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<em>Parole, oggetti, eventi</em> (libro)

[copertina]“Supponiamo di voler redigere un catalogo universale: […] un catalogo di tutto ciò che esiste ed è esistito, e anche di ciò che forse potrà esistere nel futuro. Come classicheremo le varie voci? Che categorie utilizzeremmo?” Questa domanda a prima vista innocua è l’incipit di questo libro (Achille Varzi, Parole, oggetti, eventi, Carocci – Quality Paperbacks 2001, pag. 240, € 14, ISBN 978-884301989-2) il cui titolo continua con “e altri argomenti di metafisica”. Achille Varzi è un filosofo – anche una persona molto simpatica, ma qui esulo dalla recensione… – che tende a studiare il linguaggio e i suoi significanti. In quest’opera Varzi fa una carrellata delle varie correnti filosofiche contemporanee a riguardo (moltiplicatori e unificatori; realisti, nominalisti, tropisti…) mostrando tutti i problemi che ciascuna delle visioni corrispondenti del mondo porta all’atto pratico: banalizzando, o si ottiene una moltiplicazione senza fine degli enti ed eventi, o si perde la capacità di unificare il tutto. Il libro è scritto in maniera molto scorrevole: però devo confessare che i concetti sono troppo eterei per le mie scarse capacità filosofiche. In pratica è uno dei classici casi in cui uno legge legge e poi non ricorda nulla… ma probabilmente è un mio limite.

Ultimo aggiornamento: 2007-04-05 10:42

_Questi fantasmi!_ (teatro)

Venerdì abbiamo festeggiato il compleanno di Anna andando al Carcano a vedere quest’opera che Eduardo scrisse nel 1946, con Silvio Orlando nella parte di Pasquale Lojacono, che accetta di vivere in una casa infestata dai fantasmi perché gli viene affittata gratuitamente, ed è così suggestionato dalla cosa che pensa che Alfredo, l’amante di sua moglie Maria, sia in realtà un fantasma.
Eduardo prende quella che di per sé è una commedia degli equivoci e la rivolta come un calzino, rendendola assolutamente perfida. Non si salva nessuno: Pasquale, che pur di non cercarsi un lavoro preferisce pensare che siano i fantasmi a fornirgli i soldi che usa per tirare avanti la famiglia; la moglie Maria, che sembra tanto una figura smorta; il portinaio Raffaele, che sfrutta la sinistra fama della casa per rubacchiare qua e là; la moglie di Alfredo, Armida, una vera virago, e l’untuoso suo fratello Gastone. Forse l’unico personaggio che in fin dei conti si salva è proprio Alfredo, che alla fine, ascoltando la confessione di Pasquale che afferma il suo amore per Maria, rinuncia a scappare con lei e lascia al marito i soldi che aveva preparato per la fuga.
Silvio Orlando è bravissimo, niente da dire. Ha una mimica e una presenza scenica assolutamente fantastica. Ma non bisogna dimenticarsi del portinaio Tonino Taiuti, che è una spalla bravissima e contribuisce davvero alla riuscita dell’opera. Il resto della compagnia non è che mi abbia convinto troppo, con la felice eccezione di Lello Radice – Gastone.
Qualche nota finale sul Carcano: le poltrone saranno anche d’epoca ma almeno su in balconata mi sono trovato molto a disagio; e il loro sito, tutto in flash, è assolutamente inutile; si vede che sono abituato troppo bene con il Piccolo. Ah, sono anche razzisti: i biglietti over 65 hanno prezzi diversi a seconda se risiedi a Milano oppure no.

Ultimo aggiornamento: 2007-04-01 19:56

La turbopolitica (libro)

[copertina]
Il sottotitolo di questo libro (Edoardo Novelli, La turbopolitica, Bur – Saggi 2006, pag. 294, € 9.80, ISBN 978-881700948-5) è “Sessant’anni di comunicazione politica e di scena pubblica in Italia: 1945-2005”. Come si puo intuire, il titolo riassume la tesi dell’autore: in questi ultimi anni la politica ha subito un’accelerazione incredibile, e ha per così dire messo il turbo. L’idea di per sé è buona, e ci sono molti spunti interessanti, sia per il periodo fino al 1963 che dagli anni ’90 in poi – stranamente la parte di mezzo è trattata molto meno, forse perché relativamente statica. Sarei anche passato sopra al primo breve capitolo, che è un concentrato puro di sociologhese per cui mi ci sarebbe voluto un vocabolario; in fin dei conti è molto breve. Però ho trovato il libro troppo ripetitivo, con lo stesso concetto ripetuto con praticamente le stesse parole a distanza di poche pagine, tanto che a volte mi chiedevo se non avessi perso il segno. Non so, ho come l’idea che sia stato scritto a spizzichi e bocconi e non ricontrollato alla fine; un vero peccato, perché capitoli come quello sul linguaggio, sul passaggio dal comizio di piazza alla convention e sul declino dei militanti secondo me valgono davvero.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-30 10:08

La serva padrona (libro)

[copertina]
Ma la matematica è davvero così utile? E come mai è così adatta a spiegare le leggi fisiche, mentre in altre scienze come biologia ed economia non è riuscita a fare lo stesso? In questo libro (Edoardo Boncinelli e Umberto Bottazzini, La serva padrona, Raffaello Cortina 2000, pag. 220, € 19, ISBN 978-887078651-4) un fisico passato alla biologia molecolare e uno storico della matematica fanno delle lunghe chiacchierate per cercare di dare una risposta a queste domande, o forse per il puro gusto di chiacchierare. Il sottotitolo del libro è infatti “fascino e potere della matematica”, e qualcosa vorrà ben dire! In effetti, non è che alla fine del libro il lettore abbia un’idea più chiara delle possibili risposte; avrà tutt’al più scoperto – e intendiamoci, non è affatto cosa da poco! – che fisici e matematici hanno delle idee assolutamente antipodali del ruolo della matematica, e finanche delle concezioni filosofiche antipodali. Ci sono infine tanti aneddoti matematici più o meno noti, anche se citati sempre en passant, come se non fossero altro che una curiosità come un’altra. Insomma, non è un libro per appassionati della matematica e probabilmente nemmeno per gli umanisti; sospendo il giudizio sugli amanti delle scienze in genere.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-23 17:20

<em>Mathematical Brain Benders</em> (libro)

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Questo (Stephen Barr, Mathematical Brain Benders Dover 1982 [1969], pag. 223, $8.95, ISBN 978-0-486-24260-6) è il secondo volume di problemini matematici – ma anche non matematici: la seconda parte del libro comprende “quickies” di ogni tipo – di Stephen Barr. Non è che però sia il massimo: un po’ perché il libro è piuttosto vecchiotto e lo si sente, un po’ almeno per me legato al fatto che l’inglese usato è piuttosto ostico, e soprattutto perché i problemi matematici tendono ad essere un po’ troppo legati alla geometria, spesso anche solida, per risultare di mio gradimento. Visto il costo del libro, non è certo stata una grande perdita; però non mi sento di consigliarlo.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-20 15:33

Una gita a… Palazzo Madama

Sfruttando il fatto che oggi e domani Anna è in aula a Torino, ieri pomeriggio ho fatto una microscappata a Torino per vedere il Museo di Arte Antica che dopo quindici anni è tornato a occupare gli spazi di Palazzo Madama (nel frattempo credo che tenessero tutto negli scantinati da qualche parte, visto che io non avevo mai sospettato dell’esistenza di un simile museo fino al 2001, quando fecero una miniriapertura che riuscii a sfruttare)
Sarà stata la giornata di sole, ma continuo a pensare che Piazza Castello fa sempre il suo bell’effetto, anche se continuo a pensare che la sistemazione provvisoria a fiori del 1999 era da urlo. L’interno del palazzo è stato rifatto secondo tutte le norme di sicurezza sognabili: basti pensare che sopra ogni porta c’è tutta una serie di iconcine luminose pronte a indicare le svariate condizioni verificabili, credo manchino solo “invasione di alieni” e “fine del mondo”. C’è un ascensore panoramico all’interno di una delle torri del castello – per i non torinesi, nel Medioevo il palazzo era un castello vero e proprio con tanto di fossato; quando la reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours chiese allo Juvarra di rimettere in sesto il castello, come al solito i soldi mancavano e quindi ci si è limitati a rifarne un lato. Arrivati in cima, si ha un’interessante visione di Torino da un’angolatura che mi mancava; soprattutto san Lorenzo si può vedere in tutto il suo splendore. Dall’altra parte, una scaletta che non si riesce praticamente a trovare ti fa passare attraverso la torre della porta romana – altra cosa che è poco nota, Torino non ha conservato solo le Porte Palatine ma anche le torri della porta orientale (Porta Fibellona), che sono state inglobate dal castello e poi nascoste nella facciata di Palazzo Madama.
Per quanto riguarda la collezione vera e propria, noi siamo dei volpini e siamo riusciti a perderci tutta la parte davvero importante (Antonello da Messina, Van Eyck…) visto che le iconcine sulle porte non indicano affatto un percorso guidato, e io mi sono preso sì il fogliettino con la pianta, ma non l’ho guardato affatto. A noi è piaciuto in genere il pian terreno con tutta l’arte soprattutto piemontese gotica e rinascimentale, anche se Anna si è lamentata “sono tutti minori…” Il fatto è che è interessante vedere delle opere sicuramente non perfette, ma ben diverse da quelle che siamo abituati a riconoscere come “arte italiana”. Anzi, mi stupisco che Bossi non sia ancora venuto a rivendicare qualcosa sull’arte padana. Nel nostro gioco “indovina il nome del santo” ne abbiamo imparato uno nuovo, santa Caterina d’Alessandria (d’Egitto) con la palma in mano e la ruota dentata a fianco. Abbiamo poi scoperto gli “uccisori di lapidi”, i “lapicidi piemontesi” presenti ovunque… [1] Meno interessanti i piani superiori, con pacchi di dipinti dei Savoia al primo piano e collezioni di “arte decorativa” al secondo piano; piacevole anche la parte sotterranea con le varie lapidi, anche se forse potrebbe essere messa meglio. Da notare una testa di Tiberio in bronzo lasciata lì in un anfratto, senza nessuna teca – non abbiamo fatto la prova se ci fosse un sistema di allarme agli infrarossi. La fruizione del museo sembra molto libera, insomma.
Chi non vuole spendere i sette euro e mezzo per il biglietto può comunque apprezzare al pian terreno i resti della porta romana, con un effetto un po’ strano perché ci cammini sopra grazie alle lastre di plexiglass, e lo scalone juvarriano che fa sempre il suo bell’effetto.
Ultima nota, a proposito della mostra temporanea “Sulla via di Alessandro” ospitata al primo piano: non ne vale affatto la pena. Capisco che l’idea era di fare vedere il sincretismo greco-orientale causato dalle conquiste di Alessandro, ma mischiare in quel modo i reperti di regni diversi serve solo a confondere il povero visitatore!
[1] sì, lo so che “-cida” ha la stessa radice di “ceduo”, tagliabile, e quindi sono dei “tagliatori” (non intagliatori, perché tagliano pietra e non legno)

Ultimo aggiornamento: 2007-03-05 17:23

Aha! Gotcha; Aha! Insight (libro)

[copertina] La MAA (Mathematical Association of America) sta facendo un gran lavoro insieme a Martin Gardner, recuperando tutta la sterminata produzione di giochi matematici portata avanti nei decenni dal nostro eroe. Dopo il CD che contiene la versione in PDF di tutte le raccolte degli articoli nella rubrica “Mathematical Games” sullo Scientific American ora è la volta della ristampa in un unico volume (Martin Gardner, Aha! Gotcha; Aha! Insight, MAA 2006, pag. 164+179, $47.50, ISBN 978-0-99385-551-5) di due raccolte di giochini le cui soluzioni si possono trovare senza dover fare chissà quali conti complicati. Personalmente ho trovato il primo dei due volumi, soprattutto nella prima parte, piuttosto semplicistico e forse più adatto a un ragazzino, anche se poi il libro si riscatta con la parte sulla probabilità. Molto più apprezzabile il secondo testo, con problemini e indovinelli davvero simpatici. Una piacevole lettura, anche se purtroppo piuttosto costosa: le case editrici matematiche tendono ad avere prezzi inaccessibili.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-05 15:41

Miserabili – io e Margaret Thatcher (teatro)

Ieri sera siamo stati al Piccolo (pieno ma non pienissimo) per vedere l’ultima fatica di Marco Paolini, accompagnato come al solito ultimamente dai Mercanti di Liquore.
Punto uno: Paolini continua ad essere un affabulatore fantastico. Era lì, pima che iniziasse lo spettacolo, seduto ai bordi del palco a raccontare la difficoltà idi fare la spesa al supermercato nonostante la lista bella pronta (sì, il tutto fa parte dello spettacolo, o almeno viene ripreso alla fine); poi continua a parlare, spesso con un sottofondo musicale, e si sposta senza difficoltà da un’immagine all’altra. Ecco, quello che però non dovrebbe fare è cantare. Non perché sia stonato, ma perché tende a fare il rapper, con effetto cacofonico verso le voci del trio.
Punto 2: i Mercanti di Liquore sono bravi. Un trio con due chitarre/bassi e una tastiera/fisarmonica si penserebbe un po’ vuotino, e invece sono bravissimi a inserire la propria colonna sonora per riempire lo spettacolo.
Punto 3: il testo però mi sembra un po’ debole, o forse troppo connotato.
Andrea Bajani, il coautore, ha fatto sicuramente un gran lavoro, e le associazioni tra Khomeini e la Thatcher (ma dove ha trovato che avrebbe l’Alzheimer?) che sono andati al potere nello stesso anno – il 1979 – sono intriganti, come anche continuano ad essere le storie di Nicola, l’alter ego di Paolini stesso. Però è come se mancasse qualcosa, che non saprei definire e che emerge solo dopo lo spettacolo.
Ciò detto, ritengo comunque che valga davvero la pena andare a vederlo: due ore tirate – ieri non ha nemmeno fatto l’intervallo – e tanti spunti. Per i milanesi, lo spettacolo resta in cartellone al Piccolo fino al 18 marzo.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-04 12:26