Barbara mi ha segnalato questo articolo di Repubblica, secondo cui una ricerca dell’Istituto nazionale di statistica e studi economici francese avrebbe sentenziato che «a capacità di calcolo e il ragionamento aritmetico non sono più necessari nella vita quotidiana».
Non so esattamente quale report sia stato letto da Alessio Balbi; il testo di rep.it scrive che «quasi il 3 per cento degli adulti non è più in grado di eseguire semplici operazioni aritmetiche», mentre il riassunto che ho trovato io (e anche il pezzo più sotto dell’articolo) dice che il 3% degli adulti soffre di discalculia, il che è una cosa diversa; la discalculia è la malattia equivalente della dislessia, solo che invece che applicarsi alle parole lo fa ai numeri. Insomma, l’articolo mi sembra molto raffazzonato.
E questo è un peccato, perché i temi indicati non sono affatto stupidi. Ad esempio, sono d’accordo che non sia più così importante saper fare a mano moltiplicazioni e divisioni di numeri di più cifre; per queste cose basta la calcolatrice del telefonino. Però è vero che due dei tre punti indicati dal segretario UMI, cioè approssimazione e stima dell’ordine di grandezza sono ancora più utili che in passato; ed è anche vero che a scuola si tende a imparare meccanicamente le cose, e quindi è facile che senza usarle le si dimentichi in fretta. Quello è sempre stato il guaio dell’insegnamento della matematica a scuola, e vorrei essere ottimista come Anichini che ritiene che la “matematica del cittadino” riuscirà a far breccia nei programmi. Però credo anche che occorrerebbe una “matematica del giornalista” :-|
Ultimo aggiornamento: 2010-02-26 07:00