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<em>Sta scherzando, Mr Feynman!</em>

[copertina]Feynman fu sempre una persona diciamo eccentrica, e sicuramente pronta a fare qualunque
cosa pur di stupire. In questo libro (Richard P. Feynman, Sta scherzando, Mr. Feynman!, Zanichelli Le Ellissi, p.348, €, 34.80, ISBN 88-08-03718-5, trad. Sylvie Coyaud) racconta tutto quello che ha fatto, dallo scassinare le casseforti durante la seconda guerra mondiale al suonare in un complesso di samba brasiliano a Rio; dal decidere di fare il pittore al divertirsi nei topless bar. Leggendo le pagine resta sempre la voglia di prendere Feynman a schiaffi perché troppo saccente. Direi che è persino peggio di me, e dire che non è così semplice! Certo che di avventure ne ha avute davvero parecchie, ben più di quanto si potrebbe pensare che capiti a una persona. Il libro ha secondo me due pecche, però. Innanzitutto il prezzo obbrobrioso: d’accordo – e anche qui, insomma… – che è un’edizione rilegata, ma è l’unica a disposizione per chi vuole comprarselo. Poi c’è il testo. Scorre sicuramente bene, anche se il “rock duro” fa un po’ ridere. Ma nel colophon trovo scritto “revisione scientifica di Antonella Fruscione”. Non so quanto la fisica presente sia stata revisionata, si sa che non la capisco in ogni caso. Ma c’è un capitoletto dove Feynman racconta il suo successo nel calcolare a memoria alcuni valori di ex. Garantisco che la traduzione dei termini matematici è assolutamente casuale.

Ultimo aggiornamento: 2005-04-21 16:46

Ritorno dall’universo (libro)

Non penso che questo libro (Stanislaw Lem, Ritorno dall’universo, Mondadori Oscar Fantascienza 75, p.277, ISBN 88-04-32033-8, trad. Pier Francesco Poli) sia ancora in commercio. Da un certo punto di vista è un peccato: in fin dei conti non è un brutto lavoro. Devo dire che le prime 40 pagine mi hanno dato un senso di rabbia e di incomprensibilità: andando avanti ho capito che era esattamente quanto Lem voleva, per farci entrare meglio nei pensieri del protagonista; la traduzione è indubbiamente magistrale. Costui è un pilota di astronave, rientrato sulla Terra dopo quello che per lui è stato un viaggio di dieci anni ma per il mondo è durato cent’anni, e che scopre che ci sono stati progressi incredibili, ma che in compenso la gente ha perso la capacità di provare emozioni. La storia si continua a dipanare fino alla fine… che, come anche in Solaris, è un anticlimax. Ti lascia con l’amaro in bocca.

Ultimo aggiornamento: 2005-04-12 14:01

Annicinquanta: nascita della creatività italiana (mostra)

Questa mostra, aperta fino al 3 luglio, stranamente non è ospitata alla Triennale ma a Palazzo Reale. Dico “stranamente”, perché generalmente è il tipo di roba fatta dagli “altri”… Vabbè, non importa. Siamo andati a vedere la mostra la vigilia di Pasqua, con Milano riempita da scozzesi in kilt e il tempo urfido della Milano primaverile. Sul fianco del Duomo si comincia a vedere un vagone di Settebello e alcune auto degli anni ’50, giusto come assaggio. L’interno della mostra è davvero bello, e merita i nove euro di biglietto di ingresso; perlomeno per chi come Anna e io abbiamo ancora fatto in tempo a vedere molti di quegli oggetti – si sa, duravano più a lungo… – e quindi abbiamo fatto una specie di amarcord. Nelle varie sale è mostrato di tutto, dall’architettura all’industrial design, al cinema, alla televisione – che permette anche di fare vedere cosa è successo in Italia e nel mondo in quegli anni, per mezzo di un filmato di RaiTeche – a moda e arte. Forse queste ultime sono state le sezioni più debolucce, con molte opere ma senza una vera spiegazione: i manifesti delle varie correnti pittoriche non dicono molto, ve l’assicuro.
Pur saltando le sale della Reggia che con i nuovi restauri se ne stanno in mezzo all’allestimento della mostra, ci abbiamo messo due ore a visitarla, e non mi sono nemmeno lamentato che ora di pranzo era passata da un pezzo: sicuro segno di interesse.
Piccola curiosità: non è stata rispettata la par condicio. C’erano infatti alcune realizzazioni di Sarfatti (padre), il fondatore di Arteluce. Mi stupisco non sia arrivato nessuno a polemizzare.

Ultimo aggiornamento: 2005-03-26 20:50

_Io e l’altro – racconti fantastici sul doppio_ (libro)

[copertina]Il tema del doppio è tra i più sfruttati nella letteratura: tanto per dire, Sosia è il personaggio di una commedia greca di Plauto. Con questa antologia (AA.VV., Io e l’altro – racconti fantastici sul doppio, Einaudi tascabili letteratura 2004, p. XIII-360, € 11.50, ISBN 8806170996), Einaudi continua un in filone da loro amato. Oltre naturalmente a limitarsi ai racconti, la scelta dei curatori è andata a mostrare varie definizioni di “doppio” e le diverse scuole nazionali: troviamo racconti di Stevenson, Conrad, Maupassant, Kafka, Gogol’, Borges e altri. Anche la scuola italiana vi è rappresentata in maniera folta. Per i miei gusti personali, la raccolta tende un po’ troppo al gotico e all’800, ma alcuni racconti li ho apprezzati davvero: la favola di Andersen L’ombra – che non racconterei però ai bambini… – e L’angolo prediletto di Henry James. Le note di prefazione alle singole storie sono sempre ottimamente curate.

Ultimo aggiornamento: 2017-09-14 07:26

Le religioni misteriche

[copertina]Un libro sui culti orfici, eleusini, mitriaci e simili di per sé non sarebbe una brutta cosa. Però c’è un problema di base: proprio perché erano “misteri”, non ne sappiamo molto e dobbiamo cavarcela con accenni in opere letterarie, frammenti e magari vasellame. Nulla di strano quindi che questo libro (Marcella Farioli, Le religioni misteriche, Xenia 1998, p. 128, ISBN 88-72-73-285-9, € 6.50) sia smilzo. Però l’approccio non mi è comunque piaciuto, personalmente. Probabilmente sono io che chiedevo troppo, ma tutta questa sfilza di “forse, magari, si direbbe” che mi sono trovato davanti mi ha un po’ deluso. La suddivisione in capitoli sarebbe anche stata utile, se non fosse che la maggior parte dei riti si direbbe frammischiata, e quindi ci sono continui rimandi. Poi mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa sui pitagorici, anche se non erano una religione in senso stretto, e qualcosa in più sulla rinascita rinascimentale di questi culti; credo che il numero di pagine per il libro fosse limitato, e così non c’è neppure un glossarietto finale. Peccato.

Ultimo aggiornamento: 2005-03-06 12:11

La serie di Oxford (libro)

[copertina]Il titolo originale, “Crímenes imperceptibles” nella versione italiana è rimasto come sottotitolo, insieme alla frase “un mistero fatto di numeri”. D’altra parte qui si vuole cercare di emulare il successo del Codice Da Vinci. Bene: questo libro (Guillermo Martínez, La serie di Oxford, Mondadori 2004 [2003], p. 187, € 16, ISBN 88-04-52747-1, traduz. Jole da Rin) non c’entra nulla. Per fortuna. Qui c’è un giallo in stile Ellery Queen che credo i cultori troveranno banalotto – io non faccio testo, non imbrocco mai il colpevole – dove i protagonisti sono due matematici: la matematica permea tutto il libro. La lettura è abbastanza veloce, anche perché è scritto con un carattere piuttosto grande e ci sono tanti capitoletti con relativa pagina bianca; la matematica contenuta nel libro è non solo corretta, e fin qua non c’è nulla di strano visto che Martínez è matematico, ma anche direi comprensibile a un non esperto. Questo è già più strano ma va anche a favore della traduttrice, che ha avuto anche la buona idea di portare il numero di tessere dello Scarabeo a otto contro le sette che probabilmente il testo originale aveva indicato: però secondo me ha esagerato lasciando “diapason”, ancorché corretto, per indicare l’insieme delle note di uno strumento…

Ultimo aggiornamento: 2005-02-28 21:50

<em>Labirinti. Da Cnosso ai videogames</em>

[copertina]La veste grafica del libro (Marco Maria Sambo, Labirinti. Da Cnosso ai videogames, Castelvecchi Quadra 2004, p. 431, € 22, ISBN 8876150447) è davvero favolosa. Disegni vari, spesso quasi come filigrana. Purtroppo questa è una delle poche cose che ho apprezzato del libro. La prosa è davvero labirintica, nel senso che gira e gira intorno alle cose senza dire nulla. La parte sui labirinti classici tende ad essere più che altro mistica. In compenso, nei labirinti medievali non si parla quasi del significato mistico e in compenso escono fuori teorie piuttosto dubbie: dire che le cattedrali francesi sono posizionate secondo la costellazione della Vergine mi pare un po’ azzardato, tirare fuori dati numerologici nella cattedrale di Chartres facendo i conti con un sistema di misure decimali è certamente anacronistico, per non dire dell’affermazione che l’8 ricorda l’infinito, un simbolo che è nato secoli dopo (anticamente il simbolo dell’infinito era il cerchio). Interessante invece il capitolo sui videogiochi e le presenze labirintiche, anche se mi sarebbe piaciuto qualche approfondimento in più. Tra le interviste in appendice, io sono come mi capita spesso di parte e mi è piaciuta solamente quella a Michele Emmer, in qualità di matematico. Insomma, sono arrivato in fondo, ma è stata dura quasi come in un vero labirinto.

Ultimo aggiornamento: 2005-02-23 16:02

Il dado e l’alfabeto (libro)

[copertina]Giampaolo Dossena è stato il primo in Italia a dare dignità ai giochi di parole, se eccettuiamo il Wutki Morando nella preistoria linusiana… ma lì eravamo ancora in una nicchia, mentre Dossena ha tenuto rubriche sui maggiori quotidiani italiani. Questo suo libro (Giampaolo Dossena, Il dado e l’alfabeto, Zanichelli 2004, p. 320, € 24.80, ISBN 88-08-17770-x) è una nuova edizione ampliata e completamente rivista del suo vecchio Dizionario dei giochi di parole, già fuori edizione da parecchi anni. Il modo di scrivere di Dossena è inconfondibile: una serie di rimandi interni come fosse un ipertesto, uno stile che passa senza soluzione di continuità dal pedante dissezionatore dei vari giochi al confidenziale puro. Non si sa mai esattamente come prenderlo, ma probabilmente l’idea migliore è leggerlo saltando qua e là con i rimandi, e possibilmente con carta e matita per provare i giochi. Alla fine si imparerà anche l’alfabeto AFI… Mi ha sfavorevolmente stupito però la sciatteria con cui sono state controllate le bozze: ho trovato decine di errori, come se in effetti si fosse saltata questa fase. Peccato, perché l’opera merita. A onore di Zanichelli, devo dire che ho avuto una risposta davvero rapida alle mie segnalazioni: se mai ci sarà una seconda edizione corretta, ringraziate anche me :-).

Ultimo aggiornamento: 2005-02-13 19:26