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Il mistero Barbarella

Nella notte tra sabato e domenica, causa gatta vomitante, non riuscivo a prendere sonno e così mi sono ridotto a leggere sul tablet la colonnina infame di Repubblica, scoprendo che era morta la pornostar Barbarella (che la terra le sia lieve). Il “piccolo” problema è che la fotogallery iniziava con “E’ morta a 52 anni la pornodiva Barbarella, al secolo Virna Aloisio Bonino. A darne la notizia, la seconda data di Wikipedia (28 maggio 1963 – 3 dicembre 2015)”, e io sono sobbalzato. Sono andato a vedere la voce di Wikipedia: la fonte per la morte di Barbarella è… l’articolo di Wikipedia. A questo punto, ho controllato quando era stata inserita la data della morte: è avvenuto il 21 dicembre scorso, da parte di un anonimo che ha compiuto solo e unicamente quella modifica all’enciclopedia. Modifica che si sarebbe dovuta cancellare immediatamente perché senza fonti: ma evidentemente non c’è più così tanto interesse per le pornodive degli anni ’90 – tanto per dire, il sito ufficiale indicato (http://missbarbarella.com/) non esiste più e bisogna andare qui – e così la presunta data della morte è rimasta e ora è stata ufficializzata dalla stampa.

Per la cronaca, ora il testo è diverso, visto che recita “A darne la notizia, su Facebook, le ex colleghe Ilona Staller, meglio nota come “Cicciolina” e Jessica Rizzo.”>; ma io ho lo screenshot. Ma il mistero resta fitto lo stesso, perché se vedete
il post di Ilona Staller è datato 22 gennaio, quindi prima della fotogallery di Repubblica ma un mese dopo l’aggiunta della data di morte su Wikipedia e un mese e mezzo dopo la morte: per quanto ne possiamo sapere, Cicciolina era per caso andata a vedere la voce su Wikipedia, ha letto della morte della sua amica e ha giustamente pensato di scriverne un ricordo… oppure potete credere al Messaggero che scrive «Poi, lo scorso dicembre, un fugace sms ricevuto da Ilona Staller in cui il compagno di Barbarella la avvisava del ricovero d’urgenza dell’ex collega, ma senza le indicazioni dell’ospedale.». A questo punto crederei davvero più all’anonimo compagno dell’attrice che abbia voluto farlo sapere: ma in ogni caso quella segnalazione come fonte non può valere.

Qualche anno fa, lo sport preferito da molti giornali era segnalare come Wikipedia avesse scritto una bufala, indicando che una qualche persona era morta mentre era viva e vegeta. Ho sempre avuto qualche dubbio su come un giornalista fosse così fortunato da accorgersi della modifica fatta da un anonimo alla voce nei due minuti prima che qualcuno rimettesse le cose a posto: ma in fin dei conti l’enciclopedia rimaneva affidabile. Ora invece sembra che arrivi la tendenza a considerare Wikipedia fonte primaria… e questo è pericolosissimo. Wikipedia non può essere fonte primaria: a parte che è contro i cinque pilastri dell’enciclopedia, rovinerebbe del tutto la ricerca dell’affidabilità, che è il suo compito assieme a quello della raccolta della conoscenza.

Buon compleanno, Wikipedia!

Non credo serva nemmeno che ve lo dica che oggi Wikipedia compie 15 anni, visto che la notizia sta passando più o meno su tutti i quotidiani: potete trovare i link ad alcuni articoli direttamente su Wikipedia stessa, in una delle pagine di servizio. Quindi mi limito a segnalare gli auguri del Presidente Andrea Zanni, le 10 situazioni in cui Wikipedia ci ha salvato la vita (grazie, Ugo, per il link!), e la lista delle 10 pagine più viste di Wikipedia, dove per l’Italia la pagina più vista è… Italia. Al direttore generale della Loescher che si lamenta perché “con il web servono garanzie” risponderò più tardi :-)

Infine, quale modo migliore per augurare a Wikipedia “buon compleanno” se non quello di farlo vedere e sentire, sfruttando il fatto che finalmente negli ultimi mesi del 2015 (!) è stato sancito il fatto che la canzone è di pubblico dominio?

Ultimo aggiornamento: 2016-01-15 16:09

la sponda del fiume Wikipedia

Ricordate questo post, dove mi era stato chiesto come mai la voce di Wikipedia su Caitlyn Jenner presenta la foto di un uomo? Avevo allora spiegato che la ragione era molto semplice: non esistevano foto libere da diritti successive al cambio di sesso di Bruce Jenner. Bene: a quanto pare ora una foto è stata fatta, è stata caricata su Wikipedia Commons giovedì scorso, e oggi un utente ha sostituito la foto precedente con questa nella voce di it.wiki. Se ci sediamo davanti al fiume Wikipedia e aspettiamo abbastanza a lungo, non vedremo arrivare il cadavere del nostro nemico: ma un aggiornamento delle voci probabilmente sì.

Come nota a margine, io sono convinto che la voce dovrebbe anche avere una foto di quando Caitlyn era ancora Bruce: non certo come foto principale, ma comunque presente come miniatura nel corpo dell’articolo. Non per altro, ma così la voce è incompleta esattamente come lo era prima. Ma non posso fare tutto io…

Ultimo aggiornamento: 2015-12-13 18:07

Come si propagano le bufale

Scopro da Daniele che si trova in linea il testo della lectio magistralis di Umberto Eco al Festival della Comunicazione su Tu, Lei, la memoria e l’insulto. Ci sono cose interessanti, cose già sentite, cose un po’ meh: e c’è un inciso in cui Eco parla di Wikipedia.

No, non ne parla male :-) Tornando alla sua definizione degli imbecilli in rete, la quantifica indicando il numero di persone che non si dà più nemmeno la pena di consultare Wikipedia. Se mi è concesso interpretare il suo pensiero, mi sembra che Eco affermi che Wikipedia è un punto di inizio, un minimo sindacale per avere una seppur minima idea di un concetto, pur sapendo che è lacunosa e piena di errori. Da portavoce del fan club ufficiale italiano di Wikipedia – cioè di Wikimedia Italia – gli do pienamente ragione. Errori ce ne sono tanti e mancanze pure, e anche la forma lascia spesso a desiderare: ma è un punto di partenza.

Peccato che per affermarlo dica «Trecento milioni è infatti il numero dei navigatori che
hanno smesso di consultare Wikipedia», riprendendo questo articolo del Corriere che ha fatto un minestrone, confondendo pagine visitate e numero di utenti unici, ciascuno dei quali tipicamente visualizza ben più di una pagina. Chi non ci crede può leggere la fonte originale: se andiamo più a fondo scopriamo che la stessa fonte aveva pubblicato un aggiornamento – ben prima dell’articolo italiano in cui anche il calo nelle pagine visitate veniva ridimensionato, ma non entriamo nei dettagli.

In pratica, abbiamo insomma una bufala che – visto che è stata pubblicata in prima pagina sul maggior quotidiano italiano – viene ripresa da uno dei maggiori intellettuali italiani rafforzando ancora di più l’idea che non sia una bufala ma la verità; e per quante correzioni si facciano, comprese di dati puntuali a sostegno della tesi corretta, diventa praticamente impossibile confutare l’affermazione erronea. Se ci pensate un attimo, da questo punto di vista Wikipedia è paradossalmente più affidabile, proprio perché non ci si aspetta che lo sia e quindi chi la consulta dovrebbe farci più attenzione. Occhei, probabilmente non lo fa. Ma c’è qualche possibilità in più rispetto a quanto scritto da un grande quotidiano. Quello che in genere manca è la capacità di attivazione del nostro senso critico: di nuovo, chi contribuisce seriamente a Wikipedia – non con le offerte ma con il miglioramento delle voci già presenti – questa capacità se la crea sul campo, ma sarebbe bello che entrasse di più nelle scuole.

Ecco, mi piacerebbe che una volta Eco parlasse di come mettere alla prova il senso critico a partire da testi reali. Mi va benissimo anche che mazzuoli Wikipedia prendendo esempi reali: non solo perché quegli esempi verranno subito corretti, ma perché c’è la speranza che dieci, cento, mille persone capiscano che gli errori si possono correggere e i testi migliorare, e il risultato finale sarà quindi un’enciclopedia migliore e un gruppo di persone più consapevoli. Ditemi se è poco.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-22 22:34

Ricatto? Quale ricatto?

Oggi magari avete letto l’articolo in prima pagina del Corsera, dove si afferma che Wikipedia ha perso 300 milioni di utenti – occhei, sarebbero al massimo pagine visualizzate – in pochi mesi. Oppure avete visto il TG5 delle 13 che ha fatto un servizio che cominciava con le parole «Il portale Wikipedia perde pezzi, o meglio utenti: troppi gli errori e le imprecisioni». La realtà è un po’ diversa, e l’ho raccontata qui con il cappellino di portavoce di Wikimedia Italia.

Ma non è di questo che volevo parlare, ma della seconda notizia che forse avete visto: che cioè su Wikipedia in inglese è stato scoperto un ricatto, e ci sono state delle persone che si sono viste chiedere dei soldi per evitare che la voce di Wikipedia su di loro contenesse delle falsità. Un esempio di articolo con queste notizie è qui. Peccato che anche in questo caso le cose non siano affatto andate avanti così, come del resto chiunque ci pensi un attimo può immaginare: togliere un’informazione falsa è relativamente semplice perché non ci sono fonti autorevoli che la confermino. Come si può leggere (in inglese) sul blog della Wikimedia Foundation, i 381 account che sono stati bloccati sono accusati di “undisclosed paid advocacy”, cioè si sono fatti pagare per inserire pagine dell’enciclopedia senza rendere la cosa pubblica, e tipicamente non seguendo le linee guida di Wikipedia: insomma, voci che non avrebbero mai dovuto essere presenti. Un’altra cosa che questi account hanno fatto è farsi pagare per “proteggere” la voce, cosa che comunque è diversa dal ricattare. Controllate pure: la parola “blackmail”, ricatto, non è scritta da nessuna parte nel comunicato WMF. Eppure se fate adesso una ricerca con i termini Wikipedia e blackmail trovate una quantità di risultati. Come mai? Semplice. Tutto nasce dai siti che copiano (e da noi traducono) questo articolo dell’Independent, strillato a tutta voce per fare scandalo contro Wikipedia… e non è nemmeno la prima volta che lo fanno. Per me, che mi ricordo com’era quel giornale quando nacque, vedere come si è trasformato è davvero triste: per dire, il testo del Daily Mail è persino più oggettivo. (Il titolo è quel che è, ma non si può pretendere troppo dalla vita)

Lo so, notizia cattiva scaccia notizia buona, e i miei ventun lettori sono una ben misera percentuale di chi verrà a sapere di queste notizie: però almeno il mio mattoncino ce lo voglio mettere.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-02 19:58

Perché Caitlyn Jenner ha la foto di un uomo?

Ieri Gaia Giordani ha scritto un articolo su Cosmopolitan notando come Ok Google e Siri (solo la versione italiana, in questo caso) non sappiano dire chi sia Caitlyn Jenner, e aggiunge che sia Wikipedia in lingua italiana che in inglese alla voce Caitlyn Jenner riportano una foto… di Bruce Jenner, cioè di quando lei era ancora un uomo. Adesso nell’articolo c’è una breve spiegazione del perché di quella foto :-) ma magari siete curiosi e volete saperne di più. Ecco qua!

Partiamo innanzitutto dal nome della voce. La voce su Wikipedia è appunto Caitlyn Jenner: uno arriva a quella voce anche partendo da Bruce, ma solo perché c’è un rimando automatico. La linea guida dice di «dare la priorità a cosa la maggior parte della popolazione italofona riconoscerebbe facilmente (dizione più diffusa)»: per esempio, Pannella è Marco anche se all’anagrafe si chiama Giacinto. Ci sono eccezioni: Chelsea Manning in Wikipedia in italiano è sotto Bradley Manning, mentre in inglese la voce sta sotto Chelsea (ma ci è voluto un giudizio arbitrale per arrivarci, segno che la decisione non è stata facile). Presumibilmente per Jenner il fatto che a suo tempo fosse stata campione olimpico non è stato visto come informazione nota, e direi che possiamo essere d’accordo.

Passiamo alle foto. Le foto di Jenner caricate su Wikipedia (al momento in cui sto scrivendo) sono queste tre, e in tutte e tre appare ancora come un uomo. Ma come, direte, con tutte le immagini che abbiamo visto in giro! Peccato che quelle foto non abbiano una licenza libera, cioè non possano essere anche (in teoria) riusate per scopi commerciali. Wikipedia è rigorosissima su questo punto: tutto il materiale presente deve essere utilizzabile da chiunque senza nessun vincolo che non sia quello di dire chi ha prodotto originariamente il materiale e quello di lasciare anche agli altri la stessa libertà. Evidentemente non esistono foto libere di Caitlyn, o se ce ne sono nessuno le ha caricate su Wikipedia: il risultato è questo. D’altra parte questo non è certo l’unico caso. Prendete per esempio la pagina su Giulio Andreotti: le foto in primo piano sono di un giovanissimo divo Giulio (ce n’è poi qualcuna in gruppi vari) perché sono quelle del vecchio sito della Camera che sono le uniche fuori copyright sia per la legge italiana che per quella USA – dove ci sono i server. Quando ci sarà una foto attuale di Jenner, quella diventerà con ogni probabilità quella ufficiale; immagino che resterà comunque nella voce anche una sua foto di quando era uomo, dato che non si vede perché cancellare il passato.

Troppo complicato? È il copyright, bellezza! E soprattutto, ricordate che Wikipedia è di tutti, ma se nessuno contribuisce nessuno può sfruttarla…

Emanuele Mastrangelo e Wikipedia

Per un progetto che non so se riuscirò mai a condurre in porto mi sono finalmente deciso a procurarmi il libro Wikipedia: L’enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione di Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci, uscito per i tipi di Bietti a fine 2013. Dopo che l’avrò finito farò come al solito la mia recensione, ma visto che buona parte dei commenti che dovrei fare non sono certo asettici, ho deciso di fare anche questo post più puntuale a proposito soprattutto delle prime due parti del libro; nel seguito gli autori entrano negli attacchi ad hominem e non vale molto la pena discutere.

Prima di entrare nel merito, però, ecco una lunga serie di disclaimer. Per prima cosa: quel libro è scritto da due persone, ma parlerò solo di Mastrangelo perché è lui che si è sempre esposto in pubblico. È possibile che certe affermazioni che metterò in bocca a Mastrangelo siano di Petrucci, insomma. In secondo luogo, io sono il portavoce di Wikimedia Italia, un admin di Wikipedia in lingua italiana, e quindi è possibile che per quanto io mi sforzi di essere oggettivo possa inserire affermazioni che non lo siano: non fidatevi ciecamente di quanto io scriva, ma guardate anche i link. Ho avuto a che fare con Mastrangelo all’interno di Wikipedia (qui), ma non ho partecipato alle discussioni che hanno portato al suo ban (qui e qui). Infine, Mastrangelo è politicamente schierato a destra, e i suoi interessi su Wikipedia sono stati prettamente storici, con particolare enfasi sulle popolazioni dell’ex Repubblica Veneta, sul Ventennio e sulla seconda guerra mondiale in Italia. E ora, via con il libro, non senza ricordare che un’analisi meno legata a Wikipedia è stata scritta da Salvatore Talia sul sito dei Wu Ming.

Partiamo con una nota positiva: la descrizione tecnica di come funziona Wikipedia, nel bene e nel male (nel senso di Wikipedia, non della descrizione!) è ben fatta. Da questo punto di vista il libro ha indubbiamente un suo valore. Peccato che la veste grafica piacevole sia rovinata da alcuni banali refusi, che mostrano poca attenzione nella rilettura delle bozze. Finché sbagliano a scrivere il mio cognome possono sempre dare la colpa a quel cattivo correttore ortografico, ma il “Larry Sgeanr” di pagina 150 magari poteva venire notato :-) Ma è un peccato ancora maggiore che nell’affannarsi a esprimere il suo punto di vista personale, con effetti a volte curiosi come vedremo in seguito, Mastrangelo si dimentichi spesso dei suoi utili consigli e di quale sarebbe il lavoro dello storico. Questo lo vediamo già nella quarta di copertina, dove Mastrangelo afferma di sé in terza persona «Nel 2011 fu espulso da Wikipedia per aver sostenuto che la storiografia italiana non è rimasta ferma agli anni Ottanta». Già non avere verificato che si era nel novembre 2010 non depone molto a suo favore, ma la discussione mostra che anche se “forzatura di fonti” (cioè far dire alle fonti quello che uno vuole) equivalesse a “sostenere che la storiografia italiana non è rimasta ferma agli anni Ottanta” l’espulsione non fu per questo ma per violazione del primo, secondo e quarto pilastro: un po’ diverso da quanto da lui affermato a pagina 228, che cioè «Sebbene bandito per “falsificazione di fonti”, l’accusa non è mai stata provata e, anzi, risultano falsificate le prove condotte contro di esso.». Un esempio minimale di fonti usate un po’ allegramente lo troviamo nell’esergo del primo capitolo, con la citazione «L’informazione è la moneta corrente della democrazia – Thomas Jefferson (attribuita)» e una pagina dedicata a raccontare di cosa Jefferson direbbe oggi, con la foglia di fico di quell'”attribuita”. Peccato che il secondo presidente degli Stati Uniti non abbia mai affermato nulla di simile: non lo dico io né Wikipedia – che in effetti non ne ha traccia – ma il sito monticello.org, il sito della The Thomas Jefferson Foundation. Tra l’altro pare che a coniare la frase sia stato il politico di sinistra radicale americano Ralph Nader… Ma anche la “citazione gramsciana” a pagina 369 del libro, a detta di Talia, non è stata pronunciata dal pensatore comunista… anche se era scritta su Wikipedia. Colpa di qualche sinistro sinistorso, indubbio.

Un leit motiv del libro è l’allarme contro «la deriva autoritaria che minaccia Wikipedia in italiano, portata da gruppi più o meno organizzati di wikipediani.» (pagina 7) e l’«ombra […] delle derive autoritarie che si insinuano tra i liberi e volenterosi contributori dell’enciclopedia» (pagina 8: già qui si vede come un’asciugatura del testo che togliesse le mille ripetizioni sarebbe stata opportuna). Non mi è ben chiaro quali siano i “gruppi più o meno organizzati” che portano alla deriva autoritaria e quale sia la differenza con gli altri utenti portati come esempio positivo e che nelle discussioni si trovano sempre dallo stesso punto di vista: magari è solo un problema di prospettiva. Prospettiva un po’ strana, in effetti. Gli autori affermano «Ma anche le potenziali necessità dei lettori passano in secondo piano di fronte alla natura libertaria e anarchica del progetto ; […] un Pokémon su Wikipedia potrà avere la stessa dignità e lo stesso spazio dedicato a un Nobel per la pace come Albert Schweitzer.» (pagina 19: corretto, e visto anche da loro positivamente). Ma continuano poi con «Wikipedia funziona anche da amplificatore: tesi minoritarie trattate sull’enciclopedia riprese dai media mainstream diventano esse stesse fonti per l’enciclopedia. Si crea quindi un meccanismo di retro-azione in cui più Wikipedia parla di un argomento “minoritario”, più questo ha possibilità di essere ripreso dai media, amplificato e per questo reso sempre meno di nicchia» (pagina 35). La prima parte è corretta, sulla seconda non ci giurerei troppo all’atto pratico ma soprattutto non ha un grande senso nel campo storico e storiografico, dove le fonti non dovrebbero essere tanto i media quanto gli storici; ma sicuramente utenti come Barbicone, Jose Antonio, Presbite e Theirrules, tutti citati assai positivamente nel libro – Presbite è citato a pagina 300 come «uno dei migliori contributori di Wikipedia in italiano, perseguitato su quella in inglese dalla cricca croata» – cercano di far parlare degli argomenti “minoritari”, o per meglio dire delle teorie minoritarie su argomenti che minoritari non sono, con frasi tipo “ho contattato un mio conoscente sloveno insegnante di scuola” (Presbite, pagina 167). Insomma dagli esempi “positivi” portati da Mastrangelo e Petrucci possiamo notare le «meccaniche di deduzione ed estrapolazione [che] sono il sale della ricerca accademica in ogni campo e in ogni livello, ma in una enciclopedia finiscono per inserire un’inevitabile distorsione a favore dell’opinione del compilatore.» (pagina 82). Oops, forse non erano riferite a loro. Ah, la frase che ho estrapolato è all’interno delle quattro pagine di discussione sulla famosissima battaglia di Tarnova.

[Intermezzo con due note molto pedanti da matematico: la frase «È davvero arduo fare un’analisi sociologica di una comunità dove solo lo 0,8% degli iscritti ha una qualche attività effettiva di contributo e sviluppo di Wikipedia.» di pagina 165 è assolutamente incomprensibile. Se il 99,2% degli iscritti non contribuisce né sviluppa Wikipedia, non fa parte della comunità: non vedo il problema se non il tentativo di dare una legittimazione “oggettiva” a quella che è una scelta soggettiva e cioè di non tentare un’analisi sociologica ma limitarsi a esempi tutti presi da una parte. D’altra parte, come detto a pagina 171, «Il media Wikipedia evidentemente risulta particolarmente attraente per individui caratterizzati da certi interessi, e non da altri.».
La seconda nota è sul grafico a pagina 235 dove si vede schizzare in alto la percentuale di segnalazioni chiuse contro il segnalatore stesso. Quando c’è 1 (una) segnalazione, o si ha 0% oppure 100%: ma in entrambi i casi il significato statistico è virtualmente nullo per mancanza di dati. Pensate a un sondaggio fatto su un campione di una sola persona]

Sicuramente però Mastrangelo ce l’ha molto con gli admin, segnalando a pagina 234 che la pagina per segnalare gli admin problematici non c’è più ma dimenticandosi di aggiungere che è stata unita a quella degli utenti problematici, e lamentandosi che nessun admin è mai stato deflaggato d’ufficio sempre dimenticandosi che per questo ci sono le votazioni e che un admin bloccato è automaticamente deflaggato. A pagina 268 afferma poi che in pratica gli admin si cooptano da soli, il che – visto il numero di partecipanti tipici a una votazione per un admin – implicherebbe che chi admin non è non va mai a votare; salvo poi affermare a pagina 287 che l’aumento della partecipazione (che pure aveva detto essere in calo…) ha rovinato la cricca degli admin. La sua soluzione sarebbe come minimo obbligare ogni admin a saltare un anno dopo due anni di servizio, e continuare a lavorare come semplice utente: confesso di non aver capito la ratio di una simile ipotesi, a parte ridurre di un terzo il numero degli amministratori e presumibilmente (se le ipotesi di Mastrangelo fossero vere) istituire un sistema di segnalazioni online oppure offline per avvisare chi non è al momento stato decimato su cosa “devono provvedere” a fare: un po’ come scrive a pagina 221 «un altro admin, Dry Martini, dovette provvedere a revocare l’azione di Domenico circa un’ora dopo.» (perché dovette provvedere non è dato sapere: ma forse un semplice “annullò” non sarebbe stato troppo gradnguignolesco).

Tralascio il capitolo 3.6 che spiega con dovizia di particolari le tecniche di guerra e guerriglia «non certo per spingere i contributori onesti a farne uso» (pagina 334): in fin dei conti anche Gesù nei vangeli esorta i discepoli dicendo loro “siate avveduti come i serpenti” e in effetti «alla fine della fiera, l’unico gruppo che in Wikipedia sia riuscito a sfidare in qualche misura l’egemonia culturale è quello cattolico, con risultati alterni e non del tutto soddisfacenti.» (pagina 379). Tralascio anche il Manifesto dove l’invito a togliere la burocrazia è associato a un nuovo insieme di regole e regolette. Mi preme invece segnalare che è vero che «Oggi, invece, i territori vergini da colonizzare sono sempre più ristretti, sia per quanto riguarda le voci da scrivere ex novo, sia per quelle da approfondire.» (pagina 347), ma è anche vero che dopo la prima colonizzazione esiste la sistematizzazione, e sicuramente di lavoro da fare ce n’è molto, anche se spesso umile. Termino invece con due citazioni che in un certo senso riprendono quanto scrissi all’inizio, e che fanno parte di una divagazione nel capitolo 4.3, “L’ennesimo esempio di partita persa (a tavolino) per le culture non post-marxiste in Italia”: quello insomma con la citazione gramsciana farlocca. A pagina 373: «Il politicamente corretto, insomma, sta lentamente succhiando via il midollo a quei caratteri nazionali così antichi che si erano mantenuti come un filo rosso dai fescennini ancestrali.» che termina un paragrafo iniziato con «Per un dirigente della Sinistra contemporanea sarebbe impensabile spendere parole di apprezzamento in una recensione di un film come Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda, in cui Veltroni, per la Fenech, arrivò a scomodare persino Truffaut.»

Ma forse è meglio la citazione di pagina 377, che parte dalla nascita del termine “veline” ai tempi del MinCulPop e prosegue così: «Nel 1988 la trasmissione di Canale5 Striscia la notizia affibbiò alle soubrette che entravano in scena con abiti sexy-littori e canzoncina simil-fascista il nome di “veline”, perché inizialmente portavano ai conduttori delle finte notizie che dovevano rappresentare la “voce del padrone”. […] Se il regista Antonio Ricci nel 1989 poteva fare uno stacchetto comico in TV prendendo in giro il Fascismo, oggi un’iniziativa simile, in un’egemonia del politically correct, verrebbe accolta da cori di indignati che griderebbero allo scandalo e alla mancanza di rispetto per le “vittime del deprecato regime”.» È stato davvero così? Mah. La notizia dell’origine del termine è presente in Wikipedia, è stata aggiunta nel marzo 2006 e non riporta alcuna fonte a suo sostegno. Quanto agli abiti sexy-littori, qui c’è una foto delle prime veline: decidete pure voi.

In definitiva, leggete pure il libro di Mastrangelo e Petrucci, sfruttate gli utili spunti presenti, ma non prendete come oro colato gli esempi “in positivo” che porta, se non come corroborazioni dei guai di chi scrive pensando alle sue idee e non al progetto.

Post Scriptum: Per il caldo mi sono dimenticato di aggiungere un altro esempio pratico di bispensiero che potete leggere nel libro. Pagine e pagine sono dedicate alla voce di Wikipedia sull’attentato di via Rasella, con i cattivi sinistri che non volevano assolutamente usare quel termine e preferendo un asettico “Fatti di via Rasella”. Dopo un duecentocinquanta pagine di lettura (o semplicemente andando a consultare Wikipedia) si scopre che… toh, la voce si chiama Attentato e non Fatti: modifica effettuata nel 2012, “come da consenso emerso in discussione”. Ma come? Non c’era la cricca degli admin di sinistra che bloccava tutto? C’è stata una grande vittoria di Mastrangelo e dei suoi amici che circondati da preponderanti forze nemiche hanno tenuto alta la bandiera della verità? O forse – molto più banalmente – la cosiddetta cricca prima di criccheggiare si attiene ai fatti e al consenso?

Ultimo aggiornamento: 2015-07-13 09:28

C’è chi si pensa intelligente

Stasera ho trovato su Wikipedia una nuova voce, creata da tal utente “Fabiencoletti”. Titolo della voce “Brugnaro”. Testo della voce:

Il sostantivo maschile «brugnaro» è un improperio tipicamente veneziano, sinonimo di «goldon» (termine che proviene dal noto marchio di profilattici americani “Gold One”), cioè «stolto», «poco competente nelle interazioni sociali»1

1Boerio Giuseppe, Dizionario del dialetto veneziano, Cecchini, 1856..

Magari non sapete che l’attuale sindaco di Venezia è Luigi Brugnaro (io tendo a dimenticarlo). Magari lo sapete anche, e pensate “Toh, che coincidenza”. Non ci sarebbe nulla di strano: per esempio ne I rusteghi Carlo Goldoni fa dire a Felice la battuta «Mo questo el xe un gran codogno» e poi spiega «Codogno vuol dire un melcotogno, ma quì s’intende per uno sproposito, per una cosa malfatta.» Peccato che il Dizionario del dialetto veneziano sia liberamente consultabile, e non contenga affatto quel lemma.

Caro Fabiencoletti, c’è una categoria di persone che mi sta ancora più sulle palle di quelli che inseriscono nozioni false su Wikipedia. E sono quelli che pensano di essere così furbi da aggiungere una fonte esistente ma che dice tutt’altro per far sì che gli altri pensino che quanto scritto sia vero.

P.S.: la voce è rimasta in linea 19 minuti. Non l’ho nemmeno cancellata io, perché mentre facevo le mie ricerchine un altro sysop ha tagliato la testa al toro :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-07-05 22:37