Archivi categoria: recensioni

Una certa ambiguità (libro)

[copertina] Si possono mettere dimostrazioni matematiche in un romanzo? Leggendo questo libro (Gaurav Suri e Hartosh Singh Bal, Una certa ambiguità [A Certain Ambiguity. A Mathematical Novel], Ponte alle Grazie 2008 [2007], pag.361, €16.80 , ISBN 978-88-7928-983-2, trad. Alessandro Peroni) si direbbe di sì. I temi matematici trattati sono abbastanza classici nel pensiero contemporaneo: l’infinito cantoriano e le geometrie non euclidee. La storia intorno si snoda tra il presente e il 1919, e mostra da un lato un professore che ama davvero la matematica da riciclare le dimostrazioni maieutiche – anche se oggettivamente la parte sulla geometria non euclidea mi sembra un po’ troppo tirata – e dall’altro una lotta tra due fedi distinte che termina in maniera inaspettata. Forse il fatto che gli autori siano indiani, e quindi abbiano una concezione della matematica (e della fede…) diversa da quella occidentale a cui siamo abituati contribuisce alla riuscita del testo. Molto piacevoli gli estratti apocrifi dei diari dei matematici dell’antichità, insieme con le spiegazioni relative messe in un’appendice: anche questo è un modo diverso dal solito per spiegare il progresso matematico. Purtroppo la traduzione non è sempre all’altezza. L’editore ringrazia Luca Umena per la consulenza matematica, e in effetti la parte più strettamente matematica è spiegata correttamente e in modo direi comprensibile anche per chi matematico non è. Ma nelle parti immagino tradotte direttamente da Alessandro Peroni ci sono almeno un paio di punti in cui il testo italiano è indubbiamente sbagliato e incomprensibile, il che non è bello. (C’è anche almeno un punto in cui l’errore sta già nel testo originale, quando nella lettera a Riemann si parla di iperbole e non di sella; ma quello non viene considerato…)

Ultimo aggiornamento: 2011-12-10 07:00

_Midnight in Paris_ (film)

[locandina] Sembra incredibile, ma venerdì scorso siamo riusciti ad andare al cinema addirittura per una prima, quella dell’ultimo film di Woody Allen. Dicono che sia stata l’opera del Nostro che ha avuto il maggior successo di botteghino negli USA, il che di per sé non è un ottimo viatico: devo però ammettere che a me almeno il film è piaciuto.
Woody Allen ha sempre avuto una passione per le storie raccontate nel passato, pensate a La maledizione dello scorpione di giada o Radio Days: anche stavolta la storia entra negli anni ’20, con una serie di incontri più o meno credibili e qualche battuta gustosa. Rispetto al solito, il finale è inaspettatamente positivo: si direbbe quasi che Allen sia cresciuto abbastanza per accettare il fatto che non si possa sempre sognare il passato. La fotografia è ottima come sempre, ed è vero che Parigi in questo aiuta: la scelta di fare film ambientati in Europa permette di cambiare un po’ il punto di vista, il che non fa male. Gli attori? Beh, non ho capito se Owen Wilson (Gil) ha di suo la faccia di quello che non sa bene dove sia capitato: se non è così allora ha fatto un’ottima prova. Carlà è lì giusto per far fare bella figura al marito, mi sa; personalmente mi è piaciuta molto l’interpretazione di Gertrude Stein fatta da Kathy Bates, ma magari sono io ad essere positivamente prevenuto :-)

Ultimo aggiornamento: 2019-07-24 21:42

Il grande libro dei giochi (libro)

[copertina]La storia di questo libro (Giuseppe Meroni e Aldo Spinelli, Il grande libro dei giochi, Fabbri 2006, pag. 288, € 12.50, ISBN 9788845137112) è un po’ strana. Le pagine erano originariamente state scritte per una raccolta a fascicoli di Fabbri collezionabili, “Il mondo dei giochi”; quelli di RCS libri han detto “beh, già che ci siamo e che è già stato pagato ce li pigliamo anche noi” il che sarebbe anche andato bene se avessero chiesto di eventuali errori da correggere o perlomeno avessero lasciato l’ordine originale delle pagine, evitando così di lasciare scritto “le soluzioni sono a pagina 17”, quando sono state impaginate a pagina 25. (tra l’altro, nella mia copia manca pagina 127. Errore di stampa o pagina effettivamente inesistente?)
Detto questo, la raccolta è comunque interessante, visto che tratta giochi davvero di tutti i tipi, da quelli all’aperto ai trucchi di magia con le carte, dai giochi di scacchiera a quelli coi fiammiferi. Interessanti anche i cenni storici, che danno un’aria più “calda” alla trattazione.

Ultimo aggiornamento: 2011-12-03 07:00

_La rivoluzione dimenticata_ (libro)

[copertina] La tesi di questo bel lungo saggio (Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata – Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Universale Feltrinelli 20012, pag. 487, € 15, ISBN 9788807816444) rivolta come un calzino quello che ci è stato insegnato a scuola, e che gli studiosi della classicità hanno affermato per secoli. In pratica, secondo Russo il punto più alto della scienza classica si è raggiunto con il primo ellenismo, insomma dal 300 al 150 a.C.; quello che noi consideriamo il “rinascimento imperiale” (Galeno, Plinio, Vitruvio, Tolomeo…) è in realtà un regresso rispetto a quelle punte di eccellenza, con gli scienziati che avevano sì a disposizione le opere di qualche secolo prima ma non le capivano bene, e quindi si arrabattavano come potevano. Archimede non è stato un genio isolato, il “metodo scientifico” non è nato con Galileo ma quasi due millenni prima, e comunque Newton ha fatto una regressione, riprendendo temi aristotelici e teologici e allontandosi dai concetti originali della matematica. Ah, sì: Platone e Aristotele sono ridiventati di moda in età imperiale perché più comprensibili, ma in origine non valevano mica così tanto…
Praticamente tutta l’analisi di Russo si poggia su inferenze indirette, come del resto ovvio dato che non abbiamo a disposizione le fonti originali. Alcune di queste inferenze sono plausibili, come quella che afferma che a noi sono giunte – perché sembravano più carine e quindi erano più usate – le opere più divertenti come quella delle macchine giocattolo di Erone e non gli originali che erano stati creati per illustrare scopi pratici. Altre mi sembrano molto più tirate per i capelli, come l’affermazione che nel primo Rinascimento girassero per l’Italia manoscritti poi perduti, di cui non ci sono nemmeno citazioni casuali, e che erano stati accuratamente tenuti nascosti da chi li sfruttava per mostrare le proprie “nuove” idee. La lettura però è indubbiamente piacevole: non dico che il testo si legga come un romanzo perché è comunque denso, ma è certo appassionante, comprese le troppo brevi pagine finali sull’eredità perduta e la conclusione: “Attenzione, perché oggi stiamo perdendo il metodo scientifico per tornare al mito, con la gente che non capisce cosa sta dietro agli oggetti e i fisici quantistici che preferiscono parlare di fantasie”. Ma leggetevelo voi, fidatevi!

Ultimo aggiornamento: 2014-05-17 21:18

A-ulì-ulè (libro)

[copertina] Questo libro di “Filastrocche, conte, ninnenanne” (Nico Orengo, A-ulì-ulè, Salani 2011 [1972], pag. 156, € 12, ISBN 978-88-6256-515-8) non è certo nuovissimo: la prima edizione è infatti del 1972. Non per nulla mi chiedevo come facesse a essere illustrato da Bruno Munari… Il libro contiene quasi centocinquanta filastrocche, scelte con l’ottimo sistema “quelle che mi piacciono” (Orengo non aveva ancora trent’anni al tempo: non che conti molto, ma magari più in là con gli anni la sua scelta sarebbe stata diversa). Le filastrocche hanno un ovvio target, i bambini a cui raccontarle: e magari ne conoscete già qualcuna, con le parole però leggermente diverse. A me almeno è capitato così. La cosa che però mi ha stupito di più è vedere come alcuni dei testi sono davvero truculenti: un po’ come i cartoni animati della nostra infanzia, dove al povero Silvestro (o Tom, o il Wile E. Coyote) capitano sempre le peggio cose. Spero che i nostri poveri bimbi non prendano delle brutte idee, insomma… ma secondo me vale comunque la pena di leggere loro una paginetta per volta!

Ultimo aggiornamento: 2011-11-19 07:00

Matematicaterapia (libro)

[copertina] Non so quanti siano d’accordo con il sottotitolo di questo nuovo libro (Ennio Peres, Matematicaterapia, Salani 2011, pag. 123, € 11, ISBN 978-88-6256-191-4 ) di Ennio Peres, vale a dire “come la matematica può semplificarci la vita”. Ed è un peccato, perché in effetti la matematica, o più precisamente il modo con cui chi ha proficuamente assimilato il metodo matematico, permette davvero di semplificare la vita, riducendo la necessità di dover ricordare troppe cose e permettendoci invece di ricavarcele da soli. A ben vedere, poi, di matematica vera e propria non ce n’è mica molta! Nei vari capitoletti, infatti, Peres parla tra le altre cose di come creare un cruciverba o comporre giochi enigmistici classici, di diventare generatori di barzellette e freddure, di imparare le tecniche mnemoniche e finanche delle dimostrazioni dell’esistenza di Dio. Chiaramente in così poche pagine tutti questi argomenti sono solo accennati, ma l’ampia bibliografia suddivisa per capitolo permette agli interessati di approfondire con relativa facilità gli argomenti trovati più interessanti. In definitiva, un ottimo libro per chi vuole capire se un po’ di matematica, di logica e di abilità in piccole dosi possa effettivamente migliorare la sua vita (secondo me sì, ma mi sa che io sia di parte)

Ultimo aggiornamento: 2011-11-16 07:00

_Alphabet Juice_ (libro)

[copertina] Faccio subito coming out: stavo per lasciar perdere il libro (Roy Blount Jr., Alphabet Juice, Sarah Crichton Books 2009 [2008], pag. 365, $15, ISBN 978-0-374-53204-8) alla fine dell’introduzione, visto che mica sono riuscito a capirla del tutto. Troppe parole inglesi che non conosco affatto, e per di più non di origine greco-latina ma anglosassone… che per me è ovviamente pari all’arabo, visto che non ho nessun appiglio per intuirne il significato. La lettura del testo vero e proprio è stata più facile, anche se non sempre tutto mi è risultato chiarissimo e sono troppo pigro per girare con un vocabolario appresso. Roy Blunt Jr., pur essendo statunitense, scrive in maniera molto britannica – o forse segue le orme di Ambroise Bierce e il suo The Devil’s Dictionary. In questo libro cerca di convincere a tutti i costi il lettore che non è affatto vero che le parole non hanno in genere attinenza con il loro suono; il tutto facendo salti mortali a cui spesso non crederei se non sotto minaccia di una pistola puntatami contro, ma che sono comunque godibili, come del resto godibili sono le digressioni varie che fa. Con questo vocabolario (da A a zyzzyva che è una specie di coleottero) costruito col succo – energia – fondamento dell’alfabeto non credo si possa imparare l’inglese, ma almeno si apprendono tante nozioni inutili… Sta poi a voi vedere se riuscite a riciclarle nella conversazione di ogni giorno.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-04 14:51

Don Juan (ristorante)

Venerdì scorso, lasciati i duenni al pigiama party al nido, siamo riusciti ad andare a cena fuori. Ho scelto io, e ho scelto un ristorante argentino: Don Juan. Non è stato difficile parcheggiare, il silos di Porta Romana a quanto pare è sempre sufficientemente vuoto; giusto per far notare come la sosta selvaggia sia in parte anche “sosta dove diavolo mi pare, perché io valgo?” Avevamo prenotato, ma nonostante quanto detto dall’ancora per poco PresConsMin non c’era il pienone, anche se non era certo vuoto.
Ambiente per quanto mi riguarda relativamente anonimo; la carne – noi abbiamo preso un Baby Beef che è per due persone – è molto buona, non economica (47 euro, e non ci sono contorni) ma può valer la pena. Il costo inizia a salire non appena si aggiunge qualcosa, a parte la solita barbara usanza del coperto (3 euro a testa). Non pretendete di trovare camerieri amichevoli, ma magari è persin meglio così che avere sempre qualcuno dietro di voi…
In definitiva, se siete dei puri carnivori è comunque un buon posto.

Ultimo aggiornamento: 2011-11-11 15:47