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Perché bookwyrm non può funzionare

Bookwyrm è un “social di lettura e recensioni, decentralizzato”, come si definisce esso stesso. Il “decentralizzato” significa che i vari siti federati, che condividono il software, sono indipendenti ma possono usare il protocollo ActivityPub per scambiarsi informazioni.

Io ho provato a iscrivermi a una di queste istanze e importare la mia libreria da Goodreads, come del resto indicato da loro stessi. (se importo da LibraryThing ottengo un server error) Quello che vedete nell’immagine è il risultato: più di metà dei miei libri non è stata importata (comprese alcune decine per cui il software non era così certo, e mi ha proposto un’opzione che era spesso la versione originale dei Miserabili di Victor Hugo…). Qualcuno potrebbe rispondere che le basi dati librarie sono costose e non possiamo pretendere che un sistema open source le possa acquistare. A quanto ho capito, se il libro non è già presente viene cercato su OpenLibrary e inventaire.io, che però non hanno certo una grande quantità di libri in italiano. Peccato che io stessi importando un file CSV che contiene i seguenti campi:

Book Id,Title,Author,Author l-f,Additional Authors,ISBN,ISBN13,My Rating,Average Rating,Publisher,Binding,Number of Pages,Year Published,Original Publication Year,Date Read,Date Added,Bookshelves,Bookshelves with positions,Exclusive Shelf,My Review,Spoiler,Private Notes,Read Count,Owned Copies.

Chiaramente non c’è la copertina, e quindi l’importazione rimarrebbe comunque incompleta: ma scrivere “Could not find a match for book” non ha davvero alcuna logica. Più sensata è la critica “beh, se il sistema è open source puoi modificare tu la versione di import”. Peccato che potrei avere voglia di farlo se non avessi alternative; ma visto che le alternative le ho, perché dovrei perderci tempo?

(Ps: c’è stato un rapido scambio con lo sviluppatore, che proponeva di permettere l’importazione di un csv definito dall’utente. Probabilmente potrebbe essere più utile: vedremo se sarà mai implementato. È ovvio che non posso pretendere nulla…)

i piani su Twitter di Elon Musk

Come sapete, alla fine Elon Musk è stato più o meno costretto a comprarsi Twitter. Ora ci deve fare qualcosa. A parte prepararsi a licenziare tutto il middle management che non ha scritto righe di codice almeno ultimamente, a quanto pare chi vorrà rimanere un utente verificato dovrà pagare 20 dollari al mese. Nate Silver, per esempio, non è molto contento della cosa, così come non lo è Lynda Carter.

La cosa non è un mio problema: non sono un utente verificato né ho nessun interesse a diventarlo. Devo però dire che non riesco a capire quale possa essere il ricavo pensato da una cosa del genere, e quindi perché mai Musk abbia pensato di farlo. Peggio ancora se questa dovesse essere una mossa propedeutica a far pagare Twitter a chiunque voglia usarlo: di nuovo, quanta gente sceglierebbe di pagare per un social network dove trovare del materiale decente è possibile ma richiede una faticaccia…

informazioni mancanti

Ieri volevamo andare alla Feltrinelli di Monza, e abbiamo scoperto che ha chiuso quest’estate. Il problema è che san Google in effetti dice “chiuso definitivamente”, mentre il sito Feltrinelli dà il negozio come esistente. Immagino che ci sia un effetto Wikipedia, nel senso che Google raccoglie le segnalazioni degli utenti e dopo un po’ aggiorba i suoi dati; ma vedere che un’azienda non ha nemmeno l’interesse a tenere aggiornato il suo sito non è bello.

Siti fotocopia

L’altro giorno, parlando delle statistiche del mio sito, avevo notato che il post di uno dei miei vecchissimi quizzini aveva avuto un notevole numero di accessi (più di 800: per voi magari sono bruscolini, per me no). Per curiosità ho fatto una ricerca con la frase iniziale del testo del quizzino, cioè “Scrivete le prime potenze di 5” e mi sono trovato un certo numero di risultati, tutti copiati dal mio quizzino. Nel caso di 1lib non c’è nulla di strano: quel quizzino è parte di un ebook liberamente distribuibile, e la licenza CC-BY-SA è rispettata. Ma altri siti, come trovalarisposta.com, migliorprimo.com e hypercyber.it, hanno semplicemente copincollato un pezzetto di testo, perdendo tra l’altro tutta la formattazione e quindi risultando assolutamente inutile (se non per avere clic e quindi guadagnare con la pubblicità). Invece areasosta.com non solo ha la formattazione corretta ma anche un link al mio sito, il che un po’ più di senso ce l’ha…

Il punto è però che tutta questa ricerca non è servita a nulla, perché i siti che ho indicato non puntano certo a me. E dunque chi è che mi ha cercato così a lungo?

addio hubiC

Sono anni che hubiC esisteva in una specie di limbo: nessuno poteva più iscriversi, ma chi c’era già poteva continuare a usare il suo spazio dati (io ero arrivato a 40 GB con un po’ di referral). Adesso a OVH si sono scocciati, hanno preso un altro vecchio servizio che avevano, l’hanno rimesso un po’ in sesto e hanno chiuso hubiC. O meglio, dovevano chiuderlo a fine luglio ma ci hanno dato ancora due mesi di grazia.

Per me la fregatura è che ShadowDrive non mi dà mica tutti e 40 i giga che avevo. Certo, pago Google One e avrei abbastanza spazio libero per metterci quei file, ma è una questione di principio :-) Terabox, a parte essere cinese e avere limiti di trasferimento dati al mese, non mi ispira più di tanto…

Come posso dire a Google di NON indicizzarmi i video?

Google, nella sua infinita saggezza, ha deciso di indicizzare anche i video che trova in giro. Così mi è arrivato un report Video indexing issues found on your site https://xmau.com/ che mi dice che ho sei pagine dove “Google could not determine the prominent video on the page”. Le pagine sono tutti voci del blog dove qualcuno nei commenti ha postato un video.

A me di avere i video indicizzati importa una cippa. Solo che non ho idea di come non farglielo fare. Trovo modi per non indicizzare tutta la pagina (grazie, li conosco da un quarto di secolo) o tutorial per pietire un’indicizzazione. Idee?

Fanpage e i temini delle elementari

Piero Angela aveva due figli. Uno è Alberto, e lo conosciamo tutti. L’altra non è l'”Angela Angela” con cui Corrado Guzzanti/Vulvia se la prendeva sempre, ma si chiama Christine. Di lei non si sa molto: evidentemente è una persona riservata. Però Fanpage.it ha deciso comunque di scrivere un articolo su di lei (ho linkato la pagina di archive.org per ovvie ragioni). Quando l’ho letto, mi sono venute in mente le arrampicate sugli specchi che feci una volta che mi toccò fare un tema su un capitolo dei Promessi Sposi che non avevo letto. Ai tempi presi un’insufficienza: ma ero ovviamente costretto a scrivere quelle paginette. L’unica ragione per quell’articolo è ottenere qualche clic in più. Siamo messi così male?