Archivi categoria: rec-2004

Fahrenheit 9/11 (film)

È un film biecamente di parte, e lo si vede in certe scelte fatte, che non si possono esattamente definire oggettive. Non credo che potrà far cambiare idea anche solo a una persona su cosa è successo. Ma che importa? Ritengo che sia comunque necessario che la gente abbia la possibilità di conoscere le cose, a differenza di quanto cercano in genere di fare i media. E forse Michael Moore ha persino mancato, quando ad esempio non ha provato a chiedersi e chiederci “ma dove è stato Giorgino Doppiavù nelle ore seguenti la notizia dell’attentato alle Torri Gemelle”? (vorrei saperlo anche io)
I due tempi in cui il film è diviso sono molto differenti tra loro: nella prima parte rimane molto più sul comico – strabilianti le immagini delle espressioni del Giorgino nei minuti immediatamente successivi all’attacco – e ci fa pensare che la nostra repubblichetta delle banane non è poi un caso così isolato. Il secondo tempo è molto più crudo (ma non è così la guerra in Iraq?).
Trovo ottima la scelta di avere solo tradotto la voce narrante, e sottotitolati tutti i vari interventi, che erano tra l’altro pronunciati in modo comprensibilissimo. Un’altra possibilità per noi di capire un po’ di più gli americani.

Ultimo aggiornamento: 2004-09-05 18:00

_Notizie dalla fine del mondo_ (libro)

Il nome di Anthony Burgess può non suonare a vuoto – aiutino: è l’autore di Arancia meccanica. Ma lo scrittore inglese – forse anche perché di famiglia cattolica, si sa come vanno le cose lassù – ha una produzione molto più vasta. Prendiamo questo libro (Anthony Burgess, Notizie dalla fine del mondo, pag. 541, Fanucci Immaginario, 2003 [orig. 1982], 17 €, ISBN 88-347-0978-0, traduzione Liana Burgess). È uno e trino: al suo interno c’è uno sceneggiato sulla vita di Freud, un musical su Trotsky a New York prima dell’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, e un romanzo di fantascienza sulla fine della Terra ad opera di un pianeta celeste vagante. Ad essere sinceri, non è che le tre storie si intersechino così bene: viaggiano ciascuna sul proprio binario. Il libro si regge soprattutto sull’ironia e la capacità di Burgess di creare termini nuovi o di frammischiare quelli già esistenti, oltre a tutta una serie di stilettate satiriche messe qua e là, come la nota en passant che gli inglesi non sono riusciti a costruire in tempo la loro astronave astrale perché le maestranze hanno scioperato a lungo per il salario. Liana, forse perché di famiglia, si sente in dovere di aggiungere una serie di note che spiegano alcune scelte di traduzione, la quale comunque mantiene intatta la gioia verbale del testo, e che forse sono superflue. Ma vale comunque la pena di leggerlo.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-04 14:52

_La misteriosa fiamma della regina Loana_ (libro)

Comincio subito con dire a chi sconsiglio il libro. Se sei uno di quelli che pensa che i libri servano giusto per riempire qualche spazio vuoto in casa, oppure ti sta sulle palle uno come Eco che sembra sempre sapere tutto, anche se si parla dei fumetti di inizio anni ’40, lascia perdere: non fa per te, e ti arrabbieresti solo a leggerlo. In caso contrario, corri subito a prenderlo.
Il libro (Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, pagine 451, Bompiani 2004, € 19, ISBN 8845214257) è un “romanzo illustrato”, nel senso che ci sono tante immagini a colori qua e là per il testo. La storia è quasi una finta autobiografia, visto che Eco è coetaneo del protagonista Yambo e probabilmente ha vissuto la sua infanzia in tempo di guerra da quelle parti. In pratica è un tour de force, a partire dall’inizio dove Yambo ha perso la memoria e parla solamente per citazioni da libri. Io l’ho letto di un fiato, ma capisco chi non lo sopporta.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-20 09:50

_Big Fish_ (film)

Sono sempre in ritardo, ma sono riuscito a vedere il film prima che uscisse dalla programmazione nei cinema. A dire il vero non ne ero molto convinto, ma Anna mi ha trascinato, facendomi sbuffare nel primo quarto d’ora. Poi mi sono ricreduto, e nonostante la durata di oltre due ore sia ben superiore alle mie usuali capacità di sopportazione cinematografica sono arrivato alla fine senza nessun problema, anzi.
“Big Fish” significa anche “cacciaballe”: la storia è infatti quella di un tizio che ha sempre raccontato storie inverosimili sulla sua vita, e che sta morendo di cancro. Suo figlio, che non sopporta da molto tempo questo modo di fare del padre, vuole scoprire la verità. La storia si snoda tra fantasia e realtà: man mano si scopre che la realtà è diversa ma non poi così tanto, e che “una persona diventa le sue storie; queste gli sopravvivono, ed è così che diventa immortale”.
È davvero bello. Ci sono i momenti divertenti e quelli che fanno venire le lacrime a un romanticone quale io sono; mi stupisce che quel figlio di puttana di Tim Robbins Burton sia riuscito a tirare fuori tutta questa poesia, anche se secondo me non è ad esempio un caso che la sorority dove sta la giovane Sandra sia Sigma Omega Delta: provate a cercare “sod” in un dizionario :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-05-18 11:12

La vera storia dell’ultimo re socialista (libro)

Roy Lewis è abbastanza noto agli italiani per Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, che ha avuto un certo successo una decina di anni fa. Questa volta (Roy Lewis, La vera storia dell’ultimo re socialista, Adelphi Fabula, pag. 248, ISBN 8845910024, 12.39 €, trad. Carlo Brera) si è cimentato in una ucronia, vale a dire “cosa sarebbe successo se…”. Nel nostro caso, le rivoluzioni del 1848 non furono sconfitte dalla reazione, ma i socialisti britannici riuscirono a consolidare un mondo egualitario, sotto l’occhio di un’elite separata che continuava a sviluppare nuove invenzioni, tenendole però per sé in modo da non “turbare lo sviluppo”. Ma anche in questo mondo parallelo gli inglesi non possono fare a meno di un re, anzi di un Cittadino re: il libro racconta appunto la storia vista dagli occhi del re-imperatore Giorgio Akbar I, che avrebbe tanto preferito fare il matematico e non il finto regnante.
La Storia però tende sempre a tornare sul suo tracciato, così troviamo ad esempio Churchill, e gli equivalenti di Roosevelt e John Kennedy. E Lewis sembra avercela sia con il socialismo che con il capitalismo, ciascuno dei quali non è capace a risolvere i problemi dell’umanità. Insomma, nonostante l’indubbia piacevolezza del libro rimane questa vena triste, se non addirittura qualunquista.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-28 14:56

_Il diavolo in cattedra_ (libro)

Piergiorgio Odifreddi sembra essere diventato il prezzemolo della divulgazione italiana, minacciando il fino ad ora incontrastato regno della Premiata Ditta Angela&Angela. Buon per lui, anche se devo ammettere che mi era più simpatico quando organizzava i Cenacoli a Torino alcuni anni fa. Ad ogni modo, con questo suo addentrarsi nel proprio campo (Piergiorgio Odifreddi, Il diavolo in cattedra, Biblioteca Einaudi 164, p.XII-299, 17 € ISBN 88-06-16721-9) trovo che abbia toppato di brutto. Si è infatti presentato proprio come uno di quei “tuttologi contemporanei” da lui sbertucciati nell’introduzione: la parte di logica “classica”, vale a dire quella legata tradizionalmente alla filosofia, è buttata giù in maniera molto svolazzante e relativamente incomprensibile. Va meglio quando parla della logica moderna, niente da eccepire: però non riesce a mantenere un taglio divulgativo come ci si dovrebbe aspettare da un libro che in fin dei conti non è un testo universitario. Non garantisco nemmeno che il testo sia stato riletto organicamente: alcune precisazioni sono riproposte come nuove in sezioni differenti, e ad esempio la dimostrazione all’inizio di pagina 221 è sbagliata.
Termino domandandomi cosa gli ha fatto esattamente di male la chiesa e soprattutto la gerarchia cattolica romana. Odifreddi aveva a suo tempo scritto Il Vangelo secondo la scienza dove aveva espresso la propria opinione, e fin qua nulla di male. Ma a quanto sembra deve mettere le sue frecciatine ovunque, anche in un campo dove Papa e vescovi non si sono mai sognati di mettere becco. Sarà contento così.

Ultimo aggiornamento: 2016-01-18 07:09

<em>Il nostro comune amico</em>

Forse non ci siamo capiti bene. Non dovresti essere qui a leggere la mia recensione (Charles Dickens, Il nostro comune amico, Einaudi tascabili n. 1014, pag. XXXVIII-1043, 15 €, ISBN 8806163434, trad. Carlo Pagetti). Devi prendere, andare in libreria a cercarti il libro, e iniziare a leggerlo. Ti concedo al limite di ordinarlo via internet.
Questa è l’ultima opera di Dickens, sempre scritta in comode puntate mensili come gli altri suoi romanzi a partire dal Circolo Pickwick, e dove si vede come il nostro abbia ormai un’abilità consumata nel sapere gestire i vari fili della storia, nonostante utilizzasse il sitema tipico di noi tutti per lavorare: i primi quindici giorni non si fa nulla, e gli ultimi cinque ci si incatena alla scrivania. Nonostante questo, tutti i personaggi hanno un loro ben definito carattere e uno spessore che non ti fa venire voglia di posare il libro; non mi vergogno poi a dire che ci sono alcuni momenti così toccanti che avevo i lucciconi. Dickens non ha nemmeno esagerato troppo con le punzecchiature al governo che fano capolino qua e là.
La traduzione è davvero buona e fila via scorrevole; l’unico appunto che farei è sulle note a pie’ di pagina. Sono fortunatamente poche, ma sono inutili alla comprensione del testo; comprendo perfettamente che il traduttore voleva farci vedere quanto ne sa, ma a questo punto avrei preferito che ce ne fossero di più, e fossero messe tutte alla fine del libro. Altrimenti io tendo a fermarmi a leggerle, e poi arrabbiarmi…

Ultimo aggiornamento: 2004-07-08 10:15

_Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte_

Dopo avere letto il libro (Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, 247 pagine, Einaudi Supercoralli, 16 €, ISBN 8806166484) sono andato a dare un’occhiata ai commenti in giro per la rete, e ho visto una polarizzazione abbastanza netta. Leggendo le stroncature, ho notato che si incentravano su alcuni punti: fregatura della pubblicità che presentava il libro come il nuovo Holden, storia – il giallo indicato dal titolo – inconsistente, troppa matematica.
Che posso dire? A me sembra stupido comprare un libro solo perché ne fanno tanta pubblicità. La trama della storia è indubbiamente sconnessa: tanto per dire, l’assassino del cane ammette il misfatto mentre si sta parlando di tutt’altro. Il fatto è che il libro non vuole parlare di questo, ma del ragazzino autistico. E vuole far capire che essere autistici non significa essere degli idioti, anche se a prima vista si può dare quell’impressione. Banalmente, la mente è focalizzata su un insieme di cose diverse da quelle che si ritengono “normali” e che servono per vivere in mezzo alle altre persone. Lo stile cerca di rendere questo modo di pensare: non credo che sia quello che ha in realtà, ma sicuramente dovrebbe costringere il lettore, a meno che non abbia comprato il libro perché voleva un giallo, a pensare in maniera un po’ diversa.
La matematica? C’è gente che alla sola parola scappa a gambe levate. Spero però che qualcuno, leggendo il libro, scopra che non è poi così difficile come credeva… a meno che non decida che bisogna essere matti per capirla. Ah, in certe cose comprendo bene Christopher :-).

Ultimo aggiornamento: 2016-10-29 19:00