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Hangar Bicocca: _Islands_ (mostra)

Dell’Hangar Bicocca in generale ne parlerò (bene) un’altra volta: per il momento mi limito a raccontare della mostra Islands di Dieter (buonanima) e Björn Roth, per l’ottima ragione che terminerà domenica e mi ero dimenticato di scriverne.
Io sono abituato all’arte concettuale e alle “spiegazioni”: però qui si è davvero esagerato. Roth (padre) doveva probabilmente soffrire di disposofobia, quella malattia che ti fa conservare tutto, ma proprio tutto. Tanto per dire, Flacher Abfall, che possiamo tradurre come “spazzatura piatta”, è la raccolta di scontrini, biglietti usati, etichette e altri avanzi, imbustati in cartelline accuratamente datate e inserite in una erie di contenitori… per diciassette anni. Non parliamo poi della mania di protagonismo: Solo Szenen, “considerata oggi tra i capolavori dell’artista”, è un insieme di 131 video che mostrano (a telecamera fissa) scene di Roth che fa le cose più varie, compreso cagare. D’altra parte, la coprofilia sembra un’altra caratteristica dell’artista: non tanto per die Die DIE VERDAMMTE SCHEISSE, dove la “maledetta merda” sono in realtà le piastre di rame scartate da una stamperia perché ritenute “sbagliate”, quanto per 55 Schiesse für Rosanna, una serie di fotografie per una mostra presso la casa della sua amica Rosanna Chiessi. Cito dalla brochure informativa: «Per Roth la creazione artistica nasce dalla realtà quotidiana con l’intento di permearla, valicando il limite nel quale viene confinata dai circuiti artistici ufficiali. La documentazione fotografica degli escrementi prodotti quotidianamente dall’artista […] risponde esattamente a questo atteggiamento ed è inserita all’interno di un discorso esplicitamente autobiografico.» Capirete che a questo punto l’installazione Selbsturm (busti di cioccolato) si vede da un’altro punto di vista…

Ultimo aggiornamento: 2014-02-04 11:32

_Rebecca (sei tu)_ (libro)

[copertina] Davide Osenda si diverte a disegnare fumetti. Avevo già recensito Ultima lezione a Gottinga; un paio di mesi fa mi ha inviato questa sua ultima fatica (Davide Osenda, Rebecca (sei tu), 001 edizioni 2013, pag. 144, € 18, ISBN 9788897846444), con dedica “Lo so che non sono proprio il tuo tipo… ma se vuoi, puoi darmi una sbirciatina”.
Effettivamente in questo libro Osenda non parla di matematica ma di psicanalisi (junghiana, per la precisione), il che significa che mi trova completamente spiazzato, e sono costretto a vedere tutto il resto :-) Secondo me, la prima parte è un po’ troppo lunga, e soprattutto ti porta fuori strada rispetto alla seconda parte che è naturalmente quella principale: sì, certe cose si capiscono a posteriori, ma resto dell’idea che ci sarebbero voluti più riferimenti comprensibili almeno per un poveretto come me. (E non dite che la psicanalisi è incomprensibile se non la si è studiata…). La seconda parte in compenso mi pare ottimamente riuscita sia come trama che come tecnica fumettistica, ed è scorsa via in un amen. (C’è anche un piccolo epilogo, ma è proprio un post scriptum)
Direi insomma che se non dovete studiare il pensiero junghiano in profondità ma volete solo passare un po’ di tempo piacevolmente e farvi un’idea, questo libro è sicuramente molto meglio di un pesante testo :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-02-01 07:00

_Milano tra le due guerre_ (mostra)

Abbiamo sfruttato l’assenza dei bimbi nei primi giorni dell’anno per andare a visitare la mostra fotografica Milano tra le due guerre, allestita fino al 13 febbraio a Palazzo Morando. A parte la fregatura di arrivare sul posto alle 12:20 e scoprire che la mostra è chiusa dalle 12:30 alle 13:30 (ma a quanto pare adesso almeno nei weekend ha orario continuato) devo dire che ho apprezzato molto le immagini che Arnaldo Chierichetti aveva fatto alla Milano che stava cambiando faccia, con i navigli interni chiusi, lo sventramento di un quartiere centralissimo, e soprattutto le scene di vita normale nella zona di corso di Porta Romana (anzi “Corso Roma”, come si chiamava nel ventennio) dove Chierichetti aveva il suo studio di ottica e fotografia. Le macchine fotografiche d’epoca, comprese quelle stereoscopiche, a me dicono poco ma magari interesseranno a qualcuno: i pannelli con le spiegazioni del contesto dei vari gruppi di fotografie sono invece fatti molto bene. L’unico punto su cui avrei da ridire è la mancanza di indicazioni precise su dove sono state scattate molte delle foto, il che mi ha costretto a una serie di wild guess che avrebbero fatto ridere anche i polli. Abbiate pietà di un immigrato!

Ultimo aggiornamento: 2014-01-27 15:59

_Il falò delle novità_ (libro)

[copertina]Che cos’è la creatività? Bella domanda. Nel 2012 Stefano Bartezzaghi ha tenuto una conferenza sul tema al Festival della Creatività di Sarzana, e qualche tempo prima ha chiesto su Twitter di inviare la definizione preferita. Ne sono arrivate un paio di centinaia, che sono alla base di questo libro (Stefano Bartezzaghi, Il falò delle novità : La creatività al tempo dei cellulari intelligenti , Utet 2013, pag. 238, € 12, ISBN 978-88-418-95894). Tutte le definizioni sono brevi per la natura stessa di Twitter, che si limita a 140 caratteri; la concisione in questo caso non è pertanto solamente una dote apprezzata, ma anche necessaria!
Naturalmente detto così sarebbe troppo semplice. Bartezzaghi ha riunito le varie definizioni in gruppi più o meno omogenei e soprattutto le ha commentate una per una, andando per svariate tangenti in modo da cercare per quanto possibile di circoscrivere cosa la creatività non è. D’altro canto, lui lo dice subito, che secondo lui la parola “creatività” è abusata e che il concetto è in realtà ineffabile… non per nulla ne parla come di un mito, come spiega con maggior dovizia di particolari nella seconda parte del libro. Una lettura insomma godibile, che forse vi toglierà alcune certezze, ma lo farà per il vostro bene.
Ah: mi dimenticavo di segnalare un’ottima iniziativa di Utet, che permette a chi ha comprato il libro cartaceo di avere gratuitamente l’ebook. Ufficialmente l’iniziativa scadeva il 31 dicembre 2013, ma io il libro l’ho comprato il 12 gennaio 2014 e l’ebook era ancora scaricabile…
(post scriptum: la mia definizione di creatività è “prendere i pezzi di un puzzle ed essere in grado di costruirne uno completamente diverso”. Immagino che abbiate capito qual è la mia fonte!

Ultimo aggiornamento: 2014-01-25 07:00

_La matematica dei Pink Floyd_ (libro)

[cover] Io sono un beatlesiano convinto, ma sono costretto a riconoscere che Beatles e matematica non vanno molto d’accordo: John Lennon era fissato con il numero 9, esiste un inedito “One and One Is Two”, ma tutto finisce qui. In compenso ci sono altri musicisti che si possono sfruttare per parlare di matematica: per esempio i Pink Floyd, come Paolo Alessandrini ci racconta in questo suo nuovo ebook della collana Altramatematica di 40k Unofficial (Paolo Alessandrini, La matematica dei Pink Floyd, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 0,99€, ISBN 9788898001491) che trovate anche in formato epub.
Alessandrini prende spunto da testi e copertine dei primi album dei Pink Floyd per raccontarci di come per esempio l’I-Ching – il tema di “Chapter 24” nell’album The piper at the gates of dawn sia un esempio pratico di applicazione dell’aritmetica binaria e della combinatorica; oppure che la copertina di Ummagumma ci fa arrivare alla ricorsività e ai quadrati greco-latini (i nonni del sudoku); il prisma di Dark Side of the Moon dà l’occasione per parlare di tassellazione dello spazio. Certo, si può godere della musica dei Pink Floyd anche senza sapere che c’è qualcosa dietro; ma scoprire che certe scelte non sono casuali bensì con una storia ci permette di apprezzarle ancora di più (soprattutto se non saremo interrogati sulla materia…). Leggendo il libro (o la chiosa dell’autore) si capisce poi quanto Paolo ami la matematica e i Pink Floyd, condizione necessaria per creare una bella opera; certo, la condizione non è sufficiente, ma garantisco che il libro è anche scritto molto bene.
L’unico dubbio è che, come Alessandrini fa notare, gli spunti matematici si trovano nei primi album. Spero che non ci sia una correlazione con la presenza, fisica o virtuale, di Syd Barrett e la sua crisi mentale…

Ultimo aggiornamento: 2014-01-24 10:20

_Kangourou dell’informatica 2012_ (libro)

[copertina] I giochi Kangourou, che come avrete capito dal nome sono di origine francese, sono delle competizioni a squadre dedicate ai giovani studenti, che con la scusa dei giochi scoprono i rudimenti delle scienze (ma non solo… nel Quadrathlon c’è anche lo slalom gigante: mens sana in corpore sano)
Questo libretto (AA.VV., Kangourou dell’informatica 2012, Edizioni Kangourou 2012, pag. 64, € 6, ISBN 9788889249307) raccoglie i quesiti dei giochi Kangourou dell’informatica, dati nell’edizione italiana 2012. I problemi possono essere ritenuti più o meno carini, oltre che più o meno difficili; ma tanto ci sono le soluzioni, quindi non ci si deve preoccupare più di tanto. Quello che mi è davvero piaciuto è la parte successiva alle soluzioni. Il grande guaio dell’informatica è che non è facile riuscire a metterla a fuoco, soprattutto in maniera comprensibile a un ragazzo. Bene, dopo la soluzione di ogni problema c’è la sezione “Anche questa è informatica!” dove il problema pratico è messo in relazione con i temi informatici teorici sottostanti. Questa parte chiaramente non serve tanto al ragazzo quanto ai suoi insegnanti, che presumibilmente queste cose le sanno già ma in questo modo hanno già pronta una traccia per spiegare agli studenti cosa ci sta dietro. La sezione “Approfondimenti” invece è utile per tutti, visto che dà ulteriori informazioni non necessariamente legate all’informatica.
Secondo me, insomma, potete farvi una cultura anche se non siete informatici… senza contare che il testo del libretto è liberamente disponibile.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-20 18:17

_Verba volant_ (ebook)

[copertina] Un’ucronia è una storia che non è mai accaduta, ma che sarebbe potuta accadere se solo fosse successo qualcosa di diverso nel nostro universo. In questo caso (Paolo Sinigaglia, Verba volant, 2013, pag. 135, € 2,68 (Kindle) / € 6,69 (cartaceo), ISBN 978-1-4929-6014-0) Sinigaglia immagina che nel 23 a.C. l’imperatore Augusto non si fosse ripreso dalla malattia che l’aveva praticamente portato all’altro mondo; così l’impero romano nacque e morì con lui, si continuò con i consoli, e… beh, se volete sapere cosa succede dovete leggervi il libro. Sappiate solo che la storia si svolge principamente intorno all’810 AUC, il 57 d.C. del nostro calendario, che arrivano i cinesi e si parla di “scinzi”, una novità che fa subito il botto.
Il racconto è molto curato dal punto di vista storico, forse fin troppo dal mio punto di vista (e c’è un bel glossario finale dove impararete più storia romana di quanto vi sia mai capitato in vita vostra). Il mio appunto, che ho fatto anche direttamente all’autore, è che il narrativium non funziona: non si riesce a capire perché la morte prematura di Augusto abbia cambiato le cose e soprattutto non si vedono le non-così-piccole differenze con il nostro continuum spazio-temporale. Però la storia fila bene, e Sinigaglia promette (minaccia?) di proseguire la saga nei secoli. Chissà se il quinto o sesto volume seguirà davvero il teaser che aveva postato su Facebook: «Oceano: l’ultima frontiera. Questi sono i viaggi della trireme Inceptio. La sua missione lustrale: esplorare nuove terre, alla ricerca di nuovi popoli, per arrivare là dove nessun Romano è mai giunto prima. Praefectus J. Tiberius Dominicus: diario del prefetto, ante diem III Kalendas Julias MCXXII ab urbe condita. …» Io aspetto :-)
P.S.: la pagina Facebook di Foederatio Romana, il nome della saga, è https://www.facebook.com/FoederatioRomana

Ultimo aggiornamento: 2014-01-11 07:00

_Frozen_ (film)

frozen.JPGCon due quattremezzenni i film che si possono vedere non sono poi moltissimi. Così nelle vacanze di Natale ci è toccato andare all’Uci Bicocca – dove ho scoperto che il film inizia trentacinque minuti dopo l’orario indicato, e che quindi ti vendono il biglietto fino a trentacinque minuti dopo) per vedere questo Frozen, ultima fatica della Disney intesa come Disney e non come Pixar.
Occhei, il film è quello che possiamo aspettarci da un Disney. Principesse, così Cecilia è stata contenta (Jacopo un po’ meno, ma non l’ho mai visto riuscire a stare fermo per più di un quarto d’ora); bella musica, tradotta in italiano – ma non avevano smesso di farlo? – con interessanti soluzioni armoniche, tanto che c’è chi l’ha definito quasi un musical a cartoni animati; una storia lineare, nella quale confesso di non essere riuscito a vedere un accenno al “coming out of the closet”, e insomma nulla di creato per i bambini ma con un occhio di riguardo per gli adulti. Non avendo mai letto il racconto di Andersen, non so quanto il film lo segua, ma conoscendo Disney sono pronto a scommettere che non c’entri praticamente nulla. In definitiva, nulla di profondo ma una simpatica storia da far vedere ai propri bimbi senza morire di noia.

Ultimo aggiornamento: 2014-01-07 16:04