Archivi categoria: povera_matematica

La legge di Benford

È una simpatica legge statistica, che afferma che è più facile che un numero preso a caso inizi per 1 piuttosto che per 9.
Ho scritto al riguardo una paginetta che non è ancora finita – mancano le figure… – ma dovrebbe essere completa. Qualcuno dei miei lettori vuole darci un’occhiata, vedere se sono riuscito a rendere l’idea comprensibile anche a chi la matematica non la vuole proprio sentire, e inviarmi qualche commento?

Ultimo aggiornamento: 2004-10-26 17:35

divisioni

Sono appena tornato dal Brico, dove abbiamo preso tra le altre cose del terriccio. Anna mi fa “non prendere quello da 50 litri, ma due da 25: costa di più ma è più comodo da gestire”. Il ragionamento mi andava benissimo. Però non riesco a comprendere come mai il peso del sacco da 50 litri sia 14 Kg, mentre quello da 25 ne pesa solo 6. Si scopre sempre qualcosa di nuovo.

Ultimo aggiornamento: 2004-10-09 14:30

Non è solo Repubblica

Ho sbertucciato in passato Repubblica per i suoi sedicenti “articoli scientifici”, e posso ragionevolmente immaginare che continuerò a farlo. Ma mi sembra giusto fare notare che anche all’estero non è che se la passino così bene. Prendiamo questo articolo del Guardian. Già il titolo parte sul sensazionalista: “Il sacro Graal matematico può portare un disastro a Internet”. Poi scopri che stanno parlando delle possibili dimostrazioni della congettura di Poincaré e dell’ipotesi di Riemann, anche se sono “troppo difficili per essere spiegate”; e che quest’ultima “dovrebbe darci una comprensione migliore di come funzionino i numeri primi, e quindi potrebbe essere tradotta in qualcosa che produrrebbe uno «spettrometro primale»” (un fattorizzatore veloce, nel pittoresco gergo usato nel corso dell’articolo) che ovviamente distruggerebbe tutto il commercio elettronico.
Mentre è vero che se si troverà un sistema per fattorizzare velocemente i grandi numeri le conseguenze per tutti i sistemi di cifratura attuali saranno gravissime, l’ipotesi di Riemann non c’entra per nulla, visto che dà solamente una misura statistica di come i numeri primi sono distribuiti: per la precisione, migliora la misura che abbiamo già. Però se non si parla di Internet e dei suoi pericoli, chi si mette a leggere l’articolo?

Ultimo aggiornamento: 2004-09-08 12:26

Il mistero delle rette parallele

Capisco. È agosto, e bisogna riempire in qualche modo i quotidiani. Il mostro di Loch Ness è fuori moda da una vita, e occorre qualcosa di nuovo. Ma piazzare in prima pagina dell’edizione domenicale di Repubblica un articolo su un “matematico libanese” che avrebbe dimostrato il quinto postulato di Euclide mi pare davvero troppo. Gabriele Romagnoli dovrebbe tornare ai suoi temi fondamentali, e non dedicare poi un’intera pagina alla filosofia di questo tipo che ritiene una macchia indelebile la sola esistenza delle geometrie non euclidee e spiega che persino al gesuita Saccheri è mancata la guida dello Spirito Santo, per quello che non è riuscito a risolvere nulla. Non parliamo poi dei postulati che sono diventati delle “verità valide solamente in geometria” – si direbbe che qualcuno ha spiegato al giornalista che “assioma” è un termine generico, mentre “postulato” si usa solo in geometria, e il telefono senza fili ha partorito questo risultato.
Per chi giustamente non fosse addentro alla questione, il quinto postulato di Euclide afferma in soldoni che due rette parallele non si incontrano né da un lato né dall’altro; equivalentemente, che la somma degli angoli di un triangolo è 180°. Nella prima metà dell’800 alcuni matematici (Gauss, Lobacewski, Riemann, Bolyai…) cominciarono a pensare che forse si poteva anche usare un postulato diverso (due rette parallele si incontrano sempre, oppure ci siano rette non parallele che non si incontrano) e la geometria non crollava. In effetti, si sono costruiti dei modelli di queste geometrie nella nostra geometria euclidea: quindi se crolla una, crollano tutte.
Né è poi così naturale che la somma degli angoli di un triangolo debba necessariamente essere 180 gradi: se uno misurasse il triangolo Torino-Praga-Lione scoprirebbe che la somma degli angoli è maggiore!
Non lasciatevi suggestionare, insomma.
Aggiornamento: Oltre al calcolo dei numero di quaderni utilizzati, come ha fatto notare Larsen nei commenti, vale la pena di ricordare come hanno riportato la sua affermazione: “il solo metodo di vincita sicura richiede di puntare con quarantadue schede”. Dal contesto – e da quanto afferma costerebbe il metodo – è chiaro che la versione originale era “richiede di puntare su tutti e quarantadue i numeri estraibili”. Sigh. Innumeracy über alles.

Ultimo aggiornamento: 2004-08-08 16:29

Altro che le nostre autostrade

Su City c’è uno stelloncino Ansa che riporta una notizia dell’Observer, che afferma che il governo britannico sta studiando un pedaggio di 1,3 euro al chilometro su tutte le strade del paese.
Avete presente cosa significa 1,3 euro su tutte le strade? Ad esempio, il costo dell’autostrada Torino-Milano è di 0,06 euro al chilometro.
Sono andato a cercare l’articolo originale. Il prezzo indicato dovrebbe essere corretto (per la precisione è 87 pence al chilometro), ma sarebbe solo su alcune strade e solo nelle ore di punta.
A parte che il sistema continua a sembrarmi un’idiozia, qualcuno ha anche fatto notare come i guadagni sarebbero solo teorici, visto che oltre a dover mettere un ricevitore satellitare su tutte le auto si consumerebbe meno benzina il che fa bene per l’ambiente ma non per le tasse relative. Insomma, fare i conti non è così semplice.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-12 17:27

Decadimento cannabico

Repubblica.it, sempre sulla notizia, ci racconta del boom della marijuana fatta in casa. Non avendo io comprato lo starter kit, non ho possibilità di verificare le mirabili proprietà decantate dall’articolo.
Mi soffermo invece sugli effetti che furmarsi questa roba potrebbe avere avuto sulle abilità matematiche dell’anonimo estensore. Cito testualmente:
in media il contenuto di tetracannabinolo (Thc, la sostanza attiva della cannabis) si riduce del 17% ogni anno e sparisce completamente dopo due.”.
Bene, il decadimento dovrebbe essere naturalmente percentuale e non assoluto, come per l’uranio: se la radioattività si dimezza dopo un anno, dopo due anni ce ne sarà un quarto, dopo tre anni un ottavo e così via. Ma anche immaginando uno stupidino che sommi i 17% anno dopo anno, al secondo anno gli verrebbe fuori 34% che è un po’ diverso dal 100%.
Cosa succede in realtà? Beh, avevo supposto che, visto che qui non si parla di processi casuali come il decadimento radioattivo, in realtà ci fosse un’accelerazione nel secondo anno. Poi mi sono ricordato di come le notizie vengono scritte nei quotidiani, e sono andato alla fonte. Da qui leggo e traduco che
Il tasso di decomposizione del THC nella cannabis a temperatura ambiente è stimato al 17% per anno e, in alcuni casi, il THC scompare quasi del tutto dopo due anni di conservazione.
Leggermente diverso, vero? un po’ come il Δ9-tetrahydrocannabinol che diventa tetracannabinolo. Si riassume.

Ultimo aggiornamento: 2004-07-02 11:57

Questione di costi

City di oggi, titolone in prima pagina: “Elettricità, è quella italiana la bolletta più cara di Europa”. Inizio dell’articolo: “Quasi 20 euro al kilowattora contro i 17 della Germania, gli 11 della Francia, i 10 della Spagna e i sette della Gran Bretagna”.
Naturalmente – e come del resto si poteva leggere a pagina 3 – il costo per kWh è di 20 eurocent. Altrimenti tenere accesa una lampadina da 100W ci costerebbe due euro l’ora. Eppure nessuno si è accorto di quanto scritto ben visibile. L’inflazione corre?

Ultimo aggiornamento: 2004-06-07 16:43

meno 157%

Metro di oggi, a proposito della Consob sui club calcistici quotati in borsa: “I titoli di Juve, Roma e Lazio, rispetto al prezzo di collocamento, sono diminuiti del 68%, del 90% e del 157%“.
Insomma, se uno adesso vuole vendere un’azione della Lazio, deve pagare il compratore…
Aggiornamento:Visto che la notizia era stata riportata ad esempio anche da Repubblica, sono andato a fare una ricerchina. Il documento ufficiale della Consob si trova qua.
In esso si può leggere, a pagina 10:
Rispetto al prezzo di inizio delle negoziazioni (circa 24 euro), per la
S.S.Lazio si sono registrate perdite, al netto dell’andamento dell’indice di borsa, pari al 157,6%.

Lo ammetto: non so cosa significhi “al netto dell’andamento dell’indice di borsa”. Posso immaginare che il conto venga fatto non rispetto alla differenza tra il valore iniziale e quello finale, ma col rapporto rispetto al valore relativo dell’indice di borsa: ma in ogni caso non si può certo scendere sotto il -100%.
La seconda possibilità che mi viene in mente è quella citata in fondo a pagina 11:
com’è stato il caso della S.S. Lazio S.p.A. – sono stati effettuati ricorrenti aumenti del capitale sociale (tre dalla quotazione ad oggi ed un altro previsto prossimamente), sottoscritti anche da piccoli risparmiatori.
Potremmo essere buoni e dire “se io ho speso all’inizio 1000 euro, e poi ho dovuto spendere altri 700 euro per l’aumento di capitale, e adesso le mie azioni valgono 130 euro, in fin dei conti ho perso il 157% del mio capitale iniziale”. La logica sta in piedi, ma ci sono due cose che non vanno, però. La prima è che non credo che un azionista sia obbligato a sottoscrivere un aumento di capitale (correggetemi se sbaglio), la seconda è che la prima frase che ho citato sarebbe comunque fuorviante, visto che non veniva fatto cenno a questi ulteriori esborsi. Già non la accetterei in una riduzione giornalistica: non ci vuole molto ad aggiungere “considerati gli ulteriori esborsi necessari”. Ma sulla relazione completa Consob è proprio un obbrobrio.

Ultimo aggiornamento: 2004-05-05 17:24