Archivi categoria: recensioni

Regno a venire (libro)

[copertina] Non sono mai riuscito esattamente a capire come mai molti considerino Ballard un autore di fantascienza. Soprattutto nelle sue ultime opere, come questo Regno a venire (J.G. Ballard, Regno a venire [Kingdom to Come], Feltrinelli – Universale economica 2009 [2006], pag. 293, € 9.50, ISBN 9788807721243, trad. Federica Aceto) l’unica cosa “fantascientifica” è l’attuale impossibilità – o almeno si spera, in realtà ho letto il libro nei giorni delle rivolte londinesi, e mi sembrava di avere un déjà vu – che avvenimenti come quelli narrati si svolgano davvero. Come altre volte, il romanzo è ambientato nell’Inghilterra contemporanea, in una cittadina nel londinese dalle parti di Heathrow che sembra più che altro essere nata come satellite di un enorme centro commerciale, il Metro-Centre (buffo che nel risvolto di copertina abbiano usato la grafia americana Metro-Center), che in un modo o nell’altro pervade le vite di chiunque si trovi da quelle parti. Il protagonista, Richard Pearson, pubblicitario appena licenziatosi, viene catapultato là a causa della morte di suo padre, tra milizie consumismo-fasciste che organizzano attacchi agli asiatici ai maggiorenti della città, che si direbbe vogliano eliminare in un modo o nell’altro il Metro-Centre. Quel che è certo è che, oltre al pessimismo che come al solito è una caratteristica di Ballard, c’è un senso di straniamento: persino il protagonista sembra cambiare idea e punto di vista da una pagina all’altra senza nessuna ragione plausibile, come se l’autore volesse aumentare il senso di incomprensibilità di questa nostra società contemporanea urbana. O almeno spero non sia stato un problema di traduzione… La storia termina come ci si poteva immaginare fin dall’inizio, anche se con una timida nota positiva.

Ultimo aggiornamento: 2011-08-25 07:00

The Stanford Mathematics Problem Book

[copertina] Per vent’anni, dal 1946 al 1965, alla Stanford University hanno fatto una gara matematica per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori, in modo da valutare a quali di loro poteva essere caldamente consigliato di andare a fare l’università a Stanford. Questo libro (George Polya e Jeremy Kilpatrick , The Stanford Mathematics Problem Book, Dover 2009 [1974], pag. 68, $6,95, ISBN 9780486469249), ristampato recentemente dalla Dover, raccoglie tutti i problemi dati negli anni.
I problemi sono stati scelti in maniera a mio parere perfida: è molto improbabile che uno riuscisse a risolverli tutti (che selezione sarebbe, sennò?) ma soprattutto negli ultimi anni il primo problema era sufficientemente (e relativamente…) facile, in modo che tutti avessero la possibilità di non tornare a casa del tutto scornati. La seconda cosa importante è che in molti esercizi è esplicitamente detto che non è tanto importante ottenere la risposta esatta, quanto piuttosto spiegare nella maniera più esauriente possibile perché si è arrivati a quella risposta; secondo me la cosa rispecchia l’idea di didattica che indubbiamente era alla base del pensiero di Polya.
Detto tutto questo, la scelta dei problemi a me personamente non piace. Se volete, è perché non ne so risolvere molti; ma in effetti l’enfasi per la geometria solida dal mio punto di vista è molto retrò, e anche i problemi di algebra lineare (più precisamente, la risoluzione dei sistemi di equazioni) non mi dice molto. Qualcuno dei problemi però (e non solo dei primi dell’anno…) è abbastanza carino da meritare di passarci su un po’ più di tempo: e d’altra parte anche questo libro è ben corredato di aiutini!

Ultimo aggiornamento: 2011-08-24 07:00

_Assassinio in libreria_ (libro)

[copertina] Tranquilli. Nonostante il titolo del libro (Lello Gurrado, Assassinio in libreria, Marcos y Marcos 2009, pag. 204, € 12, ISBN 978-88-7168-508-3) Tecla Dozio è ancora viva e vegeta, anche se purtroppo la Libreria del Giallo, nota anche come la Sherlockiana, non esiste più… anche se c’era ancora due anni fa, tanto che il libro l’avevo comprato proprio là. Questo libro, anche se fondamentalmente è un giallo, lo si può più correttamente catalogare come pastiche: come vorreste definire un libro dove dieci famosi giallisti italiani – e dieci stranieri – si ritrovano tutti insieme a cercare l’assassino della povera Tecla, uccisa col cianuro durante una festa alla Sherlockiana? A dire il vero il nome del colpevole verrà trovato da un altro personaggio ben noto, di cui non faccio il nome per non togliere la suspence.
Per quanto riguarda lo svolgimento della storia, anche tenendo conto dei limiti intrinseci nel genere direi che Gurrado è ancora piuttosto debole quando si tratta di esporre il flusso dei pensieri dei personaggi: mi pare invece più a suo agio nei dialoghi, oltre che nella caratterizzazione dell’assasino come “serial writer”. In definitiva, un divertissement ottimo per una serata estiva.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-07 20:07

_Per la scienza, per la patria_ (libro)

[copertina] A un primo impatto, potrebbe sembrare strano che ci siano stati così tanti uomini di scienza italiani che hanno partecipato in prima linea al Risorgimento italiano, e sono spesso diventati ministri, se non addirittura premier. Pensandoci un po’ su, la cosa risulta meno innaturale: ricordiamoci infatti che i moti risorgimentali, o perlomeno quelli che poi sono effettivamente sfociati nell’Unità d’Italia, sono opera di una minoranza borghese e acculturata,e quindi il mero computo statistico aumenta la possibilità di trovarli tra i protagonisti. Se poi è vero che nell’immaginario collettivo i matematici non sembrano inclini a essere parte attiva – anche se in verità tale credenza è assolutamente falsa – questo non è certo il caso di Carlo Matteucci, fisico del tutto sperimentale – e che della matematica ne faceva minor uso possibile – la cui biografia è narrata in questo libro di Fabio Toscano (Fabio Toscano, Per la scienza, per la patria, Sironi – Galápagos 2011, pag. 300, € 18, ISBN 978-88-518-0137-3).
Toscano parte in medias res, parlando del battaglione di studenti (e professori…) pisani che nel 1848 combatté la prima guerra di indipendenza italiana nella battaglia di Curtatone e Montanara. Matteucci era tra loro: non come soldato, ma in qualità di commissario del granduca di Toscana. Riprende poi la biografia, partendo dall’infanzia a Forlì e dagli esperimenti giovanili condotti mentre i beni familiari si erano man mano volatilizzati e proseguendo con gli anni passati a Pisa nella locale università, dopo che i suoi risultati nel campo dell’elettrofisiologia l’avevano già reso molto noto all’estero. Man mano che passano gli anni, all’impegno scientifico si aggiunge, e anzi diventa preponderante, quello politico: Matteucci si trasferisce a Torino, e viene nominato senatore del Regno, divenendo anche ministro della Pubblica Istruzione per alcuni mesi, riuscendo a promulgare una riforma dell’università che poi è stata affossata dal governo successivo… un po’ come capita ai giorni nostri.
Toscano è un po’ troppo indulgente col fisico forlivese, perdonandogli praticamente tutto a partire dalla sua attività puramente sperimentale senza un corrispondente impegno teoretico per giungere ai tentativi ingenui di politica estera per la risoluzione della questione romana. Il libro però è molto interessante, sia per quanto riguarda la parte prettamente scientifica che per il racconto dell’Unità d’Italia vista da una prospettiva diversa dal solito. La grande quantità di documenti inseriti nel testo sono indubbiamente la marcia in più del libro, ma fortunatamente non lo rendono un tomo illeggibile: in definitiva, un’opera davvero valida.

Ultimo aggiornamento: 2011-08-20 07:00

Elementi (libro)

[copertina] Anche se il titolo italiano non lo mostra, questo libro (Philip Ball, Elementi [The Elements – A Very Short Introduction], Codice 2007 [2002], pag. 197, € 12, ISBN 978-88-7578-080-7, trad. Susanna Bourlot) è la traduzione italiana di un volume della meritoria serie dell’Oxford University Press, dedicata per l’appunto alla chimica: inorganica, per gli amanti della precisione. Anzi no, perché la storia – a parte un’introduzione col pensiero degli antichi greci – prende l’abbrivio col ‘700 e quindi dal lento passaggio dall’alchimia alla chimica, con il lento definirsi degli elementi e la scomparsa di altri che elementi non lo erano (l’aria) o proprio non esistevano (il flogisto).
Il libro riesce ad arrivare a trattare anche la fisica atomica, vista chiaramente dal punto di vista chimico come la generazione di nuovi elementi e le lotte tra i vari gruppi di ricerca per assicurarsi la priorità delle scoperte, e ai radioisotopi; la prosa è coinvolgente e permette di farsi un’idea non scolastica di cosa possa essere la chimica degli elementi. La traduzione è scorrevole: certo che verificare le date, che in un paio di punti sono chiaramente errate, sarebbe stato meglio!

Ultimo aggiornamento: 2011-08-13 07:00

I numeri primi (libro)

[copertina]Questa volta il titolo della collana Mondo Matematico si occupa dei numeri primi. Di numeri primi ce ne sono tanti, in fin dei conti, e raccontare come i matematici li hanno trattati è sempre interessante, anche se il misticismo che pervade il libro (Enrique Gracián, I numeri primi – un lungo cammino verso l’infinito, RBA – Mondo Matematico 3, pag. 143, € 9.99, trad. Simonetta Onesti) non mi piace affatto. Ma quello sarebbe semplicemente un mio problema, e non dovrebbe influire sulla mia valutazione se non in piccola parte. Quello che però non va affatto bene è la sciatteria ancora maggiore dell’usuale. Passino i refusi, ma l’autore – o molto più probabilmente la traduttrice – non può scrivere castronerie che si notano a una banale lettura, come a pagina 106 dove poche righe dopo avere affermato che gli zeri della zeta di Riemann (pardon, di Euler. Gracián ha le sue idiosincrasie) sulla retta critica sono infiniti aggiunge che ce ne sono circa 10 milioni; o peggio ancora a pagina 86 dove invece che fare un controesempio si fa un esempio che segue la regola… dicendo naturalmente che è un controesempio. Il libro di Marcel Du Sautoy “L’enigma dei numeri primi” è sì più difficile da seguire e comunque un po’ mistico – ma sarà colpa dei numeri primi? davvero? – ma dà molte soddisfazioni in più.

Ultimo aggiornamento: 2011-08-09 07:00

Improv for Actors (libro)

[copertina] Tra le tante cose che ho fatto nella mia vita, c’è stata anche l’improvvisazione teatrale. Insomma avevo già un’idea del contenuto di questo libro (Dan Diggles, Improv for Actors, Allworth Press 2004, pag. 247, $19.95, ISBN 978-1-58115-325-5), anche se poi c’è sempre qualcosa da imparare. Innanzitutto il libro è nato per un corso tenuto ad aspiranti attori; quindi l’improvvisazione è un mezzo, e non un fine. La seconda cosa da notare è che l’improvvisazione di cui si parla qui è quella narrativa, e non quella battutistica che generalmente abbiamo in Italia (anche se non ufficialmente). Questo si riflette sulle leggi dell’improvvisazione definite da Diggles: la prima afferma «Rispondi sempre con “Sì! e…”» (cioè, accetta le offerte dell’altro); la seconda «Dì la prima cosa che ti viene in mente» (cioè, non cercare di stupire con gli effetti speciali, la magia narrativa sta nel vedere come sfruttare le cose banali); la terza «Metti a suo agio il tuo compagno» (cioè, non cercate appunto la gara alla battuta più umoristica ma collaborate a costruire una storia). Quello che per me è stato pesante è la reiterazione continua delle cose. Diggles è sicuramente molto appassionato, e in un corso vero e proprio questo ripetersi è sicuramente utile se non addirittura necessario; ma messo per iscritto dopo un po’ scoccia. In definitiva, testo molto utile se avete già un’idea di che si parla, ma non è certo un do-it-yourself.

Ultimo aggiornamento: 2011-07-30 07:00

_An Imaginary Tale: The Story of √-1_ (libro)

[copertina] A me la storia della matematica è sempre piaciuta, anche perché ogni tanto si scoprono delle chicche niente male. Però in questo caso (Paul J. Nahin, An Imaginary Tale: The Story of √-1, Princeton University Press 2010 [1998], pag. 269, $16.95, ISBN 978-0-691-14600-3) sono stato parecchio sfortunato.
Diciamo che ho apprezzato la prima metà del libro, con i tentativi iniziali di dare un senso ai numeri insensati… pardon immaginari. Ma nella seconda parte Nahin si ricorda che la sua formazione è quella di ingegnere elettromeccanico. Potete anche dire che io sono pieno di pregiudizi, ma sono troppo abituato a vedere vagonate di conti e poi scoprire che dall’altra parte c’è un ingegnere. In un libro di testo i conti me li aspetto, ma in un’opera come questa, che afferma espressamente di non esserlo, vedere pagine e pagine di derivazioni formali che usano i numeri complessi per arrivare a dimostrare, magari in tre o quattro modi diversi, la stessa formula mi dà una crisi di rigetto. Non credo proprio mi comprerò il successivo libro di Nahin sulla costante e, insomma.

Ultimo aggiornamento: 2011-07-23 07:00