Archivi categoria: y2003_pipponi

panem et circenses

Perché io devo lasciare che i miei soldi (quelli delle tasse) siano spesi perché i poliziotti debbano vigilare su chi va allo stadio? Ci pensino le squadre di calcio ad assoldare dei vigilantes. Non hanno soldi? facciano finalmente un salary cap serio. Non vinceranno le coppe? chissenefrega.

Ultimo aggiornamento: 2003-09-23 11:31

l’euro forte

La nuova parola d’ordine per prendere per i fondelli gli italiani è che la colpa degli aumenti è l'”euro forte”. Ottimo sistema per dare la colpa a qualche entità indistinta, cioè a nessuno. Palle.
Vogliamo guardare le cose in faccia? Con la scusa del passaggio alla nuova moneta, chiunque ha potuto farlo (pizzerie e ristoranti in prima fila, ma in genere chi fa commercio) ha potuto aumentare i prezzi tranquillamente, confidando nella difficoltà di conversione tra le cifre e nell’effetto “un euro = 1000 lire” che tutti ci portiamo dietro. Il guaio è che non solo gli stipendi fissi restano appunto fissi in valore assoluto (e diminuiscono pertanto in valore effettivo), ma al danno si aggiunge anche la beffa dell’inflazione. È vero che negli anni ’60 c’era chi teorizzava che un 3% di aumento annuo fosse migliore di una stagnazione dei prezzi, ma la struttura dei prezzi era ben diversa. Oggi il paniere comprende una serie di prodotti high-tech il cui prezzo tende a scendere, e bilancia gli aumenti delle cose che compriamo tutti i giorni. Peccato che si possa decidere di non prendersi il telefonino nuovo, ma non si può certo smettere di comprare da mangiare! La soluzione più logica sarebbe sdoppiare il paniere su cui viene calcolata l’inflazione, lasciando quello attuale come base per calcolare gli adeguamenti (leggi aumenti) delle tariffe, ma creandone uno ad hoc che contenga solo le cose che una famiglia di reddito medio-basso ragionevolmente acquista, e usare quest’ultima come base per i rinnovi contrattuali. Come? E se questa arriva al 10% annuo, non generiamo ulteriori spinte inflattive? Non esattamente: in realtà diminuirebbe la competitività delle aziende italiane, il che è male; ma aiuterebbe l’economia meglio che gli stupidi spot governativi, e questo è bene. Sarebbe meglio tagliare le mani a chi ha iniziato a mettere una pizza margherita a 6 euro, ma non credo lo si possa fare così semplicemente.
Una noticina: gli aumenti peggiori si sono verificati nelle città più o meno grandi: chissà come mai.

Ultimo aggiornamento: 2003-09-22 14:32

passata la festa (ciclistica)

La scorsa settimana a Milano c’è stato il Salone del Ciclo e del Motociclo, e contemporaneamente sono state organizzate alcune manifestazioni, sotto il pomposo nome di MilanoBici Festival, per promuovere l’uso della bicicletta in città: dal raduno prelavorativo con cornetto alle 7:45 ai diecimila che hanno fatto il giro dei Bastioni ieri mattina. Ieri erano pronti a pedalare il sindaco Albertini e l’assessore al traffico Goggi, che hanno solennemente affermato che entro il 2006 ci saranno 90 chilometri di piste ciclabili in città, e tante rastrelliere per le bici, anche se la struttura di Milano non permette molti interventi. Ricorda inoltre che le nuove “zone 30” saranno una gioia anche per i pedalatori.
Dissento su tutta la linea. Innanzitutto, l’idea di pista ciclabile a Milano, oltre che essere come nel resto d’Italia un posto dove ci vanno tutti, dai pedoni a chi cerca parcheggio, assomiglia all’insieme di Cantor: pezzetti messi qua e là, ma rigorosamente separati l’uno dall’altro. E non credo che i nuovi 35 chilometri nascano per congiungerli: e dire che non ci vorrebbero chissà quanti percorsi, ma basterebbe scegliere alcuni raggi, collegati con pezzi di circonferenza. Il tutto naturalmente asfaltato (e non in pavè, la mia povera bici piange ogni giorno) e adeguatamente protetto sia dal lato della strada che da quello del marciapiede; meglio ancora se gli ausiliari del traffico cominciassero anche a multare chi ci parcheggia sopra. Interventi a costo basso possono anche consistere nello scegliere alcuni larghi marciapiedi strategici, toglierci le macchine da sopra e disegnargli delle strisce per dividerlo tra pedoni e bici: ma fatto questo occorrerebbe anche una task force per spiegare ai pedoni che se dei quattro metri di marciapiede due sono colorati, con dei buffi disegni per terra e delle strisce pedonali che li attraversano, magari non sono esattamente marciapiedi.
Le “zone 30” sono infine la morte civile. Basta vedere che delirio hanno fatto in corso Garibaldi: nonostante la larghezza della strada l’avrebbe permesso senza problemi, gli ineffabili architetti urbani hanno preferito allargare i marciapiedi in maniera abnorme, già che c’erano mettere una pavimentazione in cubetti di pietra che non permette nemmeno di camminare in maniera sicura, e lasciare una stretta corsia piena di dossi: le auto dovranno sì rallentare, ma le biciclette devono praticamente fermarsi. Se questa è l’idea di mobilità del Comune di Milano, dovrò cercarmi un elicottero.

Ultimo aggiornamento: 2003-09-22 11:08

Asciugamani

Mi capita relativamente spesso di andare in alberghi a quattro stelle per lavoro, e spesso mi trovo un simpatico cartello che spiega che lavare gli asciugamani inquina l’ambiente, e pertanto invita la gente a riporre gli asciugamani al loro posto se si pensa di poterli ancora usare, oppure lasciarli per terra in caso contrario. Stavolta, all’Aran Park Hotel, il foglio ciclostilato (o almeno così sembrava, la qualità della carta era infima) aveva una nuova variante: si chiedeva di riusare gli asciugamani… a causa della siccità. Non che a Roma ci fossero stati tutti quei problemi, ma tant’è.
Il fatto è che secondo me gli asciugamani li cambiano comunque! la prossima volta voglio provare a marcarne uno per vedere se rimane oppure no…

Ultimo aggiornamento: 2003-09-20 22:19

viva la Padania

Ieri, tornando a casa, ho preso un taxi padano, o perlomeno l’autista si stava sentendo il microfono aperto di Radio Padania Libera tendenzialmente contro la proposta del comune di Genova di dare diritto di voto locale agli extracomunitari residenti da almeno tot anni. Non sto a discutere sulla proposta in sé: posso aggiungere che se fosse per me uno dovrebbe anche avere il diritto di voto nel comune dove lavora da più di tot anni, visto che è direttamente interessato. Ma queste sono posizioni su cui si può discutere.
Più interessante sentire i commenti del popolo leghista, e soprattutto quelli del conduttore, preclaro esempio di imparzialità. Ma ancora più divertente è stato sentirlo sbottare perché quando Ciampi ha inaugurato l’anno scolastico avevano dato ai bambini le bandierine tricolori con scritto “Viva Ciampi papà di tutti noi” in stile vagamente mussoliniano (e su questo sono anche d’accordo, io ci avrei scritto un banale ma corretto “viva il Presidente”), salvo poi comunicare che il microfono aperto di questa mattina sarebbe stato completamente dedicato ai pensieri per l’Umberto che oggi compie 62 anni. O forse che questi messaggi sono “volontari” e quindi accettabili?

Ultimo aggiornamento: 2003-09-19 10:19

Alitalia

Lo so, mi ripeto. Che ci posso fare, però? Stavolta il volo delle 8 è partito alle 8:35. Ma non perché non ci fosse l’aereo: la chiamata è stata regolarmente fatta alle 7:35, anzi con qualche minuto di anticipo. Ma se si vede gente (e non una singola persona) salire alle 8:05 significa che la nostra compagnia di bandiera decide scientemente di ritardare i voli. Allora non rompano le palle, costringano ad avere 40 minuti di anticipo rispetto alla partenza e non i 25 attuali, e li facciano rispettare.

Ultimo aggiornamento: 2003-09-16 17:20

che belle le enciclopedie

Se non comprate Repubblica, saprete semplicemente che per venti lunedì allegano al giornale ottocentotrentadue pagine ben rilegate di un’enciclopedia. Per non saperlo, dovreste essere stati rinchiusi a Guantanamo negli ultimi mesi.
Se la comprate, in questi giorni avrete letto che non solo il primo volume, tiratura 1.200.000 copie, è dovuto andare in ristampa, ma anche il secondo, con “solo” mezzo milione di copie ma al costo di 12,90 € oltre ai novanta centesimi del giornale, è pure stato esaurito. Saprete anche del problema dei tempi per avere una ristampa di qualità simile, ma lasciamo perdere questo peana alla tecnica legatoristica. Non è nemmeno così interessante pensare alle 700.000 persone che, “tanto è aggratis”, si sono prese il primo volume e adesso potranno sapere tutto, ma solo dalla A ad Apraz.
Ma prendiamo l’altro mezzo milione. Possiamo immaginare che la maggior parte di loro acquisterà anche gli altri diciotto volumi, per un esborso di circa mezzo milione di lire. Può anche darsi che molti di loro non abbiano un calcolatore, e quindi troverebbero inutile una versione CD-ROM, che indubbiamente è più semplice da consultare. Ma quanti hanno davvero bisogno di un’ottantina di centimetri di libreria da riempire? e quanti l’apriranno, questa benedetta enciclopedia?

Ultimo aggiornamento: 2003-09-13 17:11

Ancora prevendite

Ne ho già parlato, ma adesso c’è una simpatica aggiunta.
Abbiamo deciso di andare domani al MazdaPalace (ex PalaVobis, ex-ex PalaTrussardi, per un attimo prima dello scandaluccio anche PalaTucker) a sentire quella comunistaccia della Sabina Guzzanti (silensio!). I biglietti costerebbero 13 €.
Anna è andata allo sportello prevendita da Ricordi, e ha scoperto che in realtà gli euro sono 15, con i “diritti di prevendita”. Resto sempre dell’idea che in un paese civile il biglietto sarebbe costato 15 €, e poi gli eventuali biglietti rimasti invenduti sarebbero stati resi disponibili a prezzo scontato.
Ma come si possono pagare i biglietti? Nessun problema se ci sono contanti (bene). Non è permessa la carta di credito (un po’ meno bene, ma comprensibile). Bancomat e assegni sono accettati, ma si devono pagare 1.04 euro “per il costo della commissione”.
A che cosa serve pagare il 15% di prevendita, allora? a nulla, o meglio a ingrassare direttamente il prevenditore che non ha nessuna spesa nella transazione. Davvero simpatico, vero?

Ultimo aggiornamento: 2003-09-05 17:41