Archivi categoria: recensioni

_La misteriosa fiamma della regina Loana_ (libro)

Comincio subito con dire a chi sconsiglio il libro. Se sei uno di quelli che pensa che i libri servano giusto per riempire qualche spazio vuoto in casa, oppure ti sta sulle palle uno come Eco che sembra sempre sapere tutto, anche se si parla dei fumetti di inizio anni ’40, lascia perdere: non fa per te, e ti arrabbieresti solo a leggerlo. In caso contrario, corri subito a prenderlo.
Il libro (Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, pagine 451, Bompiani 2004, € 19, ISBN 8845214257) è un “romanzo illustrato”, nel senso che ci sono tante immagini a colori qua e là per il testo. La storia è quasi una finta autobiografia, visto che Eco è coetaneo del protagonista Yambo e probabilmente ha vissuto la sua infanzia in tempo di guerra da quelle parti. In pratica è un tour de force, a partire dall’inizio dove Yambo ha perso la memoria e parla solamente per citazioni da libri. Io l’ho letto di un fiato, ma capisco chi non lo sopporta.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-20 09:50

_Big Fish_ (film)

Sono sempre in ritardo, ma sono riuscito a vedere il film prima che uscisse dalla programmazione nei cinema. A dire il vero non ne ero molto convinto, ma Anna mi ha trascinato, facendomi sbuffare nel primo quarto d’ora. Poi mi sono ricreduto, e nonostante la durata di oltre due ore sia ben superiore alle mie usuali capacità di sopportazione cinematografica sono arrivato alla fine senza nessun problema, anzi.
“Big Fish” significa anche “cacciaballe”: la storia è infatti quella di un tizio che ha sempre raccontato storie inverosimili sulla sua vita, e che sta morendo di cancro. Suo figlio, che non sopporta da molto tempo questo modo di fare del padre, vuole scoprire la verità. La storia si snoda tra fantasia e realtà: man mano si scopre che la realtà è diversa ma non poi così tanto, e che “una persona diventa le sue storie; queste gli sopravvivono, ed è così che diventa immortale”.
È davvero bello. Ci sono i momenti divertenti e quelli che fanno venire le lacrime a un romanticone quale io sono; mi stupisce che quel figlio di puttana di Tim Robbins Burton sia riuscito a tirare fuori tutta questa poesia, anche se secondo me non è ad esempio un caso che la sorority dove sta la giovane Sandra sia Sigma Omega Delta: provate a cercare “sod” in un dizionario :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-05-18 11:12

La vera storia dell’ultimo re socialista (libro)

Roy Lewis è abbastanza noto agli italiani per Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, che ha avuto un certo successo una decina di anni fa. Questa volta (Roy Lewis, La vera storia dell’ultimo re socialista, Adelphi Fabula, pag. 248, ISBN 8845910024, 12.39 €, trad. Carlo Brera) si è cimentato in una ucronia, vale a dire “cosa sarebbe successo se…”. Nel nostro caso, le rivoluzioni del 1848 non furono sconfitte dalla reazione, ma i socialisti britannici riuscirono a consolidare un mondo egualitario, sotto l’occhio di un’elite separata che continuava a sviluppare nuove invenzioni, tenendole però per sé in modo da non “turbare lo sviluppo”. Ma anche in questo mondo parallelo gli inglesi non possono fare a meno di un re, anzi di un Cittadino re: il libro racconta appunto la storia vista dagli occhi del re-imperatore Giorgio Akbar I, che avrebbe tanto preferito fare il matematico e non il finto regnante.
La Storia però tende sempre a tornare sul suo tracciato, così troviamo ad esempio Churchill, e gli equivalenti di Roosevelt e John Kennedy. E Lewis sembra avercela sia con il socialismo che con il capitalismo, ciascuno dei quali non è capace a risolvere i problemi dell’umanità. Insomma, nonostante l’indubbia piacevolezza del libro rimane questa vena triste, se non addirittura qualunquista.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-28 14:56

_Il diavolo in cattedra_ (libro)

Piergiorgio Odifreddi sembra essere diventato il prezzemolo della divulgazione italiana, minacciando il fino ad ora incontrastato regno della Premiata Ditta Angela&Angela. Buon per lui, anche se devo ammettere che mi era più simpatico quando organizzava i Cenacoli a Torino alcuni anni fa. Ad ogni modo, con questo suo addentrarsi nel proprio campo (Piergiorgio Odifreddi, Il diavolo in cattedra, Biblioteca Einaudi 164, p.XII-299, 17 € ISBN 88-06-16721-9) trovo che abbia toppato di brutto. Si è infatti presentato proprio come uno di quei “tuttologi contemporanei” da lui sbertucciati nell’introduzione: la parte di logica “classica”, vale a dire quella legata tradizionalmente alla filosofia, è buttata giù in maniera molto svolazzante e relativamente incomprensibile. Va meglio quando parla della logica moderna, niente da eccepire: però non riesce a mantenere un taglio divulgativo come ci si dovrebbe aspettare da un libro che in fin dei conti non è un testo universitario. Non garantisco nemmeno che il testo sia stato riletto organicamente: alcune precisazioni sono riproposte come nuove in sezioni differenti, e ad esempio la dimostrazione all’inizio di pagina 221 è sbagliata.
Termino domandandomi cosa gli ha fatto esattamente di male la chiesa e soprattutto la gerarchia cattolica romana. Odifreddi aveva a suo tempo scritto Il Vangelo secondo la scienza dove aveva espresso la propria opinione, e fin qua nulla di male. Ma a quanto sembra deve mettere le sue frecciatine ovunque, anche in un campo dove Papa e vescovi non si sono mai sognati di mettere becco. Sarà contento così.

Ultimo aggiornamento: 2016-01-18 07:09

<em>Il nostro comune amico</em>

Forse non ci siamo capiti bene. Non dovresti essere qui a leggere la mia recensione (Charles Dickens, Il nostro comune amico, Einaudi tascabili n. 1014, pag. XXXVIII-1043, 15 €, ISBN 8806163434, trad. Carlo Pagetti). Devi prendere, andare in libreria a cercarti il libro, e iniziare a leggerlo. Ti concedo al limite di ordinarlo via internet.
Questa è l’ultima opera di Dickens, sempre scritta in comode puntate mensili come gli altri suoi romanzi a partire dal Circolo Pickwick, e dove si vede come il nostro abbia ormai un’abilità consumata nel sapere gestire i vari fili della storia, nonostante utilizzasse il sitema tipico di noi tutti per lavorare: i primi quindici giorni non si fa nulla, e gli ultimi cinque ci si incatena alla scrivania. Nonostante questo, tutti i personaggi hanno un loro ben definito carattere e uno spessore che non ti fa venire voglia di posare il libro; non mi vergogno poi a dire che ci sono alcuni momenti così toccanti che avevo i lucciconi. Dickens non ha nemmeno esagerato troppo con le punzecchiature al governo che fano capolino qua e là.
La traduzione è davvero buona e fila via scorrevole; l’unico appunto che farei è sulle note a pie’ di pagina. Sono fortunatamente poche, ma sono inutili alla comprensione del testo; comprendo perfettamente che il traduttore voleva farci vedere quanto ne sa, ma a questo punto avrei preferito che ce ne fossero di più, e fossero messe tutte alla fine del libro. Altrimenti io tendo a fermarmi a leggerle, e poi arrabbiarmi…

Ultimo aggiornamento: 2004-07-08 10:15

_Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte_

Dopo avere letto il libro (Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, 247 pagine, Einaudi Supercoralli, 16 €, ISBN 8806166484) sono andato a dare un’occhiata ai commenti in giro per la rete, e ho visto una polarizzazione abbastanza netta. Leggendo le stroncature, ho notato che si incentravano su alcuni punti: fregatura della pubblicità che presentava il libro come il nuovo Holden, storia – il giallo indicato dal titolo – inconsistente, troppa matematica.
Che posso dire? A me sembra stupido comprare un libro solo perché ne fanno tanta pubblicità. La trama della storia è indubbiamente sconnessa: tanto per dire, l’assassino del cane ammette il misfatto mentre si sta parlando di tutt’altro. Il fatto è che il libro non vuole parlare di questo, ma del ragazzino autistico. E vuole far capire che essere autistici non significa essere degli idioti, anche se a prima vista si può dare quell’impressione. Banalmente, la mente è focalizzata su un insieme di cose diverse da quelle che si ritengono “normali” e che servono per vivere in mezzo alle altre persone. Lo stile cerca di rendere questo modo di pensare: non credo che sia quello che ha in realtà, ma sicuramente dovrebbe costringere il lettore, a meno che non abbia comprato il libro perché voleva un giallo, a pensare in maniera un po’ diversa.
La matematica? C’è gente che alla sola parola scappa a gambe levate. Spero però che qualcuno, leggendo il libro, scopra che non è poi così difficile come credeva… a meno che non decida che bisogna essere matti per capirla. Ah, in certe cose comprendo bene Christopher :-).

Ultimo aggiornamento: 2016-10-29 19:00

<em>MadamX</em>

Come dovrebbe esserti noto, le mie recensioni sono di ogni tipo. Stavolta si tratta di un gioco da tavolo, di ideazione italiana e prodotto dalla Nuova Faro. La presentazione ufficiale italiana è stata il 22 giugno; io sono stato a quella “di riserva” che si è tenuta alla Città del Gioco venerdì 25.
MadamX a prima vista sembra non essere nient’altro che la buona vecchia dama. Scacchiera otto per otto con trentadue caselle nere, dodici pedine per parte. Le pedine non possono muoversi all’indietro, però se arrivano all’ultima fila di caselle diventano MadamX e acquistano anche quel movimento, oltre a non essere mangiabile dalle pedine. La presa è obbligata, per quanto la mossa possa non essere quella preferita.
C’è però un piccolo particolare. Quando hai fatto la tua mossa, muovi anche la casella. Sì: le caselle nere non sono fisse, e si possono mettere in una qualsiasi posizione libera, aprendo nuovi percorsi, anche orizzontali e verticali. La casella che viene spostata è quella dove stava originariamente la pedina, mentre nel caso di presa è quella dove si trovava la pedina mangiata. Sembra incredibile, ma la strategia di gioco cambia completamente. Ho giocato – e perso – due partite: nella prima mi sono davvero sentito sperso come una mosca nella tela del ragno, mentre l’altra è andata leggermente meglio ma è terminata anch’essa con una mia ignominiosa sconfitta per mancanza di mosse possibili.
Non oso poi pensare alla variante a quattro: due squadre, in ciascuna delle quali uno muove i pezzi e l’altro le caselle, ovviamente senza parlarsi. Mi pare un sistema foriero di litigi furiosi peggio dello scopone scientifico.
Ulteriori informazioni sul gioco si possono trovare sul sito relativo.

Ultimo aggiornamento: 2004-06-29 11:45

_Tour di Joyce_

Come avevo scritto, il 16 giugno 1904 è la giornata di Leopold Bloom, come descritta da James Joyce nel suo Ulysses. Tra le iniziative milanesi per commemorare il centenario, c’era questo “Tour de Joyce”, lettura itinerante in giro per Milano fatta da un gruppetto di universitari pazzi scatenati che si fa chiamare Sturm und Drunk.
Innanzitutto, invidia. Io a venticinque anni non sarei mai riuscito a organizzare nulla del genere. Non so che ufficio stampa virtuale avessero: fatto sta che ieri c’erano articoli sulle edizioni milanesi di Corsera Repubblica Giornale Il Giorno Manifesto.
La cronaca: alle 18 sono arrivato in Largo Augusto con la mia bella copia dell’Ulisse, in attesa che il gruppo arrivasse dai giardini Guastalla. Intanto arriva lo Spinelli senior, con tanto di cartelletta con tutti i ritagli dei quotidiani di cui sopra e di macchina fotografica per immortalare i vari momenti, e mi racconta di come è iniziata la giornata. Il primo capitolo alle 9 del mattino non ha riscosso un gran successo di pubblico, ma in effetti non ci si poteva aspettare molto a quell’ora. Poi però è stato un crescendo. Alla biblioteca dell’università sono entrati in una quindicina a rappresentare il funerale di Dignam: un manichino per il corpo, tutti silenziosi, con sguardi attoniti da parte di chi stava studiando, fino a che all’uscita è scoppiato l’applauso. Alle 14 in piazza Santo Stefano hanno iniziato a offrire pane e formaggio e un bicchiere di vino a chi voleva declamare qualche paragrafo della scena del pranzo. È seguito il balletto pomeridiano ai giardinetti della Guastalla, con gli uomini che recitavano ciascuno il proprio brano mentre le donne si muovevano intorno a loro. Alla fine del brano, tutti si spostavano in una nuova posizione per ricominciare la lettura, un po’ come in un carillon; e dopo che tutti avevano occupato ogni posizione, la parte finale è stata letta in coro. I passanti, dopo un comprensibile momento di sconcerto, sembra si siano appassionati alla cosa: intanto c’erano anche Radio24 e RadioRai a seguirli.
Finalmente il gruppetto degli Sturm und Drunk è arrivato al luogo deputato, ed è cominciata la parte dove ho partecipato attivamente. Abbiamo aspettato il 12 in direzione Viale Molise, siamo saliti, abbiamo regolarmente timbrato i biglietti… e poi ci siamo posizionati su e giù per il tram e abbiamo iniziato a leggere ad alta voce ciascuno il proprio brano, spostandoci man mano: alla fine ci siamo ritrovati tutti in centro tram a leggere all’unisono l’elenco dei santi – compreso S.Omonimo, S.Sinonimo, S.Eponimo, S.Fenomeno…
La vettura fortunatamente non era strapiena: occorre dire che siamo stati guardati tra il curioso, lo stupito e lo spaventato, e non posso dare tutti i torti ai passeggeri. In effetti l’happening in questo modo presentava qualche problema, così siamo scesi dopo qualche fermata – ma questo era previsto, cinque-dieci minuti di sopportazione sono già tanti – e aspettato il tram successivo, nel quale abbiamo prima spiegato che cosa stavamo facendo, e poi letto in tre punti distinti alcuni paragrafi, terminando sempre con i santi che effettivamente sono divertenti da declamare.
A questo punto ho purtroppo salutato la compagnia, che ha continuato con la cena che mi è stata detta davvero divertente. Garantisco comunque che anche la parte cui ho partecipato è stata assolutamente delirante. Aspetto che lo Spinelli mi mandi qualche mia foto, sperando che me ne abbia fatte!
PS: oggi sul Corsera di Milano c’era il resoconto della giornata di ieri, compresa foto dove il mio profilo si vede perfettamente :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-05-24 22:52