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Venerdì sera ho preso il treno per scendere a Chiavari per raggiungere Anna. Come avevo scritto, ho litigato parecchio con il sito e alla fine non ho trovato posto sul treno delle 18.10 ma solamente su quello delle 19.05, che però termina a Genova e quindi mi rendeva necessario cambiare su quello proveniente da Torino. Anna, con la saggezza che la contraddistingue, mi diceva che sarebbe stato meglio prendere il treno ancora successivo che è diretto, ma io testardo come sono ho pensato che non ci sarebbero stati problemi.
Arrivo così in stazione con qualche minuto di anticipo, trovo un carnaio impressionante e ascolto di ritardi sulla linea da Venezia, ma vedo che il mio treno è bello pronto al binario. Salgo. Mi siedo. Dopo un po’ guardo l’ora: 19.10. A questo punto dall’altoparlante sento dire che il treno sarebbe partito con un ritardo non quantificabile: causa di ciò, “non è arrivato il personale di macchina”. È ormai chiaro: Trenitalia vuole davvero fare concorrenza agli aerei.
Partiamo alle sette e mezza; durante il percorso ogni tanto il treno si ferma presumibilmente a raccogliere le idee, e il ritardo così si accumula. Arriviamo a Genova Principe con mezz’ora buona di ritardo: ovvio che la coincidenza che era di dieci minuti è andata a farsi benedire, ma magari c’è qualcosa d’altro. Anna mi dice che c’è un locale nella mia direzione che parte alle 21.11: è uno di quelli che non fermano giusto a Pontetto e Mulinetti, ma sarebbe stato meglio che nulla. Mi fiondo alla caccia del binario giusto, sia mai che qualcuno abbia pensato di ritardarlo di qualche minuto; scopro che i due binari sotterranei sono in capo al mondo, che Trenitalia aveva comunque anticipato quel treno di cinque minuti, e che sicuramente era partito da mo’. Un sentito ringraziamento è partito dal profondo del mio cuore.
Non mi resta che aspettare che arrivasse il treno che Anna mi aveva suggerito di prendere in primo luogo: senza prenotazione di posto, visto che le biglietterie sono già tutte chiuse e l’unica macchina automatica era presa d’assalto; senza mangiare, visto che chi non era all’emettitrice di biglietti si era fiondata all’unico self service ancora aperto. È finita che anche il treno da Milano aveva il suo bel quarto d’ora di ritardo, oltre ad essere strapieno.
Ah: praticamente inutile dire che non è passato un controllore che fosse uno. Spero che “il personale mancante” non fossero loro.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-30 20:45

Incrocio pericoloso

Ieri Anna ed io siamo andati a Usseglio a trovare mia mamma, mio fratello con moglie e figli, e soprattutto un po’ di fresco – è persino piovuto nel pomeriggio!
La sera siamo rientrati verso Milano, e a mezzanotte e un quarto eravamo su via Lario, praticamente a casa. Peccato che a fare gli ultimi 300 metri ci abbiamo messo dieci minuti.
Da ieri, infatti, è chiuso l’incrocio tra viale Zara e viale Marche, perché devono rimettere a nuovo i binari del tram per prepararsi alla metrotranvia Milano-Cinisello che l’anno scorso si diceva essere pronta per quest’anno, e quest’anno per il 2007. Il comunicato ufficiale del Comune di Milano spiega che hanno rifatto il piano dei lavori, con doppi turni e quant’altro, per concentrare nel mese di agosto lavori che sarebbero dovuti durare quattro mesi. Non so: hanno messo a senso unico alcune vie qui intorno per sopportare i flussi delle autovetture, ma mi sa tanto che non abbiano fatto i conti giusti. Da viale Marche impediscono di arrivare fino a viale Zara e fanno girare a destra in via Lario insieme a chi arriva dritto: peccato che poi debbano tagliare la strada per girare nuovamente a sinistra. Ancora all’una, guardando dalla finestra, vedevo tutto l’incrocio bloccato; e naturalmente nessun vigile che fosse stato distaccato per sbrogliare la matassa. Non oso pensare a domani mattina, né tanto meno a domani pomeriggio, quando la zona è già bloccata per conto suo.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-23 17:09

differenza di orario

Questo weekend siamo andati a Chiavari, per cercare di prendere un po’ di sole e portare le gatte al loro soggiorno estivo dai genitori di Anna. Il secondo punto è significato in pratica prendere l’auto. All’andata i cartelli a messaggio variabile indicavano non meglio identificate code che alla fine ci hanno fatto perdere mezz’ora. Abbiamo provato ad ascoltare Isoradio, che però ha autostrade di serie A e di serie B, e la Milano-Serravalle è di questa seconda categoria. Aggiornamenti casuali, e le code sono “per traffico intenso” (no, c’è un punto in cui si va a una sola corsia, troppi stronzi che si fanno la corsia di emergenza e nessuna pattuglia della polizia a togliere patenti). Ma questa è un’altra storia.
Quello di cui volevo farvi partecipi sono i collegamenti di Isoradio con Trenitalia. Non tanto per i collegamenti in sé, anche se mi chiedo la loro utilità almeno fino a quando anche le aree urbane potranno ascoltare bene le loro frequenze, quanto per la terminologia utilizzata. I treni infatti non sono più “in ritardo”: è un termine troppo retrò per essere pronunciato in una trasmissione telefonica. Adesso il treno ha una differenza di orario di tot minuti. Differenza, esatto. Un termine assolutamente neutro, che dovrebbe nascondere o perlomeno indorare la pillola esattamente come quando decisero che il ritardo di un treno non si misurava in ore ma in centinaia di minuti.
Però a pensarci bene potremmo sfruttare opportunamente questa rinormalizzazione lessicale. Il deficit di bilancio diventerà una differenza di bilancio; le penalizzazioni nel campionato di calcio, una differenza di punti; i furti, una differenza di contante e/o attrezzature. Un bijoux, no?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-17 14:52

Non troppo ciclabile

Ho già parlato (qua e qua) del tratto di pista ciclopedonale sul Naviglio Pavese. Il problema con i lavori che hanno fatto è che hanno tolto le sbarre che chiudevano la strada. Sì, ci sarebbero dei cartelli di divieto di accesso, ma si sa come funzionano quelle cose. È normale trovarsi così motorini e moto di grossa cilindrata che percorrono quel tratto come niente fosse; ma ormai non è nemmeno così raro trovarsi gente in automobile, che trova assolutamente naturale passare per una strada larga due metri e mezzo sì e no.
Se non avessi già visto che gli assessori provinciali competenti non si sognano certo di dare risposta, andrei a chiedere di far rimettere una sbarra. In mezzo, così hanno anche da farsi un bel po’ di retromarcia per tornare.

Ultimo aggiornamento: 2006-07-11 15:20

troppi anticipi?

Stamattina, molto più addormentato del solito, salgo sul 15 che mi porta in ufficio. Era uno dei vecchi jumbo tram arancioni, che sono notoriamente molto più veloci dei nuovi Sirio ed Eurotram verdi non foss’altro che perché le porte si chiudono molto più velocemente. Bene: nonostante fosse stato un po’ rallentato da un 3 davanti, mentre stavo per scendere ho dato un’occhiata al display del manovratore che segnava bello chiaro ANT. 8. Per chi non è esperto del Codice DaMezzi, significa che il tram era in anticipo di otto minuti sulla sua tabella di marcia.
Se consideriamo che il tram in questione l’ho aspettato cinque minuti, ne consegue che anche quello prima doveva avere più o meno lo stesso anticipo. Uno si chiede quale sia la causa di un avvenimento che ha del miracoloso. Sono già andati tutti in ferie, e il centro di Milano è vuoto? L’agitazione dei tassisti ha come effetto pratico la fluidificazione delle corsie riservate? Quel display non aveva alcuna relazione con la realtà? Ero molto più addormentato del solito?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-03 10:42

SMS o caro

Dopo la falsa partenza, sembra che oggi sia partita ufficialmente la sperimentazione del pagamento della sosta via SMS. La pagina che City subappalta all’ATM oggi raccontava la rava e la fava, annunciando che come misura promozionale fino a quest’autunno non si pagherà il messaggio di risposta del Centro Servizi (ma si pagherà naturalmente il messaggio di richiesta). Inoltre, come grande concessione, la sosta minima da pagare non sarà di un’ora ma di sola mezz’ora, perché “abbiamo visto che quello è il periodo minimo in cui la gente lascia l’auto nei parcheggi”.
Ora, capisco che il costo marginale di due SMS diventerebbe maggiore di quello della sosta vera e propria se questa fosse di un quarto d’ora. Però mi viene da dire che a questo punto se lascio la macchina ferma dieci minuti esigo che non mi diano la multa. Nemmeno a Linate (dove stanno facendo di tutto per impedire che la gente venga a lasciare e prendere chi vola… non dico di fermarsi sotto l’aerostazione, ma un posto a un duecento metri dove fermarsi restando in auto è troppo?)

Ultimo aggiornamento: 2006-06-26 20:13

hanno spostato gli orari?

La pedalata di stamattina, oltre che dal caldo, è stata disturbata anche da un traffico incredibilmente alto per l’ora e la stagione. Due sono le possibilità che mi sono venute in mente: che tutti i maturandi abbiano deciso di recarsi in automobile alla loro scuola, e che tutte le commissioni di oggi pomeriggio siano state spostate al mattino per improrogabili impegni.
Mi resta solamente da capire a quale ora mi convenga uscire oggi pomeriggio per non rimanere distrutto.

Ultimo aggiornamento: 2006-06-22 10:38

Strade e autostrade piemontesi

Ieri Anna e io siamo andati fino a Mondovì a trovare i miei amici Paola e Flavio, farci un’amabile mezza giornata di chiacchiere, con una di quelle mangiate tali che non ho neppure cenato – e questa la dice lunga, considerato che persino il giorno del mio matrimonio il desco serale è stato poi imbandito. Ma qua sono a parlare non tanto di cibo e chiacchiere, quanto della parte relativa al viaggio. Andare da Milano a Mondovì non è un viaggio da prendere a cuor leggero, visto che ci sono tante possibilità, tutte tragiche. ViaMichelin mi consigliava come percorso più breve di prendere l’autostrada fino a Torino, girarmi tutta la tangenziale ed entrare sulla Torino-Savona: il tutto in due ore e mezzo. L’alternativa più breve consisteva nel partire verso Genova, uscire ad Alessandria e farmi Acqui Nizza Canelli: cinquanta chilometri in meno e un’ora in più di viaggio.
Visto che la prima ipotesi non teneva conto dell’effetto-toboga sulla Torino-Milano e la seconda mi pareva impraticabile, ho pensato a un piano C: giù per Genova, svolta verso Alessandria, arrivo a Santena ed allaccio sulla Torino-Savona. Assolutamente improponibile da un punto di vista topologico, ma sufficientemente rapida. Così partiamo, ed entrati in autostrada attacco la signorina del GPS. Viaggio tranquillo, fino a quando c’è il primo bivio per Alessandria, che ci fa passare. Mi sorge un dubbio: abbasso la scala della cartina per vedere il percorso completo, e scopro che la sua idea era di arrivare a Voltri, fare un pezzo dell’Autofiori e tornare in su. Ci penso un attimo, e decido che in fin dei conti a quest’ora si può rischiare. Effettivamente non c’era traffico e in due ore e mezzo siamo arrivati al casello. Sono però stato colpito da quello che ho visto sul tratto appenninico da Savona a Ceva. Prima di parecchie gallerie, c’era una struttura che assomigliava tanto a un enorme pannello solare e che infatti avevo preso per tale; solo dopo essere entrato in galleria mi sono accorto che in realtà era uno specchio, per illuminare i primi 200 metri usando meno elettricità: e in effetti molte lampade inizialmente erano lasciate spente. Mi è sembrata una trovata intelligente.
I guai ci sono però stati al ritorno. Scartata per ovvie ragioni l’idea di tornare via Savona-Voltri, abbiamo preso l’autostrada in direzione Torino. A Marene, però, ho pensato che forse potevo evitare la triangolazione e farmi la statale fino ad Asti est. Errore. Mi sono trovato con una colonna sui cinquanta all’ora, tra i locali che ogni tanto entravano ed uscivano dalle vie laterali e una macchina della GdF che non doveva probabilmente stanare alcun evasore. Il tutto mentre la signorina, nonostante avesse a disposizione dai sei agli otto satelliti, si è inspiegabilmente e inderogabilmente persa. A un certo punto ho spostato la visualizzazione dalla mappa alle info GPS, e ho scoperto che stavo decollando, anche a una velocità verticale niente male. Sono arrivato fino a 1770 metri sul livello del mare. Ritornato a guardare la mappa, ho fatto trekking sui prati, nuotato sul Tanaro, e perfino fatto un percorso sui binari della ferrovia, prima di rimettermi del tutto in sesto qualche chilometro dopo essere entrato in autostrada. Non so, forse non ama il Roero.
A proposito di autostrade: sulla Torino-Savona c’è già lo svincolo della A33 verso Cuneo, mentre il pezzo che porterebbe ad Asti è ancora più o meno in alto mare. Ma quello che non capisco è che a un certo punto la statale 231 si deve spostare per lasciare spazio a un pezzetto di autostrada perfettamente terminato e con i cartelli indicanti lo svincolo di Alba est! Ma chi è stato a ordinare già i cartelloni?

Ultimo aggiornamento: 2006-06-12 12:09