Ultimo aggiornamento: 2010-12-15 07:00
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Dio è un matematico (libro)
Ci sono cose il cui recondito significato ammetto mi sfugge. Com’è che il titolo originale di questo libro (Mario Livio, Dio è un matematico [Is God a mathematician?], Rizzoli 2009 [2009], pag. 397, € 20, ISBN 978-88-17-00999-7, trad. Carlo Capararo e Andrea Zucchetti) è in forma di domanda, mentre nella traduzione italiana abbiamo un’affermazione chiara e tonda? Abbiamo forse più certezze o credenze? A parte questo dubbio esistenziale, il libro cerca di dare una risposta alla ormai classica domanda su come mai la matematica abbia “un’irragionevole efficacia” (sono parole del fisico Eugene Wigner) nel descrivere i fenomeni fisici: e peggio ancora, scoprire che tecniche matematiche studiate per conto proprio dopo vari anni (o secoli…) entrano prepotentemente in scena adattandosi a una nuova teoria. La prima parte, dove si parla dei grandi geni che hanno dato una vera svolta alla matematica del loro tempo, è molto ben trattata e davvero piacevole; l’ultimo capitolo, in cui si passa dalla storia alla filosofia matematica, mi pare molto più debole. Livio, a differenza della maggior parte dei matematici, non è un platonista. Detto in altri termini, non crede nell’esistenza dei concetti matematici astratti in una specie di iperuranio; o se preferite, luipensa che la matematica sia fondamentalmente inventata, e non scoperta. Come ogni concetto filosofico, è ben difficile riuscire a convincere qualcuno della bontà delle proprie idee: anche esempi come quello dei matematici indiani che non avevano il concetto di numero primo e di rapporto aureo portano piu che altro a una critica del concetto di nominalismo. Una cosa esiste anche se nessuno la vede o le dà un nome… Non garantisco infine sulla qualità della traduzione, visti almeno un paio di svarioni che non sarebbero affatto dovuti essere.
Ultimo aggiornamento: 2010-12-11 07:00
Polli contro balene (libro)
Ultimo aggiornamento: 2010-12-04 07:00
La scienza dei Simpson (libro)
I Simpson non sono semplicemente un cartone animato. Almeno per i loro moltissimi aficionados, sono una parte del nostro universo reale. In fin dei conti non hanno nemmeno tutti i torti: il cartone animato è proprio nato per mettere alla berlina i nostri comportamenti, e le decine di guest star che sono apparse nelle ormai cinquecento puntate lo dimostrano. Molti degli sceneggiatori hanno poi un background scientifico: non è così strano che Marco Malaspina abbia scritto al riguardo una tesi di laurea che poi è divenuta questo libro (Marco Malaspina, La scienza dei Simpson, Sironi – “Galápagos 25” 2007, pag. 189, € 16, ISBN 978-88-518-0092-5), anche se occorre tenere bene a mente che né qui né nei cartoni si vuole avere un libro di testo ma piuttosto si preferisce mettere alla berlina alcuni stili. Lo stile di scrittura è molto piacevole, e i temi trattati interessanti: man mano che si va avanti nella lettura, però, si notano alcuni guai: in primo luogo una certa ripetitività tipica di chi non si stanca di ritornare sempre sugli stessi particolari, e poi il punto di vista del fan che non riesce a trovare brutto nulla e al limite definisce un episodio “meno riuscito”. Utili le note a piè di pagina, ma ho trovato incomprensibile il ripetere il nome italiano degli episodi invece di quello originale, anche se in questo caso il problema può essere la mia deformazione personale. In definiitiva chi ama i Simpson si ritroverà a casa e rivedrà il cartone animato con occhio un po’ più esperto; gli altri rimarranno invece freddini.
Ultimo aggiornamento: 2010-11-27 07:00
_Il potere segreto dei matematici_(libro)
Questo libro (Stephen Baker, Il potere segreto dei matematici [The Numerati], Mondadori 2010 [2008], pag. 230, € 18.50, ISBN 978-88-04-59687-5, trad. Donatella Laddomada) ha un sottotitolo che sembra stato scritto da Lina Wertmüller: “Chi sono i Signori dei numeri che controllano il nostro comportamento: cosa compriamo, come votiamo, come amiamo”. Eppure chi ha scelto il titolo dell’edizione italiana non ha avuto il coraggio di lasciare intatto quello originale e scrivere “I Numerati”, ma ha scelto di usare qualcosa a effetto, incurante del fatto che più che altro si parla di statistici e informatici. Ma si sa, i matematici hanno sempre una brutta nomea mentre gli statistici non se li fila nessuno e gli informatici devono essere tipi tosti. Uno potrebbe però anche passare oltre il titolo e andare sul contenuto vero e proprio, no? Ecco, sì. Ma a questo punto scopre l’altra grande pecca. Non è per nulla colpa della traduttrice, intendiamoci. Lei ha fatto un ottimo lavoro. Ma l’autore è un giornalista americano, e scrive esattamente con la stragrande maggioranza dei giornalisti anglosassoni: l’articolo, pardon il capitolo, parte sempre da una persona con cui si parla e che viene messa in relazione con il tema che si vuole trattare. Tema poi che è sempre lasciato in sospeso: capisco che anche se si volesse raccontare gli algoritmi usati da queste aziende loro non li divulgherebbero certo, ma l’impressione che si ha leggendo il libro è che ci siano delle cose bellissime, che adesso funzionano poco ma a breve rivoluzioneranno la vita. Un po’ come la traduzione automatica negli anni 1950, insomma :) In definitiva, ci si può trovare qualche spunto interessante, ma non vale la pena di acquistarlo se non si è proprio appassionati di questo stile di inchieste.
Ultimo aggiornamento: 2017-02-07 23:11
_Insalate di matematica 2_ (libro)
Quando ho preso questo libro (Paolo Gangemi, Insalate di matematica2, Sironi – Galápagos 22, 2007, pag. 157, € 14.50, ISBN 978-88-518-0084-0) ero parecchio prevenuto; poi mi sono detto che tanto il libretto era piccolo e l’avrei finito in fretta. Devo dire che mi sono completamente ricreduto. Innanzitutto il testo non è per matematici, e nemmeno per appassionati di matematica, ma è proprio pensato per chi matematico non è e non ha nessuna intenzione di diventarlo. Questo significa che non c’è nulla che possa intimidire il lettore; è vero che qualcuno potrebbe tacciare il testo di qualunquismo, ma io resto dell’idea che ogni libro nasce per una categoria di lettori, e che è molto meglio iniziare almeno a dare l’idea che in matematica ci possano essere cose strane ma non del tutto spiacevoli. Inoltre non ci sono giochini matematici – la matematica di cui si parla è insomma seria – ma la trattazione non è affatto seriosa. Passare dal Don Giovanni ai numeri di Erdős e da lì alla differenza tra i tipi di grafi a seconda del tipo di connessioni che hanno, per esempio, non è affatto una banalità, e il lettore mediamente intelligente capirà subito la differenza… e probabilmente anche un po’ di matematica, o perlomeno un po’ di quello che sta alla base della matematica. Magari non userà mai quella nozione, ma non è poi così importante… In casi come questo, ciò che conta è il metodo. Ricordo che – come dall’esponente 2 nel titolo – esiste anche un primo volume, scritto da Robert Ghattas; e a quanto pare Sironi ha appena pubblicato un terzo volume, di Silvia Benvenuti.
Ultimo aggiornamento: 2014-09-22 14:37
_L’arte di non dire la verità_ (libro)
Non è sicuramente da leggere a spizzichi e bocconi, visto che i vari personaggi sono tutti interallacciati tra loro, un po’ come nel perecchiano La vita – istruzioni per l’uso; ma ho trovato il contrasto tra le azioni contemporanee e lo stile di scrittura (ben reso nella traduzione) di centocinquant’anni fa piuttosto stridente. L’arte di dissimulare – e non “di non dire la verità”: ma si sa che il titolo di un libro non è colpa del traduttore – viene mostrata per esempi didascalici, riusciti e no, ma è più che altro il canovaccio sul quale Soboczynski racconta le piccole miserie della vita quotidiana, dalla madre che cerca di far venire sensi di colpa al figlio all’agente immobiliare che è stato fregato dal collega e si trova a dover vendere case in un quartiere lontanissimo dal centrocittà a tutte le storie di amori e flirt più o meno interessati. Non sarà certo un’opera che ricorderò negli anni a venire.
Ultimo aggiornamento: 2014-09-01 13:54
La congettura di Poincaré (libro)
Quando Grigori Perelman rifiutò il milione di dollari che il Clay Institute gli aveva assegnato per la dimostrazione della Congettura di Poincaré, la notizia raggiunse le prime pagine di tutti i giornali. Non che la gente sapesse che diavolo fosse questa congettura, a dire il vero; ma l’idea di tutti quei soldi li stuzzicava. Fortunatamente ci sono stati alcuni matematici che hanno pensato non tanto di raccontare la dimostrazione quanto di riuscire a dare uno sguardo generale sui temi trattati, per dare almeno un’idea di quello di cui si stava parlando. Donal O’Shea ci è riuscito benissimo con questo suo libro (Donal O’Shea, La congettura di Poincaré [The Poincaré Conjecture], Rizzoli – BUR, 2008 [2007], pag. 360, € 10,80, ISBN 978-88-17-02357-3, trad. Daniele Didero): dopo l’incipit molto americano ero un po’ prevenuto, ma lo stile del resto dell’opera è molto chiaro, e conduce man mano il lettore a capire il contesto in cui il problema nacque e fiorì, comprese le implicazioni con la relatività generale; il tutto con un ampio apparato di note utili per chi volesse saperne di più. In fin dei conti la congettura di Poincaré parla anche del nostro universo: afferma infatti che se il nostro universo non è infinito e si comporta come pensiamo faccia allora è in un certo senso l’equivalente quadridimensionale di una sfera. Servirà a qualcosa? Probabilmente no, ma la matematica non si preoccupa certo della cosa. La traduzione è scorrevole, ma in qualche punto (non matematico, a dire il vero) mi ha dato l’idea di essere stata tirata un po’ via, come nelle “poesie in cinque versi” che probabilmente sono limerick. Troppa semplicità fa male…
Ultimo aggiornamento: 2010-11-06 07:00