Archivi categoria: recensioni

Harry Potter and the Deathly Hallows (libro)

[copertina] L’ultimo libro della saga del maghetto (J. K. Rowling, Harry Potter and the Deathly Hallows, Bloomsbury 2008 [2007], pag. 831, Lst. 9.99, ISBN 978-0-7475-9586-1) è fatto molto bene, non c’è che dire. Non mi sarei aspettato che la Rowling riuscisse a recuperare così tutti i fili della trama sparsi nei vari libri, comprese cose che io mi ero assolutamente dimenticato. Nelle ottocento e più pagine si parte con quella che è una classica quest, per finire con il redde rationem finale a Hogwarts tra Harry Potter e Lord Voldemort; nel corso del libro muoiono altri dei protagonisti, come del resto ci si poteva aspettare visti i libri precedenti. Se non avete ancora letto il libro, terminate qui la lettura; altrimenti potrete scoprire che il protagonista muore e poi risorge, che Snape abbia in realtà fatto il triplo gioco… per amore, e soprattutto che a vincere è l’amore, oltre che il sapere accettare il proprio destino. Personalmente non ho capito la logica di aggiungere il capitolo finale, e mi è parso che alcuni dei personaggi si siano persi per strada; ma sono delle piccolezze.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-14 07:00

_Tutta colpa di Giuda_ (film)

[locandina] Film in un certo senso pasquale quello che siamo andati a vedere sabato sera, questo Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario (sito del film). Pasquale perché la regista teatrale Irena (Kasia Smutniak) è invitata nel carcere torinese delle Vallette per un progetto di una “Passione pasquale” che però prende tutta un’altra piega, come del resto ci si può immaginare in un posto dove nessuno ha certo voglia di fare Giuda.
Nonostante il mio (solito…) essere prevenuto, Ferrario ha fatto un bel lavoro, non troppo cerebrale come ci si sarebbe potuti aspettare dall’ambientazione. La Smutniak è davvero caruccia e soprattutto riesce ad essere convincente; il cinismo rassegnato del direttore del carcere (Fabio Troiano) è forse la cosa che colpisce di più, oltre ai volti dei detenuti che saranno anche in una sezione modello, ma appunto restano in carcere e non vedono perché poi fare chissà quali azioni che tanto saranno inutili. L’unica caduta di stile si ha quando Suor Bonaria (Luciana Littizzetto come special guest), per consolare il prete don Iridio (Gianluca Gobbi) che non vuole affatto una “Passione” che dire anticonvenzionale è poco, lo consola dicendogli che chissà, magari lassù farà in modo che succeda qualcosa.
Di Torino ovviamente se ne vede poca (a parte uno scorcio delle case del villaggio olimpico, con un arredamento interno piuttosto incongruo), del carcere di più, con Loris che pensava che l’aula-bunker alle Vallette sarebbe stato un CED perfetto; ho rivalutato i Marlene Kuntz come musicisti, e il brano di Francesco “Checco” Signa che dà il titolo al film è davvero trascinante.

Ultimo aggiornamento: 2017-07-03 08:49

Matematica ricreativa (libro)

[copertina] Rispetto al precedente libro di Yakov Perelman uscito per i tipi di RBA Italia, questo (Yakov Perelman, Matematica ricreativa, RBA Italia 2009, pag. 187, € 9,99, trad. Paola Pettinotti) a mio parere vale un po’ meno. Credo che a Perelman mancasse l’abilità di creare l’ambiente nel quale ambientare i problemi che avevano ad esempio Sam Loyd e Henry Dudeney, oppure il problema fondamentale è che i problemini aritmetici sono comunque meno divertenti di quelli algebrici o geometrici. Ma il matematico russo dà il meglio di sé nella parte divulgativa; anche quella centrale in cui si dilunga sui numeri enormi che vengono fuori dalle progressioni geometrice, che pure è ripetitiva, permette a chi non è aduso ai grandi numeri di avere un’idea di come funzionano. Sono anche carini i problemi di tema fisico-astronomico, come per esempio chiedere se è più grande un aereo o l’ombra da esso proiettata; e soprattutto Perelman è uno dei pochi autori per cui vale la pena leggere le risposte anche se le si conosce già, perché le condizioni al contorno sono importanti.
La traduzione in alcuni punti mi sembra zoppicante, ma bisogna anche tenere a mente che il libro deriva dall’edizione spagnola.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-07 07:00

Flatterlandia (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Non so quanti di voi abbiano letto Flatland, il testo scritto da Edwin Abbott alla fine del XIX secolo che con la scusa di raccontare la storia di una figura bidimensionale che scopre le meraviglie del mondo a tre dimensioni fa una feroce satira dell’epoca vittoriana. Ian Stewart riprende l’idea e la espande, per così dire, tanto che persino il titolo del libro (Ian Stewart, Flatterlandia [Flatterland], Aragno 2008 [2001], pag. xxxi+433, € 18, ISBN 978-88-8419-360-5, trad. Filippo Demonte-Barbera) è un comparativo: “Flatterland” significa letteralmente “terra più piatta”.
Stewart non è interessato tanto alla satira sociale, anche se ne lascia qualcosina, quanto alla divulgazione matematico-fisica, arrivando anche alla spiegazione del Big Bang e alla teoria delle stringhe e della supersimmetria. La parte divulgativa è fatta indubbiamente bene ed è alla portata di tutti; bisogna però che il lettore apprezzi lo stile umoristico di Stewart che alla lunga puo risultare stucchevole, visto che è sempre alla caccia del bieco gioco di parole. A questo riguardo, onore al merito di Filippo Demonte-Barbera per la sua perfetta traduzione in italiano: nella prefazione spiega anche alcune delle scelte da lui fatte, permettendo al lettore di vedere anche l’originale inglese. Il libro termina con una postfazione di Michele Emmer, che colloca Flatterlandia (e Flatlandia) nel contesto storico e visivo di quello che è capitato negli ultimi centoventi anni.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-06 07:00

Nessun dove (libro)

[copertina]Londra è Londra, non c’è che dire. Ma siamo sicuri che sia solo Londra? Neil Gaiman nelle varie versioni di questo libro (Neil Gaiman, Nessun dove [Neverwhere], Fanucci – Tif Extra, 2008 [1996, 1997, 2000], pag. 329, € 9,90, ISBN 978-88-347-0874-3, trad. Elena Villa) – secondo l’autore il libro che ho tra le mani è diverso da quello che lui aveva scritto inizialmente – racconta la “Londra di sotto”, la città di chi è in un certo senso stato buttato fuori dalla città “di sopra”, i dropout insomma. Il tutto però è un modo per raccontare della città in modo diverso dal solito; il libro è pieno di minuzie storiche e geografiche, tanto che lo si può quasi leggere come una sorta di guida turistica della città. La trama sta più o meno tra il fantasy e il noir: ho trovato personalmente pesante l’inizio, e mi ci sono volute quasi cento pagine prima che la storia mi prendesse; forse vedere il povero protagonista che rapidamente spariva dalla vista degli altri. La povera traduttrice ha dovuto (vittoriosamente) lottare per rendere comprensibili i nomi delle parti di Londra che nella storia sono presi alla lettera, come i Frati Neri che stanno a Blackfriars: direi che ci è riuscita abbastanza bene.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-04 07:00

Magritte – il mistero della natura (mostra)

Ok, è terminata domenica scorsa, ma non è colpa mia (o forse sì…) se siamo andati a vedere la mostra nel suo ultimo giorno di apertura, dopo che ci avevamo tentato nelle vacanze di Natale e ancora giovedì scorso.
La prenotazione dei biglietti è stata piuttosto costosa, considerando il 16% di diritti di prevendita e soprattutto il fatto che nel sito non erano mica indicate tutte le possibilità di biglietto ridotto, e quindi abbiamo pagato intero. Per il resto, la mostra sfruttava il periodo in cui il museo Magritte di Bruxelles era chiuso per rinnovamento e quindi ha potuto mostrare molte opere conservate là. Come nel caso della mostra comasca del 2006, però, il Magritte e noto a tutti non era così rappresentato nella mostra; inizio a pensare che le immagini che si vedono in giro non siano effettivamente “il vero Magritte”. Da notare poi l’allestimento, con una serie di microcitazioni immagino magrittiane sui muri, e soprattutto l’enorme quantità di gente, con l’ulteriore fregatura di due-gruppi-due di trenta persone cadauno con guida che praticamente bloccavano due sale consecutive. Doveva essere proprio un pittore alla moda.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-02 07:00

Come giocare e divertirsi con l’ingegno (libro)

[copertina] Con questo volume delle Sfide Matematiche (Jaime e Lea Poniachik, Come giocare e divertirsi con l’ingegno, RBA Italia 2009, pag. 230, € 9,99, trad. Paola Pettinotti) abbiamo una visione sulle ricreazioni matematiche sudamericane, come già capitato coi testi di Recamán. La criptoaritmetica e i problemi numerici in genere hanno un peso notevole, ma ci sono anche vari tipi di problemi, come il percorsi del segugio oppure i problemi dei giorni del mese, che non sono mai stati visti nella tradizione statunitense oppure europea, e possono essere un interessante diversivo rispetto ai soliti problemi passatempo.
Inutile aggiungere che chi è interessato alla matematica ricreativa alla Gardner non amerà troppo questo libro: a ognuno il suo.
La traduzione, a parte qualche refuso, mi pare infine buona.

Ultimo aggiornamento: 2009-04-01 07:00

Un matrimonio all’inglese (film)

[locandina]Sabato siamo andati all’Ariosto (quello che trent’anni fa sarebbe un Proseguimento di Prima Visione…) a vedere Un matrimonio all’inglese, scoprendo che era molto meglio di quanto temessi.
In effetti non era facile capirlo: il titolo italiano non ha nessun senso, anche se immagino non abbiano tradotto letteralmente il titolo originale “Easy Virtue” perché altrimenti sarebbe potuto essere scambiato per una commedia pecoreccia all’italiana; il film racconta invece di una disinvolta americana che alla fine degli anni ’20 sposa John Whittaker, il rampollo di una famiglia aristocratica inglese che nasconde in tutti i modi la sua imminente rovina, e si trova immediatamente a combattere contro la madre che gestisce la vita di tutti. Tutta la famiglia Whittaker sembra fatua, col padre di John che nasconde col suo cinismo i rimorsi per quanto accadde in guerra; la storia di dipana prevedibilmente e forse un po’ troppo leggera, ma sicuramente strappa più di una risata e mette di buonumore. Infine ottima la fotografia; insomma non un capolavoro ma comunque un piacevole film.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-31 07:00