Archivi categoria: y2004_pipponi

assalto post ferie agli ipermercati

Ora, capisco che sono tutti tornati dalle ferie. Non faccio fatica a immaginare che la memory stick USB 256 MB in offerta a 59 euro e novanta sia sparita prima che riuscissi a passare all’ipermercato di fiducia. Capisco anche che non è impossibile non riuscire trovare una schedina wireless PCMCIA: la nuova moda di navigare seduti al cesso rende necessari certi acquisti.
Ma com’è possibile che siano riusciti a terminare i trasportini per gatti in offerta? Partono tutti adesso a settembre?

Ultimo aggiornamento: 2004-09-03 14:14

WelcoMusic

La colpa è tutta di Vodafone.
Qualche mese fa, hanno messo in linea un “servizio” che permetteva di fare ascoltare una musichetta al posto del tono di libero quando qualcuno ti chiama. Purtroppo il mercato soprattutto italiano della telefonia mobile è tale che bisogna immediatamente copiare il concorrente: ergo, Tim ha buttato fuori in tutta fretta il servizio WelcoMusic che fa la stessa cosa. Ovviamente bisognava provare il funzionamento sulla cosiddetta “utenza amica”, e chi è più amico di un collega e dipendente Tim? Prima di partire per le ferie mi sono trovato così un paio di SMS che mi informava che il servizio era stato “aggiornato correttamente” (sic). Non avevo capito bene cosa fosse successo fino a che non mi hanno telefonato dicendomi “ma che diavolo succede quando ti chiamiamo?”. Peggio ancora, c’è gente che mi butta giù la chiamata perché pensa sia successo chissà che cosa.
Ma non è finita qui: ho provato a entrare nel sito Tim per disabilitarmi il servizio, e mi è ritornato un messaggino che mi informa che “il servizio sarà disattivato alla fine del periodo già pagato”. Portate pazienza, assicuro che non è colpa mia!
Aggiornamento: Grazie al mio collega Damiano, ho disabilitato permanentemente il servizio. Potete tornatre a sentire il tono di libero.

Ultimo aggiornamento: 2004-09-01 11:48

differenze invisibili

Mi è arrivata la nuova carta Bankamericard “Corporate” (il che significa semplicemente che non pago le spese di tenuta carta, ma tanto passa tutto sul mio conto corrente). L’ho presa, e ho guardato la vecchia Bankamericard che avevo quando ero dipendente IT Telecom e non TIM. A parte il numero di serie e la data di scadenza, non ci sono differenze. Però sono stato costretto, insieme ai miei colleghi, a richiedere una nuova carta perché ho cambiato società: non importa che fossimo rimasti nel gruppo Telecom e che la convenzione sia presumibilmente la stessa. Molto logico, vero?

Ultimo aggiornamento: 2004-08-11 12:37

Propagazione delle notizie

Stimolato da un intervento di Fabbrone, ho provato a cercare il sito della Mareblu. Non l’ho trovato nemmeno io: in compenso ho trovato una serie di pagine di boicottaggio di prodotti in cui figurava il tonno Mareblu (ah, tra i siti c’è anche quello del Fronte Nazionale… non ci sono più la destra e la sinistra di una volta!) e veniva indicato come prodotto dalla Heinz: sì, quella della Teresa moglie di JFKerry.
Per curiosità sono andato sul sito italiano della Heinz, dove ho solo trovato ketchup e simili. Sono poi andato al sito americano Heinz, e ho scoperto che ad esempio il marchio Plasmon è loro. Andando molto a fondo, sono arrivato al profile societario EMEA dove ho in effetti trovato il marchio Mareblu, oltre a quello Nipiol… e il Fattoria Scaldasole. Però ho verificato una confezione di Insalata di Tonno Messicana Mareblu, e non c’è affatto indicato Heinz: solo il marchio registrato, e la sede in Latina. Al limite nelle scatolette di tonno è indicata una casella postale nelle Seychelles, ed effettivamente scavando molto a fondo si nota come nel 1996 la Kraft abbia venduto alla Heinz il marchio Mareblu.
Mi rimane da capire come mai Heinz non voglia apparire come marchio, nonostante il tonno sia uno dei suoi core business. Ah, l’economia!

Ultimo aggiornamento: 2004-08-04 14:07

Cementare un'amicizia

Se oggi ci ha fatto una vignetta persino Forattini – no, non faceva ridere, ma questo era scontato – significa che la notizia è ormai nota a tutti, anche se non mi pare di averla letta ad esempio su Repubblica (il Corsera ha un articolo datato l’altroieri)
Un paio di ministri dell’Autorità Nazionale Palestinese sono stati scoperti fare un simpatico giochino: visto che avevano la possibilità di comprare cemento in Egitto a prezzi agevolati dopo gli accordi del ’93, ci lucravano un po’, vendendolo… agli israeliani, che l’hanno usato tra l’altro per fare il Muro.
Ah, come si può leggere qui la Società del Cemento, tanto per cambiare, è sotto la guida indiretta di Arafat.
Non sto dicendo che i palestinesi sono tutti cattivi e che Israele fa bene a fare le sue “operazioni”: però non possiamo negare che occorrerebbe anche da parte palestinese un buon repulisti degli attuali governanti. È anche vero che queste non sono le condizioni migliori per farlo: non è che sia una scelta precisa di Israele, che preferisce avere un gruppetto di dirigenti palestinesi corrotti piuttosto che una vera società popolare?

Ultimo aggiornamento: 2004-07-31 23:25

il Muro d’Israele

Io non ho nulla in principio contro l’idea di fare un muro alto alto fino al soffitto che separi Israele dalla Palestina. Trovo la cosa triste, ma a volte si ha da fare. L’unico piccolo problema è che questo muro dovrebbe essere fatto sul confine, non incunearsi in territorio palestinese. Pensate se gli svizzeri decidessero di fare un muro per evitare l’ingresso degli italiani, e questo muro andasse a incunearsi fino a prendere chessò Monza come enclave!
Le colonie ebraiche all’interno della Palestina? semplice, si smantellano. Oppure, se proprio a Israele piace fare i muri, glielo si fa tutt’intorno. Esatto, come in un assedio. Nessuno aveva loro detto di andare là, giusto?
ps: prima della guerra dei Sei Giorni, Gaza era parte dell’Egitto, e la Cisgiordania della Giordania.
pps: a differenza di quanto scrive Debenedetti sulla Stampa di oggi (niente link, perché tanto non è statico), sono felice che la scorsa settimana tutti e venticinque le nazioni UE abbiano votato allo stesso modo sulla mozione ONU.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:07

C’è modo e modo di vincere

Oggi è finito il Tour de France, con il sesto successo consecutivo di Lance Armstrong e il terzo posto di Ivan Basso (ah, la persona cui devo una birra perché avevo previsto che non sarebbe entrato nei primi dieci può contattarmi…)
Questa sarebbe stata una notizia bellissima da commentare, se non fosse per un particolare. Anche oggi, come già venerdì, Sua Maestà ha fatto di tutto per impedire che Filippo Simeoni potesse tentare di entrare in una fuga e cercare degli scampoli di gloria. Chi mastica solo un po’ di ciclismo potrebbe dire “Simeoni? quello che ha vinto un paio di Giri d’Italia?” No, quello è Simoni, Gilberto, e non c’entra nulla. Filippo è un gregario come tanti: eppure quando venerdì era andato a raggiungere i sei battistrada di una fuga, Armstrong gli si è messo direttamente a ruota, senza nemmeno delegare un suo gregario. Raggiunti i fuggitivi, li si è visti parlottare un po’, fino a che Simeoni si è alzato sui pedali, seguito immediatamente da Armstrong, che aveva detto agli altri “mi fermo solo se si ferma lui”. Chiaramente il resto del gruppo non avrebbe mai lasciato correre una fuga con all’interno la maglia gialla, quindi l’epilogo è stato questo.
Leggendo i giornali si scopre che Simeoni si è autodenunciato un paio di anni fa per doping – e per questo ha scontato la giusta condanna. Le varie fonti poi non concordano: c’è chi dice che ha anche fatto il nome di Armstrong che l’avrebbe a sua volta querelato, chi dice che ha semplicemente citato il dottor Ferrari che notoriamente è il preparatore atletico dell’americano e suo confidente.
I maligni affermano che Armstrong – che ha avuto una decina d’anni fa un cancro ai testicoli dal quale è guarito – sfrutta il fatto di dovere usare delle medicine per evitare un nuovo insorgere del cancro per assumere sostanze vietate agli altri ciclisti. Non entro nel merito, e ritengo sacrosanto che se Armstrong si è sentito ingiuriato dalla frase detta da Simeoni (in un processo, ricordo) lo quereli e cerchi giustizia. Ma questa mi sembra davvero una ripicca da bambini.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-25 19:22

sul diritto d’autore

La scorsa settimana avrete sicuramente visto la Petizione degli Artisti contro la “pirateria musicale”. Non so perché la paginetta debba essere scritta in PDF: sicuramente ci sarà una Ragione Fondamentale che al momento mi sfugge. Concordo però con Massimo che nota l’uso creativo della lingua italiana: qui io me lo posso permettere, su quello che dovrebbe essere un documento ufficiale un po’ meno. Passi.
Io vorrei però soffermarmi su un punto un po’ diverso, che è stato ripreso in parte sempre da Massimo oltre che da Beppe. Tra gli slogan presenti in quella Petizione ce ne sono infatti un paio di rivelatori:

  • SI a internet che permetta a tutti di comunicare, di moltiplicare
    l’offerta e l’accesso alle opere e a remunerare coloro che creano e
    che producono
    .

e soprattutto

  • SI, noi vogliamo continuare a negoziare liberamente i nostri
    diritti
    con i produttori

(il neretto, o meglio il non neretto di tutto il resto, è mio). Nulla di strano, in realtà: il sito in cui appare la Petizione è quello della Federazione dell’Industria Musicale Italiana, cioè di quelli che “fanno i soldi con la creatività degli artisti”.
Facciamo un lungo passo indietro, e torniamo alla fine del ‘700. A quei tempi, non esisteva assolutamente il concetto di “diritto d’autore”: le opere venivano pagate dal committente per la sua fruizione nel qui-ed-ora. Può essere interessante scoprire che Shakespeare ha pubblicato le sue tragedie solo perché iniziavano a girare edizioni pirata scritte da gente che aveva visto il grande successo delle rappresentazioni, e si era messa a trascrivere al volo i dialoghi, infarcendoli di errori. Solo a quel punto il bardo di Stratford-on-Avon, o chiunque fosse il vero autore delle opere :-) decise che tanto valeva mettersi a pubblicarle per conto proprio, visto che il danno c’era già stato. Lo stesso Johann Sebastian Bach lavorava al soldo di una serie di principotti locali, con un bel contratto “tot musica l’anno, e inoltre lezioni di latino ai giovani coristi”. Mozart è stato l’ultimo dei grandi compositori ad essere visto alla stregua di un inserviente o poco più: solo a partire da Beethoven il compositore ha iniziato a diventare una star.
Il diritto d’autore nasce quindi per tutelare la creatività: non essendo stipendiato, devi pure farti i soldi da qualche parte. Anche la prima estensione a una ventina d’anni dopo la morte dell’autore aveva un senso: vediamola come una specie di pensione per la famiglia dell’autore.
Cosa è successo poi? È iniziato il circolo vizioso degli anticipi sui diritti. Le case discografiche, ma anche gli editori, hanno iniziato a dare una quantità di soldi agli artisti più famosi, appunto come “anticipi”. In cambio, si sono presi tutti i diritti di autore sulle opere presenti e future, e su tutti i possibili usi non ancora prevedibili. Generalmente viene anche aggiunto l’obbligo di una certa produzione, chessò un album ogni due anni. Notato nulla? Sì, siamo ritornati al modello del ‘700. I pochi “grandi” probabilmente guadagnano di più, i molti “piccoli” sicuramente molto di meno. In compenso la ggente, quella che tre secoli fa poteva andare a sentirsi la musica per le feste offerte dal re, adesso si trova qualche raro concerto gratuito, e basta. Non è nemmeno possibile avere un preview di un disco, tipo un minuto per brano in qualità radio AM, per capire se vale la pena oppure no – a dire il vero, credo che questo sia voluto, perché altrimenti le vendite calerebbero ancora. C’è già chi si sta lamentando non solo per le biblioteche che lasciano i libri a disposizione della gente, ma perché c’è chi dopo averli letti, i libri li regala o li presta.
Il modello è da cambiare, quello è chiaro. Peccato che ognuno guardi nel suo orticello: chi adesso di soldi ne guadagna tanti non può che aborrire il peer2peer, chi ne prende pochini spera sempre di riuscire a entrare nel Gotha, con la benigna intercessione di FIMI e simili. Urgono idee vere.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-19 12:01