si apre quando il governo non ha la fiducia in Parlamento. Ora, i coccodè, pardon ciccidì, hanno spergiurato che loro continueranno ad appoggiare il governo; tra ministri, viceministri e sottosegretari ne sono comunque rimasti così tanti che si riesce tranquillamente a tappare i buchi; quindi dov’è il problema? L’opposizione non ci prova nemmeno a chiedere un voto di fiducia, perché poi rischierebbe davvero che il governo caschi, e senza conoscere i risultati delle regionali in Basilicata, notoriamente una regione chiave, votare a giugno sarebbe un’incognita.
Peccato che questo non sia un conclave: sarebbe molto bello chiudere tutti in una delle ville berlusconiane fino a che non escono con una soluzione. Se tutto va bene, riusciremmo a congelare tutto per un anno, in modo che l’attuale governo non faccia nulla: dovrebbe essere un miglioramento.
Ps: per chi tentasse di leggere il futuro sui fondi (pubblicitari) delle pagine di repubblica.it, posso dire che i collegamenti sponsorizzati dieci minuti fa riguardavano siti di prestiti (chiaro riferimento alla necessità di una manovra aggiuntiva), mentre ora si parla di tende e zanzariere, per scacciare via quei tafani ex-democristiani. I prestiti restano sempre nel “vedi anche”, insieme a
“benessere” (?), regali (??) e viaggi a londra. Silvio, chiedi aiuto al tuo amico Tony!

Ultimo aggiornamento: 2005-04-18 14:49

discontinuità

È la parola d’ordine questa settimana nel mondo politico: hanno cominciato i partiti della maggioranza, ma anche l’opposizione sta apprezzando il suo uso.
Cos’è la “discontinuità”? Beh, come tutti i concetti nella politica e soprattutto da noi il significato del termine è piuttosto fumoso e dipende da chi sta parlando: in ogni caso il concetto di “cambiamento” è presente, sia nelle versioni più forti di rottura completa col passato che in quelle deboli di modifiche più o meno visibili allo status quo.
Uno potrebbe chiedersi perché mai non usare allora direttamente “cambiamento”. Bravo. E poi bisognerebbe cambiare… Meglio lasciar perdere :-)

Ultimo aggiornamento: 2005-04-11 17:11

cordoglio forzato

Scopro da restodelmondo (che cita un articolo del Manifesto, che però tra qualche giorno verrà inevitabilmente perso. Altro che “memoria storica”!) che domenica scorsa la trasmissione radiofonica del culto evangelico non è stata fatta a causa della morte del papa.
Ora, già io ho avuto dei forti dubbi su questo sconvolgimento dei palinsesti che toglieva ogni trasmissione che potesse far divertire, come se la gente dovesse essere per forza a “piangere per decreto”. Ma mi spiegate quale danno ci sarebbe stato a trasmettere una “messa protestante” (mi scuso con gli evangelici per il paragone)? Paura che parlassero male di Giovanni Paolo II?

Ultimo aggiornamento: 2005-04-07 10:45

Karol W. Superstar

Morto un papa, se ne fa un altro. Per quanto riguarda me, pregherò per Giovanni Paolo II e aspetterò di vedere chi salirà al soglio pontificio, probabilmente per parlarne male :-)
Il guaio – non tanto per me, quanto per la Chiesa Cattolica – è che la personalità di Wojtyla ha indubbiamente riportato la chiesa in posizione preminente nei media, ma senza dare un risultato pratico per la chiesa stessa. Lasciamo perdere l’Italia, dove sono certo che non avrebbero combinato nulla del genere nemmeno se fosse morto Ciampi; ma si sa che qui da noi sono fatti così – vedremo se le proteste di quelli che non hanno potuto vedere il gran premio di Formula 1 daranno qualche risultato. Pensate però a Cuba (!) ed Egitto (!!) che hanno dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Qual è il senso di tutto questo? Si rimpiange il papa superstar, ma non certo il simbolo della religione cattolica né per il suo pensiero, dove ciascuno si è preso il pezzettino che gli piaceva lasciando da parte il resto. E dire che Giovanni Paolo II è sempre stato coerente!
Da questo punto di vista, sono stati più seri i cinesi, che hanno inviato le condoglianze ricordando che loro sono sempre pronti a riprendere le relazioni con la Santa Sede: basta che in Vaticano smettano di avere relazioni con Taiwan, e che non vogliano entrare negli affari interni cinesi. Coerenti anche loro, non c’è che da dire.
Mi sembra opportuno finire parlando della tecnologia mediatica applicata. Sono sicuro che Wojtyla avrebbe apprezzato il sapere che la notizia della sua morte è stata data inizialmente anche via sms, e che il sito web vaticano apre con l’immagine di sede vacante, dove sopra le Chiavi del Regno, al posto della tiara papale, c’è quello che un dissacratore come me definisce un “ombrellone semichiuso per fine stagione”; e credo che anche il podcasting dell’olandese frate Roderick non gli sarebbe dispiaciuto, anche se non credo che queste cose porteranno nuove anime al gregge cattolico romano.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:07

Silvio, Bruno e Karol

Ieri sera a MacchiaRadio avevamo la tv puntata su MusicFarm: ma alle 23 ci si è spostati canonicamente a vedere Porta a Porta e il capellone (ex pelato) che a tempo perso fa il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.
Abbiamo scoperto così che Silvio ha più capelli di Bruno Vespa, e che Giuliano Ferrara non è più capace a scrivergli barzellette non dico buone ma almeno decenti. Per il resto, nulla di nuovo.
L’edizione speciale del TG che comunicava l’aggravarsi delle condizioni di salute del Papa ha però scombussolato le mie certezze. Sulle prime ho pensato che fosse un mezzo per far salire l’audience della puntata, ma non è stato così, tanto che se ne devono essere accorti anche in Rai: a un certo punto è apparsa la scritta in sovraimpressione “questa trasmissione è stata registrata alle ore 18:00”, come a spiegare “non è che Silvio sia allegro per l’agonia papale, pensando che se le regionali andassero proprio male ha sempre un nuovo posto cui puntare”. Immagino la disperazione dei due.
Sempre sull’argomento, vorrei aggiungere una noticina. A me, da cattolico romano anche se certo ben lontano dalla santità, dispiace sinceramente l’agonia del papa. La parte mediatica credo che sia dovuta alla sua volontà, checché molta gente ne pensi: mi fa meditare, ma non mi infastidisce. La decisione della Rai di sospendere gli spot pubblicitari mi fa tornare a quando ero bambino, e il venerdì santo non si trasmetteva pubblicità “perché Gesù è morto”, ma mi può anche stare bene: sicuramente è meglio dello Speciale “Insieme al Papa – per stare vicini a Giovanni Paolo II” che campeggia in questo momento in cima al sito della Rai. Ma qualcuno mi spiega perché i partiti politici italiani hanno deciso di chiudere anticipatamente la campagna elettorale? D’accordo, bisogna riconoscere che è l’unica iniziativa bipartisan che sono riusciti a prendere, ma non stiamo parlando di una festa. Non credo proprio che parlare di politica sia blasfemo.

Ultimo aggiornamento: 2005-04-01 11:39

Denuncia o pubblicità gratuita?

Repubblica.it ci dà notizia di una procedura di infrazione contro Telecom Italia presso l’Antitrust di Bruxelles a riguardo dell’ADSL. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Uno potrebbe pensare che la denuncia sia sui prezzi all’ingrosso troppo alti fatti ai provider alternativi, oppure sul passaggio di informazioni che casualmente ti fa chiamare da RossoAlice subito prima che ti attivino l’ADSL concorrente, o ancora sull’impossibilità di avere una linea ADSL se non si ha anche il telefono fisso con relativo canone. No. La denuncia è (a) perché il costo dell’ADSL in Italia è maggiore di quello che Telecom Italia fa in Francia e Germania, e (b) perché Telecom non ha ancora aggiornato le centrali telefoniche al sud.
Dite quello che volete, ma a me questa sembra semplicemente una mossa pubblicitaria. Già la logica di dire “la stessa procedura è stata aperta per i prezzi dei brani scaricabili da iTune in Regno Unito e nel resto d’Europa” fa ridere: un conto è scaricare software, un conto è tirare un doppino utente in giro per l’Europa. Sul (vero) problema dell’aggiornamento delle centrali, il guaio è nato con la privatizzazione, quando l’ultimo miglio non è rimasto in mano statale. Sono ragionevomente certo che costruire nuove centrali telefoniche costi troppo, e quindi non è strano che tutti gli operatori affittino o comprino l’ultimo miglio da Telecom; però a questo punto non si vede perché eventuali operazioni di miglioria della centrale stessa non debbano essere pagate da tutti gli operatori.

Ultimo aggiornamento: 2005-03-29 17:21

non expedit versione XXI secolo

Non capisco affatto perché tanta gente si sia lamentata che il cardinale Camillo Ruini, vescovo vicario di Roma, abbia espresso il proprio parere sui prossimi referendum riguardo la legge sulla procreazione assistita. Persino l’Associazione Amici della Bagna Caoda sentenzia qual è la sua posizione, vogliamo negarlo alla chiesa cattolica? Anche quelli che si lamentano delle sue affermazioni che l’Italia è un paese cattolico potrebbero cominicare più proficuamente a tagliare la visibilità mediatica di tutto quello che riguarda la gerarchia ecclesiale.
Nulla da dire ovviamente a riguardo della posizione cattolica contro le modifiche alla legge – anche se continuo a non capire il no alla fecondazione eterologa, che è sì peccato ma non certo eticamente peggio di un adulterio. Però l’affermazione “i cattolici non vadano a votare” continua a non andarmi giù. È indubbiamente evangelica (Luca: non 20:25, ma 16:8) ma a me la storia dell’amministratore scaltro continua ad andare giù poco. Lo trovo un barare.
Il guaio è che mi sa tanto che quasi nessuno si sia accorto che i partiti hanno trovato un ottimo metodo per depotenziare quella che era l’unica possibilità italiana di democrazia diretta. Per me la colpa iniziale è stata dei radicali, che hanno iniziato a chiedere firme per tutto, senza nemmeno pensare alle conseguenze: siamo arrivati così ai paradossi come quello di abolire il ministero dell’Agricoltura, scoprire dopo che in tutta la UE quel ministero c’era e anzi i ministri si riunivano regolarmente, e doversi inventare il ministero delle risorse agricole e forestali. Resta il fatto che l’aumentata disaffezione della gente alle votazioni, unita a quella particolare per i referendum, e alla scelta di date più adatte a gite fuori porta, rende molto più semplice dire “lasciate perdere, non votate” a chi non vuole cambiare la legge. Dato che per definizione la legge è passata con la maggioranza del Parlamento, ecco come si fa a mantenerla!
Continuo a rimanere dell’idea che occorrerebbe riformare la logica alla base del referendum, ancorandola all’effettivo consenso popolare. Aumenterei pertanto il numero di firme richieste, portandolo all’1.5% o al 2% degli elettori (750000 o un milione di persone: in fin dei conti nel ’48 il corpo elettorale era molto inferiore a quello odierno!), ma nel contempo sterilizzerei il quorum, ponendolo a metà dei votanti alle ultime elezioni politiche. In questo modo, chi non voterebbe comunque non viene conteggiato; ma chi non vuole esplicitamente votare al referendum potrebbe continuare a farlo, sapendo però di non potere contare sullo “zoccolo ignavo” per fare prevalere la sua tesi. L’unico piccolo particolare è che occorrerebbe una legge costituzionale per modificare l’articolo 75: ve la vedete voi?

Ultimo aggiornamento: 2005-03-28 12:34

Continua la barzelletta delle liste

Martedì scorso il Consiglio di Stato ha sospeso l’esclusione della lista Alternativa Sociale dalle elezioni regionali del Lazio. La ragione? Non è che le firme raccolte fossero vere, ma la falsità delle medesime «non è stata accertata nei modi previsti dalla legge». Soluzione tipicamente italiana (summus ius, summa iniura), dove il giudizio deve essere per prima cosa formalmente corretto, e poi si può entrare nel merito.
Ma attenzione: l’esclusione è per l’appunto sospesa. Quindi, dopo le elezioni, si dovrà decidere se la Mussolini aveva o no diritto di partecipare, ed eventualmente invalidare le elezioni stesse. Anche qui non è detto che la cosa accadrà: essendoci un procedimento penale in corso, potrebbe capitare che il consiglio regionale venga insediato sub iudice, e che la sentenza definitiva arrivi… nel 2011, quindi dopo le elezioni successive. Mah.
Un paio di note a latere (sì, oggi mi sento latinista…). Non credo a chi parla di sentenze politicizzate: non ci credevo con quella del TAR, con Calabrò che subito è stato designato come presidente dell’Authority delle telecomunicazioni; né credo al titolone di due righe del Giornale della Famiglia B., che sorvola su quisquilie tipo l’approvazione in seconda lettura della riforma costituzionale per riferire subito che due membri del Consiglio di Stato sono stati capo di gabinetto per i ministri del centrosinistra. L’altra cosa è il lavorio di incollaggio dei manifesti elettorali. Ieri e oggi sono a Roma, e mentre andavo a cena ho visto i manifesti con l’elenco di liste e candidati, con un foglio bianco sopra la lista numero 3 (Alternativa Sociale) e senza l’indicazione del candidato presidente Mussolini. Adesso che faranno? appicchicheranno altri foglietti?

Ultimo aggiornamento: 2005-03-24 11:03