Archivi categoria: y2004_pipponi

Il bel mondo informatico

1. Giovedì scorso ho cercato di rinnovare l’abbonamento a Urania Collezione che è il mio regalo per il compleanno del fratello (il compleanno è stato quasi un mese fa, ma non sottilizziamo). Entro nel sito, trovo la pagina, e scopro che non c’è affatto la possibilità di indicare il numero di codice dell’abbonamento corrente, per fare in modo che sia prolungato. Scrivo allora una mail chiedendo lumi. Ieri mi arriva la risposta dicendo che non trovavano i dati dell’abbonamento (bella forza, avevo fatto una domanda generica) e chiedendomeli. Ho subito risposto, vediamo se ci vorranno ancora due giorni lavorativi per una risposta.
2. Ieri ho anche provato a chiedere lumi per la mia domanda di cambio residenza (sigh), fatta più di due mesi fa. Sono entrato nel sito del comune di Milano per cercare il numero telefonico dell’anagrafe, e ho visto un bellissimo link “Cambio di residenza: informati sulla tua pratica”. Mi ci fiondo, compilo i campi e rispondo all’email di conferma automatica. Stamattina mi arriva la risposta: “La sua pratica è attualmente in fase istruttoria”. Ho dovuto telefonare per sapere cosa significasse: in pratica, il messo si è già convinto che abito in effetti a Milano – non so come, visto che non abbiamo portiere e né io né Anna l’abbiamo mai visto: ma non è un problema – e stanno aspettando che Torino dia l’OK al trasferimento. Una riga in più di risposta sarebbe bastata.
Morale: l’informatica ci permetterà di sapere tante cose, ma solo in teoria. Il buon vecchio telefono è sempre il meglio.

Ultimo aggiornamento: 2004-03-09 13:52

La coperta è corta

Che carino. Scongiurato lo sciopero dei magistrati contro la separazione delle carriere, adesso sono gli avvocati a indire sei giorni di sciopero perché la separazione non c’è più.
Almeno questo è quanto ho capito io, anche se ammetto la mia ignoranza in materia. Considerando che questo non sembra più un tema politico, che cosa è allora?

Ultimo aggiornamento: 2004-03-06 20:22

Il fumo

Io non fumo. Mia moglie però sì, non si può pretendere tutto dalla vita. Quindi sono toccato dalle notizie antifumo. Oggi è una giornata esemplare al riguardo: a parte il grido di dolore di Bernie Ecclestone che si lamenta perché tra due anni le pubblicità dei marchi di sigarette saranno vietate anche in Formula 1, e pertanto si dovrà fare economia vista la fine dei maggiori sponsor, abbiamo il divieto di fumo sugli Eurostar, e su qualche Intercity già “rimesso in sesto”. Ci sono le solite guerre di cifre. L’Aduc, con una delle solite sue uscite per la quale è giustamente famosa, afferma che il divieto “determinerà un collasso del traffico stradale”, visti tutti i fumatori che d’ora in poi prenderanno l’auto. Trenitalia dice invece che il 7% dei passeggeri avrebbe utilizzato il treno più spesso se il divieto fosse già stato in vigore.
Mah. Mentre ho gradito il divieto sugli interregionali e sarei stato molto felice che qualcuno iniziasse a dare davvero delle multe serie a chi fuma sui corridoi – dove è vietato da mo’ – non riesco proprio a capire il problema degli Eurostar, dove c’erano due vagoni riservati ai fumatori agli estremi del treno. Quelli se ne stavano lì e non rompevano.
Infine, gli aumenti. Le Marlboro si erano già attivate la scorsa settimana, adesso tutte le altre hanno ritoccato i prezzi. L’aumento è in tutto o in parte legato a una nuova tassa imposta dalla Finanziaria con una destinazione specifica. Misure di prevenzione antifumo, o per combattere i tumori? No, troppo facile. I fondi sono a favore della lotta contro il terrorismo. Mi immagino la scena al Consiglio dei Ministri. Ci si chiede dove trovare i soldi, e Fini fa “Massì! Tutti quei rivoluzionari sono sempre lì a fumare, è chiara la relazione. Alziamogli il prezzo delle sigarette, e saranno costretti a smetterla, con le bombe!”
Aspettatevi un aumento del bollo auto come misura contro gli aumenti dei prezzi: la gente va a fare la spesona in macchina, se non la usa deve comprare di meno e quindi spenderà di meno…

Ultimo aggiornamento: 2004-03-01 10:20

Pelosità autostradale

Ieri la nevicata ha bloccato mezza Italia, anche e soprattutto sull’autosole, con gente che ha messo dieci ore a fare qualche chilometro. I caselli di ingresso sono stati chiusi troppo tardi, e naturalmente per ore e ore all’uscita uno doveva pagare per quel bel servizio che aveva ricevuto, fino a che qualcuno non ha pensato che forse non è il caso.
Oggi la società Autostrade magnanimente concede qualcosa a chi può dimostrare di essere stato ieri in autostrada. Capisco la necessità di avere un qualcosa: se io fossi stato lì mi sarei premurato di avere la mia bella ricevuta. Ma cosa otterranno questi? Un rimborso del biglietto? naaaaaah. Un bonus per l’importo equivalente? naaaaaah. Nella sua infinita bontà, la società permetterà ai tapini di avere il telepass senza pagare il canone per sei mesi. Un po’ come se io avessi avuto una VHS scassata e mi dicessero “beh, ti diamo uno sconto per un lettore DVD”…

Ultimo aggiornamento: 2004-02-29 19:43

Federalismo condominiale

A quanto pare, quest’anno si vota per le comunali di Rozzano. In effetti il numero
di cartelloni pubblicitari dei vari candidati è non indifferente.
Quello che però mi ha stupito è stato il sostegno a un candidato di tre
liste civiche, come si può vedere qui. Le liste sono “Insieme per Cassino”, “Cittadini solidali – Pontevecchio, Rozzano vecchio”,
e “Cittadini per Quinto Stampi, Valleambrosia”. Mi pare che le frazioni di Rozzano ci siano tutte, anche se non capisco come mai questi accorpamenti.
Qualcuno vuole fare una nuova lista?

Ultimo aggiornamento: 2004-02-26 16:15

scale mobili

A proposito di ATM, nei giorni scorsi City aveva pubblicato lamentele varie a proposito dell’obbligo di tenersi sulla destra sulle scale mobili in metro, in modo che chi volesse salire più in fretta potesse per così dire “sorpassare”.
Una signora si è adirata perché a suo dire chi ha fretta dovrebbe prendere le scale di corsa, e non può pretendere che la gente faccia delle code infinite per lasciare passare gli altri.
Notato il sottile ragionamento? tradotto in soldoni, dice “quello che faccio io è prioritario, quindi gli altri si devono adeguare”. Poi ci si chiede come mai il mondo va così. Sarà perché io non ho un comportamento univoco – a volte salgo le scale, altre volte sto fermo sulla scala mobile, altre ancora cammino sulla scala mobile, dipende da una serie di fattori – ma non riesco proprio a capire. Se non hai fretta, aspetti un attimo in più a salire, anche perché per definizione i frettolosi si lanciano subito e quindi alla fine ci si può anche mettere in parallelo. O no?
Ah, all’estero ho sempre trovato cartelli simili, tranne a Londra dove si sta fermi sulla sinistra :-) ed è proprio scritto “stand on left, walk on right”.

Ultimo aggiornamento: 2004-02-20 15:09

bandiere e scarsa memoria

E così Berlusconi ha deciso di candidarsi alle europee, precisando che “sarà una candidatura di bandiera”. Che tristezza.
Il problema non è tanto l’eleggibilità o meno del Cav, quanto l’idea della candidatura solo e unicamente per sfruttare il proprio nome, affermando candidamente che il giorno dopo l’elezione si dimetterà. Ma cribbio :-), se proprio sei convinto che il tuo partito si sciolga come neve al sole se tu non ci sei allora prepara il simbolo “Forza Italia per Berlusconi”, no? Che ci vuole? Cosa cambierebbe? Mah.
Ah, nel caso qualcuno avesse sentito la sua dichiarazione “Tutto quello che avviene è contro la sovranità del popolo italiano, che aveva già deciso con un referendum che Rai e Mediaset potessero tenere tre reti.”, sarà meglio ricordare il testo del fallito referendum del 1995. È il primo indicato in questa sentenza della Corte Costituzionale; andando a prendere il testo della legge Mammì, otteniamo che essa sarebbe diventata
1. Al fine di evitare posizioni dominanti nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa è fatto divieto di essere titolare:
a) di una concessione per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura annua abbia superato nell’anno solare precedente il 16 per cento della tiratura complessiva dei giornali quotidiani in Italia;
b) di più di una concessione per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura superi l’8 per cento della tiratura complessiva dei giornali in Italia;
c) di più di due concessioni per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura complessiva sia inferiore a quella prevista dalla lettera b).

Quindi è stata bocciata la limitazione a una sola emittente, mentre la Corte Costituzionale ha detto che non devono essere più di due. Piccola differenza, nevvero?

Ultimo aggiornamento: 2004-02-17 16:03

il collega Andrea

Un mio ex collega di cui taccio il nome mi ha segnalato questo articolo di Pier Luigi Tolardo apparso su Zeus News, quasi sfidandomi a commentarlo. Beh, qualcosa di personale lo posso in effetti dire…
Innanzitutto, io ho visto di persona Andrea Granelli una sola volta, ai tempi per l’appunto di Video on Line, quando facemmo una visita a Cagliari per vedere se c’erano delle possibilità di collaborazione con Telecom On Line, il servizio web che Telecom Italia aveva lanciato abbastanza di nascosto per timore dell’antitrust: basta pensare che veniva offerto solo a chi aveva una linea ISDN, proprio per rimarcare la volontà di non entrare in competizione. Ad ogni modo, quel giorno Niki Grauso non c’era, così il capo di TOL e il suo “esperto informatico” che pure quel giorno avrebbe dovuto scioperare hanno avuto come guida il giovane Granelli che ci spiegò la visione dietro VOL.
L’anno dopo Video On Line venne acquisita da Telecom: le voci dicono che TI aveva un credito di più di venti miliardi di lire verso VOL che tanto non avrebbero mai visto, ma non ho mai avuto conferma del fatto. Ad ogni modo, nacque TIN , ancora senza il “.it” del logo attuale, e il povero Enzo Berti si trovò non si sa bene come sotto il giovane Granelli che era passato alla nuova azienda assieme agli altri asset.
Passa ancora qualche anno, e il ragionier Colaninno decide che Cselt così com’è non va bene, e occorre una sferzata di novità. Sfatiamo un mito: l’autonomia di Cselt c’è stata più o meno fino al 1990, quando i due terzi del suo bilancio era destinato alla ricerca. In meno di dieci anni, la situazione si era invertita: i due terzi del bilancio erano su progetti a breve termine, il resto tra spese generali e progetti a lungo termine. Comunque viene fatta questa nuova società, che mette insieme i laboratori di ricerca torinesi e il Venture Capital, dove era a capo… il giovane Granelli, che diventa immediatamente l’amministratore delegato di Telecom Italia Lab: millequattrocento persone, di cui 1100 nella vecchia CSELT, ma con tutti i centri di potere a Roma. Come si presenta il nostro? Invia a tutti i dipendenti dell’azienda, tranne ai cattivoni che stavano licenziandosi, una lettera dove il “collega Andrea” (è lui che si definisce così) spiega che dobbiamo fare squadra, e ci omaggia di un segno tangibile di questo fare squadra. Un orologio con il logo tilab, costo unitario cinquemilalire – l’avevamo trovato in un catalogo di gadget.
Vogliamo parlare dell’incubatore? Io in quegli anni ero rappresentante sindacale, quindi mi erano state date le 113 pagine di slide dove veniva spiegato abbastanza in dettaglio cosa doveva diventare Tilab. Le ho lette, e ho deciso di andarmene via. Il vecchio Cselt non esisteva più, passi: ma quello che doveva esserci al suo posto era un sistema per fare soldi, non per fare ricerca e sviluppo. Non so quanto di questo fosse una visione del giovane Granelli, ma penso abbastanza, visto il suo attaccamento alla new economy. Inutile dire che la scelta di tempo ha aiutato il fallimento della storia, il ridimensionamento di Tilab e il suo assorbimento in Telecom – anche perché altrimenti penso avrebbe dovuto portare i libri in tribunale: il contributo a fondo perduto del gruppo Telecom era stato eliminato perché tanto i soldi sarebbero stati fatti con l’incubatore… Ah, Granelli non ha mai incontrato i sindacati mentre io ero in Tilab. Eravamo troppo old economy, immagino.
L’unica parte dell’articolo su cui concordo è che Telecom non è affatto interessata nell’innovazione. Purtroppo non è una cosa di oggi; è un misto tra la globalizzazione e la concorrenza, che fanno concentrare gli sviluppi in pochi posti e fanno ritenere non solo la ricerca ma anche lo sviluppo a più di un anno nel futuro soldi buttati.

Ultimo aggiornamento: 2004-02-16 12:50