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Tanto non se ne va

Non state a leggere la versione tagliuzzata di rep-punto-it (“aver minacciato di «cambiare Paese se uscirà una mia telefonata»”). È molto meglio leggere la frase completa, ad esempio da Adnkronos: «Io continuo a telefonare, se viene fuori una mia telefonata di un certo tipo cambio Paese. Non accetto di vivere in un Paese in cui non sia rispettata la privacy», dalla quale si capisce molto di più.
Che significa tutto questo? Innanzitutto che Berlusconi non è così stupido da parlare al telefono di cose potenzialmente di rilevanza penale (e se ci pensate su, nemmeno la famosa telefonata di Zerbino Saccà lo era, almeno dal punto di vista del PresConsMin), e quindi è inutile sperare di tirare fuori chissà quale file. Ma soprattutto che sta sfruttando al massimo il momento in cui i suoi amichetti del piddì si sono trovati intercettati e quindi sono presumibilmente felicissimi di vietare le intercettazioni (salvo in caso di Olocausto, come chiosa Spinoza). Il tutto con il favore dell’opinione pubblica, che quando sente la parola “privacy” magari non sa come pronunciarla correttamente ma rizza immediatamente le orecchie e si preoccupa più che per i mutui; tanto per dire, nelle ultime quattro ore sono arrivate a questo blog 14 persone, tutte da IP diversi, tutte che hanno fatto la ricerca “facebook privacy” da Google. Non che queste persone si lamentino dei callcenter che chiamano rigorosamente all’ora di cena, ma non si può essere sempre coerenti.
Termino dichiarandomi assolutamente d’accordo con la chiusa di Gilioli: D. Ma poniamo, per ipotesi, che le intercettazioni su Berlusconi escano: lascerebbe davvero il paese? – R.Eddai, non scherziamo.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-28 19:24

Che Simplificius l’abbia fatta giusta?

È abbastanza noto ai miei lettori che il mio giudizio sul dentista amante dei maiali (e attualmente ministro per la Semplificazione) non è esattamente dei migliori. Però il decreto di ieri – che pure è semplicemente la reiterazione di quanto fatto sei mesi fa con la legge 112, come si può leggere dalla relazione illustrativa – a me continua a sembrare un’ottima cosa.
Siamo d’accordo che ad esempio la LEGGE 1 GIUGNO 1861, N. 38. – CHE FISSA LA MAGGIORE ETÀ NELLE PROVINCIE LOMBARDE è già stata implicitamente abrogata; però sapere che effettivamente non c’è più fa risparmiare fatica nel caso un qualche avvocato ostruzionista volesse iniziare a far perdere più tempo del solito in un processo. 29000 leggi in meno sono tante persino per una legislazione ipertrofica come quella italiana.
La seconda cosa interessante è che tra sei mesi dovrebbe partire Normattiva, una “banca dati pubblica e gratuita di tutta la normativa statale vigente”. Questo in una nazione dove oggi non è possibile consultare online ufficialmente e gratuitamente la Gazzetta Ufficiale di più di sessanta giorni fa. Non che ci creda alla data di “giugno 2009”: se andate a leggere qua, scoprirete che Normattiva è stata prevista dalla legge finanziaria per il 2001 (governo Amato II). Insomma, la speranza è sempre l’ultima a morire, e questa volta voglio essere speranzoso.
Per la cronaca, la tabella excel coi titoli delle leggi abrogate la trovate qua.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-19 11:51

elezioni abruzzesi

Se siete qua a leggere l’analisi del voto alle regionali 2008 in Abruzzo, i casi sono due: siete finiti qua via un motore di ricerca (e allora andate avanti a vostro rischio e pericolo) oppure mi conoscete e sapete che le cose le guardo da un punto di vista un po’ diverso da quello dei media, basandomi più che altro sui numeri e facendoli mentire come piace a me :-)
♦ Innanzitutto, fa ridere l’affermazione del neogovernatore Chiodi: “Ha vinto la maggioranza silenziosa”. O meglio, in effetti ha fatto vincere davvero la destra, ma per sottrazione e non per addizione. Controllate pure: nel 2005 FI e AN facevano 199000 voti, adesso il PdL ne ha 191000. È vero che ci sono i 40000 della lista civica, ma è anche vero che l’UDC che quest’anno è fuori dalla coalizione ne perde 31000. Insomma, il totale dei voti in quel bacino resta costante; considerando che si può ben immaginare che un elettore di simpatie per il centro-destra abbia colto l’occasione per dare una spallata, direi che l’astensione è praticamente tutta a sinistra (il famoso “effetto vomito”).
♦ Non è che Tonino Di Pietro abbia preso il 15% perché giocava (quasi) in casa. Tre anni fa l’Italia dei Valori aveva preso il 2.4%. In numero assoluto di voti, è passato da meno di 18000 a più di 81000, non so se rendo l’idea. Né immagino che importi poi molto che il candidato governatore fosse IdV. Da questo punto di vista, è vero che Di Pietro sottrae voti a sinistra (ammesso che si possa parlare di sinistra per il PD), e non certo dalla destra. Ma mi sa che se non ci fosse stato lui, molti dei suoi elettori non sarebbero nemmeno andati al seggio.
♦ Dalla sinistra vera, solo conferme. Due partiti che si sono presentati da soli, di cui non ho mai capito la differenza ideologica, e che hanno entrambi preso percentuali da prefisso telefonico: la sinistra “classica” che conferma di essere più che dimezzata. Io non piango, ve lo dico subito.
♦ Il PD ha preso meno voti di quelli che tre anni fa andarono ai DS oppure alla Margherita (non alla somma, si badi bene). Qualcuno se ne accorgerà, da quelle parti, o si limiterà a lamentarsi del fedele alleaten Di Pietren? Io scommetto per la seconda.
♦ Quindici punti percentuali di calo dell’affluenza sono un segnale pesante. Molto pesante. E questo soprattutto per la sinistra: non solo perché, come dicevo sopra, chi è stato a casa proviene probabilmente dai loro (ex-)simpatizzanti, ma anche perché sono convinto che nel ventesimo secolo la sinistra aveva come uno dei suoi scopi il creare una cultura politica di partecipazione, ed è chiaro che ha abdicato a questo scopo.
Rimane poi da commentare la notizia dell’arresto del sindaco di Pescara. Beh, se la cosa vi giunge improvvisa è solo colpa vostra, visto che il Marziano a Pescara parlava da mesi delle “attività” di Luciano D’Alfonso. Al limite ci si può stupire del tempismo: ma mi sa che questa non è solo una cosa italiana.
Aggiornamento: (11:15) Vedo ora, e aggiungo per completezza, l’analisi di Sandro Brusco da noiseFromAmerika, su posizioni leggermente diverse dalle mie.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-16 10:38

Cosa dicono quei comunisti del Financial Times

Lo so che a leggere i giornali stranieri si fa peccato e il buon Silvio piange, però mi è capitato questo articolo del Financial Times, noto quotidiano britannico di estrema sinistra che è contro la proprietà privata e quindi specifica con sdegno che Il Giornale è «the Berlusconi family-run newspaper».
Ho scoperto così che in Italia le immatricolazioni di automobili lo scorso mese sono scese del 20% rispetto a novembre 2007: strano che non l’abbia letto su Cor&Rep[*]. Ma ho anche scoperto che Terna ha comunicato che in ottobre e novembre il consumo di corrente elettrica è calato del 30%. È vero che sono stati due mesi non troppo freddi, ma un calo così forte in un paese dove le politiche di risparmio energetico non esistono se non come scherzo di carnevale è sintomo di una recessione pesantissima. Ma gli italici quotidiani continuano a sfornare titoloni sull’aumento dell’Iva a Sky, seguendo evidentemente i nostri politici: notiziole come questa non meritano nemmeno una righetta nel feed RSS.
Ah, su una cosa il FT dà ragione a Tremonti. Secondo loro, infatti, «Analysts say conservative lending practices have helped shelter Italian banks from the worst of the global financial storm». Peccato che la crisi globale non sia ormai più finanziaria, ma reale: ma quello non è colpa sua.
[*] ho appena fatto una ricerchina: Repubblica.it ne ha parlato, relegandolo però nella sezione Motori che non leggo mai e non in quella Economia. L’ultima notizia contenente “immatricolazioni” del Corriere è quella con i dati di ottobre.
Aggiornamento: (15:00) Sono andato sul sito di Terna, e i dati sono ben diversi. Non si parla di novembre, ma per ottobre il calo è stato del 2.8% – con un picco del 6.9% in Lombardia. Mo’ scrivo ai comunisti.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-03 14:08

la versione berlusconiana del “ma anche”

Secondo il foglio scandalistico scalfariano, ieri Berlusconi ha detto queste cose a proposito della normativa UE sul clima: «C’è la crisi economica, mi sembra esagerato che l’Europa voglia farsi portabandiera nella battaglia sul clima. Non c’è un accordo con gli altri Paesi come la Cina, gli Stati Uniti: [quella dell’UE] mi sembra un’opera donchisciottesca.» Un punto di vista che personalmente mi appare un po’ miope, pensando alla spinta propulsiva data dalle ricerche per riuscire a raggiungere gli obiettivi per il 2020, ma che comunque ha il suo senso. In fin dei conti a un italiano medio non verrebbe mai in mente di pulire il proprio pezzetto di marciapiede quando si continua a buttare sporcizia nel resto delle strade.
Però poi il premier aggiunge «Si tratta comunque di un giusto obiettivo da perseguire ed è fondamentale perseguirlo», cioè esattamente l’opposto di quanto pronunciato prima. Silvio dovrebbe vergognarsi: sta togliendo il lavoro a Uòlter.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-23 13:30

Nicola Latorre

Uno potrebbe pensare che il senatore diessino tanto amico di Minimo D’Alema l’avesse imparata, la lezione, dopo essere stato cuccato nelle intercettazioni Unipol. Ah, per la cronaca non era stato rinviato a giudizio, perché la Giunta per le Autorizzazioni ha scelto un’interpretazione molto estesa dell’articolo 68 della Costituzione. Invece a quanto pare no.
Come ormai sapete tutti, qualche giorno fa Latorre era a una trasmissione tv dove si parlava della commissione di vigilanza Rai. Con lui c’erano due deputati: il compagno di opposizione Massimo Donadi dell’Italia dei Valori, e il vicecapogruppo del PdL alla Camera Italo Bocchino. Donadi picchiava duro contro Bocchino, e Latorre – gli amici sono amici – è corso a favore dell’aennino prendendogli il giornale e la penna che aveva, e scrivendo sul margine la frase «Io non lo posso dire. E la Corte Costituzionale? E Pecorella?». Poi ha strappato via il pezzo di giornale: peccato che non se lo sia messo in tasca per eliminarlo del tutto, ma l’ha buttato per terra, da dove è stato prontamente raccolto alla fine della trasmissione. Come vedete, è molto importante imparare a non gettare i rifiuti per terra.
Il più bastardo a commentare il fatto stavolta è stato Jena (“Se non fosse Nicola Latorre verrebbe accusato di intelligenza col nemico”); ma anche Gramellini (“il senatore Latorre, che pur essendo dalemiano è di centro-sinistra”) ci ha messo del suo. Io non ho nemmeno la forza di commentare: tanto, in effetti, sarei costretto ad ammettere che Latorre è un perfetto rappresentante della nostra classe politica, e sono certo che sia benvoluto dai suoi sodali proprio per questo. Mi limito ad aggiungere che una persona intelligente come lui è… avvocato. Mi chiedo come consigli i suoi assistiti.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-20 12:35

Il popolo sovrano

Fabio Forno aveva ragione.
Ricordate la storia del senatore alaskano corrotto? È notizia di oggi che l’ottantacinquenne Ted Stevens non è stato rieletto. La votazione è stata sul filo del rasoio, e infatti ci hanno messo due settimane per avere la certezza dell’esito, però gli elettori non l’hanno eletto per la settima volta al Senato USA.
In effetti però c’è un’altra piccola differenza con l’Italia: lì potevano scegliere tra due specifiche persone, mica come da noi.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-19 10:11

che poi, cosa diavolo fa il presidente?

Per prima cosa, vi lascio un’anticipazione: tutto quello che sta accadendo sulla nomina del presidente della Commissione di vigilanza Rai [*] verrà riciclato dalla nostra emittente pubblica per fare una miniserie TV di quattro puntate da trasmettersi in primavera, durante il periodo in cui vengono calcolati ufficialmente gli ascolti. In questo modo si potrà evitare di spendere soldi nell’acquisto di format esterni, anche se alcuni disfattisti sussurrano che questa sarà la mossa definitiva per affossare la Rai.
A quanto si legge, dopo che Veltrusconi ha fatto fuori Leoluca Orlando, finalmente è stato trovato l’accordo su un giovanotto: Sergio Zavoli, classe 1923. Perlomeno, se non è stato colpito da Alzheimer o demenza senile, di televisione lui ne capisce. Rimane il piccolo problema che un presidente al momento c’è, e Villari da buon esponente cresciuto nel sottoscuola DC si è già avvitato alla poltrona. Certo, il PD potrebbe espellerlo dal partito: ma i suoi amici all’UDC lo prenderebbero a braccia aperte, e vi ricordo che l’UDC in questa legislatura è all’opposizione, quindi sarebbe tutto regolare come da prassi.
Detto tutto questo, c’è un punto che non mi torna. A che diavolo serve, questo presidente? Ovviamente nelle votazioni resta in minoranza, fin qua non ci piove. A me vengono in mente solo i nomi di due esponenti del centrodestra che in passato sono stati presidenti della Vigilanza: Storace e Landolfi. (Tra l’altro, erano entrambi di AN: si vede che il Capo non osava mettere uno dei suoi). Non ricordo assolutamente chi l’abbia fatto tra il 2001 e il 2006: forse Petruccioli prima di fare il presidente RAI, ma non ci giurerei. Insomma, una posizione assolutamente inutile, che può forse servire per mettere una medaglietta sul petto del fortunato, ma nulla più. Continuo a chiedermi che paura facesse Orlando.
[*] che poi ufficialmente non si dovrebbe occupare solo di RAI, come avevo già scritto.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-19 09:01