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XXX is requesting more info about your post

Da qualche giorno, nelle notifiche che mi arrivano sui post della pagina Facebook “.mau.” (che è diversa dalla mia bacheca, tipico caso di sdoppiamento di personalità) il testo è cambiato: non mi viene scritto “XXX commented on the link you shared” ma “XXX is requesting more info about your post.”
Non ricevo mai moltissimi commenti, quindi non sono ancora riuscito a capire se questa è una nuova risposta generica per vedere se sono attento o un messaggio che parte automaticamente quando c’è una frase con un punto interrogativo o ancora qualcos’altro. Voi che ne sapete?
(Dopo avere preparato il post, mi sono arrivati un classico “commented on the link you shared” e un “is requesting more info about your post”, nessuno dei quali aveva un punto di domanda. Anzi, le “maggiori informazioni richieste” erano nel primo commento, non nel secondo.

I segreti del newsfeed di Facebook

Perché non ho pensato che la notizia di ieri secondo cui Facebook avrebbe finalmente spiegato perché una certa notizia appare nel nostro newsfeed non era un pesce d’aprila? Semplice. Un pulsante “perché vedo questo post?” non dà nessuna vera indicazione su come funziona l’algoritmo, esattamente come la lista degli ingredienti su una lattina di Coca-Cola non ti permette di rifare la ricetta.

Quello che ti verrà detto, insomma, non sarà né più né meno che quanto una persona un minimo sveglia ti saprebbe dire già ora: il post appare perché è di uno con cui hai interagito tanto, oppure di uno che hai appena amicato, o magari è un post che ha avuto tante interazioni e quindi probabilmente è interessante. Al massimo ci sarà qualcosa di ancora più vago: chessò, “a te piacciono i post dove ci sono immagini di paesaggi”. La cosa davvero interessante dell’annuncio è insomma il fatto che Zuckerberg si sente costretto a “mostrare qualcosa”. Sarà un effetto della direttiva copyright? :-)

Salvatevi questi numeri

La Stampa è stato uno dei quotidiani che si è battuto di più per spiegare a tutti i suoi lettori la bontà della direttiva copyright. Non è quindi così strano che abbia pubblicato questa intervista a Éric Leandri, amministratore delegato di Qwant, motore di ricerca francese su cui non capisco come sia possibile definire una frase e non le singole parole…

Ma torniamo a noi. Leandri afferma che a suo parere «Un accordo ragionevole potrebbe prevedere una percentuale intorno al 4 per cento del fatturato totale della pubblicità», il che significherebbe per l’Italia tra i 70 e i 100 milioni l’anno. L’articolo non è molto chiaro al riguardo: ma direi che questo riguarda l’articolo 15 (ex 11), la tassa sulle citazioni, anche perché poi continua a raccontare che con il filtro ContentID Google sta già dando 2,5 miliardi l’anno a chi produce contenuti.

Lo so, ci vorranno due o tre anni prima che la direttiva venga recepita dal nostro parlamento. Ma per favore salvatevi quell’articolo, e tiratelo fuori a tempo debito :-)

E questi da dove arrivano?

Cominciamo dall’inizio. Google ha deciso di far fuori Inbox. Quindi sul telefonino ho dovuto ritornare a usare Gmail, con due fregature: la prima è che non posso tenere insieme tutte le mie caselle email ma devo controllarle una a una, la seconda è che non sono riuscito a trovare nemmeno un modo per vedere in un solo colpo tutti i messaggi ricevuti a un singolo indirizzo se mantengo le etichette Google (social, promotions, updates e simili). Ho quindi eliminato le etichette, ma a questo punto anche la versione desktop non le ha più: amen, ho pensato, posso anche farne a meno. Ma come vedete dall’immagine, a questo punto sono spuntati da chissà quale anfratto gli ultimi messaggi di Google Buzz (ricordate?) di otto anni fa. Che senso ha tutto questo?

Aggiornamento (20:45) ho scoperto per caso come mai si vedono. In Settings → Multiple inboxes c’era una riga “is:buzz” che non so da quanto tempo fosse presente :-) (assieme a is:starred e is:draft. Alla fine ho tolto tutto)

Ultimo aggiornamento: 2019-03-30 22:03

Addio ICQ

logo ICQ

logo ICQ (da Wikimedia Commons, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Papirus-64-apps-icq.svg )

Vent’anni fa andava tantissimo di moda ICQ (che si leggeva “I seek you”, “ti cerco”), uno dei primi sistemi di instant messaging. Io come tanti avevo un’utenza ICQ, anzi un UIN, che era 2464356. Almeno fino al 2016 ce l’avevo, mettiamola così.

L’altro giorno si parlava di ICQ e ho provato a connettermi: niente da fare. Ho scritto all’assistenza che mi ha risposto “Ah, l’utenza è stata cancellata per inattività e non si può più recuperare nulla. Se vuoi, fatti un’altra utenza.” Capisco la cancellazione dei (non molti, credo) dati, ma il numero potevano anche lasciarlo disponibile… come avrebbero potuto mandarmi un avviso (l’email ce l’avevano) Ma ora l’azienda è russa, ed evidentemente hanno idee diverse. Direi che potrò sopravvivere anche senza.

Facebook, pagine gestite, segnalazioni

Fino a qualche tempo fa, se entravo in Facebook vedevo insieme alle notifiche sulla mia bacheca utente quelle che arrivavano dalle mie pagine (la .mau. generica che riprende i post del blog e quelle sui miei libri). Quindi mi accorgevo di cosa succedeva e rispondevo subito. Ora niente da fare: devo andare a cliccare sulle pagine, vedere se ci sono notifiche ed eventualmente rispondere, il che per un pigro come me è un casino. La colpa potrebbe essere forse del fatto che ho attivato un’utenza di scorta per gestire quelle pagine? E c’è un qualche modo per tornare a vedere tutte le modifiche?
Sono certo che qualcuno di voi saprà rispondere :-)

Ultimo aggiornamento: 2019-02-11 17:21

No more (magic) Moments

Leggo che il mese prossimo Facebook chiuderà la sua app Moments. Due rapide considerazioni. La prima è che a quanto pare non è solo Google a dismettere roba (se non sbaglio la prossima vittima sarà Hangouts). La seconda è che non ho mai visto Moments. Sono ragionevolmente certo di averne sentito parlare, ma se qualcuno mi avesse chiesto a che servisse avrei fatto scena muta. Certo, io e le immagini non andiamo troppo d’accordo. Certo, è probabile che io sia invecchiato e non sia più al passo con tutto quello che succede. Ma in ogni caso mi pare ci sia anche una componente interessante. Perché Facebook, che pure possiede Instagram, dovrebbe avere una seconda app per le immagini?