Archivi categoria: recensioni

Il mistero del pontile (libro)

[copertina] Terza e ultima parte dela traduzione della monumrntale opera di Dudeney, anche in questo libro (Henry E. Dudeney, Il mistero del pontile – Passatempi matematici III [Amusements in Mathematics], RBA Italia 2009 [1959], pag. 295, € 9,99, trad.Angela Iorio) ci sono problemi di tutti i tipi, fortunatamente con una minore incidenza di quelli la cui soluzione richiede un trucco. Nello stile dell’autore, oltre ai problemi ci sono anche digressioni varie, che tendono a inquadrare un problema e la ricerca delle soluzioni: quella sui quadrati magici non è esattamente il massimo, ma il capitolo sui labirinti è interessante anche dal punto di vista storico e merita la pena.
L’unico guaio riguarda come sempre la notazione dei problemi scacchistici, che è assolutamente incomprensibile a meno che non si sia uno scacchista provetto.

Ultimo aggiornamento: 2009-06-23 07:00

_Rumore bianco_ (libro)

[copertina] Che cos’è la musica digitale? La domanda sembra pleonastica, visto che sono decenni che dai CD agli MP3 ai telefonini la musica è ormai qualcosa fatta di bit. Però ci sono molte cose dietro il passaggio al digitale, e questo libro (Andrea Cremaschi e Francesco Giomi, Rumore bianco, Zanichelli – Chiavi di lettura – 2009, pag. 191, € 9.80 , ISBN 978-88-08-16600-5) dovrebbe dare un po’ di spiegazioni al riguardo.
L’idea era buona, ma il risultato direi proprio di no. Sono state messe insieme troppe informazioni, dalla musica elettronica “classica” al passaggio al digitale, al posizionamento degli impianti di diffusione, ai software esistenti sul mercato; il risultato finale è che almeno io non sono riuscito a farmi un’idea chiara di tutto quello che c’è dietro, se non avere scoperto perché i diffusori si chiamano 5+1; non sarebbe la fine del mondo, se non fosse appunto che questi libretti dovrebbero servire a farsi un’idea degli argomenti trattati.
Vabbè, magari sono io a pretendere troppo.

Ultimo aggiornamento: 2017-09-16 09:53

State of Play (film)

[locandina]Quando sono uscito dalla sala, oltre a dire “ah, ma fuori fa caldo!” – aria condizionata a palla – il mio commento è stato “un bel film di fantascienza”. Occhei, questo State of Play (scheda, sito ufficiale) è un riciclo di una miniserie televisiva britannica, e non hanno nemmeno fatto fatica a cambiare i nomi dei personaggi. Il punto è che la trama, con il prode giornalista Russell Crowe che nonostante tutto e tutti riesce a sconfiggere la perfida PointCorp (la Blackwater nemmeno troppo nascosta) e la bloggeuse Rachel McAdams che ci ha da imparare come si fa davvero il giornalismo, poteva essere verosimile ai tempi di Tutti gli uomini del presidente ma non certo oggi: non dico in Italia – non fatemi ridere – ma neppure negli USA. Diciamo che è stato un bello spot per l’industria dei giornali e che il film, pur essendo abbastanza prevedibile, scorre bene ed è piacevole. Ma non gridate certo al capolavoro.

Ultimo aggiornamento: 2009-06-16 07:00

Quadrati magici di Fermat (libro)

[copertina] Terza parte della raccolta di Lucas, questo libro (Edouard Lucas, Quadrati magici di Fermat – Ricreazioni matematiche III [Récréations mathématiques], RBA Italia 2009, pag. 212, € 9,99, trad.Alessandro Ravera) soffre probabilmente del fatto che non sia stato rivisto dall’autore improvvisamente morto, ed è stato assemblato dai suoi amici a partire dai suoi appunti ritrovati. Tra le ricreazioni più interessanti, almeno dal mio punto di vista, ci sono quelle sui percorsi all’interno di un grafo e sulle trasformazioni dei quadrati magici che ni preservano la “magicità”. Forse chiamarle ricreazioni è un po’ fuorviante, e “trattazioni analitiche” sarebbe un termine migliore; la vera utilità consiste nell’avere una trattazione passo passo che in genere non si trova nei testi. La traduzione è corretta ma pedissequa; ad esempio non si usa la terminologia italiana nella formula che lega facce vertici e spigoli di un poliedro, oppure si omette di aggiungere che la “dimostrazione” di Kempe del Teorema dei Quattro Colori è stata poi vista essere fallace.
Curiosità: il dorso del libro ha il titolo errato.

Ultimo aggiornamento: 2009-06-15 07:00

_Cibo per la mente – I_ (libro)

[copertina] Rispetto al libro precedente della coppia veneta già apparso nella collana, stavolta (Dario De Toffoli e Dario Zaccariotto, Cibo per la mente – I, RBA Italia – Sfide matematiche 29, 2009 [2004], pag. 190, € 9,99) questo “Cibo per la mente”, con sottotitolo “mantenere in forma il cervello giocando”, è più interessante. Probabilmente la scelta di avere ogni tanto delle “pagine grigie” dove vengono mostrati vari giochi di tavoliere, noti come il Mastermind o meno noti come Twixt o Venice Connection, è vincente. Poi per quanto mi riguarda i problemi posti non sono così acchiappanti, ma credo che possano essere apprezzati da un lettore appasionato sì di giochi numerici, ma non pazzo come me. Il lettore in questione troverà anche alcuni problemi classici di matematica ricreativa, e potrà finalmente sapere quali sono le nostre perversioni mentali!

Ultimo aggiornamento: 2019-01-25 12:06

L’elmo di don Chisciotte (libro)

[copertina] Ampliamento della conferenza che Stefano Bartezzaghi tenne la scorsa estate al Festival della mente di Sarzana, questo libretto (Stefano Bartezzaghi, L’elmo di don Chisciotte, Laterza – Saggi tascabili 326, 2009, pag. 112, € 10, ISBN 978-88-420-8988-9) ha come sottotitolo “Contro la mitologia della creatività”. Eh sì, perché la creatività, anzi la “creatività” tra virgolette, è una brutta bestia e non è certo facilmente catalogabile. Per Bartezzaghi, come del resto per molti, la “creatività” nasce dall’aggiunta di uno o più vincoli ulteriori; ma soprattutto occorre che un problema sia risolto in modo nuovo e la soluzione sia percepita come la parte più importante. Per questo motivo un creativo deve avere conoscenza approfondita della materia e abilità nel manipolarla: oserei dire in anglofrancese “créatif, i.e. craft”. Il tutto viene piacevolmente esposto nelle poco più di cento pagine nel solito stile divagante di Stefano, che raccoglie di tutto (e si vede che ha la mia età. È solo la nostra generazione che può ricordarsi del Trio Reno con uno che diceva “Motociclista” e gli altri che lo rimbeccavano: “O moto, o ciclista!”) Oltre all’enigmistica, si va da Dante a Marcello Marchesi, da Rodari a Munari, da Escher con le sue opere figura/sfondo a Douglas Hofstadter con i suoi ambigrammi, che portano a un altro punto fondamentale: la “creatività” è l’avere contemporaneamente due sensi, l’opposto insomma del “senza senso” – che è ben diverso dal nonsense – rispetto a quello che si fa di solito. Consigliato. (Però GEB è “an Eternal Golden Braid“, non brain!)

Ultimo aggiornamento: 2009-06-01 07:00

_Arlecchino servitore di due padroni_ (teatro)

Mi sono dimenticato di raccontarvi della rappresentazione di un paio di settimane fa, che Anna e io ci siamo visti aggratis perché nel quadro della manifestazione Artigiana la community del Piccolo offriva dei biglietti. Non che fosse facile prenotare: un javascript assassino mi faceva sempre arrivare alla schermata “hai già cercato di prenotare, aspetta ancora mezz’ora”. Non so se per questo o per la concomitanza della partita dell’Inter, il Teatro Studio non era per nulla pieno, tanto che quando siamo saliti in piccionaia (terzo anello) coi nostri biglietti ci siamo trovati un inserviente che ci ha fatto l’upgrade in platea, anche in fila centrale.
Non ce lo ricordavamo così lungo, né così stretto di dialetto: soprattutto non ci ricordavamo che l’acustica dello Studio faccia così schifo, tanto che abbiamo perso varie battute (no, non era un problema, la trama la sapevamo già). Rispetto a cinque anni fa, Ferruccio Soleri non fa più le capriole, e ci credo anche, visti i suoi 79 anni. Chissà se sarà davvero la sua ultima recita milanese: mi sa che lo dica sempre ma ogni volta riprenda imperterrito. Commento? Mah, Anna ha detto che forse avrebbe fatto meglio a restarsene a casa, mentre io sento ormai questa commedia come una cara vecchia amica :)

Ultimo aggiornamento: 2019-05-30 16:08

Obikà mozzarella bar (aperitivi)

Venerdì sera avevamo preso i biglietti per La Cimice (recensione della quale seguirà) e data la sua lunghezza abbiamo pensato di mangiare qualcosa prima dello spettacolo. La zona dello Strehler non manca certo di posti per un aperitivo: la nostra scelta stavolta è caduta sull’Obikà, che ci aveva fatto una buona impressione appena aperto. Mal ce ne incolse. Il locale non era nemmeno strapieno: non c’erano posti liberi, ma nemmeno gente in attesa. Insomma, una condizione perfetta. Invece no. La logica di questi posti è che tu paghi cifre invereconde per un calice di vino – otto euro, tanto per non fare prezzi – e poi ti mangiucchi le schifezze qua e là. A parte i tempi per riuscire a ottenere le nostre bevande, compresa l’attesa per i due frullati la cui ordinazione sembra essersi persa per strada, bisognerebbe stendere un velo pietoso sul resto. A parte le patate che erano presenti in quantità industriali, i vassoi venivano lasciati vuoti per un bel po’, confidando probabilmente che la gente stufa ordinasse un piatto pronto. A un certo punto era miracolosamente tornata un po’ di roba da mangiare… ma non c’erano più i piattini. Quanto alle posate di portata, solo forchette, niente cucchiai (secondo Simona fanno così per far prendere meno roba. A parte le patate, c’era del “riso” da mettere tra virgolette: io gli ho dato un’occhiata e ho pensato fose meglio lasciarlo al suo posto, chi ha osato servirsene un po’ alla prima forchettata mi ha dato implicitamente ragione non toccandolo più. Il pinzimonio aveva sicuramente visto settimane migliori: il finocchio sembrava essere lì come muta testimonianza di un remoto passato. Poi c’era la “bruschetta”, sempre tra virgolette: i pezzettini potevano essere più correttamente denominati pane raffermo. Il tutto con un sottofondo di musica tunz tunz tunz che magari piacerà anche a qualcuno ma mi faceva solo pensare a una scena di distruzione.
Insomma, pollice verso. Ma molto verso.

Ultimo aggiornamento: 2009-05-25 07:00