Archivi categoria: recensioni

_La scienza dal giocattolaio_ (libro)

[Copertina] Avrei giurato che Davide Coero Borga fosse un mio coetaneo, e invece ha quasi vent’anni meno di me. Mi ero fatto questa idea non tanto per i giochi che racconta in questo libro (Davide Coero Borga, La scienza dal giocattolaio, Codice Edizioni 2012, pag. 180, € 24,90, ISBN 9788873783211) quanto per l’immaginario che si legge dietro le righe del testo. Questo libro in realtà è un oggetto di design, e lo si capisce già dalla seconda di copertina, che specifica minuziosamente che tipo di carta è stata usata per le sue pagine e la copertina stessa, e se ne è certi giungendo alla penultima pagina, che è un foglio di plastica rossa che deve essere staccato per vedere i disegni nascosti tra le varie pagine: chi ha presente la carta che avvolge le caramelle Rossana capirà quello che sto dicendo.

Come dice il titolo, i giochi raccontati in brevi schede non sono scelti a caso, ma hanno tutti un’attinenza con la scienza in senso lato: possono essere versioni giocattolo di strumenti reali,, come la bussola, oppure avere una struttura scientifica interna, come il cubo di Rubik o i Geomag. Del gioco vero e proprio si parla relativamente poco: d’altra parte il bello del gioco è giocarci, mica discuterne! Il testo divaga invece su tutto ciò che sta dietro di esso, cosa a mio parere molto più interessante. Per esempio il Dolce Forno scaldava i cibi… con due lampadine di 100 watt, e perciò il passaggio alle lampadine a basso consumo ha costretto il produttore a ripensarlo. Infine il libro è impreziosito da immagini che riprendono i giochi e li pongono in un contesto immaginifico. Insomma un testo da sfogliare con vero piacere.

Ultimo aggiornamento: 2014-05-31 09:35

_Dizionario delle idee non comuni_ (libro)

[copertina] “Filosofia minima” è la rubrica tenuta da Armando Massarenti sul Sole-24Ore: in essa non si parla solo di metafisica, ma anche di etica, scienza, religione e altri temi, con considerazioni sempre molto brevi, legate a un punto specifico, e che più che dare risposte fanno domande (come del resto generalmente capita con la filosofia contemporanea). Questo libro (Armando Massarenti, Dizionario delle idee non comuni, Guanda 2010, pag. 262, € 14, ISBN 9788860888518) è la raccolta di svariate decine di queste considerazioni “minime”, ordinate come se fossero su un vocabolario.
Leggendolo tutto di fila si avvertono alcune ripetizioni, legate a temi che Massarenti sente evidentemente più suoi: avrei inoltre forse modificato leggermente il testo di qualche pezzo evidentemente legato all’attualità, come quello che parlando di Darwin accenna al terremoto cileno “di qualche giorno fa”. Complessivamente, però, il caleidoscopio delle microletture ritorna un risultato sicuramente piacevole ma anche più unitario di quanto si sarebbe potuto immaginare a prima vista: la lettura è insomma assolutamente consigliata a chi ha voglia di pensare partendo dagli schemi di qualcun altro e non sempre dai propri.

Ultimo aggiornamento: 2014-05-24 23:18

_L’America dimenticata_ (libro)

[Copertina] Lucio Russo è uno storico della matematica, noto soprattutto per il suo libro La rivoluzione dimenticata – ne ho parlato anche nelle mie Notiziole – in cui espone la sua teoria secondo la quale Roma ha distrutto le conoscenze scientifiche ellenistiche, e il “piccolo rinascimento” del primo e secondo secolo dopo Cristo non è altro che il recupero di nozioni da autori a noi ignoti e neppure troppo ben compresi dagli scrittori che conosciamo. Mentre in quel caso mi sento di accettare la teoria, con questa sua nuova opera (Lucio Russo, L’America Dimenticata : I rapporti tra le civiltà e un errore di Tolomeo, Mondadori Università 2013, pag. 271, € 18, ISBN 9788861843080) la mia personale impressione è che abbia fatto il passo più lungo della gamba. La tesi che Russo sostiene è che la cesura netta avvenuta quando Roma quasi contemporaneamente distrusse Cartagine e la Lega Achea, oltre ad averci fatto perdere un’enorme quantità di opere, abbia cancellato dal ricordo degli uomini i vari secoli di contatti dei navigatori prima fenici e poi cartaginesi con il continente americano. Con una serie di conti fatti a partire da alcuni dati riportati nell’Almagesto di Tolomeo, Russo mostra come le isole Fortunate – che Tolomeo identifica con le Canarie – dovrebbero in realtà essere le Piccole Antille, con una precisione che ha dell’incredibile; recupera anche la posizione di Thule dal resoconto di Pitea, e la situa sulla costa orientale della Groenlandia. La quantità di dati portata a favore della tesi è imponente: però essi mi danno l’idea di essere scelti apposta per avvalorare la tesi. Per esempio, è vero che l’Italia disegnata secondo le coordinate di Tolomeo è molto più schiacciata rispetto al vero, ma Otranto e Reggio ritornano nella posizione corretta: insomma il problema potrebbe essere che Tolomeo prende fonti a caso e le assembla, quindi non è banale scegliere località. Ma soprattutto perché, se ci fosse davvero stato un contatto di qualche secolo tra fenici/cartaginesi e le Piccole Antille, nessuno è mai arrivato sulle coste settentrionali del Sudamerica che sono lì vicine? Insomma, mentre un contatto casuale potrebbe esserci stato, uno continuativo appare più problematico.
L’ipotesi di Russo, come l’autore spiega implicitamente nei primi capitoli del libro quando parla del diffusionismo, avrebbe tra l’altro conseguenze molto importanti per la filosofia della matematica. Da Gödel in poi, infatti, la grande maggioranza dei matematici è di fede platonista: i concetti matematici esistono per conto loro – nell’iperuranio o dove preferite – e gli uomini si limitano a scoprirli. Solo verso la fine del secolo scorso è cresciuta di importanza la corrente che si rifà a Reuben Hersch, corrente secondo cui la matematica è un’opera dell’ingegno umano. Una delle prove portate dai platonisti a favore della propria tesi è la scoperta dello zero avvenuta indipendentemente in Mesopotamia e dai Maya: se però si assume che i Maya hanno avuto contatti con le civiltà occidentali allora quell’elemento cade.

Ultimo aggiornamento: 2014-05-17 21:50

_Partition_ (ebook)

[copertina] Gli ebook di Altramatematica si danno al teatro! Per la prima volta abbiamo infatti un testo teatrale: Partition, di Ira Hauptman con la traduzione di Martha Fabbri: lo trovate a 2,99 € su Amazon o in epub su BookRepublic e altri store.
Sono passati giusto cent’anni (e qualche giorno) dall’arrivo a Cambridge di Srinivasa Ramanujan, partito da Madras per collaborare con il maggior matematico inglese dell’inizio del ‘900, cioè Godfrey Hardy. La storia forse vi è nota, essendo famosa anche tra i non matematici; in questo adattamento teatrale però si va un bel po’ fuori dal seminato, facendo entrare la dea indiana Namagiri, quella che portava in sogno a Ramanujan i teoremi matematici – ma non le dimostrazioni… – e soprattutto Pierre de Fermat, tratteggiato come una specie di troll della matematica. Hauptman suggerisce che Hardy avesse detto a Ramanujan di lavorare sull’Ultimo Teorema di Fermat, anche se nella realtà non è così; ma in questo modo le apparizioni oltremondane si mescolano in maniera molto divertente nel secondo atto della pièce.
Come capita spesso nella collana Altramatematica, la matematica è solo uno sfondo, e il testo si può godere anche senza conoscerla: d’altra parte la cosa più interessante in questo caso è vedere la differenza tra l’approccio analitico di Hardy, per cui un teorema non esiste finché non lo si è dimostrato e quello di Ramanujan per cui invece il risultato è sufficiente di per sé, e la dimostrazione è qualcosa di inutile se non pernicioso. Magari è la stessa cosa che pensate anche voi…

_Uno studio in grigio_ (libro)

[copertina] Esistono libri che si scoprono per caso. In questo caso (Augusto Gamba, Uno studio in grigio : racconto scientifico, Sabatelli 1968, pag. 171) il libro mi era stato prestato vent’anni fa da un mio allora collega (classe 1948, quindi era all’università quando il testo uscì nel 1968): riuscire a ritrovarlo è stata un’impresa, perché è fuori catalogo da una vita e non se ne trovano copie neppure nei soliti canali di rivendita di libri usati. Google Books afferma di averne scansionata una copia dalla University of California, ma non la fa vedere per ragioni di copyright; per fortuna la Sormani a Milano ha una copia che mi sono preso in prestito. Del resto è già difficile trovare notizie dell’autore, Augusto Gamba: in compenso le illustrazioni del libro sono di Benito Jacovitti, e almeno quel nome dovrebbe essere sufficientemente noto.

Il testo di per sé spiega la termodinamica di base: ma detto così è riduttivo. In effetti Gamba spiega già nella sua prefazione che il libro “deve dare l’idea di «che cosa è la fisica?» soprattutto a coloro che fisici non saranno, ma avvocati e commercialisti.” Ci sono così vari racconti, a parte l’inizio che naturalmente è ripreso da Uno studio in rosso (il protagonista narrante è Watson, anche se il contraltare si chiama Alberto Fisi in quanto fisico), che mettono in una specie di pratica le idee teoriche alla base della termodinamica. È vero che i racconti sono un po’ datati, da una pseudo Rivoluzione Culturale alla creazione del Mercato Comune Europeo: ma a mio parere non tolgono affatto nulla al piacere della lettura. A mio parere il libro si pone nella categoria dei migliori testi divulgativi “ludici”, e pensare che ha quasi cinquant’anni è davvero incredibile. Se proprio dovessi fare un appunto, devo segnalare che il finale è un po’ tagliato con l’accetta, ma non si può pretendere tutto dalla vita. Però diciamocelo: sarebbe bello poter avere una riedizione del libro, almeno in formato elettronico. Chissà se Sabatelli ci penserà mai!

Ultimo aggiornamento: 2015-05-03 19:10

_Gigolò per caso_ (film)

[locandina]Se dovessi dare un giudizio lapidario per questo Gigolò per caso, direi “un film di Woody Allen non girato da Allen”.
In realtà non è proprio così: si vede che la sceneggiatura di base è di John Turturro, ma è anche vero che sia l’ambientazione newyorkese che le battute di Allen ricordano quelle dei suoi film di trenta-quaranta anni fa (ma il doppiaggio di Leo Gullotta che cerca di fare l’Oreste Lionello è molto spiazzante, all’inizio ho avuto qualche mancamento). Il film è lento, ma forse sarebbe meglio dire tranquillo, e questa sicuramente è una cifra stilistica di Turturro: d’altra parte “festina lente” è persino riportato nei dialoghi. Devo dire che a me non è dispiaciuto: non sarà un capolavoro, ma è un’ora e mezzo che scorre bene con il punto clou del processo rabbinico – ah, è stato preso un consulente per le scene ebraiche chassidiche, e lo si vede: forse ha persino esagerato, tanto che mi ero stupito che mentre la vedova Avigail si stava vestendo sola in casa avesse già addosso la parrucca d’ordinanza. Come scrivevo, la calma di Turturro si fonde bene con la nevrosi di Allen con un piacevole mix; il cast femminile è interessante, come si suol dire, anche se a mio parere la Vergara è troppa ;-)

_Pinocchio nel paese dei paradossi_ (libro)

[copertina] La storia di Pinocchio la conosciamo tutti, o almeno crediamo di conoscerla: se abbiamo visto il cartone animato disneyano e non abbiamo letto l’originale del Collodi forse abbiamo un’idea un po’ sbagliata. Anche nel caso di questo libro (Alessio Palmero Aprosio, Pinocchio nel paese dei paradossi : Viaggio tra le contraddizioni della logica, Sironi 2012, pag. 153, € 14, ISBN 9788851802059) il racconto non è esattamente quello che ci si aspetterebbe, anche se Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, la fata Turchina ci sono tutti. Ma la ragione è ben precisa: Palmero Aprosio prende la storia e la modifica un po’ per raccontare alcuni paradossi mateamtici e filosofici in una maniera che mi ha ricordato i libri di Robert Gilmore sulla fisica quantistica raccontata per mezzo della carrolliana Alice e del dickensiano Scrooge. L’italiano di matrice toscana di fine ‘800 si amalgama bene con le nuove avventure di Pinocchio, dal Comma 22 all’albergo di Hilbert, dal paradosso dei compleanni a quello del coccodrillo: inoltre ogni capitolo termina con l’angolo del Grillo Parlante (su sfondo grigino, così chi è allergico alle spiegazioni può saltarlo a prima vista) dove vengono appunto descritti i concetti tecnici inseriti. Stavo scrivendo “spiegati”, ma spesso la spiegazione completa non esiste proprio…
Chi è abituato a trattare questi paradossi non ne troverà nessuno di nuovo, anche se magari imparerà qualche curiosità, ma si divertirà comunque a leggere il libro; chi invece è a digiuno di questi temi farà un doppio affare!

(ps: fino al primo maggio, in occasione del mese della consapevolezza matematica, l’edizione in ebook è scontata, e costa solo 3,99 euro anziché 6,99. Fate come me e sfruttate l’occasione!)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-26 11:00

_111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo_ (libro)

9788862223928 Occhei, avrei dovuto capirlo che se questo libro (Romolo Giovanni Capuano, 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo, Stampa Alternativa 2013, pag. 220, €6,99) era nella collana “Eretica” qualcosa lo voleva ben dire. E in effetti vedere che il primo terzo dei 111 errori riguarda la Bibbia, con errori indubbiamente reali ma alcune arrampicate sugli specchi, è un po’ pesante. Un esempio? Barabba sarebbe una corruzione di bar Abba, quindi “il figlio del Padre”: il tutto significherebbe che in realtà gli estensori dei vangeli avrebbero sdoppiato la figura del Cristo, lasciando da una parte la parte terrorista – Capuano fa proprio una similitudine (positiva) con i terroristi palestinesi attuali – per mantenere quella edulcorata del volemose bene. Mi pare un bel po’ tirata per i capelli… La spiattellata biblica è seguita da una seconda parte di errori di traduzione dall’arabo che hanno portato ingiustamente in prigione tanti innocenti; anche questa parte sembra inserita più per ragioni politiche che altro, considerando che sono la fotocopia l’una dell’altra: non avrebbero stonato in un libro intitolato “Malagiustizia e traduzioni” ma qui sono un po’ pesanti.
Fortunatamente la seconda parte del libro, diciamo la miscellanea, è molto più ariosa e leggera: di errori, buffi o pericosi che siano, ce ne sono davvero tanti ed è interessante scoprire la loro storia, a volte diversa da quella reale: per esempio secondo capuano Kennedy non aveva fatto un errore grammaticale dicendo “ich bin ein Berliner”, anche se quella forma è meno usata di “ich bin Berliner”, e la risata che si sente nel video è per la frase successiva, dove il presidente americano ringrazia il traduttore al suo fianco per aver tradotto così bene il suo tedesco :-)
Morale del libro? Ci sono traduzioni sbagliate per dolo e traduzioni sbagliate per sbaglio; ma non mettete la croce addosso ai poveri traduttori, anche se perfino il verbo “tradurre” è frutto di una traduzione sbagliata!

Ultimo aggiornamento: 2015-05-03 19:06