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Viaggiare in aereo oggi

Il weekend romano mi ha fatto riprovare dopo un anno e mezzo la doppia gioia dei voli aerei e dei mezzi di trasporto romani. Bisogna dire che la partenza da Fiumicino sabato mattina è stata persino piacevole: un banco check-in per Roma dove non c’era nessuno in coda, e un controllo bagagli rapido, nonostante la marea di sacchetti richiudibili che venivano gentilmente forniti ai banchi di accettazione e che hanno fatto dire ad Anna “e dovrei mettere tutte le mie creme in un solo sacchetto?” Per la cronaca, la maggior parte delle creme era stata imbarcata come bagaglio registrato, ma alla fine Anna ha trovato ancora sufficienti liquidi per mezzo riempire la bustina. L’unica cosa strana che mi è capitata è che dopo il controllo a raggi X sono stato fermato da un altro addetto alla sicurezza che mi ha chiesto di dargli lo zaino, che non era nemmeno pieno. Non l’ha aperto, ma gli ha fatto passare sopra una strisciolina che ha poi messo in una macchina che gli ha dato responso “tutto ok” – e volevo ben vedere. L’unica cosa che mi ha stupito un po’ è che ho dato un’occhiata a quella macchina, e se non sbaglio doveva verificare se portavo con me qualcosa di radioattivo. Mah. La partenza è avvenuta con i soliti venti minuti di ritardo, ma quello non è un problema perché quei minuti sono già conteggiati nel tempo di volo, quindi l’atterraggio è stato in perfetto orario.
Il ritorno è stato molto peggio, in compenso. Anche qua ero partito bene: in un impeto di follia avevo provato una di quelle infernali macchinette per il checkin automatico per i fortunati possessori di biglietto elettronico. Una volta convinta la macchinetta di chi ero io (avrei potuto infilare la carta di credito, ma ho pensato che forse la Millemiglia era più adatta all’uopo) sono subito stato caldamente salutato, e mi è stato offerto il posto 7C che mi è visivamente stato assicurato essere il migliore di quelli a disposizione. Non ho capito perché il biglietto stampato fosse così leggero, ma non è un mio problema. Mio problema è invece stato passare il controllo a raggi X. Una volta c’era il trucco: te ne stavi al piano di sotto e usavi il “varco per i cognoscenti”. Adesso non si può più, o meglio si passa tutti da sotto, e sono state messe sei postazioni di controllo ai due lati della hall. Peccato che dal lato da me scelto ce ne fossero funzionanti solamente due, il che ha significato un’attesa di venti minuti in coda, con l’unico conforto di un libro. Passato finalmente il controllo, mangiato a caro prezzo qualcosa, letta la pubblicità per i negozi messi al piano di sopra (però cercare di convincere il pollo di turno scrivendo “arrivato qui, il più è fatto” mi sembra una presa per i fondelli niente male) e giunto al gate, scopro che il volo era in ritardo di venti minuti “per mancato arrivo da Trieste”. Inutile dire che i venti minuti sono diventati trenta, che poi si sono anche concretizzati in un cambio di gate spedendoci tutti al piano di sotto e quindi senza finger. Ma una volta sceso, ho avuto il dubbio privilegio di assistere in diretta a uno dei motivi per cui Alitalia non potrà che fallire. Il gate era ancora in attesa dell’ultimo ritardatario del volo per Venezia che veniva imbarcato prima del nostro. Il tizio finalmente si presenta, e si vedono le assistenti di terra confabulare lungamente al telefono. A quanto pare, era stato chiamato un pulmino che però non si era materializzato: al suo posto c’era il bus che avrebbe dovuto portare noi al nostro velivolo. Dopo ulteriori colloqui telefonici, la soluzione che probabilmente le assistenti avranno anche ritenuto geniale. Il ritardatario è stato spedito da solo sul bus, e noi abbiamo amabilmente atteso che ci mandassero un altro bus per potere finalmente passare l’agognato corridoio. Perfetto, no?
Ad ogni modo, è ormai chiaro a tutti che Al Qaeda ha vinto. Se prendere un aereo è diventata un impresa di tal fatta, significa che la paura si è impadronita di noi, e la paura è l’inizio della sconfitta.

Ultimo aggiornamento: 2006-11-20 16:04

scala mobile: la risposta ATM

Ricordate il mio post sulla scala mobile di piazza Abbiategrasso? Dopo dieci giorni, stamattina mi è arrivata la risposta, che cito integralmente.
Gentile Signore,
ci scusiamo innanzitutto per i disagi evidenziati.
La informiamo che abbiamo provveduto ad inoltrare la sua segnalazione al settore competente per l'opportuna conoscenza.
Le ricordiamo comunque che alcuni fermi sono giustificati da interventi di ricambio di alcuni pezzi per questioni legate alla sicurezza.
Distinti saluti.

Mi chiedo quanti pezzi ci siano in una scala mobile, visti i continui fermi: però sono lieto di avvisare i miei ventitré lettori che nell’ultima settimana ho sempre trovato la scala mobile funzionante. Non sono così presuntuoso da immaginare che ci sia una relazione diretta con la mia lettera, però :-)

Ultimo aggiornamento: 2006-11-06 11:55

lo fanno apposta

Non ho mai parlato troppo della scala mobile di piazza Abbiategrasso, anche se chi mi trova sul 15 sa che è uno dei miei topos preferiti. Ma oggi ho deciso di fare un’escalation :-) e reclamare direttamente ad ATM: ecco il testo del reclamo che ho appena inviato… vediamo i tempi di risposta.
Alla stazione Abbiategrasso di M2 esisterebbe una scala mobile che porta alla fermata dei tram. Uso il condizionale perché riuscire a vedere quella scala mobile in funzione non è certamente alla portata di tutti. Tralasciamo il problema della copertura in cristallo, che è stata danneggiata qualche settimana dopo l’apertura della stazione: c’è voluto qualche mese perché venissero tolti i vetri rotti, e non so quanti anni ci vorranno prima che i vetri vengano sostituiti. Il fatto è che è praticamente certo che per una ragione o per l’altra la scala mobile sia disattivata.
In effetti mi ero stupito di averla trovata funzionante per due mattine di fila martedì e mercoledì: fortunatamente stamattina c’era il bel nastro rosso che bloccava l’accesso, in modo da non farci abituare male. Peccato però che la scala mobile funzionasse. Si vedeva infatti la freccia verde e non il simbolo di divieto di accesso: inoltre io che sono notoriamente un rompipalle ho provato a calpestare la piattaforma in alto, e la scala si è tranquillamente messa in moto. Sarebbe forse questo un modo per dire che ATM ci tiene alla forma fisica dei suoi utenti?
(ehm… a quanto pare un reclamo non può superare i 500 caratteri, e non lo scopri fino a dopo avere postato, il che significa che devi riscrivere tutto. Usabilità, questa sconosciuta)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-26 10:31

il tram ha bucato!

Stasera, mentre andavo dal Neri a cazzeggiare un po’ su Macchiaradio, ho visto un 5/ fermo all’incrocio tra Zara e Marche, con tre tipi in tuta arancione che stavano lavorandoci su all’altezza del carrello posteriore, immagino con un po’ di bestemmioni visto che stava piovendo.
Beh, devo dire che la famosa scusa per il ritardo “il tram ha bucato” sarebbe proprio andata a pennello!

Ultimo aggiornamento: 2006-10-24 00:33

L’importante è sapere attendere

Lo ammetto. Sono uscito tardissimo stamattina, e sono spuntato dalla metro in piazza Abbiategrasso alle 9:15 (ho la testimone). Il display indicava le seguenti attese: “3 – 18 minuti; 15 – 19 minuti”. Per una volta, purtroppo, i tempi di attesa erano corretti: il 3 è arrivato alle 9:33, seguito a ruot… ehm, sì, seguito quasi immediatamente dal 15 (e da un altro 3, si sa che quelli viaggiano in convoglio)
Capisco che è passata l’ora di punta, e tutte quelle cose là: ma una distanza di più di venti minuti tra i passaggi – quando sono arrivato, non è che ce ne fosse uno appena partito – non mi pare esattamente segno di un’azienda sana e funzionante.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-18 11:10

Il 7009 colpisce ancora

D’accordo, non dovevo farlo. Mentre stasera aspettavo il tram, mi sono messo a leggere. Così sono salito, ho timbrato e non ci ho pensato più, fino a quando stava per essere l’ora di scendere. Mi sono alzato, ho ripreso il biglietto da timbrare in metropolitana, e l’ho guardato distrattamente. L’ora segnata di timbratura erano le 12:20. Più che un dubbio, mi prende la certezza: cerco il numero della vettura e verifico che è la 7009. Per tutto settembre sono stato attento al numero della vettura che prendevo: la prima volta che non ci faccio caso ripiglio il tram con la macchinetta killer.
Stavolta provo a comunicare la cosa al gabbiotto della metropolitana, tanto non avevo tutta quella fretta: scopro così che dire “7009” non significa nulla per il dipendente Atm (o magari aveva capito “79”, visto che quel bus passa in piazzale Abbiategrasso) e ci voleva la parolina magica “Sirio”.
Comunque è stato un viaggio di ritorno interessante: per la prima volta mi sono trovato due suonatori ambulanti nello stesso viaggio (Sant’Ambrogio-Lanza e Garibaldi-Centrale), e ho dovuto bloccare la chiusura delle porte della gialla per permettere a una signora cinese con passeggino di entrare (ovviamente non c’è stata una scena tipo Corazzata Potiemkin: io e la signora eravamo già lì e aspettavamo di fianco alle porte che scendessero tutti, e il macchinista ha deciso di azionare il fischio di chiusura mentre ancora usciva qualcuno) Sì, per fortuna domani c’è sciopero dei mezzi.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-05 20:20

fortuna che lo sciopero è domani

Stamattina ero persino in anticipo, e sono sbucato su dalla metropolitana in piazzale Abbiategrasso alle 8.38. Il display della fermata del tram scriveva “15: transito”, e in effetti un tram era appena partito. Beh, penso, non è la fine del mondo. In effetti non è stata la fine del mondo, ma una semplice attesa di ventidue minuti: il tram successivo è infatti arrivato lemme lemme alle nove in punto. Era anche da solo, nel senso che non è che stesse facendo da tappo a una sfilza di vetture che non potevano ovviamente superarlo. In questi ventidue minuti sono passati quattro 3, a coppie come i carabinieri: stava anche per arrivarne un quinto, giusto per la cronaca.
Già il fatto che non ci fossero altri tram dietro mi rende dubbioso sul ritardo dovuto a problemi di traffico, e non a un paio di vetture che non giravano; ma vorrei fare notare un’altra cosa. Come ho scritto sopra, alla fermata di piazza Abbiategrasso c’è un simpatico display comandato remotamente. Tale display per tre minuti dopo che sono arrivato ha lasciato scritto “15: transito”, per poi passare al mutismo assoluto (“15:”), all’ammissione di impotenza (“15: *”); solo dopo un quarto d’ora dal mio arrivo si è visto un orario previsto. Non so quanti soldi sia costato questo sistema, ma quello di oggi è un suo tipico “funzionamento”. Non sono inoltre mai riuscito a capire se i messaggi che a volte scorrono in questi pannelli siano selezionabili per singola fermata o gruppo di fermate, nel qual caso sarebbe stato carino provare a scrivere “scusate, abbiamo dei problemi”. Il guaio con ATM è che tanto non l’avrebbero scritto lo stesso…
Perlomeno, domani non ho di questi problemi, visto il loro sciopero; bicicletta e via.
(messaggio in codice per chi sa: il fattapposta era dove l’avevo lasciato)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-05 11:20

qual è quella parola?

Oggi in tutta Italia ci sono ventiquattr’ore di sciopero degli autoferrotranvieri appartenenti ai Cobas, per il rinnovo del contratto. Vabbè. Oggi a Milano sta diluviando, e quindi l’ipotesi di prendere la bicicletta e farsi un’ora sotto la pioggia, per poi starsene otto ore fradicio in ufficio, viene cassata a monte. Vabbè. Andare in automobile oggi non è stata chiaramente considerata un’opzione possibile: sono un tipo nervoso, e vorrei evitare di spaccarmi il fegato e magari la macchina. A questo punto ieri mi ero messo a fare due conti. Lo sciopero inizia alle 8:45, visto che prima c’è la fascia protetta. Io in genere arrivo in ufficio tra le 9 e le 9:10. A questo punto anticipo di venticinque minuti la partenza di casa e sono a posto.
L’inizio del piano era anche andato bene: mentre Radiopop sentenziava che erano le 7:47 stavo chiudendo la porta di casa. La gialla era strapiena, ma nella verde si stava anche benino; risalgo in piazza Abbiategrasso alle 8:20, pronto a inzupparmi ma in perfetto orario con la tabella di marcia. Peccato che tra le 8:25 e e le 8:30 sarebbero sì passati un 3 e un 15, ma entrambi i tranvieri hanno deciso che il loro turno di lavoro era finito, e hanno usato il binario laterale per tornarsene in deposito. Fosse passato l’orario di inizio dello sciopero l’avrei accettato, ma così l’unico modo in cui mi viene da chiamarli è una parola di sette lettere che fa rima con “gonzi”.
Mentre cercavo disperatamente un piano B per trovare qualche collega che riuscisse a passare a prendermi, e intanto cercavo di avvicinarmi alla meta prendendo un 3 che almeno al suo capolinea di Gratosoglio ci arrivava, fortunatamente la tranviera del 7001 (e i suoi colleghi sul 7011 e 7017 che all’arrivo a Rozzano erano a ruota: immagino che i tram fossero in ritardo di loro visto il casino che ci sarà stato in centro) è spuntata e ci ha caricato tutti. Alla fine sono arrivato in ufficio esattamente alla solita ora, e ancora con la beffa finale: prendo un cappuccino alla macchinetta del caffè, e me lo ritrovo senza latte. Decisamente, non è giornata.

Ultimo aggiornamento: 2006-09-15 10:09