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Parlamentarie

Ieri è terminata la sessione di voto online per la scelta dei candidati alle prossime politiche per il MoVimento 5 Stelle, tra varie polemiche che non sto a riportare perché non sono un mio problema… anche perché dal mio punto di vista ci vuole un minimo di fiducia e quindi accettare che i voti siano gestiti internamente e non da una terza parte, esattamente come lo si fa per il centrosinistra (e non lo si fa per il centrodestra solo perché loro le primarie non le fanno). Una di queste polemiche però ha per me un certo senso, ancorché teorico – non simpatizzando per il M5S, non credo di avere voce in capitolo sulle loro scelte.
Leggete questo articolo, fate le tare necessarie (per esempio, sono anni che tra Bono e Bertola c’è un, diciamo, “intenso confronto dialettico”), e restate sul nocciolo della questione. Il principio “niente pubblicità a pagamento per i candidati” è sensato, anche se non so come possa essere applicato completamente: ma immaginiamo che si riesca a riconoscere anche i pagamenti surrettizi. Però che senso ha lamentarsi contro le “raccomandazioni” – positive o negative – degli altri esponenti, o se per questo di una qualunque altra persona? O si ritiene che i simpatizzanti siano così stupidi da seguire pedissequamente i consigli di qualcuno, oppure si è convinti che basti un video e un’autopresentazione per potersi fare un’idea su decine e decine di persone.
Naturalmente c’è anche una terza ipotesi, un po’ più cattiva: riuscire a scegliere persone assolutamente a caso, eliminando a priori chiunque dimostri iniziativa personale. Perfettamente in linea con il Pensiero Grilliano, un po’ meno con l’articolo 67 della Costituzione…

Ultimo aggiornamento: 2012-12-07 18:37

Quaqquaraquà

Ora che sono finite le primarie del centrosinistra, posso lamentarmi ad alta voce per la figura da cioccolatai che hanno fatto con tutta la storia del regolamento e delle millanta circolari di interpretazione.
Premessa: non esiste un diritto di voto per le primarie, a differenza delle elezioni nelle quali basta avere l’età e non aver perso i diritti civili. Nulla di strano pertanto che ci siano dei paletti, non tanto i due euro per votare quanto la firma all’Appello di Sottoscrizione e l’iscrizione alla lista degli elettori. E visto che c’erano tre settimane per preiscriversi, oltre a poterlo fare contestualmente alla votazione, non c’era nulla da aggiungere. Una votazione a doppio turno è un’unica votazione: il corpo elettorale non può cambiare da un turno all’altro. (Esempio pratico: le elezioni comunali. Se guardate qui, si può leggere che «Sono elettori tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età entro il primo
giorno della elezione.»
Chi i diciott’anni li compie tra l’elezione e il ballottaggio aspetta un turno.
Dunque, se il regolamento si fosse limitato all’articolo 3, comma 3: Per esercitare il diritto di voto il/la cittadino/a deve sottoscrivere il pubblico Appello di sostegno alla Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi iscriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori, a partire dal ventunesimo giorno precedente il giorno delle elezioni – ossia dal 4 al 25 novembre 2012 – nelle sedi stabilite dal Coordinamento provinciale, versando a copertura delle spese organizzative un contributo di almeno due euro. non ci sarebbe stato nulla di male. Avrebbero potuto votare al secondo turno solo coloro che si erano iscritti entro il 25 novembre, che avessero o no votato al primo turno. Invece no: l’articolo 14 comma 4 recita «Possono altresì partecipare al voto [del ballottaggio, Nd.mau.] coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l’Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’Albo degli elettori».
Praticamente c’è il principio “teniamoci da parte una gabola”: principio che poteva avere senso se non ci fosse stata la preiscrizione, ma che perde di ogni validità viste le tre settimane di finestra temporale possibile. È chiaro che se lasci una fessura c’è subito chi è pronto a cercare di scassinare l’ingresso; e la risposta al tentativo di scasso è stata una sequela di circolari e controcircolari che per quanto mi riguarda significa una sola cosa. Abbiamo avuto non so quanti anni di incompetenti nemmeno capaci di scrivere leggi chiare e comprensibili; rischiamo di avere altri incompetenti nemmeno capaci di scrivere leggi chiare e comprensibili. Allegria.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-03 11:39

la giustifica

Come scrissi, non ho votato domenica alle primarie del centrosinistra, né voterò domenica prossima al ballottaggio. Però in queste settimane, e soprattutto in questi ultimi giorni, è davvero impossibile non sentire tutti i litigi, che arrivano a livelli surreali come nei commenti qui: «Quindi presentatevi al seggio e pretendete di votare. E se ve lo negano fate casino, al limite si chiamano i Carabinieri.»
C’è però una cosa che non riesco proprio a capire a proposito dei pianti greci di coloro che stanno disperatamente tentando in tutti i modi di iscriversi via internet per il ballottaggio e si lamentano di dover “portare la giustificazione”. Se io facessi parte del comitato organizzatore delle primarie, non mi interesserebbe sapere perché tu domenica non sei potuto andare a votare. Però mi piacerebbe sapere com’è che adesso hai trovato il tempo di compilare il modulo online e nelle due settimane passate la cosa ti era stata impossibile. Compilare il modulo non costava nulla e non ti obbligava certo a votare al primo turno. Cos’è, sei stato folgorato sulla via di Lastra a Signa?

Ultimo aggiornamento: 2012-11-30 16:57

primarie, tristi e solitarie

Fortuna che c’erano solo cinque nomi tra cui scegliere… mentre sto scrivendo non si conoscono ancora i dati definitivi delle primarie del centrosinistra, e quindi faccio la mia analisi del voto su numeri che magari sono farlocchi… spero di no, perché altrimenti avrei perso dieci minuti della mia vita per nulla.
Passano il turno Bersani e Renzi. Se quello era il risultato che ci si aspettava, forse molti non erano convinti che il divario fosse sui dieci punti percentuali… e lo staff di Renzi, in questo sicuramente berlusconiano, in effetti continua ad affermare che i dati definitivi saranno molto diversi. Non so quanti voti porti questa tattica di sovrastimare sistematicamente le intenzioni di voto: secondo me nemmeno poi troppi in questo caso, visto che le cose non sarebbero poi cambiate più di tanto.
La percentuale di voti a Vendola, di poco sopra il 15%, mostra senza alcun dubbio che la sinistra in Italia non esiste più (non mi verrete a dire che il PD è un partito di sinistra, con tutta la buona volontà!). Chi sta nella sinistra antigovernativa – come si chiamano adesso? FdS? – è una infima minoranza; ma anche chi vuole una sinistra di governo, come appunto SeL, non è che stia tanto bene. In genere questo tipo di votazioni dovrebbe essere più amato dalle ali estreme, proprio perché servono a contarsi; non raggiungere il mezzo milione di puri e duri stoppa sicuramente le ambizioni del governatore della Puglia di poter contare un po’ di più.
Tabacci ultimo in classifica, nonostante il forte apporto dei Marxisti per Tabacci :-), è stata un’altra sorpresa almeno per me. Non so se la parte meno di sinistra del centrosinistra abbia deciso di far convergere le proprie forze sul sindaco di Firenze lasciando a terra lo stakanovista delle poltrone, ma è chiaro che l’uno-e-poco percento indica che almeno per quanto riguarda la coalizione con cui presentarsi alle politiche non vale molto la pena guardare a destra. Puppato? Non pervenuta. Da quello che ho sentito in giro, molti dei voti li ha presi in qualità di “quote rosa”, il che se ci pensate è una tristezza pari a quella dell’assenza delle quote rosa.
Resta da parlare dell’affluenza: tre milioni e 100 mila votanti sono un milione in meno di quelli che incoronarono Prodi nel 2005, ma sono comunque tantissimi. Forse è per quello che beppegrillo(tm) ha pensato bene di perculare chi è andato a votare…

Ultimo aggiornamento: 2012-11-26 14:53

incandidabile

Lo so, non sono cose da farsi così di venerdì mattina, però è un po’ che sto cercando di rimuginare su quanto il PresRep ha detto ieri a proposito di mariomonti(tm).
Come sapete, il valore letterale delle affermazioni dei PresRep (con l’eccezione del buonanima di Cossiga e in parte del buonanima di Scalfaro) è assolutamente privo di contenuto. Quello che conta insomma non è tanto cosa dice, ma quando e come lo dice. Ora, la frase «Mario Monti è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare» è lapalissiana: peccato che Napolitano finga di dimenticarsi che la (pessima) abitudine invalsa in questi ultimi anni e addirittura messa nero su bianco dal Porcellum è che partiti e coalizioni indichino il nome del proprio leader e candidato premier nel simbolo elettorale. Tanto per dire, beppegrillo(tm) sarà presumibilmente il candidato premier del M5S pur senza candidarsi, e su questo non c’è nulla di male: non vedo che ci sarebbe di strano se qualche gruppo vorrà fare una lista indicando Monti come premier.
Chiaramente la vera frase importante è quella successiva: «sicuramente in campagna elettorale sarebbe preferibile preservare una condizione di terzietà per il presidente del Consiglio». Tecnicamente è una palla, visto che (a) non siamo formalmente in campagna elettorale e (b) non mi pare proprio che in passato qualcuno si sia mai fatto di questi scrupoli (a destra perché c’era Silvio, a sinistra perché nessuno riusciva a sopravvivere per più di due anni). Resta dunque la domanda “e allora perché l’ha detto?”. Non credo che sia per paura che qualcuno tolga il sostegno al governo: ma a questo punto l’esegesi mi manca. Avete voglia di aiutarmi?

Ultimo aggiornamento: 2012-11-23 11:46

42,5%

Tanto per cambiare, non sono affatto d’accordo con Alessandro Gilioli, che si lamenta del “super pacco” che Pdl, Udc e Lega avrebbero tirato a Bersani approvando un emendamento alla (ancora ben fumosa) legge elettorale che concederebbe il premio di maggioranza alle politiche solo alla coalizione che superasse il 42,5% dei voti. C’è solo una cosa che non mi piace: che in questo modo si rischierà di nuovo di fare i rassemblement come nel 2006 (13 liste con Prodi e 12 con Berlusconi), pur di raccattare ogni singolo voto. Direi però che stavolta questo non è il caso. Ma in generale voi vorreste davvero che una qualsivoglia coalizione che abbia raccolto il 30% dei voti rischi (si fa per dire) di quasi raddoppiarli con un premio di maggioranza che sarebbe arrivato al 25%?
È chiaro che la mossa della destra è dettata da mere ragioni politiche; altrimenti si sarebbe scelto un altro sistema, come per esempio assegnare come premio di maggioranza una quantità predefinita di seggi, chessò il 10%. Detto questo, perché mai io dovrei lamentarmi di una cosa solo a causa di chi l’ha proposta?

Ultimo aggiornamento: 2012-11-07 14:04

salvarne uno per azzopparne tanti

Più passa il tempo, e più resto convinto che Alessandro Sallusti abbia scientemente deciso di fare il martire. Non sta a me sindacare sui suoi motivi, e posso solo augurargli che abbia effettivamente quello che vuole. Possiamo poi interrogarci sulla “corsia preferenziale” che la magistratura sta avendo contro di lui: scegliete voi se il motivo è “perché è andato contro uno di noi”, oppure “semplicemente perché è una persona nota, con tutti gli annessi o connessi” o chissà per quale altro motivo. In fin dei conti io concordo con un punto specifico testo della condanna d’appello, quando il giudice scrive «per Sallusti non è possibile formulare una prognosi favorevole e ritenere che egli si asterrà dal commettere in futuro ulteriori episodi criminosi avuto riguardo alle numerose condanne già da lui riportate per reati della stessa indole».
La cosa che però mi fa più specie è un’altra. Non tanto che il Parlamento volesse fare a tamburo battente – anche se sembra che ci sia qualche intoppo – una legge “salvaSallusti”; quanto che la legge in realtà, con la scusa di evitare il gabbio al direttore del Giornale, inasprirebbe le pene pecuniare per chi diffama. A essere buoni, si può pensare che l’intento dei legislatori sia fare un’equipollenza tra il costo del carcere e quello dell’ammenda…

Ultimo aggiornamento: 2012-10-22 11:39

A proposito di politici

Sul Post, tra gli altri, ha un blog anche Pippo Civati. Io non lo leggo praticamente mai, ma ieri sera, arrivato a casa, il suo ultimo post era in cima al reader, e ho provato a vedere cosa diceva. Copincollo il testo, senza link (tanto li potete vedere direttamente di là):

«Non è vero che c’è una data da attendere. E non c’entra con le dimissioni di Formigoni. Né con i giorni che qualcuno starebbe aspettando prima di dimettersi per maturarlo.
Il recente decreto del governo [link a un articolo della Stampa] chiarisce che per ottenere il vitalizio bisogna avere 10 anni di Consiglio regionale alle spalle.
Chi vi scrive e chi è stato eletto per la prima volta nel 2010, non riceverà alcun vitalizio.
Chi dice che il Consiglio stia attendendo i trenta mesi, dice cose non vere.
E spero che ci sia un po’ di correttezza, in questo senso. Perché ormai, nella Lombardia di questi giorni, siamo alle leggende metropolitane. Volevo dire, regionali.
P.S.: tempo fa lanciammo la campagna #novitalizi [link a un suo vecchio post], che ha avuto parecchio ascolto. E che Monti ha per così dire completato, con il suo decreto.»


Bel testo, vero? Peccato che le cose non stiano affatto così.
Per la precisione, esiste effettivamente un decreto legge di inizio ottobre che afferma che per ottenere il vitalizio bisogna avere 10 anni di Consiglio regionale alle spalle. È vero che un decreto legge ha efficacia immediata, anche se aquanto ne so non è nemmeno ancora arrivato in Parlamento per la discussione (d’altra parte il nostro Governo Tecnico è così impegnato a lavorare che la pagina sullo stato dei decreti legge è ferma al 10 agosto… oppure sono io che leggo male ed è l’8 ottobre, con formato data all’americana?). Ma è anche vero che la normativa non è nazionale ma regionale, quindi ciascuna regione deve approvarla: tanto che l’articolo della Stampa citato da Civati (ma perché non andare direttamente alla fonte, mi chiedo?) recita «Il decreto, comunque, a scanso di brutte sorprese, prevede una sanzione pesante per le Regioni che tra sei mesi risultassero inadempienti». Quindi il decreto legge è di indirizzo: se verrà convertito in legge le regioni hanno sei mesi di tempo per mettersi in regola, ma si si vota ad aprile 2013 ci sarà un nuovo consiglio regionale dove comunque i vitalizi non ci saranno, come ho spiegato qua. È vero che per gli sfigati come me si possono fare tagli retroattivi, ma mi pare improbabile che la stessa cosa capiti per un politico (o un magistrato…), e i diritti acquisiti varrebbero anche nel caso questa legislatura continui.
Tutto questo, o meglio un riassunto, l’ho scritto lì nei commenti. Civati non mi ha risposto, ma ha controbattuto a tal Piergiorgio che ha poi scritto (più verbosamente) più o meno le stesse cose. Risposte di Civati:

«Il dl sarà convertito in legge.
Se così non fosse, il vitalizio io lo avrei già maturato, quindi le mie dimissioni non avrebbero senso.
E in ogni caso, ho dichiarato un secolo fa che passerei al contributivo, rinunciando al privilegio già acquisito nella precedente legislatura.»

(ho dei forti dubbi che la cosa funzioni così, leggendo l’attuale legge regionale. Non esiste neppure più il Fondo di previdenza dei consiglieri della regione Lombardia, questi soldi sono direttamente nel bilancio regionale)
 

«per altro, se si vuole rinunciare al vitalizio, come scrivevo, e si hanno dubbi sulla sua conversione, si può rinunciare al vitalizio, come scrivevo, senza dimettersi. »

(questo è vero, vedi articolo 6 della legge regionale. Ma naturalmente vale per chi sceglie di non avvalersi: ammettiamo pure che Civati lo faccia, ma come fa lui a garantire per “chi è stato eletto per la prima volta nel 2010”?)
 

«Ti posso dire, in ogni caso, che noi già ci stiamo attenendo a questa regola. Non personalmente, politicamente.»

(come sopra: pura dichiarazione di intenti, e comunque non si sa esattamente chi sono questi “noi”)
Detto in pratica: non appena si fanno domande puntuali, si scopre che Civati si rifugia nel “è politica”, oltre a mostrare qualche lacuna nella conoscenza delle leggi. È una cosa molto comune tra gli amministratori della cosa pubblica (leggo spesso Vittorio Bertola, capita anche lì). Tornando alla mia affermazione iniziale, capite perché io tendo a non leggere i blog dei politici? Tanto non servono a nulla se non all’autoreferenzialità, e a questo punto tanto vale che io legga dei miei amichetti :-)

Ultimo aggiornamento: 2012-10-16 14:46