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_Renzo Bergamo : Atomo – Luce – Energia_ (mostra)

A dire il vero la mostra su Renzo Bergamo (in cima al Castello Sforzesco, ingresso gratuito, spero segnalata un po’ meglio) è aperta da una decina di giorni, e ancora più a dire il vero io l’ho visitata un’ora prima dell’inaugurazione, grazie a Eva che è la coordinatrice della mostra; ma sono sempre in ritardo e non avevo ancora trovato il tempo di parlarne. Ma in fin dei conti ne aveva già scritto Mina che presumo abbia più lettori di me, quindi non mi preoccupo più di tanto del ritardo, anche perché la mostra rimarrà aperta fino a metà marzo.
Dopo questa lunga premessa, confesso che io l’arte contemporanea non sono mai riuscito a comprenderla. È abbastanza facile accorgersi che, anche se c’è un tema univoco che consiste per l’appunto nel cercare di inserire in un quadro concetti prettamente scientifici, il modo di dipingere di Bergamo è profondamente mutato negli anni; e soprattutto dagli anni 1990 i suoi quadri sono diventati un’esplosione di luce, che non riesce ad essere bene catturata a video (questo è comunque il sito dell’artista, per chi vuole avere un’idea). Detto questo, io mi taccio. Ho fatto delle supposizioni su alcuni quadri, intitolati “Senza titolo” e quindi senza nessun appiglio; credo amasse cercare di inserire la temporalità nelle sue opere, che quindi non sono un’immagine in un dato istante ma una somma di immagini in istanti successivi; però sono davvero supposizioni senza nessun fondamento sicuro. Se passate al Castello e non sapete cosa fare potete provare a fare le vostre ipotesi!

Ultimo aggiornamento: 2013-01-25 11:13

_What do an Infinite Tower, a Classic Physics Puzzle, and Coin Flipping Have in Common?_ (ebook)

[copertina]L’anno scorso avevo recensito (e apprezzato) il primo ebook di Presh Talwalkar, raccolta dei problemi logico-matematici che posta settimanalmente sul suo blog. Lui è più bravo di me a mettere a posto le cose, e così è già pronta la raccolta dei suoi problemi del 2012, dal titolo che sembra quello di un film della Wertmüller (Presh Talwalkar, What do an Infinite Tower, a Classic Physics Puzzle, and Coin Flipping Have in Common?, Kindle 2013, € 2,68).
Anche questo volume è piacevole come il primo. Stavolta i problemi non sono divisi in sezioni ma mischiati assieme; l’enfasi è indubbiamente sui problemi di tipo combinatorio e probabilistico, e questi ultimi prediligono le situazioni in cui la risposta è controintutiva.
Per la precisione, non si deve parlare tanto di “risposta” quanto di “soluzione”: non viene infatti dato semplicemente il risultato, ma Presh spiega come trovarlo, spesso partendo dall’osservazione di casi più semplici per riuscire ad avere un’idea di come quanto trovato si possa generalizzare. Spesso viene data più di una soluzione: c’è un problema – «A fun math sequence» – che è risolto in almeno tre modi diversi, a seconda di cosa voi intendete per “modo diverso”.
Tutto questo mostra l’amore di Talwalkar per la matematica, amore che ha anche spiegato all’interno del testo; per lui è naturale spiegare alla gente perché la matematica è bella. Non posso fare a meno di essere d’accordo con lui, e apprezzo la sua scelta di creare parecchi problemi partendo da cose che gli sono accadute nella vita di tutti i giorni. In fin dei conti, se qualcuno si abitua a cercare le connessioni matematiche in quello che fa, sarà presto in grado di capirlo meglio; allo stesso tempo poi riuscirà a capire meglio anche la matematica, perché la vedrà, non la starà semplicemente guardando. D’altro canto i problemi del libro li si può prima o poi risolvere, e se non ci si riesce c’è sempre la traduzione; ma tutti noi continueremo a trovarci di fronte ad altri problemi per tutta la vita…

Ultimo aggiornamento: 2013-01-19 07:00

_Costantino 313 d.C._ (mostra)

Venerdì ho preso mezza giornata di permesso, e per le 13 ero a Palazzo Reale con Anna per vedere la mostra su Costantino nel millesettecentario dell’editto di Milano. Iniziamo dalle cose buone. A quell’ora non c’era proprio nessuno – figuratevi che il biglietto era prestampato con data in ingresso 10:30, giusto per dire quanta gente era arrivata quel giorno. Ho poi sfogliato il catalogo: ben fatto, e nemmeno caro – 29 euro, al momento online addirittura col 25% di sconto. La presentazione infine è molto spaziosa, forse persino troppo. Poi ho imparato che il Chrismon (il segno sulle insegne durante la battaglia di Ponte Milvio) non è una croce, e comincio a chiedermi se e quanto potesse venire confuso con il simbolo mitraico (che è un sole stilizzato); infine ho visto una lapide dove ΙΧΘΥΣ aveva come ultima lettera una C, e ho finalmente capito perché Cirillo e Metodio hanno fatto in modo che SSSR si scrivesse CCCP. Fine.
Detto tutto questo, mi chiedo come sia possibile nel 2013 che la cassa all’ingresso obblighi a pagare in contanti, manco fossero stati bloccati i POS come in Vaticano. Capisco che la mostra non è esattamente sulla modernità, però… (Ah, a proposito: il sito dà ancora la “Mobile App Coming Soon”. Chissà se arriverà prima della chiusura della mostra). Ho poi dei forti dubbi sull’aggiungere cose che di Costantino parlano semplicemente, tipo gli arazzi seicenteschi: è vero che la cosa potrebbe avere un senso per vedere la perduranza dell’eredità costantiniana e l’accrescersi degli errori storici, ma non ne sarei poi così certo. Ma soprattutto mi chiedo chi abbia scritto le didascalie nelle varie sale. A parte che costui o costei appartengono alla scuola che osa mettere una virgola tra soggetto e verbo, è evidente che i testi sono stati preparati per impedire che una persona anche colta possa capire di che si parli. Vi segnalo tre parole che abbiamo trovato nei testi: itifallico, clamidata, crioforo. La grande fortuna è che i testi sono anche in inglese, e colui o colei che li ha tradotti evidentemente è seguace della filosofia “parla come mangi”, così abbiamo potuto leggere “with upright penis”, “holding a mantle”, “carrying a lamb”.
In definitiva, preparatevi in anticipo, se proprio volete vedere la mostra.

Ultimo aggiornamento: 2013-01-15 15:51

_Matematica sulla spiaggia_ (libro)

[copertina] Lo scopo della collana “Dialoghi Scienza”, almeno a leggere quanto scritto sulla quarta di copertina di questo libro (Stephen Smale, Matematica sulla spiaggia, Di Renzo 2011, pag. 61, € 10, ISBN 9788883232572, trad. Maria Pia Felici), sarebbe “sviluppare chiaramente la materia oggetto della ricerca (dell’autore). Beh, fidatevi: in questo caso non ci è affatto riuscito. Intendiamoci: non credo affatto che sia semplice raccontare in maniera semplice le ricerche matematiche di Smale. Ma arrivare ad avere un glossario dove i termini vengono spiegati con definizioni da testo postuniversitario – provate a leggere quella di H-cobordismo… mi sembra una presa in giro. Posso anche comprendere che ci sia una forte disomogeneità nel testo, con varie ripetizioni: una chiacchierata con l’autore, anche se si è scelto di mostrare solo le risposte e non le domande che presumibilmente han portato ad esse. Ma la traduzione di Maria Pia Felici spesso contribuisce a complicare ancora di più le cose, aggiungendo oscurità ad oscurità. Il tutto al costo di 10 euro per ben 61 pagine, scritte anche con un font piuttosto grande, e nelle quali sono eppure riuscito a trovare almeno tre refusi.
Tra le poche note positive del testo, il racconto di alcuni insospettabili precursori della teoria del caos, precursori famosi (Poincaré, Littlewood e Cartwright) che però non vennero seguiti in quelle loro intuizioni. È proprio vero che anche i matematici, come Smale stesso spiega, non si accorgano spesso di qual è la strada giusta.

Ultimo aggiornamento: 2013-01-12 07:00

_The Full Monti_ (libro)

[copertina]Un anno dopo Post Coitum il buon Makkox esce con un’altra raccolta delle sue vignette (pardon, vigne) sul Post (Makkox, The Full Monti, Rizzoli Lizard 2012, pag. 240, € 19, ISBN 9788817062503). È cambiato l’editore (stavolta Rizzoli Lizard) ma non il formato bislungo né lo stile del libro, con una riga laterale che dà un minimo di contesto alle vignette… nella satira un anno può essere un periodo lunghissimo, e in certi casi bisogna fare mente locale per ricordarsi che cosa era effettivamente successo di così importante.
Detto tra noi, la parte sanremese (che infatti ai tempi avevo saltato…) è la più debole del libro: continuo a pensare che Dambrosio sia molto più bravo nella dimensione puntuale – si fa per dire, certe “vignette” sono lunghiiiiiissime! – che in quella del racconto, per non parlare dello stream of consciousness. D’altra parte, nessuno è costretto a leggere tutto, no? E avere un anno di fila di vignette aiuta anche a vedere l’evoluzione dei personaggi: Mario Monti inizia a essere disegnato in maniera abbastanza realistica, ma con i mesi diventa sempre più etereo, il volto tutto occhiali e capelli in stile casco, ma paradossalmente più vero. E poi c’è sempre il Calderolo col suo maialino da passeggio, se uno apprezza lo stile…

Ultimo aggiornamento: 2013-01-05 07:00

_How to draw a cup of coffee_ (libro)

[copertina]Sono un acquistatore compulsivo: dopo aver preso How to Draw a Radish, ho pensato di completare l’opera con questo libro (Joy Sikorski, How to Draw a Cup of Coffee – and other fun ideas for Home & Garden, Chronicle Books 1998, pag. 196, $16.95, ISBN 978-0-8118-1902-2).
La struttura del libro è sempre la stessa: un libretto multimediale che da un lato ha un discreto numero di lezioni di disegno e dall’altro racconta di come addobbare una casa – beh, si fa per dire: in inglese la chiamerei “mansion”, direi che non è esattamente l’appartamento tipico dove noi viviamo.
Anche in questo caso il risultato è un’opera che non vi insegnerà a disegnare, però magari vi darà qualche buffa idea che in fin dei conti servirà per fare giocare i bimbi… quindi mi va più che bene.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-29 07:00

_La favola di Natale_ (libro)

[copertina]Giovannino Guareschi deve essere stato un rompipalle di prima categoria, e credo che su questo siano d’accordo in molti. Però una cosa è certa: sapeva scrivere maledettamente bene. Questa favola (Giovannino Guareschi, La favola di Natale, Interlinea 2000, pag. 89, € 9,30, ISBN 9788882122478) la scrisse e interpretò in un campo di prigionia tedesco per ufficiali italiani: sicuramente meno tragico di un lager, ma non certo una vacanza in trasferta. Beh, potete dire che io sono un mollaccione dentro, ma a leggerla a me sono venuti più volte i lucciconi. Non so se è per la scrittura semplice ma non banale, oppure perché è chiaro che in mezzo ci ha messo la sua fede – che probabilmente è stata quella che gli ha permesso di sopravvivere nonostante tutto – però la si legge in un amen, e non si sta neppure a pensarci su troppo, tipo quando c’è l’incontro tra i tre Magi e i tre Nanerottoli crucchi, coi primi che dicono “Che Dio sia con voi” e gli altri che rispondono “C’è già”, o lo sbeffeggiamento di chi non è cattivo ma è rimasto ignavo per quieto vivere o chissà cosa. È Natale, una favola è pur sempre una favola, no?

Ultimo aggiornamento: 2012-12-22 07:00

_Mathematical Teasers_ (libro)

[copertina] Nella mia caccia a libri di giochini matematici del passato mi è capitato tra le mani questo testo (Julio A. Mira, Mathematical Teasers, Barnes and Noble 1970, pag. 279, ISBN 0389002615) che dal titolo prometteva bene. È vero che la prefazione dice che i quizzini del libro «sono stati attentamente selezionati e assemblati specialmente per il piacere di chi non è necessariamente un genio matematico o anche solo un matematico», ma questo non vuol dire molto: un buon quizzino matematico non richiede l’uso di troppa matematica.
Però il risultato non è stato all’altezza delle aspettative. A parte i problemi diciamo classici, Mira gioca molto con i numeri romani, e poi nell’ultima sezione del libro raccoglie i problemi tipo le prove d’intelligenza della Settimana Enigmistica: se a voi il genere piace, nessun problema, ma io roba del genere la salto a piè pari.
La cosa che se volete è più strana è che mi sarei aspettato che un libro di questo tipo fosse degli anni ’50 e non del 1970, come in effetti è; quasi tre lustri dopo che Martin Gardner aveva iniziato a tenere la sua rubrica di giochi matematici sullo Scientific American. O forse è per questo che c’è la parola “mathematical” nel titolo: usare solo “teasers” forse al tempo non era così di moda?

Ultimo aggiornamento: 2012-12-08 07:00