Una cosa che probabilmente non è nota alla maggior parte della gente è che la matematica è un campo così vasto che due ricercatori in campi diversi hanno ben poco in comune, e hanno bisogno di spiegarsi a vicenda non solo i loro lavori, ma persino il formalismo che usano. La situazione non è così tragica come potrebbe sembrare a prima vista: in fin dei conti i due hanno la stessa forma mentis, e quindi la comunicazione può essere difficile ma non impossibile. In questo libro (Roberto Lucchetti e Giuseppe Rosolini, Matematica al bar – conversazioni su giochi, logica e altro, Franco Angeli 2012, pag. 162, € 19, ISBN 978-88-204-0284-6) abbiamo un logico e un teorico dei giochi che chiacchierano amabilmente al bar. Il luogo è importante: non dovendo né fare ricerca né insegnare, i due si possono in genere permettere un linguaggio meno preciso di quanto ci si potrebbe aspettare da loro, anche se c’è almeno un capitolo pieno di formule un po’ intimidatorie, tanto che in nota il duo consiglia di saltarlo se proprio non ce la si fa a seguirlo.
Il tutto funziona un po’ meglio nella seconda parte del libro, perché la teoria dei giochi che è l’argomento della prima parte è comunque più ostico; più semplice in effetti darsi alla filosofia del pensiero matematico, con considerazioni tra l’altro che non mi erano mai capitate su Gödel e Turing. Vale la pena insomma di leggerlo, e magari interrogarsi sul mistero di alcuni refusi, col segno di interpunzione spostato prima dell’ultima lettera della frase.
Ultimo aggiornamento: 2012-08-11 07:00