La matematica ricreativa è dannatamente seria. Magari non ci credete, ma è così: il suo punto di partenza è ovviamente diverso da quello per esempio della fisica matematica, ma una volta impostato il problema la sua risuluzione può essere semplice o complicata, o magari impossibile, esattamente allo stesso modo. Questo testo (Jennifer Beineke e Jason Rosenhouse (ed.), The Mathematics of Various Entertaining Subjects, Princeton Press 2015, pag. 272, $75, ISBN 978-0-691-16401-8) raccoglie svariati contributi, dall’analisi dei giochi di carte ai giochi da tastiera, ma anche sui problemi matematici classici, tutti però studiati matematicamente. Non si usano tecniche troppo avanzate, anche se confesso di avere saltato a piè pari alcune pagine di conti noiosi su giochi che a me non interessavano. Ma alcune tecniche, come quella di Peter Winkler sulle dimostrazioni combinatoriche semplificate, o quella di Gary Gordon ed Elizabeth MacMahon che prende il gioco di carte Set e mostra le sue connessioni con i codici a correzione di errore, danno delle ottime idee su come vedere i giochi in un modo diverso.
Il mio dispiacere è che un libro come questo è troppo costoso. Sono riuscito a trovarlo in offerta a poco più di 50 euro, contro i 75 dollari del prezzo pieno; è vero che è rilegato, a colori e su carta pesante, ma se avessi voluto prendere la versione elettronica avrei comunque pagato 51 euro. Questo significa che solo i pazzi come me lo acquisteranno, e i proventi saranno inferiori di quello che si potrebbe avere se fosse venduto alla metà del prezzo. Una situazione lose-lose, insomma.
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_All These Years Vol. 1 – Tune In_ (libro)
Quasi mille pagine per parlare dei Beatles prima che diventassero i Beatles. Troppe? Beh, per un vero fan no. Questo primo volume della Biografia Beatlesiana Definitiva (Mark Lewisohn, All These Years Vol. 1 – Tune In, Little, Brown & Company 2014, pag. 946, Lst. 30, ISBN 9780316729604) contiene davvero tutto, raccogliendo una quantità incredibile di fonti (Beh, non proprio tutto. Esiste anche l’edizione ampliata, che non ho avuto il coraggio di acquistare). Da un certo punto di vista è incredibile che queste fonti esistano: non parlo delle interviste – fatte anni dopo e a cui si può dare il valore che volete come ricordo – ma di fotografie, ritagli di giornale dell’epoca, e addirittura di una registrazione del 1957 (!)
Il libro non si può leggere tutto di un fiato, o almeno io ci ho messo tre anni a terminarlo. Intanto mi sono fatto un’idea di com’era l’ambiente liverpulliano, musicale e no, negli anni ’50, e ho scoperto cose che non avrei mai immaginato, tipo il motivo per cui George Martin pubblicò come primo 45 giri due brani scritti da Lennon e McCartney (risposta: i Beatles gli erano stati mandati da una casa editrice musicale, che voleva il copyright sulle canzoni; inizialmente Martin non aveva una grande opinione dell’abilità musicale dei quattro, ma non gli importava più di tanto visto che pensava di avere ricevuto una sòla). Un’opera di riferimento imprescindibile se uno è appena interessato ai Beatles.
_Arithmetical Wonderland_ (ebook)
Usare i personaggi carrolliani per un libro che fondamentalmente si può definire “matematica elementare da un punto di vista superiore” è una cattiveria. Il vero guaio però è che – almeno a mio giudizio – il risultato non è poi così ottimo. Il capitolo zero di questo libro (Andy Liu, Arithmetic Wonderland, MAA Press 2015, pag. xiv-225, $23, ISBN 9781614441199), con Alice, Tweedledum e Tweedledee, è quello che ho trovato più pesante, perché aritmetica di base e citazioni dai libri di Carroll proprio non si mischiano. Andando avanti la situazione per fortuna migliora, e si può apprezzare come Liu presenti temi dell’aritmetica classica in modo interessante anche per chi le cose le sa già; soprattutto le sezioni “Extra” che terminano i capitoli danno utili spunti per gli insegnanti. Peccato per alcuni errori di stampa che portano fuori strada…
_Le contrappuntiste nelle aiuole_ (libro)
Che cosa ha a che fare una signorina poco vestita nella copertina di questo vecchio pamphlet (Giampaolo Dossena, Le contrappuntiste nelle aiuole, Comix-Vallardi 1994, pag. 32, ISBN 9788876863141), un emulo dei Millelire di Stampa Alternativa, che ho ritrovato facendo ordine in casa? Beh, Giampaolo Dossena era una persona serissima e proprio per questo capace di evocare immagini licenziose anche quando parla di giochi di parole da un punto di vista scientifico. In quel periodo Dossena aveva appena pubblicato il Dizionario dei giochi con le parole, e questo libretto poteva in un certo senso essere considerato un teaser: un modo per pubblicizzare l’altro prodotto, condensando un paio dei concetti del libro maggiore per incuriosire i potenziali acquirenti. Beh, garantisco che la cosa era venuta bene, nel senso che queste poche pagine rendono l’idea dello stile di Dossena. Una nota personale: quando Dossena prende posizione contro la terza scuola di pensiero, quella che se non trova una parola con una certa configurazione prova a generarne una, e scrive «Non è da escludere che entrino in uso ‘nettafilobus, semifactotum, compilarebus’», sta citando il sottoscritto che gli aveva mandato questi termini nel 1982, quando io ero uno studente liceale e lui teneva la rubrica di giochi di parole su Tuttolibri. No, regolapickup e soprattutto contracchewinggum non sono creazioni mie: io avevo anche caposervitù e videotabù, oltre a un regolagrisù che non ho più ritrovato. Anch’io ho un limite.
Ultimo aggiornamento: 2017-01-29 13:21
_Privacy : una sintetica introduzione_ (libro)
Tutti parliamo e sparliamo di privacy. Spesso però non abbiamo chiaro di che cosa stiamo parlando, perché sotto l’ombrello “privacy” si mettono per esempio il diritto a non essere fotografati in giro – diritto alla solitudine, potremmo chiamarlo – e quello a non volere che le informazioni su di noi siano conosciute da altri senza il nostro consenso preventivo – diciamo un diritto all’autodeterminazione. Questi campi si sovrappongono in parte ma non sono uguali, e trattarli come un unico blocco non è l’opzione ottimale. Il tema tra l’altro è in continuo divenire: questa versione del saggio di Raymond Wacks (Raymond Wacks, Privacy : una sintetica introduzione [Privacy : A Very Short Introduction], Monti e Ambrosini 2016 [2010,2015], pag. VI+192, € 16, ISBN 9788889479193, trad. Andrea Monti) non è una semplice traduzione della seconda edizione inglese del testo, ma Andrea Monti, che l’ha tradotto, ha collaborato con l’autore per aggiungere ulteriori informazioni su quello che è capitato in quest’ultimo anno. Purtroppo le sentenze finora pubblicate che cercano di delimitare la materia, e non solo rispondere al quesito puntuale, sono per la maggior parte statunitensi, dove il concetto di privacy è declinato in maniera piuttosto diversa da come lo facciamo in Europa (non è un diritto a sé stante, ma un contrappunto alla libertà di espressione che invece è codificato nel Primo Emendamento), e questo traspare dal testo che non può fare altro che citarle. Forse l’aggiunta di una guida (ancora più sintetica, chiaro!) al testo aiuterebbe il lettore non avvezzo a temi giuridici a non perdersi: a volte mi è parso che Wacks mettesse troppa carne al fuoco, non permettendomi di seguire con facilità il filo del suo discorso.
Ultimo aggiornamento: 2017-01-21 17:45
_Il mistero dell’alef_ (libro)
Inutile fare giri di parole: non mi ha affatto convinto la tesi di Amir Aczel, che in questo suo libro (Amir D. Aczel, Il mistero dell’alef [The Mysyery of the Aleph], Il Saggiatore 2015 [2000], pag. 220, € 14, ISBN 9788842820772, trad. Gianluigi Olivieri) mette insieme misticismo e matematica, e soprattutto decide che chi si occupa troppo degli infiniti impazzisce: non solo Cantor, ma anche Gödel (che dell’ipotesi del continuo si è occupato solo per una piccola parte della sua produzione), e finanche Post e Zermelo, per non parlare di Galileo. (Paul Cohen però no. Chissa perché). Non metto becco sulla parte legata al misticismo; la parte matematica moderna è comunque ben trattata, pur se Gianluigi Olivieri non conosce bene la terminologia matematica italiana parlando di insiemi contabili anziché numerabili e dell’assioma “di” (e non “della”) scelta; ma su quella antica c’è da mettersi le mani nei capelli, con Archimede che avrebbe calcolato il volume di un cono inscritto in una sfera mentre in realtà era una sfera inscritta in un cilindro (e no, questo non è un errore di traduzione, è così anche nell’originale). Sul fronte positivo, il libro può essere utile a chi si è fermato ai paradossi “facili” sull’infinito, come l’albergo di Hilbert, e vuole avere un’idea di cosa sia l’ipotesi del continuo e come la comunità matematica è riuscita a gestire la sua (non-)dimostrazione.
Ultimo aggiornamento: 2017-01-14 12:46
_il GGG_ (film)
Con un’insolita rapidità (e riuscendo a entrare in un UCIcinema dopo i titoli di testa…) abbiamo visto Il GGG, uno dei rari esempi in cui la traduzione italiana di Big Friendly Giant è riuscita meglio dell’originale.
Avevo già letto il libro, la storia la conoscevo: posso dire che Spielberg l’ha seguita perfettamente all’inizio e alla fine, mentre la parte centrale è servita più che altro a mettere un po’ di effetti speciali in più e togliere un po’ del noir che Roald Dahl piazzava sempre. Non aspettatevi troppe strizzate d’occhio agli adulti, come ormai è d’uso nei film per bambini: in questo caso il target sono chiaramente i più piccoli, ma tutti si divertiranno comunque di gusto.
Ultimo aggiornamento: 2017-01-11 21:41
_Il cuore del potere_ (libro)
Raffaele Fiengo è stato per decenni giornalista al Corriere della Sera, e di cose ne ha viste passare sin troppe. Raccoglie ora in questo libro (Raffaele Fiengo, Il cuore del potere, Chiarelettere 2016, pag. XIX-393, € 19, ISBN 9788861908734) alcuni degli avvenimenti peggiori capitati in via Solferino, dall’arrivo della P2 alle due defenestrazioni di De Bortoli, con una via di mezzo tra visione personale e fatti pubblici. La prima parte, con appunto questo racconto, mi è parsa piuttosto ingarbugliata, con Fiengo che ripete pari pari le cose a distanza di un paio di pagine e una prosa che ogni tanto diventa così involuta da farmi leggere l’opposto di quello che evidentemente voleva significare. La mia sensazione è che abbia scelto di pubblicare in fretta e furia, senza riguardare le bozze buttate giù di getto. Molto meglio la seconda parte, dove allarga lo sguardo al di fuori del Corriere cercando di far capire come i condizionamenti alla stampa possano arrivare da più parti e svelando alcuni segreti sulla composizione di un quotidiano; anche i documenti in appendice sono utili. Alla fine si apprezzano le informazioni trovate, ma si resta con l’amaro in bocca per il loro confezionamento non certo ottimale. (Ah: potete tranquillamente saltare l’introduzione di Alexander Stille)