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Star Wars: L’ascesa di Skywalker (film)

Premessa doverosa: a me tutta la storia di Guerre Stellari non è mai interessata. Sono stato costretto a vedere gli episodi IV, V e VI perché Jacopo era ed è fissato, e quindi quando è uscito il VII mi serviva sapere di cosa si parlava. Sono anche riuscito a non vedere l’episodio VIII, il che da quanto ho capito è stato un vantaggio perché così sono rimasto nell’universo di J.J.Abrams, che come sapete riciccia la roba vecchia e ha lasciato perdere gli sviluppi di Gli ultimi Jedi.
Il film per me è stato un (lunghissimo) fumettone di quelli di avventura dove la parte principale sono le battaglie varie. Non so quanto avere avuto Carrie Fisher scontornata per fare le nuove scene sia stato un miglioramento rispetto alla possibilità di ricreare digitalmente il suo volto; mi chiedo quanto abbiano pagato Harrison Ford e Mark Hamill per il loro cameo; per il resto ho passato due ore e mezzo senza infamia e senza lode.

Non ne abbiamo la più pallida idea (libro)

Come si può raccontare cosa sappiamo attualmente della fisica in modo diverso dal solito? In questo libro (Jorge Cham e Daniel Whiteson, Non ne abbiamo la più pallida idea : Guida all’universo sconosciuto [We Have No Idea], Longanesi 2019 [2017], pag. 415, € 22, ISBN 9788830451162, trad. Pietro Gianinetti) gli autori, il primo dei quali noto al pubblico nerd come “quello di Ph.D. Comics”, scelgono un approccio “alla rovescia”: partono da quello che non sappiamo, che è davvero tanto, e osservano quello che sappiamo o almeno pensiamo di sapere da quel punto di vista. Come dicono (a pagina 403, a dire il vero…) più che risposte il libro dà domande. Bisogna dire che è spiazzante partire leggendo che noi siamo in grado di percepire in un modo o nell’altro più o meno il 5% dell’universo; ma forse è ancora più spiazzante, o almeno a me dopo un po’ ha dato parecchia noia, la ricerca della battuta ad ogni costo. Un universo di papaie può far sorridere come battuta estemporanea ma non come tormentone di un intero capitolo, e immagino che il povero Pietro Gianinetti debba avere fatto i salti mortali per rendere molti giochi di parole in italiano. (Ah, c’è una tabella a pagina 69 dove il grafico ha confuso punti e virgole decimali e ha reso il testo incomprensibile per chi non ha già una qualche idea.) A parte questo, direi che il libro dà una visione d’insieme piuttosto chiara di quello che sappiamo (e quello che non sappiamo…) sulla fisica, e può anche essere utilmente usato da chiunque ami papaie, furetti e babbuini.

Gli archivi segreti della sezione M (Libro 1) (ebook)

Direi che GeMS ha fatto una pubblicità a tappeto alla serie di libri di cui questo (Carlo Alberto Orlandi, Gli archivi segreti della sezione M (Libro 1): Gli agenti di Guglielmo Marconi-La valle dei risorti, Tre60 2019, pag. 233, € 5,99 (cartaceo € 12,90), ISBN 978-88-6702-586-2 ) è il primo. Prima di Natale sono passato in Feltrinelli Duomo e questo volume campeggiava all’ingresso. La trama è per così dire quella degli X-Files del secolo scorso: nel 1933 tre giovani vengono assoldati dal governo fascista, sotto l’egida di Guglielmo Marconi, per venire a capo di alcuni misteri. I racconti lunghi – ogni libro ne contiene due – sarebbero stati dattiloscritti al tempo dall’archivista Carlo Alberto Orlandi, mentre il terzetto Giulio Leoni, Enrico Luceri e Massimo Pietroselli li avrebbe scoperti e pubblicati.
L’idea era buona, la realizzazione molto meno. Può darsi che la metastoria che è solo accennata in questo volume risollevi le sorti della serie, ma leggendo il primo racconto mi sono trovato un manierismo che rendeva ancora più insopportabili gli anacronismi, come “fantascemenza” (il termine fantascienza è stato coniato nel 1952) oppure l’accenno all’IBM che stava progettando calcolatori elettronici (ci si sono messi dopo la guerra: al più avrebbe dovuto parlare di Konrad Zuse che stava per progettare lo Z1). Addirittura il primo racconto mi dava l’idea di un’apologia del fascismo come quella delle barzellette contro il Duce tollerate dal regime, sensazione poi un po’ ridotta dal secondo racconto. In definitiva, non penso mi comprerò gli altri volumi.

Ultimo aggiornamento: 2020-05-12 22:14

Prima l’italiano (ebook)

No: questo (Vera Gheno, Prima l’italiano, Newton Compton 2019, pag. 224, &euro 4,99 (cartaceo € 10), ISBN 978-88-227-3784-7 ) non è un libro sovranista ma un prontuario che può aiutare il lettore a non cascare nelle trappole della nostra bella lingua. Il modo scelto dalla Gheno, fedele alla linea della Crusca, non è prescrittivo ma descrittivo. Per esempio quando parla delle parole spesso confuse dagli italiofoni recupera la loro origine tipicamente latina per mostrare il percorso da esse compiuto. Inoltre non perde occasione per ricordare che la lingua non è un fossile e quindi lemmi e significati cambiano, senza contare che spesso quelle che a molti di noi sembrano regole fisse e immutabili sono in realtà creazioni a tavolino di settanta-ottanta anni fa. Sapevo della regola del plurale dei nomi in -cia e -gia proposta nel 1949 da Bruno Migliorini, ma qui ho scoperto che fino agli anni ’30 del secolo scorso la forma “il pneumatico” era più comune di “lo pneumatico”!
Gheno scrive in modo piano e accattivante; il libro insomma è consigliato, forse anche meglio in cartaceo che in ebook. Ah: poi volete mettere la chiusa “Once a friendfeeder, always a friendfeeder”?

Speciale Normale (libro)

Vabbè, da buon normalista non potevo non acquistare questo fumetto (Leo Ortolani, Speciale Normale, Edizioni della Normale 2019, pag. 64, € 15, ISBN 9788876426551 ) dove l’autore di Rat-Man, che in fin dei conti è nato a Pisa e quindi un’idea della Normale ce l’ha, si è messo a narrare passato remoto e presente della scuola… saltando dunque il periodo in cui ci sono stato io. Così per me i laboratori ora presenti sono sconosciuti, anche se alcune situazioni descritte mi sono ben note – tranne il juke-box con gli armadietti, perché ai miei tempi di armadietti non ce n’erano. Completano il libretto alcune interviste più o meno riuscite; in effetti non è facile spiegare dal di fuori cosa significa trovarsi tutti insieme, studenti di scienze e di lettere, matricole e dottorandi, in un collegio; al limite la fregatura è che nell’anno scarso dalla pubblicazione del libretto il direttore della scuola Vincenzo Barone è stato coinvolto in una diatriba con studenti e professori e si è dimesso; ma quello non è certo colpa di Ortolani. Insomma, un’opera per fan (della Normale o di Ortolani)

Cosmic Fever (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
(Eric J. Adams, Cosmic Fever, Black Rose Writing 2019, pag. 275, € 6,30, ISBN 978-1-68433-330-1 (cartaceo) )
Leggendo la prima parte del libro, inutilmente didascalica, mi sono chiesto quale fosse il punto dell’autore, perché era chiaro che ce ne fosse uno. Lo stesso con la seconda parte, quella in cui tutto sembrava essere cambiato per il meglio dopo la scoperta della Teoria del Tutto. Solo alla fine della terza parte, quella che parte dalla scoperta che la teoria era errata e tutto cascava a pezzi, ho finalmente capito cosa Adams voleva scrivere. (Per la cronaca, la quarta parte è giusto un breve post scriptum, e la spiegazione della TdT non ha alcun senso scientifico, ma quello non è certo un problema in un’opera di narrativa). A parte il forte accento sulle religioni monoteistiche e sulle loro differenze e contraddizioni, quello che succede è che le vite dei protagonisti, che si incrociavano man mano che il racconto si dipanava, venivano definitivamente intrecciate. La Teoria del Tutto non era insomma tanto (o solo) scientifica quanto per così dire umanistica. Quelle trenta pagine hanno risollevato il romanzo, e in effetti la terza parte in generale mostra come gli avvenimenti non siano mai davvero polarizzati e c’è sempre qualcosa di inaspettato; resto però dell’idea che la parte preparatoria è troppo lunga e pedante.

Il computer è donna (libro)

È già difficile sentire parlare di donne matematiche. Delle donne informatiche non si sa praticamente nulla. Questo libro (Carla Petrocelli, Il computer è donna, Dedalo 2019, pag. 136, € 16, ISBN 9788822068859) cerca di far luce – per quanto possibile, viste le fonti davvero scarse – anche su questo aspetto. Per esempio, non è molto noto che all’inizio il lavoro di programmatore era considerato più o meno alla stregua di quello di segretaria, e quindi ritenuto adatto alle donne (e pertanto meno pagato); solo dopo una ventina d’anni, subito prima del boom dell’informatica, la situazione si ribaltò. Una pecca del libro è forse quella di indulgere un po’ troppo sull’agiografico; trovo importante ricordare che Ada Lovelace e Hedy Lamarr hanno avuto delle vite difficili al di fuori di quello per cui sono oggi note, con problemi di alcolismo e salute; ma credo che le pagine più interessanti siano quelle in cui si spiega come Grace Hopper abbia dovuto lottare contro un ambiente – quello militare – che è sempre stato maschilista, e le scarse note su tante donne sconosciute raccolte nell’ultimo capitolo. Anche il capitolo sulla biblioteconomia avrebbe avuto un valore maggiore se ci fossero stati più esempi pratici della marginalizzazione delle bibliotecarie. In definitiva il libro ha il grande pregio di ricordare a tutti che il computer è anche donna, ma a mio parere poteva essere portato avanti in modo migliore.

La Esse (minimarket con cucina)

Se non siete milanesi, forse avete appena sentito parlare di librerie con bar/ristorante incorporato: un modo per avere un flusso di cassa indipendente dalla scarsa propensione dell’italico cittadino a leggere qualcosa che non sia uno status di Facebook. Ma qui siamo anche oltre, e non è così difficile nella zona centrale trovare dei minimarket dove si può anche pranzare: per esempio c’è un Carrefour vicino al mio ufficio, in via san Marco. Quello che ho scoperto giovedì scorso mentre andavo a fare la prova generale per il Messiah di Händel è che anche Esselunga sta sperimentando un format del genere. A differenza di quello che fa nei superstore, dove apre un locale distinto (i Bar Atlantic), qui in corso Italia ha preso un angolino e a inizio mese ha aperto laEsse. Un maligno direbbe che non ci sarebbe stato spazio per scrivere Esselunga :-)

Sabato tra un concerto e l’altro dovevo mangiare qualcosa e quindi ho provato a entrare. La parte “cucina” è quella che si trova appena entrati. Si ordina dai totem: il menu è limitato ad hamburger – con i prezzi milanesi, il mio era buono ma costa 8 euro e novanta e non comprende le patatine che si pagano a parte ma tanto non mi interessavano in quel momento – e dolci. Bisogna però dire che l’acqua alla spina è però gratuita, a differenza per esempio della mensa dove vado di solito. Al piano superiore probabilmente ci sono dei tavoli: io mi sono fermato a mangiare sotto, però. Si può poi passare alla superette, dove al piano terreno ci sono cibi pronti da portare via mentre in quello interrato c’è un po’ di assortimento variegato. Ah, sì: dimenticavo che a pian terreno ci sono anche i locker per la spesa Esselunga a casa, che ovviamente non è più a casa ma sul posto. Immagino che l’idea sia che chi lavora in zona possa ordinare qualcosa e prenderselo prima di tornare a casa oppure in pausa pranzo, ma non sono stato a verificare.

Giudizio finale? Boh. Ma forse io non sono in effetti un Vero Milanese.