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Ez Iz Amerike! (teatro)

Ieri sera siamo stati al Piccolo a vedere il primo dei due spettacoli (di fila…) che quest’anno Moni Ovadia tiene in cartellone. Lo spettacolo è piuttosto diverso da quelli usuali di Ovadia: il filo conduttore è l’emigrazione degli ebrei dall’est europeo negli Stati Uniti e specificatamente a New York, col racconto delle loro vicissitudini, dei primi tristi momenti e del loro successo nello spettacolo e nell’arte. Il tutto condito con le immancabili storielle yiddish, ma anche con riferimenti amerikani più o meno incredibili: Lee Colbert ha cantato una Zumertsayt che non è altro che Summertime in yiddish, oltre a In Vayse Nitl che è nientemeno che White Christmas. D’altra parte, Gerschwin e Berlin erano ebrei, no? Il tutto è accompagnato dalla Moni Ovadia Stage Orchestra che per una volta usa violino e fisarmonica insieme a una sezione di fiati, al contrabbasso e al pianoforte per una contaminazione quasi jazzistica e generalmente molto piacevole.
Il guaio, come dice anche Alberto, è nell’eccessiva lunghezza del tutto e nella disuguaglianza. Nonostante la biglietteria del Piccolo ci avesse spergiurato che lo spettacolo sarebbe durato due ore e mezzo, in realtà sono state tre ore e un quarto. E mentre il primo tempo, anche se lungo, è andato via leggero, nel secondo ci sono stati momenti piuttosto pesanti, come la declamazione della poesia di Allen Ginsberg e anche il finale con il dylaniano Hard Rain’s Gonna Fall. Diciamo che togliergli non dico un’ora ma quasi farebbe molto bene allo spettacolo.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-08 16:29

L’ozio come stile di vita (libro)

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L’autore di questo libro (Tom Hodgkinson, L’ozio come stile di vita [How to be idle], Rizzoli – BUR narrativa 2006 [2004], pag. 314, € 9.40, ISBN 88-17-01138-X, trad. Carlo Capararo) ha fondato una rivista dal nome “The Idler”, insomma l’ozioso. Chi si chiede come sia possibile per un pigro imbarcarsi in una simile avventura probabilmente non ha ben chiaro il concetto alla base di questo stile di vita, e potrebbe trovare utile leggere questo libro, che in ventiquattro capitoli – uno per ciascuna ora – racconta le varie sfaccettature dello stile di vita ozioso, indulgendo forse un po’ troppo sugli aspetti autobiografici e corroborando il tutto con una dovizia di citazioni di altri autori. Pur essendo indubbiamente molto pigro, spesso non sono affatto d’accordo con quelle che scrive Hodgkinson, a dire il vero; ci sono però degli spunti sicuramente interessanti. Purtroppo però il testo è abbastanza ripetitivo, forse perché mi sa tanto che è stato scritto a spizzichi e bocconi; consiglio di leggerlo un capitolo per volta, con molta calma. La traduzione è generalmente buona, tranne in un paio di punti verso la fine dove però anche il correttore di bozze si è assopito… troppo ozio fa male, è chiaro.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-06 15:55

ePolis (quotidiano)

Nichi Grauso – qualcuno si ricorda ancora di Video On Line? e qualcuno si ricorda dell’accaparramento dei nomi a dominio a fine 1999? – è tornato da qualche tempo a uno dei suoi primi amori: la carta stampata. Dopo un inizio nella sua Sardegna, e un primo sbarco nel nordest a febbraio, dal 28 settembre ha fatto uscire le edizioni milanese e romana di ePolis. Sì, il sito non è italiano ma sanmarinese, qualunque cosa ciò significhi in pratica.
Ho volontariamente saltato il primo numero che non fa mai testo, preso il secondo di venerdì scorso, e dato un’occhiata oggi al pdf che è in linea: i giornalisti hanno fatto infatti uno sciopero parziale, pubblicando solamente le due nuove edizioni. Innanzitutto non ho ancora capito se è free press oppure no: mi sono trovato la copia sulla scala della metropolitana, ma l’edicola dove ho comprato gli altri quotidiani ne aveva alcuni esposti, al prezzo di 50 centesimi. Non riesco esattamente a capire perché uno dovrebbe acquistarlo… Il formato è quello tipico della free press, però la cura e la foliazione sono maggiori. Ci sono quarantotto pagine, la pubblicità sembra meno invasiva dei quotidiani gratuiti e nel numero di venerdì mi pareva che il target fosse anche un po’ più elevato. Sulla copia online, a dire il vero, la qualità pubblicitaria era calata parecchio.
Gli articoli sono più ampi che nella free press, e sembrano articoli veri e propri, non agenzie rimesse in sesto alla bell’e meglio. Ho persino visto qualcosa che assomigliava a un approfondimento, che naturalmente è assolutamente vietato nel modello standard dei quotidiani gratuiti. Ci sono però pagine, tipo le lettere dei lettori, che sono assolutamente identiche a quelle che potremmo leggere su Metro e simili. La parte milanese è molto ben curata, e credo voglia essere uno dei punti di forza del quotidiano.
Come tendenza politica, anche se le feste di inaugurazione hanno avuto come madrine Serena Dandini a Roma e Lella Costa a Milano, il quotidiano mi è sembrato tendere più verso destra, ma quella destra liberale alla Montanelli che oggi non è più rappresentata in Italia; potrebbe essere un modo per recuperare una nicchia di lettori che non si sente rappresentata da Libero e Il Giornale.
Commento finale: boh. Come ogni via di mezzo, è da vedere se riuscirà a erodere lettori, oppure farà il proverbiale vaso di coccio.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-01 22:26

Le regole del caso – istruzioni per l’uso (libro)

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La probabilità è sempre una brutta bestia. Sono certo di averlo già detto più volte, e sono ancora più certo di non essere né il primo né il solo a dirlo. Bene: questo libro (Jeffrey S. Rosenthal, Le regole del caso – istruzioni per l’uso [Struck by Lightning: The Curious World of Probabilities], Il Cammeo 458 – Longanesi 2006 [2005], pag. 305, € 16, ISBN 88-304-2370-X, trad. Elisa Faravelli) fa un fantastico lavoro per addomesticare la bestiaccia. Innanzitutto, non ci sono praticamente formule: vengono dati i risultati, per dare al lettore un’idea, ma si punta molto sul lato qualitativo dei fatti. Gli esempi sono mostrati sotto forma di raccontini che potrebbero essere di vita reale: possono a volte sembrare un po’ fuori di testa, soprattutto visto il loro stile colloquiale e le situazioni a volte buffe, ma hanno comunque un loro fascino. Anche il testo vero e proprio è molto scorrevole, grazie anche all’ottima traduzione; spero risulti di piacevole lettura anche per chi matematico non è. Insomma, un libro da raccomandare.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-26 15:40

DADADA. Dada e Dadaismi del contemporaneo (mostra)

Da da da era una canzone – se vogliamo utilizzare il termine in modo sufficientemente ampio – dei Trio, gruppo tedesco di inizio anni ’80 che non merita nemmeno una pagina nella wikipedia italiana. Tutto questo non c’entra nulla, visto che il titolo della mostra che abbiamo visitato ieri è “Dadada” e parla del dadaismo, che quest’anno festeggia il novantenario. Come? Il novantenario non è un anniversario canonico? Beh, dovreste spiegarlo ad Achille Bonito Oliva, che non solo ha curato la mostra ma ha voluto scriverlo direttamente sugli striscioni, subito sotto il titolo. Nemmeno Marco Goldin si mette a fare una cosa del genere, e ho detto tutto. Ma non è finita qua…
La mostra (fino al 17 dicembre: biglietto 9 euro, stranamente c’è uno sconto per chi ha la cartaPiù di Feltrinelli) si trova al Castello Visconteo di Pavia, che a vederlo mi pare tanto una copia – non so se precedente o seguente – dello Sforzesco. L’esibizione si trova su due piani del castello: sopra ci sono le opere dei primi decenni del ‘900, mentre sotto ci stanno quelle degli emuli contemporanei. Per passare da sopra a sotto devi uscire, fare un quarto di perimetro, scendere, fare un altro quarto di giro e rientrare: per fortuna ieri non pioveva. Ma anche questo non è poi così importante.
Di opere ce ne sono davvero tante: più di 250, con nomi anche famosi, e generalmente godibili. Una selezione si può vedere qua, per i curiosi. Ma c’è un ma. Achille Bonito Oliva saprà sicuramente tante cose sull’arte: ma vuole assolutamente evitare che altri vengano in contatto con la sua conoscenza. Chi come noi si rifiuta per motivi religiosi di prendere un’audioguida, infatti, si ritrova in una mostra dove non c’è una riga di spiegazione. Non chiedo che si parli del singolo quadro, per quello magari avrei anche potuto prendermi la guida: ma almeno di avere una visione complessiva del movimento, e capire le scelte di mettere opere che dada non possono essere visto che il dadaismo è ufficialmente terminato nel 1920. Talune opere, per la mia scarsa conoscenza almeno, virano verso l’arte concettuale; altre sono surrealiste o naïf; un disegno senza nessuna qualità di Julius Evola (sì, quello là) è infilato nel mezzo quasi per nobilitare il tutto; paradossalmente il dvd con spezzoni di film di Totò, con i suoi titoletti ogni tanto, era più comprensibile per gente come me. Abbiamo provato a dare un’occhiata al catalogo della mostra, ma anche lì di testo ce n’è ben poco.
Considerando che l’accesso alla mostra non è proprio regalato, è proprio così difficile pensare di aggiungere qualche tabellone esplicativo? Bonito Oliva sta cercando di farmi rivalutare persino Sg…Sgarb… (no, non ce la faccio a scriverlo, è più forte di me)?

Ultimo aggiornamento: 2006-09-25 10:55

_A noi vivi_ (libro)

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Urania ha presentato quello che sarebbe stato il primo libro di Heinlein (Robert A. Heinlein, A noi vivi [For Us, the Living], Urania 1505, dicembre 2005 [2004], pag. 297, € 3.60, ISSN 977-1120-528361-5150-5, trad. Silvia Castoldi), se solo gli fosse stato accettato. Esso risale infatti al 1938, anche se la pubblicazione è del 2004. Diciamocela tutta: il libro di per sé non è un gran che, e comunque molte delle idee presenti sono poi state riciclate nei suoi romanzi successivi e quindi non c’è molto di nuovo. Però il libro è comunque molto interessante per gli appassionati heinleniani, perché getta luce sulla genesi delle sue idee. Io, come credo molti, ero convinto che i suoi libri dell’ultimo periodo fossero pesantemente influenzati dall’ictus che lo aveva colpito, e che gli aveva fatto perdere un po’ il lume dell’intelletto: invece, anche con l’aiuto dell’introduzione di Spider Robinson e della postfazione di Robert James, si scopre come fosse sempre stato il suo punto di vista, tanto che nel 1938 si era persino candidato al parlamento californiano con quel programma (e con i democratici, incredibile dictu). In pratica, è un libro che si può tranquillamente ignorare se non si è heinleniani, ma è imprescindibile altrimenti.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-10 09:16

<em>Experimenta '06</em> (mostra)

Ieri sono stato a Torino al battesimo di mia nipote Laura. D’accordo, il tempo era forse anche peggiore di quello che avevamo lasciato a Milano, ma lo sapete che quando arrivo nella mia città natia sono disposto a tutto: persino ad andare a vedere Experimenta ’06, l’ormai ventennale mostra sponsorizzata dalla regione Piemonte sulla “scienza portata al volgo”. Il tema di quest’anno è “Intorno al futuro – viaggio nelle tecnologie invisibili”: cose che io dovrei conoscere piuttosto bene, ma che non so spiegare.
Il mio esperto personale di formazione (Anna) mi ha assicurato che la mostra è fatta molto bene, anche se con alcune cadute come ad esempio il primo gioco che si trova appena entrati; lo “Zen Pong”, con una simulazione del famosissimo primo videogame proiettato su un giardino zen e dove si possono usare per muovere la racchetta un manopolone, un volante oppure l’equivalente di un telefono cellulare, è davvero triste. La mia anima di telecomunicazionista è in compenso andata in sollucchero nel vedere un selettore elettromeccanico funzionante: l’analogico continua ad avere un certo fascino. La cosa che mi ha più infastidito però sono state le numerose fanciulle, soprattutto nei primi padiglioni, che continuavano a cercare di convincerti a provare le bellissime cose che si trovavano – ammesso naturalmente che non fossero scassate, ma questo purtroppo capita anche nelle mostre corrispondenti all’estero. Quella che voleva costringermi a tutti i costi a crearmi il blog è stata il massimo: stavo per spiegarle che “ho già dato cinque anni fa, grazie”, ma per fortuna ha desistito. In compenso, ho apprezzato il ragazzo che stava all’interno del modulo della ISS, che è costretto a ripetere le stesse cose ogni dieci minuti.
L’ultima tristezza è stata non avere la possibilità di provare il ponte tibetano sul po, o perlomeno la versione breve dove scopri se ti può venire un attacco di panico quando ti trovi sospeso in una struttura di corde. Era aperto solo tra le 18 e le 20 di sabato e domenica… e per le 16 dovevamo essere al battesimo.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-18 16:38

L’assassino dalle calze verdi e altri enigmi matematici (libro)

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Un’ennesima raccolta di problemini matematici, che poi a volte sono semplicemente problemi logici. (Ian Stewart, L’assassino dalle calze verdi e altri enigmi matematici [The Mayor of Uglyville’s Dilemma And other mathematical puzzles and enigmas], La Gaja Scienza 806 – Longanesi 2006 [2005], pag. 124, € 9.60, ISBN 88-304-2361-0, trad. Riccardo Cravero). Il formato è ultratascabile, il prezzo forse un po’ alto, anche se bisogna tenere conto che il libro è rilegato. Perché prenderlo, allora? Beh, ad esempio perché è sempre divertente risolvere i problemini, soprattutto quando ci si riesce; poi perché con gli anni lo stile di Ian Stewart si è affinato, e le storielle di contorno sono sempre divertenti. Tra l’altro Riccardo Cravero ha giustamente scelto di tradurre anche molti dei nomi dei personaggi, e nel farlo si deve essere divertito anche lui. Inoltre, anche se alcuni dei problemi sono noti a chi è interessato a queste cose, la maggior parte di loro è nuova, e quindi in effetti c’è materiale per i propri denti. Al limite, poi, potete sempre regalarlo a qualcuno… amico o nemico, fate voi.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-15 11:57