Archivi categoria: povera_matematica

duecento volte di più

Non so quanti di voi abbiano sentito della polemica sui costi di frutta e verdura, con nientemeno che la Banca d’Italia che è andata a dire che i prezzi rincarano in media del 200% dal produttore al consumatore.
Ora, questo valore del 200% è una cosiddetta “media di Trilussa”: se si legge l’articolo, il tutto dipende da quanti passaggi intermedi vengono fatti. Si può avere “solo” l’80% di rincaro, o superare il 300%. Vabbè, ci dobbiamo accontentare di queste imprecisioni. Ma c’è molto di peggio.
Sabato 23 agosto, il TG3 delle 19 che non aveva nulla di meglio da fare si è lanciato con un servizio al riguardo. Purtroppo ho solo l’audio a disposizione (un grazie a Layos che è riuscito a recuperarmi al volo il tutto in condizioni precarie: non essendo a casa sua ha solo ottenuto un formato .ivr che nessuno di noi è riuscito a vedere… ma tanto basta ascoltare). La signora o signorina Francesca Ferrucci è stata mandata a fare interviste da qualche parte, e fermava le persone dicendo questa frase: «Lo sa che la frutta che compra lei la paga duecento volte di più di quanto viene pagata al produttore?» Non duecento percento: duecento volte di più. Vivendo noi in un paese di innumerati, nessuno le ha risposto “vuol dire che queste pesche a tre euro il chilo vengono pagate al produttore un centesimo e mezzo al chilo?”, e nessuno in fase di montaggio ha suggerito alla signora o signorina di doppiarsi la frase. Tanto siamo in agosto, avranno pensato.
Capito perché la matematica rimarrà sempre negletta?

Ultimo aggiornamento: 2008-09-06 20:20

numeri negativi

[-100 euro] In questi giorni di inizio estate, tra i tanti cartelloni seipertre che colorano simpaticamente le nostre vie c’è anche la pubblicità di Vodafone che mostra un telefonino e ci dice che se passiamo a loro possiamo avere il telefonino a -100 euro.
Se io leggo “un telefonino a -100 euro” immagino che io prendo quel telefonino e mi danno ancora cento euro, esattamente come se vedo scritto “un telefonino a 100 euro” significa che se io prendo il telefonino devo dare a loro 100 euro. Non ho nessun problema a immaginare che i cento euro non sono in contanti ma in sconti sul traffico futuro, giusto per mettere le cose in chiaro: però il senso è quello.
Invece, come si può leggere in piccolo nei tabelloni pubblicitari e con un font umano qui, quello che in realtà ti danno è uno sconto di 100 euro, 50 in contanti e 50 in ricarica. Dite quello che volete, ma dal mio punto di vista è come minimo una pubblicità ingannevole. Che sia voluta o no dal marketing Vodafone non lo so; io guardo solo il risultato finale. Se non siete d’accordo con me, provate ad andare a comprare un congelatore che promette -18 gradi, e poi scoprire che i 18 gradi sono quelli in meno rispetto alla temperatura ambiente: poi ne parliamo. La frase corretta è “a cento euro in meno”, o “con cento euro di sconto”.
Detto tutto questo, la cosa per me più triste – e il motivo per cui questo post è nella categoria “povera matematica” – è che non sembra essersene accorto nessuno.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-02 14:44

la benzina che sparisce

Non so se avete notato questo articolo di repubblica.it dove si racconta di come nelle grandi città il consumo di benzina stia notevolmente calando, con punte fino al 30% a Genova, dove notoriamente si sa che sono più attenti a queste cose.
Lo stesso articolo, con un po’ di tabelle e disegnini in più, era anche sulla versione cartacea del giornale; e qui si inizia a vedere l’abilità di mischiare i numeri per far dire quello che si vuole.
Inizio con la tabella centrale, che purtroppo non trovate sulla versione online. Nel periodo gennaio-maggio 2008, il consumo complessivo di benzina e gasolio è stato inferiore di 164000 tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2007, con un -7.4% di benzina e un +1.8% di gasolio. Non so cosa si intenda per “gasolio”, se cioè ci sia anche quello per riscaldamento: di per sé il titolo della tabella è “il calo dei consumi al distributore in Italia”, quindi si direbbe di no. Ma passiamo alla seconda parte della tabella.
Nel singolo mese di maggio 2008, il calo è stato del 5,2% rispetto al maggio 2007, con un -9.1% per la benzina e un -3.5% per il gasolio. Ma è interessante notare che in questo caso sono stati messi anche i valori assoluti: 95000 tonnellate in meno per la benzina e 82000 per il gasolio. Facciamo la somma: 177000 tonnellate. Questo significa che da gennaio ad aprile il consumo complessivo di benzina e gasolio è stato superiore a quello del primi mesi dell’anno scorso: è vero, superiore di un zinzinino, ma comunque superiore. Solo che qualcuno non deve essersene accorto: si sa, quando i numeri sono tanti la vista si annebbia.
Aggiungerei anche una seconda cosa, assolutamente di minore importanza ma che dovrebbe essere sempre tenuta a mente: e che cioè che quando abbiamo qualcuno sotto la media vuol dire che c’è anche qualcuno al di sopra. Dire che c’è un calo del 5% e mostrare solo città con cali dal 10 al 30% (salvo Milano che comunque sarebbe al 7%) significa che da qualche parte il calo dei consumi è stato inferiore, e magari c’è stata persino una crescita. A onore di Repubblica l’articolo fa notare come a parità di traffico il ricambio del parco circolante, con modelli più parsimoniosi, può avere portato a una riduzione dei consumi: devo però dire che qui a Milano non vedo nessuna differenza di traffico, e ritengo strano che la miglioria dei motori sia così ampia. Ma tanto per fare un esempio, una possibilità è che, visti gli aumenti dei carburanti, gli automobilisti abbiano iniziato a usare di più i grandi distributori dei centri commerciali che stanno fuori città, e quindi non entrano nelle statistiche riportate sopra: in tal caso la discrepanza dei dati si potrebbe spiegare agevolmente. Non abbiamo dati a disposizione per confermare o smentire l’ipotesi, ed è per quello che ho scritto che ciò è di minore importanza; spero però sempre che la gente inizi a leggere criticamente, e accorgersi che non è poi vero che i numeri servano solo a nascondere le cose.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-22 13:27

esageroma nen

In un articolo pubblicato su l’Espresso per il resto assolutamente condivisibile su come l’idea di privacy ha generato dei mostri, Alessandro Gilioli mi casca sulla classica buccia di banana.
Raccontando che la Cassazione ha condannato “Le Iene” televisive che avevano sottoposto a un test antidroga 50 deputati e 16 senatori, nonostante non avessero detto chi avessero trovato positivo a cannabis e cocaina, Gilioli afferma «la Corte suprema non solo ha considerato ininfluente il diritto di informare i cittadini che oltre un terzo dei suoi rappresentanti fa uso di droghe, ma anche irriso il buon senso sostenendo il danno all’immagine di “tutti i parlamentari”». Ribadisco che sono completamente d’accordo sul concetto espresso (da Gilioli, non dalla Cassazione), e sono anche della scuola che pensa che i nostri rappresentanti abbiano un diritto alla privacy minore. Però c’è qualcosa che non va. Supponiamo pure che il campione dei nostri “onorevoli” sia statisticamente corretto, e quindi possiamo dire che la percentuale di positivi sia quella che si troverebbe in tutto il Parlamento. Però cinquanta più sedici fa 66, e 16 persone sono meno di un quarto del totale, non “oltre un terzo”. Direte che non cambia la sostanza dei fatti (bisticcio voluto), e avreste anche ragione: ma anche da queste piccole cose si vede come la povera matematica sia negletta, e a nessuno venga in mente di verificare un conticino così semplice. Tristezza.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-20 11:50

Triangolo trirettangolo

Eugenio Scalfari parla sempre di tutto e di più: ormai ha la scusa che è vecchio e quindi non gli si può dire nulla, e poi sono sicuro che ha qualche carta nascosta che costringe quelli di Repubblica a pubblicare tutte le domeniche la sua omelia.
Ma sono certo che lui non possa ricattarmi, e quindi è mio dovere morale fare notare a tutti la frase che ha scritto domenica scorsa nel pippone “Il potere blindato della destra zuccherosa”. Ecco qua il testo incriminato: «Berlusconi rappresenta il vertice del Triumvirato-Quadrumvirato: un tavolo a tre gambe, un triangolo retto che è sempre uguale a se stesso su qualunque lato venga poggiato».
Come chiunque si ricordi un minimo di geometria euclidea sa, un triangolo rettangolo (l’espressione “triangolo retto” Scalfari se l’è inventata sul momento) ha un angolo retto, e quindi non può essere uguale a sé stesso a seconda del lato su cui è poggiato: per quello ci vuole un triangolo equilatero. È vero che spero nessuno prenda per oro colato quanto scritto dal barbuto ex-direttore, però magari qualcuno potrebbe anche crederci…
(e non rompetemi con la geometria riemanniana come da titolo del mio post: mi rifiuto anche solo di credere che Scalfari abbia mai udito il termine)

Ultimo aggiornamento: 2008-05-06 08:50

infatti

Barbara mi segnala questo lancio d’agenzia, con la frase «il 67% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni eccede nel bere. Il 25% dei ragazzi e il 31% delle ragazze infatti assumono piu’ di due unita’ alcoliche a sera.».
La parola “infatti” dovrebbe corrispondere a un’implicazione, no? Eppure l’implicazione non la si vede per nulla.
Ho provato a cercare il testo originale, ma mi è solo capitata quest’Ansa, che dice una cosa un po’ diversa: «In particolare, ha spiegato Emanuele Scafato dell’Iss, “il 25% dei ragazzi e il 31% delle ragazze assumono più di due unità alcoliche a sera”.» Oggettivamente non è che la cosa sia comunque chiarissima: imamgino che probabilmente quelle percentuali corrispondono al consumo medio, mentre nel 67% ci sono anche quelli che eccedono solo ogni tanto. Però almeno da un punto di vista sintattico la frase non fa una grinza.
L’amico o l’amica che ha riassunto per il Corsera, però, non solo non ha capito quello che stava riassumendo, ma non ha nemmeno provato a leggere quello che aveva riassunto. Capisco che non stiamo parlando di grande giornalismo, ma un po’ più di attenzione non avrebbe fatto male!

Ultimo aggiornamento: 2008-04-17 16:54

Ti nascondono le cose sotto gli occhi

Oggi su La Stampa cartacea c’era una bella paginona sulla proposta di abolire le Province, partendo dai dati che l’Eurospes ha appena pubblicato. Di per sé, io sono assolutamente d’accordo: basti pensare a un ente come la Provincia di Torino, che deve gestire allo stesso tempo una metropoli con la sua cintura, una parte di pianura agricola e tutta una serie di valli montane con necessità del tutto differenti. Però non posso tacere che ancora una volta per dare più forza alla propria tesi sono stati artatamente utilizzati i poveri numeri.
Secondo i dati riportati, nel 2006 le Province hanno speso complessivamente 13 miliardi, 11 di soldi in ingresso e due di indebitamento. Il rapporto prosegue: “Il 18.3% sono spese per il lavoro dipendente, contro il 28.4% dei consumi intermedi, il 22.3% di investimenti fissi lordi e il 31% di tutte le altre voci di spesa.” Se dunque le province venissero abolite e il personale venisse reimpiegato in altre amministrazioni locali, l’Eurispes dice che si avrebbe “un risparmio complessivo di 10.6 miliardi, dal momento che verrebbero meno tutte le altre voci di spesa”. Certo, il 18.3% di 13 miliardi sono circa 2.4 miliardi di euro, e la differenza è appunto 10.6 miliardi. Le quattro operazioni, insomma, le sanno fare. Peccato però che all’Eurispes riescano a nasconderti sotto il tuo stesso naso le cose. Prendiamo gli investimenti, ad esempio: se si aboliscono le Province non è che si aboliscano anche gli investimenti, che verrebbero semplicemente spostati ai nuovi enti. Insomma, quei soldi verrebbero spesi comunque. Sulle altre voci, si spera che si possa tagliare molto: ma di nuovo, quando sposti una persona gli devi comunque dare un ufficio, una scrivania, un computer e via discorrendo, quindi altri soldi che comunque non si risparmieranno.
Ripeto: un risparmio di 4 o 5 miliardi è possibile, così ad occhio, e sono assolutamente a favore dell’abolizione delle Province. Ma non mi piace affatto che un ente cone l’Eurispes, e a ruota i quotidiani che lo riprendono, cerchi di prendermi per i fondelli; riuscendoci purtroppo sicuramente con molta gente, a cui nessuno a scuola ha insegnato a saperli leggere, i numeri.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-22 17:48

Numero minatorio

Sarà perché ho appena finito di leggere Mentire con le statistiche (bel libro, tra l’altro, adesso vi faccio anche la recensione), ma ho le antenne drizzate più del solito sugli strafalcioni matematici legati alla statistica… che poi uno non sa mai se siano frutto dell’ignoranza di chi scrive oppure di una precisa volontà di confondere le acque. (No, non ho scritto le due parole “sondaggi elettorali” :-) )
L’esempio di oggi arriva da Ipazia, che cita un quotidiano online aquilano, ilCittadino. In un suo articolo, si trova la frase seguente: «Dal 1984 ad oggi il numero dei diciannovenni, che s’iscrivono all’università, è diminuito del 42%.». Tralasciamo la d eufonica, le due virgole pleonastiche e l’elisione un po’ arcaica: stavolta parlo di numeri e non di lettere. Leggendo il testo senza pensarci troppo su, uno pensa subito che il “modello nordest”, con i ragazzi che lasciano la scuola per lavorare subito nelle fabbrichette, ormai ha contagiato tutta la nazione, e stiamo diventando un popolo di ignoranti. Occhei, sull’ultimo punto magari qualcosa di vero c’è anche, ma non per questa ragione.
Supponiamo che quel numero che ho riportato sopra sia vero, facendo un atto di fede visto che nell’articolo non ci sono fonti. Che cosa ci dice? Nulla. Ho fatto una ricerchina nel sito dell’Istat. Qua ho trovato che il numero dei diciannovenni nel 1984 era 970.925; non ho i dati precisi per i diciannovenni nel 2007, ma posso immaginare siano pochi di meno dei tredicenni nel 2001 (qualcuno di loro sarà morto), e quelli (verificare qua) sono 541.883. Questo significa che il numero totale di diciannovenni è diminuito del 44%; se il numero di iscritti all’università è calato del 42%, il risultato netto è che la percentuale di diciannovenni che si è iscritta è leggermente aumentata. Tutta un’altra cosa, vero?
Morale: non lasciatevi spaventare dai numeri buttati lì, ma ricordatevi di azionare il cervello e chiedervi se non vi stanno prendendo in giro!

Ultimo aggiornamento: 2008-03-19 10:37