
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Il filo conduttore che unisce questi racconti di Lisanne Norman è il suo muoversi su diversi piani temporali. È un po’ spiazzante all’inizio, ma poi ci si fa l’abitudine. I racconti che non seguono questa traccia sono i tre con Mouse, l’imp e il gioiello, che mi sono piaciuti particolarmente: direi che Norman stia pensando di portare avanti la storia. Quello che non mi è piaciuto è che spesso mi pare che manchi qualcosa nella spiegazione del contesto, ma in generale il libro mi è piaciuto. Giudizio telegrafico sui vari racconti:
◆ The Pharaoh’s Cat: Non ho capito perché ci dovesse esssere la cornice: il racconto andava bene anche senza. 4/5
◆ Under Her Skin: bel racconto, ma avrei preferito che le informazioni che sono date man mano fossero più preparate. 4/5
◆ Is This Real Enough?: I cambi di punto di vista sono molto interessanti. 5/5
◆ To Catch a Thief: Il personaggio di Mouse comincia a essere costruito. 5/5
◆ Paintbox: Non mi piacciono le storie horror, ma questa è venuta bene. 5/5
◆ Warrior in the Mist: La più debole del lotto. Anche qui la cornice non mi piace per nulla, e la parte iniziale sembra davvero forzata. 2/5
◆ By the Book: Manca qualcosa nell’incontro finale, ma in generale è un buon proseguimento delle avventure di Mouse. 4/5
◆ The Wild Hunt: In un certo senso funziona. 5/5
(Lisanne Norman, The Pharaoh’s Cat, Paper Phoenix Press 2024, pag. 180, € 4,15, ISBN cartaceo 9781956463095 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)
Voto: 5/5


Ventuno parole, una per lettera dell’alfabeto, per descrivere quallo che è nato con l’avvento dei social media: una forma di vita “quasi vivente”, come recita il titolo. Ventuno brevi saggi, tutti con la loro bella bibliografia, dove si trattano diverse declinazioni dell’interazione tra umani e software. In media il volume è interessante, anche se la qualità come sempre in questi casi varia. Ho trovato belli il pezzo di David Weinberger sulla conoscenza e sulle due crisi epistemologiche arrivate con Internet e le intelligenze artificiali, quello su emoticon ed emoji (che hanno etimologie diverse!) di Gabriele Marino, quello sulle fake news di Anna Maria Lorusso, le curiosità sulla nuvole di John Durham Peters, i quorum di Francesco Raniolo, la traccia di Stefano Oliva e la zoonosi di Felice Cimatti. Una lettura interessante, insomma.
Bisogna dare a Clarke quello che è di Clarke: i suoi problemi raccolti in questo libro sono originali, e quindi apprezzabili già solo per questo. Inoltre anche Clarke è una di quelle persone che amano dare una caratterizzazione ai problemi che non sia semplicemente l’arido enunciato, ma sia un racconto al contorno. Però almeno per quanto mi riguarda le ambientazioni sono davvero esagerate, e mi hanno tolto molto del piacere nel risolvere i problemi. 