Archivi categoria: recensioni

_Surfaces and Essences_ (libro)

[copertina]Douglas Hofstadter è indubbiamente eclettico, ben oltre quello che si può aspettare da una singola persona. C’è però un tema ricorrente nella sua produzione scientifica: studiare cos’è la conoscenza e la coscienza. In libri come Gödel, Escher, Bach e Anelli nell’io Il focus è principalmente su come si possano creare strumenti autoreferenziali che improvvisamente “scoppiano”, superando una soglia critica e arrivando alla coscienza: ma il lavoro accademico suo e del suo gruppo opera a un livello microscopico, cercando di vedere come un computer possa essere indotto – non userei la parola “programmato” proprio perché dovrebbe andare oltre l’input iniziale – a esibire un comportamento “umano”. I risultati informatici si possono per esempio leggere in Concetti fluidi e analogie creative; in questo suo ultimo lavoro (Douglas Hofstadter e Emmanuel Sander, Surfaces and Essences : Analogy As the Fuel and Fire of Thinking, Basic Book 2013, pag. 578, $35, ISBN 9780465018475), scritto con Emmanuel Sander e pubblicato contemporaneamente in inglese e francese, vira decisamente sulla filosofia.
La tesi degli autori è che alla base della conoscenza ci sia non tanto la categorizzazione bensì l’analogia: anzi, la categorizzazione è per loro solo un altro modo di chiamare le analogie, come spiegato nell’Epidialogo che termina il libro. Soprattutto, le analogie non sono per loro solo quelle scoppiettanti che balzano subito agli occhi, ma anche quelle così terra terra tanto che non ci facciamo neppure caso. I primi capitoli sono più focalizzati sul linguaggio, e su quello che il linguaggio non riesce a esprimere; si termina poi con una visione molto fresca dell’analogia in matematica e in fisica, con un punto di vista che ho apprezzato molto. (Occhei, c’è anche un Epidialogo, che però almeno a mio parere non è il massimo: Hofstadter ci ha abituato troppo bene).
Non aspettatevi di imparare da questo libro cos’è la conoscenza, né da un punto di vista scientifico né filosofico. Ma aspettatevi una lettura interessante, almeno se siete fluenti in inglese e in francese. (Per chi vuole la versione in italiano, aspettate un anno e mezzo :-) )

Ultimo aggiornamento: 2022-06-18 16:50

_Abbasso Euclide!_ (libro)

[copertina] Con questo suo libro (Piergiorgio Odifreddi, Abbasso Euclide! : Il grande racconto della geometria contemporanea, Mondadori 2013, pag. 370, € 22, ISBN 9788804623021) Odifreddi termina la sua trilogia della “storia della geometria passando per l’arte”, dedicandosi a quanto capitato negli ultimi 130 anni o poco più.
Devo dire che ho trovato la prima parte del libro, dove si parla di politopi, superfici e teoria dei nodi, inferiore a quello a cui Odifreddi ci aveva abituato negli altri due volumi: la matematica forse è più difficile da visualizzare, e sicuramente la geometria non è il mio forte, ma mi è parso che nemmeno l’autore fosse completamente convinto di quello che stava scrivendo. (Il “completamente” serve a chi spiega per rigirare le cose in un modo totalmente diverso da quello di partenza, per la cronaca). Fortunatamente però il matematico cuneese si riscatta alla grande con la seconda parte, a partire dalle dimensioni frattali per arrivare alle geometrie finite e alla descrizione hilbertiana dei fondamenti della geometria; questi ultimi soprattutto sono presentati in una maniera assolutamente chiara e didattica, senza limitarsi a dire perché ci vogliono tutti quei postulati ma mostrando dove e come Euclide aveva fatto delle supposizioni senza accorgersene e quindi indicarle.
Continuo ad avere dei dubbi sull’idea di avvicinare la geometria per mezzo dell’arte, anche se devo ammettere che i vari tipi di prospettiva “sbagliata” abbinati alle trasformazioni affini sono stati un tocco da maestro; come commento finale diciamo che secondo me non è un libro “facile”, anche se è molto colorato, ma che può comunque dare delle soddisfazioni a chi è incuriosito dalla geometria e vuole mettersi un po’ in gioco. Leggete però prima gli altri due volumi!

Ultimo aggiornamento: 2016-01-18 06:59

_The Joy of x_ (libro)

[copertina] Qualche anno fa Steven Strogatz ha tenuto una rubrica settimanale sul New York Times (ehm…) raccontando della matematica di base in termini non matematici ma più terra terra. A partire da quegli articoli ha poi scritto questo libro (Steven Strogatz, <a href="The Joy of X : A Guided Tour of Math, from One to Infinity, Eamon Dolan 2012, pag. 336, $27, ISBN 9780547517650), che in ventinove brevi capitoli, riuniti in sei sezioni (numeri, relazioni, forme, cambiamenti, dati, frontiere) permette al lettore curioso di farsi un’idea non scolastica di cosa può essere la matematica.
A parte i titoli “musicali” dei capitoli – io ho notato immediatamente Take It to the Limit, Step Into the Light, Twist and Shout, ma il capitolo che parla di moltiplicazione per esempio si intitola Rock Groups – il libro mi è piaciuto proprio per questo suo approccio non standard, più interessato a far vedere la matematica al nostro fianco che a spiegare come funziona. Tanto che funziona lo sappiamo tutti, no? Al limite non la sappiamo far funzionare, ma in un certo senso questo è secondario. Ecco: invece che mettersi a parlare della bellezza della sua matematica o della sua utilità, cose che in effetti dopo un po’ cominciano a stancare, è bello vedere parlare per una volta della normalità della matematica: con le sue idiosincrasie, certo, ma chi di noi non ha qualche tic? Un’altra sezione che di solito viene snobbata ma in questo caso merita davvero è la bibliografia ragionata: non una semplice serie di (bei) testi, ma anche una spiegazione di cosa ci potete trovare. Strogatz non è il primo a fare qualcosa del genere, ma è sempre bello trovare qualcuno che lo faccia.
Se sapete abbastanza bene l’inglese, cercatevi il libro; so che ne esiste anche una traduzione in spagnolo, mentre mi è stato detto che la traduzione italiana è in corso d’opera: insomma, al limite potete provare ad aspettare qualche mese.
P.S.: ho tradotto alcune frasi del libro che mi sono particolarmente piaciute: le potete vedere sul Post.

Ultimo aggiornamento: 2021-12-24 15:00

_No!_ (libro)

[copertina] Imre Toth è stato uno storico e filosofo della matematica rumeno, che ha cominciato sin da piccolo – e non è una cosa usuale – perché non gli tornavano le cose che studiava. Per esempio, è arrivato alle geometrie non euclidee con un percorso tortuoso che è partito dalla relatività generale, e gli ha fatto capire come non ci sia una “vera” geometria. Solo che – racconta nell’introduzione – quando cercava di spiegarlo nelle sue lezioni non ci riusciva mai, e alla fine ha pensato di fare qualcosa di completamente diverso (Imre Toth, No! : Libertà e verità creazione e negazione (Non! Liberté & Verité – Creation & Negation, Rusconi 1998, pag. 487, € 25,31, ISBN 9788818011517, trad. Antonello Nociti): un “palinsesto” – ma io l’avrei più chiamato collage – di frasi di centinaia di personaggi diversi, che formano una specie di dialogo tra di loro. Il tutto unito da alcune tavole a colori, sempre preparate da lui come collage, che ribadiscono ironicamente le sue idee.
Non è facile seguire il filo logico, che di per sé c’è anche: non si sta parlando di una sterile contrapposizione di idee, ma di scambi anche divertenti tra personaggi a cui si fa dire più o meno quello che effettivamente hanno pronunciato, ma nel contesto della geometria non euclidea. Tra i tanti personaggi c’è anche un cameo di Toth stesso, tra l’altro… Purtroppo manca una sezione finale con almeno qualche nota bibliografica sui personaggi del palinsesto, soprattutto gli accademici tedeschi e russi che stroncano per opposte ragioni quella innaturale geometria; per quanto riguarda la traduzione di Antonello Nociti, mi devo fidare, anche se non ha cercato il titolo del libro di Smullyan (che adesso non ricordo più…).
Nelle vacanze di Natale la vecchia versione Rusconi che ho comprato io è praticamente regalata a meno di 12 euro; se vi interessa una lunga lettura serale, questo libro può essere un’idea.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-10 15:11

_Matematica per gioco_ (libro)

[copertina] Dopo Il matematico si diverte, direi che Federico Peiretti si è anch’egli divertito, e così è nato questo suo secondo libro (Federico Peiretti, Matematica per gioco, Longanesi 2012, pag. 220, € 14,90, ISBN 9788830433915). A differenza dell’opera precedente, nella quale il filo conduttore erano i nomi dei grandi matematici del passato e del presente, qui Peiretti ha alternato matematici e tipi di giochi. In realtà anche i matematici che Peiretti ha scelto questa volta qualcosa in comune tra loro ce l’hanno: da Tartaglia a Peano hanno tutti scritto libri sui giochi matematici. L’unica eccezione è Leibniz, che però ha scritto sul Solitario…
In definitiva, nei capitoli “personali” abbiamo esempi di come i matematici intendano i giochi matematici; nei capitoli “tematici” vediamo invece raccolte monotematiche di giochi. Per chi come me ha ormai una lunga lista di libri sul tema, è proprio quest’ultima la parte più interessante, visto che spesso è difficile ricordarsi qualcuna delle tante varianti di un problema, e così il libro può funzionare come enciclopedia. Per i lettori non compulsivi, forse è invece preferibile leggere prima le gustose pagine introduttive nei vari capitoli e poi centellinare i problemi: in questo modo si riduce il rischio di assuefazione.

Ultimo aggiornamento: 2017-08-04 15:11

_L’ennesimo libro della fantascienza_ (ebook)

[copertina] Quelli della Barabba edizioni (o per meglio dire l’ingegner Marco Manicardi…) sono proprio dei bei tipi! Ogni tanto chiedono alle genti dell’internette un contributo, nel senso di un testo, per assemblare un ebook distribuito poi liberamente agli interessati. L’ultima fatica dei barabbisti è L’ennesimo libro della fantascienza, un omaggio a Carlo Fruttero pubblicato in quello che sarebbe stato il suo genetliaco se non avesse avuto la pessima idea di morire. Fruttero e il suo sodale Lucentini hanno indubbiamente contribuito nel bene e nel male a portare anche in Italia la fantascienza: sono stati così in tanti a rispondere all’appello, e il libro che ne è uscito contiene 80 racconti per un totale di ben 688 pagine, con una copertina che scimmiotta gli Urania del periodo d’oro ma allo stesso modo dice molto agli amici di Friendfeed.
Da un’opera collettiva senza nessun filtro editoriale ci si può aspettare un risultato estremamente disomogeneo, e in effetti è così. Confesso che io non sono riuscito a terminare il racconto “Tutto quel girato”. D’altro canto, ci sono parecchi racconti di qualità; quelli che io ho trovato più godibili sono “400 anni luce senza un maledetto bar”, “I nuovi ricordi”, “La battaglia di Hunz”, “Selezione”, “Georg”, “Ucronia di Natale”, “Pasta al sugo non aumentata”, “Chissà”, “L’ultimo giorno di scuola”, “Stargrave”, “VitaEterna(TM)”, “The UFO Incident”, “Il giudizio”, “Uno in meno”, “Pianeta al gusto di bubblegum”, “Spazio 1669”, “De bello Altenarico”, “(senza titolo)”. Ah: c’è anche un raccontino scritto da me… (fantascienza matematica, perché a fare fantascienza con la fisica sono capaci tutti!)

Ultimo aggiornamento: 2021-04-09 10:02

_Il Cigno nero_ (libro)

[copertina] Dopo qualche anno, mi è toccato leggere questo libro. (Nassim Nicholas Taleb, Il Cigno nero : come l’improbabile governa la nostra vita [The Black Swan], Il Saggiatore Tascabili 2008 [2007], pag. 379, € 18, ISBN 978-88-428-1478-8, trad. Elisabetta Nifosi) Io storicamente diffido dai Grandi Successi Planetari, però spesso a bocce ferme li prendo in mano, per sincerarmi di prima persona sul loro contenuto: non si può essere ultrasnob. Di per sé la tesi di fondo di Taleb, che gli eventi catastrofici non sono predicibili a priori – e lo sono a posteriori soltando scegliendo i fatti “giusti”, quindi barando – è indubbiamente condivisibile, e alcuni corollari, tipo quello che dice che “gli esperti” non ne sanno proprio nulla più di noi, sono suggestivi anche se oggettivamente esagerati (tranne che nell’economia :-) ); diciamo che non ne sanno così tanto più di noi di quanto vogliono farci credere. Peccato che lo ripeta ossessivamente con ben poche varianti per trecento pagine (e sessanta di indici vari), rendendo ben chiaro che lui è praticamente l’unico essere umano contemporaneo davvero intelligente e cadendo nelle stesse fallacie da lui descritte. Pensate per esempio a quando scrive (pag. 103) “Sto ancora cercando un controesempio, cioè un’attività non noiosa che appartenga al Mediocristan”, dove la definizione di “attività noiosa” è per lui “quello che a me non piace”. Oppure i “consigli pratici per gli investimenti” a pagina 218 (!) dove mette il 90% sui titoli di stato perché “stabili”, contraddicendo tutto quello che ha scritto sulla possibilità di un evento inaspettato.
Ho anche forti dubbi sulla traduzione di Elisabetta Nifosi, soprattutto nei brani tecnici (che comunque sono spesso sbagliati anche nell’originale). I concetti tecnici possono essere sbeffeggiati, ma devono essere tradotti correttamente! E il tutto non è certo aiutato dalla scarsa revisione del testo, almeno nella mia edizione originale.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-18 15:21

_Aquiliade_ (libro)

[copertina] Come è possibile che all’inizio del IX secolo ab urbe condita – insomma, alla fine del primo secolo dopo Cristo – un generale romano e suo figlio stiano andando a vedere qualche crocifissione su una biga a vapore? Spiegarlo qui rovinerebbe la sorpresa, quindi vi lascio al libro (Somtow Sucharitkul, Aquiliade, Urania 1021 (1986), pag. 224, trad. Olivia Crosio) scritto da un ancora più improbabile autore tailandese. Vi basti sapere che Roma ha sfruttato le invenzioni di Epaminondas per attraversare l’Atlantico e conquistare (si fa per dire) alcune province indiane. Aquila, capo della tribù dei Lacotii, è stato nominato senatore e fa la sua bella figura con la toga e il cappello piumato, soprattutto quando il Watson… ehm, il protagonista, il generale Titus Papinianus (Papinianus è il secondo nome di Sucharitkul per la cronaca) è costretto a diventare governatore della Lacotia e cercare la Cina.
La prima parte di questa ucronia è probabilmente la più divertente, e anche l’ultima più direttamente fantascientifica non è male; la parte mediana è invece un po’ troppo esagerata, visto che cerca di mettere insieme troppe cose senza limitarsi a far vedere il conflitto tra le usanze romane e quelle indiane. Carini alcuni riferimenti romani: i libri di scienza fantastica, Asimovius e le Fondationes li riconoscerete tutti, ma forse avrete qualche problema a capire chi è P. Josephus Agricola… che pure è un esperto di questo tipo di storie.

Ultimo aggiornamento: 2021-04-09 10:02