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Gli alberi di Silvio

Ruphus mi segnala questo post di Alessandro Robecchi, dove l’indimenticata voce di Piovono pietre sbertuccia la promessa elettorale di Silvio Berlusconi: no, non “in tre anni sconfiggeremo il cancro” ma l’apparentemente più fattibile “pianteremo cento milioni di alberi”. Non so se la stima dei costi prospettati dal non meglio identificato professore (dai 25 ai 100 miliardi di euro) sia corretta: però anche supponendo un costo di cento euro a pianta si arriverebbe comunque a 10 miliardi di euro da spalmare in tre anni, che non sono certo pochi.
Quello su cui però Robecchi mi casca è un’altra frase: «E soprattutto non si saprebbe dove piantarli: escludendo i boschi che ci sono già, le cime delle montagne e le spiagge dove non crescerebbero, avremmo un albero ogni metro e mezzo di terreno, comprese le autostrade, le piste degli aeroporti, i parcheggi dei supermercati, gli stadi, le ferrovie e gli ospedali.» Innanzitutto, che cosa significa “un albero ogni metro e mezzo”? Gli alberi non si mettono in un unico filare, per quanto convoluto come quando si giocava a Snake!, ma occupano una superficie. Immagino che la frase sia quindi da leggere come “un albero ogni metro quadrato e mezzo”. Il punto è che mettendo cento milioni di alberi uno per ogni metro quadrato e mezzo otterremo centocinquanta milioni di metri quadrati, che probabilmente per Robecchi fanno 150000 chilometri quadrati, cioè metà della superficie italiana.
Ma per i miei ventun lettori centocinquanta milioni di metri quadrati sono solo 150 chilometri quadrati. È vero che probabilmente un metro quadrato e mezzo per pianta sono pochi, ma possiamo tranquillamente triplicare lo spazio per le piante e rimanere sotto i 500 km2, che si potranno ben trovare nella nostra grande nazione! Insomma, i numeri di Berlusconi non sono di per sé campati in aria.
Come Ruphus mi ha fatto notare, è vero che da uno scrittore satirico non possiamo aspettarci un’aderenza alle regole della matematica, proprio come da un caricaturista non possiamo aspettarci un’aderenza alle regole della prospettiva; però in questo caso il conto è funzionale alla battuta, quindi l’errore è vero e non un modo per far ridere.
Aggiornamento: (30 marzo) Su istigazione faccialibresca, ho scoperto questo articolo in cui si dice che nel 2007 in tutto il mondo è stato piantato più di un miliardo di alberi, e ad esempio in Tunisia ne sono stati piantati 21 milioni. Come si vede, l’obiettivo di 100 milioni di alberi in tre anni è assolutamente alla portata.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-30 07:00

Calderoli (o l’ANSA) esagera sempre

S. ieri mi ha segnalato questo lancio ANSA.
Come potete leggere, Simplificius ha affermato che «Con i fogli di tutte queste leggi che finalmente spariscono si avrebbe una lunghezza di 42 milioni di chilometri, piu’ della circonferenza del mondo». Come dice anche S., formalmente la frase non fa una grinza: 42 milioni di chilometri sono sicuramente più dei 40000 chilometri della circonferenza terrestre all’equatore. Potremmo insomma dire che si è tenuto giusto un pochino largo.
Giusto per curiosità, ho fatto un po’ di conti spannometrici. 42 milioni di chilometri si possono approssimare a 4*1010 metri, mentre 375mila leggi sono circa 4*105. Se la stima del dentista padano fosse corretta, ogni legge dovrebbe equivalere a 100000 metri, e quindi a 300000 fogli, visto che ci vogliono circa tre pagine A4 per fare un metro. Se immaginiamo che la lunghezza della pila dei faldoni fosse solo 42000 chilometri, una legge in media dovrebbe comunque essere lunga 300 fogli (scritti su un solo lato). Considerando che ci sono anche leggine molto brevi, direi che il valore è sovrastimato di un fattore 10; insomma il giro del mondo non lo faremmo comunque :-)
Se vogliamo fare un conto in maniera diversa, sempre partendo dai 42000 chilometri, la carta che si compra solitamente ha un peso di 80g/m2; visto che un foglio A0 è per definizione un metro quadro e i successivi formati sono sempre la metà di quello precedente, un foglio A4 è un sedicesimo di metro quadro e quindi pesa 5 grammi. 4*105 leggi da 3*102 fogli da 5*10-3kg fa 6*105 kg, cioè 600 tonnellate di carta, cioè 60 tir con rimorchio. La catasta la potete vedere sul sito del Corsera. Sì, la carta pesa, come ben sa chi ha fatto traslochi. Ma insomma…

Ultimo aggiornamento: 2010-03-25 07:00

Quello che i titoli non dicono

Guardate il titolo di questo articolo: «Sondaggi sulle Regionali: Formigoni come nel 2005, Penati al 36%». Notato nulla di strano?
Se leggete il resto dell’articolo, vedrete che le informazioni sono assolutamente corrette; la percentuale di Roberto (uno di noi) è scesa dello 0,06%, mentre l’ex presidente della Provincia di Milano ha anzi un decimo di punto percentuale in più – scartamenti che comunque si possono tranquillamente trascurare.
Peccato che dal titolo vengano nascoste due informazioni molto importanti. La prima è che Formigoni ha più di 17 punti percentuali di vantaggio su Penati; la seconda è che il consenso a Formigoni è rimasto invariato nonostante dalla sua maggioranza si sia staccata l’UDC con Pezzotta che ha un 6% di consensi, quindi in pratica c’è più consenso per lui (mentre pur sommando la quota di Agnoletto a sinistra si perdono quattro punti e mezzo).
Insomma il titolo di quella notizia, consciamente o no, dà un’impressione opposta alla realtà. Eppure è assolutamente corretto. Visto che potenza, la matematica?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-12 15:13

La pressione fiscale è salita? Boh

Questo lancio Ansa mostra come la pressione fiscale in Italia sia passata dal 42.9% del 2008 al 43.2% del 2009. Insomma, è cresciuta dello 0.3%, nonostante i proclami berlusconiani “stiamo abbassando le tasse!”. O no?
Se si legge il lancio Ansa, si scopre infatti che «Lo scudo fiscale ha consentito di incassare già nel 2009 circa 5 miliardi di euro come imposte in conto capitale.», cioè un po’ più dello 0.3% del PIL (che si è fermato a 1520 miliardi di euro). Visto che lo scudo fiscale non sono tasse nostre (o almeno non sono tasse mie, non so per i miei ventun lettori) si direbbe che in effetti la pressione fiscale è stata fondamentalmente stabile. O no?
Nel 2008, se vi ricordate, c’era stata la Robin Hood tax; di nuovo, soldi che hanno aumentato la pressione fiscale di nuovo senza che noi li pagassimo (direttamente: ma cosa credete succede con lo scudo fiscale?) Non ho dati precisi al riguardo, ma credo siamo di nuovo su qualche decimo di punto del PIL, e quindi la pressione fiscale è effettivamente aumentata. O no?
Spero abbiate capito dove sto andando a parare. Anche tralasciando i polli di Trilussa e il fatto che per ogni persona la pressione fiscale è diversa – possiamo supporre ad esempio che il suo reddito sia stato più o meno costante da un anno all’altro – non è comunque possibile usare il singolo numero che considera tutti i soldi ricevuti dallo Stato come indicatore affidabile: occorre comunque fare un minimo di disamina dei dati. Cosa che, come la povera matematica sa, non capita mai.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 18:40

Far di conto no. Leggere e scrivere, boh

Barbara mi ha segnalato questo articolo di Repubblica, secondo cui una ricerca dell’Istituto nazionale di statistica e studi economici francese avrebbe sentenziato che «a capacità di calcolo e il ragionamento aritmetico non sono più necessari nella vita quotidiana».
Non so esattamente quale report sia stato letto da Alessio Balbi; il testo di rep.it scrive che «quasi il 3 per cento degli adulti non è più in grado di eseguire semplici operazioni aritmetiche», mentre il riassunto che ho trovato io (e anche il pezzo più sotto dell’articolo) dice che il 3% degli adulti soffre di discalculia, il che è una cosa diversa; la discalculia è la malattia equivalente della dislessia, solo che invece che applicarsi alle parole lo fa ai numeri. Insomma, l’articolo mi sembra molto raffazzonato.
E questo è un peccato, perché i temi indicati non sono affatto stupidi. Ad esempio, sono d’accordo che non sia più così importante saper fare a mano moltiplicazioni e divisioni di numeri di più cifre; per queste cose basta la calcolatrice del telefonino. Però è vero che due dei tre punti indicati dal segretario UMI, cioè approssimazione e stima dell’ordine di grandezza sono ancora più utili che in passato; ed è anche vero che a scuola si tende a imparare meccanicamente le cose, e quindi è facile che senza usarle le si dimentichi in fretta. Quello è sempre stato il guaio dell’insegnamento della matematica a scuola, e vorrei essere ottimista come Anichini che ritiene che la “matematica del cittadino” riuscirà a far breccia nei programmi. Però credo anche che occorrerebbe una “matematica del giornalista” :-|

Ultimo aggiornamento: 2010-02-26 07:00

Mi si è ristretta la macchina!

[siamo allo stretto?] Damiano mi segnala questa chicca dal sito di Quattroruote. Il salone dell’auto di Ginevra si apre in grande, ma così in grande che la superficie espositiva totale è di… 80 metri quadri. Come dice Damiano, l’avesse saputo prima avrebbe offerto loro casa sua: sì, sarebbe stato un po’ scomodo far salire le scale alle auto ma ci sarebbe stato più spazio.
È abbastanza chiaro che mancano tre zeri (80000 metri quadri sono una quindicina di campi da calcio, per dare un’idea delle dimensioni). È meno chiaro perché nessuno si accorga mai di questi errori marchiani.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 11:24

il PM10 è davvero diminuito?

[serie storica concentrazioni PM10] Un paio di settimane fa avevo segnalato l’affermazione sentenziata dall’assessore all’ambiente Paolo Mascari, secondo cui «Dal ’79 ad oggi non c’è stato un solo anno in cui lo smog sia peggiorato, anzi la situazione è migliorata.»
Poi mi è capitato di trovare i dati storici trattati da Arpa Lombardia (quindi dalla regione stessa); l’immagine qui in cima è presa da loro, come potete vedere voi stessi andando sulla pagina dei dati storici e selezionando “Milano – Particolato totale sospeso” (secondo la tabella, il PM10 è l’80-85% del totale, quindi i dati si possono applicare senza troppi problemi)
Non so perché ci siano due colori diversi, immagino che siano cambiati i criteri di calcolo; quello che però si vede ad occhio è che dal 1994 la media annua è più o meno restata costante, con l’unica differenza che ultimamente ci sono più differenze tra estate e inverno. I trentun anni di calo continuativo sono solo nella testa dell’assessore, mi sa.
Detto tutto questo, vorrei che si evitasse di trarre facili conseguenze dal disegnino. Noi abbiamo infatti soltanto una serie di “numeri singoli” (passatemi il termine: intendo che epr ogni periodo di tempo abbiamo un singolo valore) che sono il risultato di un numero non meglio identificato di variabili. Probabilmente negli anni ’70 c’erano più industrie e il riscaldamento contava di più nella produzione di micropolveri; e sicuramente anche le automobili attuali producono meno particolato di quelle di trent’anni fa. Ma è anche vero che ci sono più molte automobili, quindi il loro contributo complessivo potrebbe essere comunque cresciuto in questi ultimi anni. Diciamo insomma che questa notiziola è una “povera matematica preventiva”, per evitare che qualcuno balzi a conclusioni affrettate :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-15 07:00

McItaly e la filiera creativa

[quanto costa un panino!]
S. mi ha segnalato questo lancio Ansa, dove l’ancora per poco ministro delle politiche agricole Luca Zaia magnifica l’accordo con McDonalds, che produrrà un panino McItaly “con sapori, ingredienti, e tipicità tutte italiane” (il nome no, vabbè). Il panino sarà acquistabile per sette settimane, numero totale stimato di vendite tre milioni e mezzo di unità; fin qua nulla di male. Ma Zaia, che ama i grandi numeri e le grandi velocità, va oltre; afferma infatti che «Questo nuovo panino ha grandi ambizioni, a partire da quello di movimentare mille tonnellate di nostri prodotti in un mese per un controvalore di 3,5 miliardi di euro».

Tre milioni e mezzo di panini in sette settimane fanno circa due milioni al mese, il che significherebbe che per ogni panino viene movimentato mezzo chilo di roba, il che spiega probabilmente perché non sappiamo dove mettere tutta l’immondizia che creiamo. Ma il vero numero che evidentemente non ha senso sono i 3,5 miliardi di euro di controvalore mensile, cioè 42 miliardi di euro annui, cioè il 2.5% del nostro PIL. Il tutto per un singolo tipo di panino. Anche tenendo conto di tutta la filiera e sommando quindi i ricavi dei vari attori, sembrerebbe un po’ esagerato, no? Così ad occhio c’è un fattore 1000 di troppo. Ma i milioni sono svalutati, se non si parla di miliardi siamo dei pezzenti…
Aggiornamento: (28 gennaio) Nel sito di Zaia si parla (presumo correttamente, viste le stime spannometriche di cui sopra) di milioni di euro. Quindi il povero matematico direi che sia l’estensore del lancio di agenzia, e non il ministro.

Ultimo aggiornamento: 2010-01-27 10:47