Archivi categoria: povera_matematica

Annodarsi le scarpe

Giuseppina si è lamentata perché non mi sono messo a commentare questo articolo apparso sul Corsera di oggi a proposito del numero di modi in cui ci si può allacciare le scarpe.
È il momento di fare una confessione. Io ho imparato ad allacciarmi le scarpe solo all’età di nove anni. Per tre anni sono andato a scuola con i mocassini, per l’incapacità di compiere quella semplice operazione manuale. Potete pertanto capire che l’argomento mi suscita brutti ricordi, e quindi tendo a cancellarlo dalla mente. Ma visto che siamo qua, tanto vale far notare ai miei affezionati lettori un paio di cosette.
Nell’articolo del Corsera si parla dei lavori di John Halton e di Burkard Polster. Bene, si poteva trovare tutto questo (e di più) in un articolo dell’ottimo Federico Peiretti, nella cui bibliografia il paper di Halton è datato 1995. D’altra parte, Ivars Peterson ne parlava nella sua rubrica MathTrek nel 1999: se ci limitiamo a Polster, ho trovato rapidamente questo articolo del 2002. Per una volta, persino rep.it è stata davvero sulla notizia, visto che ne aveva parlato al tempo.
Insomma, detto in altre parole: non sono riuscito a trovare nulla che non fosse già stato scritto cinque anni fa. Sarebbe simpatico scoprire da dove arrivino i grafici che ornano l’articolo del Corsera, ma le mie ricerche sono state infruttuose, anche se non mi stupirei arrivasse da questo libro.
L’unico dubbio che mi resta è capire chi abbia approvato la velin… ehm, l’articolo, che oggettivamente sarebbe stato ottimo se fosse stato all’interno di una rubrica scientifica del giornale e non come una “novità”…

Ultimo aggiornamento: 2007-04-05 17:23

“maggioranza politica”

Un tormentone politico delle ultime settimane è la locuzione “maggioranza politica”, relativa al numero di voti che la maggioranza ha in Senato. Come scrivevo a proposito della recensione de l’Occidentale, in un loro articolo Giancarlo Loquenzi fa “i conti” e afferma che la maggioranza politica non c’è, perché tolti i senatori a vita e quelli dell’UDC la sedicente maggioranza si sarebbe fermata a 155 voti, tre meno dei 158 “dovuti”.
Se devo essere sincero, tutti questi bizantinismi mi ricordano il paradosso dei tre tipi che prendono un aperitivo, e pagano alla fine un conto totale di 30 euro. Appena usciti, il titolare del locale rifà i conti e scopre che il conto era solo di 25 euro; manda allora il suo garzone a correre loro dietro per ridargli il resto. (Non ho affermato da nessuna parte che la storia avesse un fondo di realtà…) Il garzone però pensa “poi i tre non sapranno come dividersi i 5 euro: tanto vale che gliene dia loro solo tre, che tanto li rende contenti, e mi intaschi gli altri due”. Alla fine quindi ciascun tipo ha pagato 9 euro, per un totale di 27; due euro se li è intascati il garzone, e si arriva così a 29; e l’euro che manca dove è finito?
Qui capita la stessa cosa. Già il numero magico di 158, che è calcolato prendendo la metà più uno del numero di senatori eletti (315), non ha un grande senso: se per ipotesi i 7 senatori a vita votassero tutti contro il governo, andrebbe sotto e basta. Il numero corretto a questo punto dovrebbe essere 161, la metà più uno di 321 (no, non ho sbagliato a fare i conti. Il presidente del Senato non vota) Ma supponiamo pure che 158 sia il numero “magico”: questo vale naturalmente se tutti i senatori sono presenti. Se qualcuno non vota, le cose naturalmente cambiano. Ieri (controllate qua, voto numero 34) c’era un senatore della maggioranza “assente giustificato” (Bulgarelli), così come due senatori a vita (Cossiga e Pininfarina), mentre Andreotti non ha votato così come De Gregorio (che avrà avuto un bel problema di coscienza, essendo il presidente della Commissione Difesa…), Pistorio, e Fernando Rossi. A questo punto i votanti “politici” erano 310, e quindi in un certo senso il ragionamento di Loquenzi potrebbe essere corretto (ci sarebbero voluti 156 voti). Però è anche vero che Bulgarelli non ha potuto votare, e quindi “politicamente” il centocinquantaseiesimo voto ci sarebbe stato.
Risultato finale di tutto questo? I conti in realtà ognuno li mostra come vuole lui (e lo stesso vale per il paradosso sopra!)

Ultimo aggiornamento: 2007-03-28 23:27

ejaculatio praecox

Ieri, su Repubblica cartacea, c’era un articoletto sul congresso annuale della Società europea di urologia. Naturalmente tutto l’articolo parlava poi dei problemi sessuali dei maschietti, ma non è di quello che voglio parlare in questa sede: dal punto di vista matematico, c’è ben altro. L’articolo inizia dicendo che più di quattro milioni di italiani hanno problemi di eiaculazione precoce. Questo è un numero buttato lì, e nessuno può dire così al volo se è vero o falso. Però, verso metà dell’articolo, viene citato un professorone che dice che più di quattro milioni di italiani tra i 18 e i 30 anni ne soffrono, e qua può partire il controllo di realtà. Tra il 1977 e il 1989 la natalità annua media in Italia, così ad occhio, è stata intorno alle 800.000 unità (per dare un’idea, nel 1963 si è toccato il milione di nati, e adesso siamo un po’ sotto al mezzo milione). Dividiamo per due (alle femminucce la cosa non tocca se non indirettamente) e moltiplichiamo per 12 anni: abbiamo un totale di meno di cinque milioni di maschi tra i 18 e i 30 anni, di cui, secondo il compilatore dell’articolo, più di quattro milioni avrebbero problemi… Beh, diciamo che forse i problemi sono da qualche altra parte.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-24 21:28

Percentuali

Il 15 marzo gli esercenti rifiuteranno i buoni pasto. Vabbè: posso anche assicurare che certe ragioni ce le hanno anche. Però qualcuno mi dovrebbe spiegare come sappiano fare i conti, visto che secondo loro “l’esercente pagava con il Dpcm una commissione pari mediamente al 6%. Per dare un’idea, ogni 10.000 euro di incasso i buoni pasto pesano, con il Dpcm, per 1.000 euro all’esercente.”
Insomma, non è che ti si chieda di calcolare il 6% di 14567 euro, che magari senza calcolatrice ti viene un po’ complicato; 10000 mi pare una cifra sufficientemente tonda per fare i calcoli in maniera semplice. Dove si saranno persi allora gli altri 400 euro? Forse che i negozianti funzionano come gli orologi, e quindi quando fanno 600 passano direttamente al 1000?

Ultimo aggiornamento: 2007-03-13 13:57

citare le fonti

Barbara mi porta agli occhi un articolo del Corsera su come le aziende telefoniche hanno “ottemperato” al taglio dei costi delle ricariche imposti loro dal decreto Bersani.
In questa sede non parlerò dei vari trucchi né delle codaconsate, ma di una frase dal mio punto di vista sconsolante.
“in tre casi […] compare uno scatto alla risposta a 19 centesimi (da 15 precedenti con un rincaro che, secondo i calcoli del Movimento Difesa del Cittadino, è del 26%)”
Passare da 15 a 19 centesimi è un aumento del 26% (più un sei periodico decimale), fin qui non ci piove. Ma proprio per questo non è che devi citare la fonte di chi è riuscito a fare questa complicatissima operazione aritmetica… È vero che per par condicio probabilmente l’articolista doveva anche citare quell’associazione utenti, ma ad esempio bastava scrivere “come nota il Movimento…” e sarebbe andato tutto bene. A questo punto mi resta un dubbio: non è che dovrei prima dire “povero italiano”?

Ultimo aggiornamento: 2007-03-05 14:40

frenata alla crescita del fabbisogno

Repubblica ci fa sapere che per la prima volta è stato pubblicato il bilancio del Quirinale. Spero di riuscire a dormire, stanotte… Ma torniamo a Rep. L’occhiello dell’articolo recita (grassetto mio): «Nell’anno in corso i costi saranno di 235 milioni, con una frenata alla crescita del fabbisogno». Cosa significa la frase? Credo che la maggior parte dei lettori la tradurrà mentalmente come “si sono ridotti i costi”. Peccato che non sia così: la richiesta di denaro per il Quirinale «contiene l’aumento rispetto alla dotazione per il 2006 nella misura del 3,23 per cento, confermando e rafforzando la linea di riduzione dei tassi di crescita del fabbisogno avviata dal Presidente Ciampi nel settembre 2005». In pratica, non solo il bilancio cresce, ma cresce anche più dell’inflazione; quello che forse è capitato è che l’accelerazione della crescita si sta riducendo.

Ultimo aggiornamento: 2007-01-27 20:02

mi emendo

Un paio di mesi fa stavo chiacchierando con qualcuno, ed era uscita fuori la storia dello scrivere i numeri come decimali dallo sviluppo infinito. Con la mia solita sicumera, avevo sentenziato che l’idea era (relativamente) recente, ed era nata con la Rivoluzione Francese e il sistema metrico decimale; e che i greci non avrebbero mai pensato a una cosa del genere.
Ho scoperto che sulla seconda parte della mia affermazione ho probabilmente ragione, ma la parte iniziale è sbagliata di due secoli: il primo a proporre di scrivere un numero (non si parlava ancora di numero reale) con la virgola è stato Stevino. Visto che non mi ricordo con chi stavo parlando, faccio un coming out sperando che il mio interlocutore mi legga.
Ciò detto, continuo a pensare che l’idea di scrivere un numero nel formato decimale (vale a dire, potenzialmente illimitato ma fatto in modo che ti puoi prendere quello che ti serve) è assolutamente dirompente, anche se adesso nessuno ci fa più caso.

Ultimo aggiornamento: 2007-01-26 11:13

Il caos e le code in autostrada

Alcuni giorni fa Slashdot segnalava questo articolo che spiegava come si possono formare le code in autostrada anche senza che sia capitato nessun incidente. La risposta è molto semplice: se il traffico è molto intenso, basta un idiota che cambi corsia costringendo quello dietro di lui a frenare per non tamponarlo, e la reazione a catena creerà una coda che potrebbe diventare lunga vari chilometri.
Oltre che pensare che togliere a certa gente la patente potrebbe servire a migliorare almeno un po’ la situazione della nostra rete autostradale, provo a rispondere a DElyMyth che si chiede perché uno deve farsi tante pippe mentali. A parte che c’è gente che si diverte a farsi queste pippe qua – se qualcuno vuole, vado a riesumare un articolo di quindici anni fa di A.K.Dewdney che su Algorithm aveva descritto una simulazione di autostrada a due corsie – lo studio dei sistemi in condizioni limite può essere utilizzato in altri ambiti, e un sistema essenzialmente monodimensionale come quello di un’autostrada è il più semplice da trattare. L’unico vero guaio di questi sistemi caotici è che non si può dare una loro trattazione, ma solo una metatrattazione, nel senso che si può dire quando vanno nel caos ma non quanto durerà: ma noi matematici siamo sempre bravi a farci le pippe mentali, no?

Ultimo aggiornamento: 2006-12-29 16:30