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I gatti del mago – Passatempi matematici II (libro)

[copertina] La seconda parte della traduzione degli Amusements in Mathematics di Dudeney (Henry E. Dudeney, I gatti del mago – Passatempi matematici II [Amusements in Mathematics], RBA Italia 2009, pag. 254, € 9,99, trad. Angela Iorio) ha più o meno le stesse caratteristiche della prima, con qualche guaio in più.
La scelta di mettere i problemi dello stesso tipo uno vicino all’altro, se da un lato permette di vedere come una tecnica di soluzione si possa applicare alle varianti di un problema, dall’altra parte può rendere un po’ tediosa la lettura ordinata del libro. Inoltre ci sono vari punti, come ad esempio quello della Union Jack, in cui la traduzione è sbagliata e non permette di capire il problema: non bisogna disegnare tutta la figura, ma la maggior parte possibile.
Il libro resta comunque fondamentale per conoscere lo status della matematica ricreativa di cent’anni fa.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-20 17:09

Non avrai altro Cuore all’infuori di me (libro)

[copertina] Questa antologia del settimanale verde degli anni ’90, quando si poteva dire “verde” senza rievocare le ronde padane (AA.VV., Non avrai altro Cuore all’infuori di me, BUR 24/7 giugno 2008, pag. 320, € 27.50, ISBN 978-88-17-02360-3) è fondamentalmente un amarcord, perché chi allora era gggiovane possa sfogliare le pagine e dire “c’ero anch’io”. Si possono così vedere splendori e miserie dell’Italia di Tangentopoli, e confrontarle con quanto avviene adesso. Il risultato però è un po’ deludente, forse perché gli occhiali del passato tendono ad abbellire le cose, fino a che non si va a sbattere contro la dura realtà dei documenti. È anche vero che la satira è un prodotto che va consumato fresco: una battuta sul momento può essere perfetta, ma solo pochissime battute possono resistere agli anni tanto da diventare dei classici. Poi è forse anche vero quanto raccontato da molti: quando Cuore uscì, non c’era nulla del genere in circolazione in Italia, ma poi tutti gli altri quotidiani copiarono lo stile, e adesso queste cose per noi sono scontate.
Il libro termina con una serie di brevi interviste a chi ha fatto parte della redazione; sembra di leggere i vangeli, nel senso che le storie raccontate collimano a grandi linee ma ognuno poi ricorda i particolari a modo suo. Forse il successo dipende anche da quello.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-15 12:23

Il meglio della SF – l’Olimpo dei classici moderni (libro)

[copertina] Le antologie di racconti di fantascienza sono abbastanza comuni , ma in questo caso (Gardner Dozois, Il meglio della SF – l’Olimpo dei classici moderni [The Best of the Best], Urania Supplemento n. 38, dicembre 2008 [2005], pag. 329, € 4.50, trad. Delio Zinoni, Piero Anselmi, Marzio Tosello, Nicoletta Vallorani, Gloria Barbieri) abbiamo un'”antologia al quadrato”; Dozios cura infatti da un quarto di secolo una raccolta annuale di racconti, e qui ha scelto letteralmente fior da fiore. Il testo originale è molto più ampio: Urania pubblicherà il tutto in tre parti, e questa è la prima. Ma è proprio tutto oro? Mah. La mia impressione è che le scelte di Dozois siano state tutte verso la cupezza e le distopie, temi che sicuramente rappresentano una parte della produzione fantascientifica ma non sono certo gli unici temi. “La musica del sangue” di Greg Bear e “Kirinyaga” di Mike Resnick mi erano giànoti; per quanto riguarda gli altri, ho apprezzato “Trinità” di Nancy Kress, dove la ricerca scientifica di Dio porta a un risultato inaspettato, e “Neve” di John Crowley, con la tecnologia che non può sostituire nulla. “Cena ad Audoghast” di Bruce Sterling, anche se è in realtà un racconto storico, è carino; “Il mercato d’inverno” di William Gibson è un onesto cyberpunk. Ma “Salvador” di Lucius Shepard, “Il prodotto puro” di John Kessel, e “Strategie stabili per quadri intermedi” di Eileen Gunn almeno a mio parere non sono certo il top della produzione, anche in un periodo come la prima metà degli anni ’80 che certo non brillava per qualità. Non fate insomma cose turche per procurarvelo.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-10 07:00

Sulla strada ancora (teatro)

I biglietti per andare a vedere ieri Paolo Rossi al Piccolo li avevamo presi il 22 settembre, giusto per dire. D’altra parte, la scelta di fare lo spettacolo alla Scatola Magica dello Strehler (99 posti) significa avere davvero pochi posti a disposizione: e in effetti arrivare ieri sera allo Strehler e trovare il piazzale vuoto è stato un po’ straniante. Poi naturalmente non abbiamo pensato che i posti non erano numerati, e così siamo finiti in ultima fila: amen, tanto la distanza dal palco non era certo tanta.
Non crediate a quello che scrive il Piccolo. La mia impressione è stata che questo spettacolo sia esattamente quello che dice il titolo: Paolo Rossi che cerca appunto di rimettersi sulla strada e ricominciare a lavorare, scegliendo di parlare di cosa gli è successo (ricovero in clinica per disintossicazione etilista). La vicinanza tra palco e spettatori serve per ritrovare il contatto col pubblico, che è la cosa che serve di più a chi fa teatro, come ho sperimentato anch’io molto in piccolo. Il testo è composto da una parte di confessione e un’altra che è praticamente avanspettacolo: molte delle battute che ha fatto sono vecchie e stranote, ma in realtà quello che conta è l’affabulazione, non tanto l’effetto finale. Anche il trucco da Ubu Re (o se preferite da clown o da Joker, come ha detto Anna) è un modo per ritornare alle radici del teatro, anche se Paolo Rossi ribadisce che secondo la sua visione personaggio, attore e persona devono essere tutti presenti in scena.
Attenzione: non sto affatto dicendo che lo spettacolo sia brutto: anzi, è stata un’ora e mezzo molto piacevole. Però forse non è quello che lo spettatore si aspettava da lui.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-09 10:18

_Sillabari_ (teatro)

Sabato sera Anna e io siamo stati al Carcano, a vedere l’ultimo spettacolo di Paolo Poli, Sillabari. Checché ne dica Repubblica, non è che il teatro fosse così pieno: almeno su in balconata c’era più di metà dei posti liberi. D’altra parte, gli spettacoli di Paolo Poli hanno un format ormai stabilizzato, e non è che uno si aspetti nulla di diverso: dalle scenografie di Luzzati, ai boys (Alfonso De Filippis, Luca Altavilla, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco) che, vista la non più giovane età del nostro, hanno ormai un loro spazio abbastanza importante. Insomma, ci si va se si ama quello stile.
Devo però dire che Sei brillanti mi era piaciuto molto di più. Il problema credo sia nel manico, e cioè nel testo di Goffredo Parise da cui è stato tratto lo spettacolo. Sillabari è sì un libro composto di vari racconti e quindi perfettamente adatto per uno spettacolo formato da una serie di sketch. Però è tutto meno che un libro allegro, il che non va bene per quello che è definito come “spettacolo comico”. A parte il primo tempo dove la maggior parte dei racconti è ambientata durante la seconda guerra mondiale, in genere la scena finiva con gli attori che recitavano l’ultima battuta mentre stavano uscendo, e sembrava di essere arrivati a un anticlimax.
Sulla compagnia niente da lamentarsi, come al solito: Poli è incespicato un paio di volte su una battuta, riprendendosi in maniera eccezionale (la prima era in un pezzo quasi a filastrocca, quindi con la musica ritmata dietro, e garantisco che in questi casi non è facile far finta di nulla). Per quanto riguarda i costumi, Anna ha detto che l’ultima mise di Poli (una vestaglia stile pipistrello) a suo parere è stata apprezzata da praticamente tutte le donne a teatro! (noticina a latere: stavolta Poli ha recitato meno en travesti del solito, c’erano varie scene in cui non era in sottana da donna o monsignore…)

Ultimo aggiornamento: 2016-03-27 18:45

_Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere_ (libro)

[copertina] Non so se la mia chiesa non mi farebbe mai leggere questo libro (Tim C. Leedom e Maria Murdy (ed.), Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere [The Book Your Church (or Synagogue, Temple, Mosque…) Doesn’t Want You to Read], Newton Compton – Controcorrente 32, luglio 20082 [2007], pag. 585, € 12.90, ISBN 978-88-541-1124-0, trad. Lucio Carbonelli e Susanna Scrivo). Io comunque l’ho letto, perché sono sempre stato allergico ai libri proibiti; però mi chiedo se davvero un approccio di questo tipo può far spostare il credo di alcune persone. Innanzitutto, nonostante questa seconda edizione sia stata ampliata “includendo tutte le religioni più importanti” in realtà si parla per almeno i tre quarti del libro di cattolicesimo e fondamentalismo cristiano USA; il libro è chiaramente pensato per l’americano medio. Ci sono alcune notizie interessanti e almeno a me ignote, tipo quella sulle missioni-lager francescane nella California del XVII secolo – la parte peggio tradotta del libro, tra l’altro; e altre notizie ben note ma che magari i più non conoscono, come le similitudini tra i detti di tante religioni che si possono vedere nel quiz in appendice. Ma buona parte dei vari saggi presenti nel libro contengono una serie di errori storici, affermazioni senza alcun fondamento e contraddizioni tra loro che si direbbe costoro vogliano creare un fondamentalismo areligioso, perché essi pensano che i seguaci del fondamentalismo cristiano siano così stupidi da potere accettare anche questo… e forse magari non hanno tutti i torti. L'”umanesimo” che dovrebbe essere il punto a cui i curatori tendono è insomma una religione ancor più confusa, mi sa. Consiglio comunque di leggere Stephan Hoeller sull’ermetismo americano, nel senso di Ermete Trismegisto, a pagina 475; e soprattutto il cristianesimo come codice segreto per indicare le conoscenze sumere delle piante magiche presentato da John Allegro a pagina 283. Almeno vi divertirete un po’. Per quanto riguarda la traduzione, faccio solo notare che “l’immacolata concezione” non c’entra nulla con la nascita di Gesù, e mi sa che non sia un errore nel testo inglese.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-30 19:43

Meta Math! (libro)

[copertina] Gregory Chaitin si definisce un matematico quasi-empirista, filosofeggiante sulle orme di Leibnitz. Non credetegli troppo, se non per la parte filosofica. In questo libro (Gregory Chaitin, Meta Math!, Vintage Books 2005, pag. 221, $14.95, ISBN 978-1-4000-7797-7) più che di matematica si parla di metamatematica, e l’unica parte che può essere vista come empirista è data dal fatto che le dimostrazioni sono generalmente evitate, e Chaitin preferisce fare dei bei riquadroni manco avesse da fare dei lucidi. Il sottotitolo del libro, “Alla ricerca di Omega”, è dovuto al fatto che il culmine del libro è la definizione di Ω, il numero che codifica la probabilità che un programma scelto a caso e fatto girare con input casuale su un computer prefissato termini. Ω ha un valore ben preciso per ogni computer dato, ma è impossibile sapere quale, e non sappiamo nemmeno quanto possiamo approssimarlo: paradossicalmente, pur essendo perfettamente definito, è anche perfettamente casuale. L’approccio di Chaitin è non convenzionale, riprendendo molti risultati del XX secolo in chiave informatica; a parte l’astrattezza, che uno si può aspettare, non mi è piaciuto per nulla lo stile di scrittura, troppo enfatico e pieno di parole e frasi in neretto, ma soprattutto di punti esclamativi. Si vede che io sono un matematico più sobrio.

Ultimo aggiornamento: 2009-01-31 07:00

Milano dall’età di Ariberto all’affermazione dei Visconti (libro)

[copertina] In uno dei miei giri alla biblioteca di zona mi sono recuperato questo vecchio libretto (Aldo Devizzi, Milano dall’età di Ariberto all’affermazione dei Visconti, Banca Popolare di Milano 1976, pag. 112, s.i.p., no ISBN), di quando la Banca Popolare di Milano probabilmente non era così grande da poter fare le vere strenne come tutte le altre banche. Il testo racconta della storia di Milano nel periodo che va più o meno dal 1000 al 1300, con il passare da un governo arcivescovile all’inzio delle signorie attraverso la fase del Comune e le lotte col Barbarossa e in genere gli imperatori tedeschi. Rispetto a quanto ricordo a stento dagli anni del liceo, l’impostazione storica mi pare molto più completa, mostrando le varie implicazioni politiche soprattutto nel potere temporale degli arcivescovi e nella lotta tra papa e imperatore, e lo spostamento delle loro scelte dall’acclamazione e/o nomina imperiale alla nomina papale, spostamento parallelo a uno dei tanti movimenti di rinascita ecclesiastica. Molto meno interessante la parte artistica: un po’ perché di manufatti originali ne sono rimasti ben pochi, un po’ perché le foto in bianco e nero sono piuttosto oscure. Utile ma non indispensabile, insomma.

Ultimo aggiornamento: 2009-01-28 07:00