La compagnia Mauri-Sturno aveva messo in scena Re Lear subito prima della pandemia; sono passati due anni e lo spettacolo è arrivato anche al Piccolo, dove Anna e io avremmo voluto vederlo… peccato che un’emergenza (fortunatamente risoltasi poi bene) ci ha costretto a scappare qualche minuto dopo l’inizio del secondo tempo. La recensione è pertanto molto parziale.
Capisco che il regista Andrea Baracco descriva il Re Lear come «una delle più nere e per certi versi enigmatiche» tragedie scespiriane: però a mio parere ha esagerato con la musica, che era già cupa nel primo tempo dove in fin dei conti la situazione regge ancora abbastanza. Anche la recitazione degli altri attori è stata a mio parere piuttosto forzata, il che strideva con la scelta degli abiti da scena (Edmond, per dire, pareva Angelino Alfano…). Niente da dire invece sulla scenografia, abbastanza minimale a parte l’ascensore che fa arrivare Glauco Mauri come deus ex machina. Tra l’altro, mi ha stupito la sua voce davvero fermissima nonostante l’età – no, non ditemi che era doppiato… – oltre naturalmente alla sua presenza in scena. Anche Sturno è stato un perfetto conte di Glouchester, così come Dario Cantarelli nella parte del matto. Di più, purtroppo, non vi so dire…
Ultimo aggiornamento: 2022-09-07 10:35
Nell’introduzione del libro si legge (traduzione mia) che è “un tentativo di avere racconti su base scientifica composti da scrittori di estrazione diversa, per esplorare un futuro che è diventato frammentato per colpa di un presente caotico”, e che questo obiettivo è raggiunto “combinando le predizioni di persone che non sono abitanti naturali del mondo della fantascienza, con scienziati o autori veterani che danno loro supporto”. Non sono certo che il risultato sia all’altezza delle aspettative. Uno dei guai è probabilmente il fatto che quasi tutti i racconti sono molto brevi, e non è affatto facile scrivere in quel modo; in effetti il racconto più lungo, Safe From Harm di Tim Maughan, è il migliore del gruppo. Altre storie interessanti sono Conjugal Frape di Jamie Watt, Biohacked & Begging di Stephen Oram, Anomaly in the Rhythm di Viraj Joshi, Brain Dump di Frances Gow, Trial by Combat di John Houlihan, ed EPILOGUE [citation needed] di Ken MacLeod (“Lo dimostri.” :-) ). Non credo sia un caso che tutti loro siano scrittori di fantascienza; certo, è la prova che stiamo parlando di narrativa di genere: ma è proprio per questo che sono loro a sapere come scriverla.
Ho letto decine di libri di quizzini matematici (e ne ho scritto anche qualcuno…). Ciascuno di essi ha uno stile diverso, sia per la scelta dei problemi che per la loro esposizione e per come si passa alle soluzioni. Non mi era ancora capitato di vedere pero l’approccio usato da Niederman. In pratica i problemi – non ce ne sono tantissimi, anche se qualcuno mi era comunque nuovo – sono solo la ciliegina sulla torta di un discorso molto più generale, che parla dei problemi matematici come un modo di vedere il mondo. E il bello è che il discorso fila anche senza cercare di risolvere i problemi! In pratica è possibile divertirsi nella lettura senza impazzire nel risolvere questi problemi. Dite niente…
Per curiosità ho provato a leggere uno dei libri della collana del Corriere attualmente in edicola legata al mondo latino. Questi libretti sono divisi in tre parti: la prima racconta un tema generale, la seconda è molto breve e parla di un singolo autore che è significativo per questo tema, la terza è un compendio di grammatica e di esercizi, che confesso di avere amabilmente saltato. Sono quarant’anni che non studio più latino, e comunque partire dal capitolo 17 non è il massimo. Il tema di questo volume è “La natura”, e bisogna dire che l’approccio è piuttosto interessante, anche se per forza di cose non si entra troppo nei particolari: in particolare ho apprezzato la dualità tra quello che sulla natura hanno scritto gli autori latini – e sappiamo bene che quando si scrive si cerca sempre di edulcorare la realtà – e quanto veniva poi fatto in pratica, anche con esempi che si rifanno alla nostra sensibilità contemporanea. La parte sull’autore, in questo caso Orazio, è infine una semplice biografia. In definitiva direi che la collana è interessante per chi ama allo stesso tempo la storia antica e quella moderna, oppure vuole un metodo alternativo per studiare il latino.
