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Chi presiede le Camere e chi no

M5S voleva Fico alla Camera, e si è trovata Fico alla Camera. Direi che se ci limitiamo ai risultati per loro è tutto perfetto. Certo, hanno dovuto votare Casellati al Senato, ma tanto il Senato verrà abolito dalla riforma elettorale, no?
Salvini formalmente è rimasto a bocca asciutta, ma credo che sia pronto a prendersi con gli interessi il “regalo” che ha fatto a Berlusconi proponendo formalmente una forzista (di quelle pure e dure) per la seconda carica dello Stato. Probabilmente concederà anche a Di Maio la presidenza del Consiglio, preferendo mantenere i dicasteri importanti: chissà se imbarcheranno anche Berlusconi in modo da fare una bella riforma costituzionale con una maggioranza superiore ai due terzi e quindi senza referendum conservativo. Sarà divertente vedere come i pentastellati spiegheranno che funziona tutto secondo i loro piani: se qualcuno di loro è tra i miei ventun lettori mi piacerebbe sentire cosa ne pensa di un governo M5S-Lega-(FI).
Il PD in tutto questo è rimasto non solo a bocca asciutta ma anche snobbato. Nulla di strano né di preoccupante: se davvero vorrà fare un’opposizione seria – non solo in Parlamento ma anche nel territorio, cosa che però mi pare non siano più capaci di fare – non era questo il luogo. Però mi rimane un dubbio. Giusto votare candidati di bandiera, anche se avrei cominciato già dal primo turno. Ragionevolmente giusto votare Giachetti alla Camera: era il vicepresidente anziano, quindi la figura più istituzionalmente spendibile. Ma mi spiegate perché al Senato la prescelta è stata Valeria Fedeli?

Ultimo aggiornamento: 2018-03-25 17:48

Tony Iwobi

Mica ho capito perché certa sinistra sbertucci così tanto il senatore nero eletto nelle liste della Lega, raccontando per esempio che è contrario allo ius soli e definendolo uno zio Tom del ventunesimo secolo.

Come prima cosa, accendere il neurone potrebbe portare ad accorgersi che Iwobi non è nato in Italia ma ha ottenuto la cittadinanza per matrimonio: quindi dal suo punto di vista non c’è alcuna ragione impellente per concedere la cittadinanza alla nascita. Ma più in generale bisogna ricordarsi che le istanze di chiusura della Lega nascono dal ritenere che non sia affatto semplice integrare altre culture nel tessuto italiano: se uno si è integrato, dove sta il problema?

Insomma, Iwobi è il perfetto prototipo del leghista. In bocca al lupo per la sua carriera.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-21 13:30

Non ce la possiamo fare

Il commento che riporto qui sotto sta girando in questi giorni su Facebook:

L’Italia è quel paese dove il primo partito politico non può governare perché il terzo ha fatto una legge per far vincere il secondo mentre si accordava con il quarto. Fa un po’ ridere ma sostanzialmente è così,e quel primo partito ha votato contro quella scellerata legge a differenza degli altri tre.

Bella frase ad effetto, che però ha un piccolo problema: è stato il secondo partito a fare la legge, non il terzo (che comunque l’ha votata anch’esso). Questo non è un problema di tifo politico, ma proprio di incapacità funzionale: si prende e si copia, senza nemmeno accorgersi che è fattualmente errata (e peggio ancora, sarebbe stata persino più divertente se scritta correttamente…) Non è che servisse chissà quale lavoro di ricerca oppure ragionamento contorto: basta aprire una tabella riassuntiva presente su tutti i media e leggere i numeri.

Non stiamo insomma parlando della storia di chi pretende oggi i moduli per il reddito di cittadinanza: per quanto ne so, quella potrebbe essere una fake news oppure una trollata. Qui siamo proprio a livello di riflesso pavloviano. Pensate alla nostra bella oclocrazia.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-08 11:59

Previsioni politiche

Il presidente del Senato sarà pentastellato e quello della Camera leghista. E verranno eletti non dico al primo giro, ma non appena basterà la maggioranza assoluta.
(Questo non significa che si avrà necessariamente un governo giallo-verde, anche se è l’ipotesi più probabile magari con un po’ di stampelle nere; sono due cose distinte)

Ultimo aggiornamento: 2018-03-07 09:13

La sberla lombarda

Sempre parlando di sondaggisti, vogliamo chiederci com’è possibile che i 6-8 punti di vantaggio di Fontana rispetto a Gori nelle elezioni lombarde siano alla fine diventati venti?
Una cosa che probabilmente spiega anche gli errori nelle proiezioni nazionali è che Gori di per sé era in vantaggio nella sua Bergamo (il che significa che in fin dei conti non deve stare lavorando male) e a Milano; se gli intervistati arrivano dai capoluoghi, insomma, i valori sono sballati. Anche +Europa deve essere stata sopravvalutata per questa ragione.
Ma c’è un altro punto che non mi pare sia stato considerato. Se togliamo appunto Milano e Bergamo, che fanno un 20% buono della popolazione lombarda, quello di Fontana è stato un plebiscito vero e proprio. Considerato che almeno dal mio fortino pareva un candidato piuttosto debole se non nelle provincie lacustri – Maroni aveva tutt’altro appeal – o io mi sbagliavo a considerarlo oppure la provincia è ormai completamente leghista, cosa che nemmeno trent’anni fa.

Cattiveria

La mia impressione è che questa campagna elettorale abbia raggiunto un livello altissimo di cattiveria non tanto su quello che dicono i leader leaderini leaderetti dei partiti vari – sì, c’è anche quello, ma ormai lo cancello in automatico – quanto tra la mia bolla di amici Facebook. Per esempio, è la prima volta che vedo astensionisti militanti: e soprattutto vedo continue campagne d’odio continuativo. Certo, sono venticinque anni che vedo messaggi d’odio contro Berlusconi, contro Prodi, contro D’Alema (la mia bolla non è proprio monocorde); ma mi pare che l’odio si sia spostato dalle singole persone, per non parlare dei fatti, e sia ormai totale e globale. Per esempio, non ci sono quasi più risposte nel merito, ma solo repliche bambinesche su come “gli altri” facciano questo e altro.

Anche questo è un brutto segno dei tempi, come brutto segno (per me, non per voi) è il fatto che io sia ormai un elettore disilluso.

La carriera di Gianluca Comazzi

Chi legge le mie notiziole sa bene che Gianluca Comazzi ha come sua cifra stilistica quello di non inviare banali volantini elettorali ma vere e proprie lettere indirizzate ai malcapitati cittadini che vivono nella sua stessa zona. (Una volta le spediva con regolare tariffa elettorale, ora si limita a imbucarle a mano). Evidentemente tale politica ha il suo bel vantaggio, visto che Comazzi è prima stato consigliere di zona, poi è diventato consigliere comunale e persino capogruppo, e ora (rullo di tamburi, fiato alle trombe) è candidato alla Regione Lombardia!

Nella lettera che ho qui scansionato (se leggete questo post sul blog potete cliccarci su per avere il testo completo) potete vedere che Comazzi vuole che noi facciamo contare via XXXXXX in Regione Lombardia, e presenta le sue proposte che porterà avanti se sarà eletto: tra queste spicca il

Garantire il ripristino del vecchio percorso della autolinea 51

(per chi è magari lombardo ma vive in val Brembana, mi tocca spiegare che nel 2013, con l’apertura della metro lilla, il capolinea sud della 51 è stato accorciato di un chilometro circa: prima finiva alla fermata Zara della gialla, ora alla fermata Istria appunto della lilla che è collegata a Zara con metro e tram). Come è possibile non permettere a Gianluca Comazzi di arrivare a Palazzo Lombardia e portare avanti le sue battaglie glocal?

P.S.: Gianluca Comazzi può scrivere personalmente a me perché il Provvedimento 6 marzo 2014 del Garante privacy all’articolo 5.1 dà la possibilità di reperire i dati personali dagli elenchi elettorali e di trattarli senza nostro esplicito consenso. Però all’articolo 7 lo stesso provvedimento dà a me la possibilità di oppormi alla ricezione, cosa che ho fatto sabato sera – purtroppo per email normale, perché Comazzi non ha indicato un indirizzo PEC o se per questo cartaceo. Vi farò sapere se ci sarà risposta oppure dovrò fare escalation.

Giggino e i ministri

Così Luigi Di Maio ha fatto un giro al Quirinale per presentare la lista dei “suoi” ministri quando la settimana prossima vincerà le elezioni: chiaramente Mattarella non si è fatto trovare.
Il problema non è che Di Maio non sappia che in Italia non esista il concetto di lista preventiva di ministri, e quindi la sua passeggiata era destinata al fallimento formale. Lo sapeva benissimo, e anche se non l’avesse saputo qualcuno gliel’avrebbe detto. La sua è stata una scelta ben precisa per mostrare come “la Ka$ta ci impedisce di governare!!!!1!!!1!”. Ecco. Se qualcuno credeva ancora che il moVimento fosse diverso dagli altri partiti, sappia che non è affatto vero.

Ultimo aggiornamento: 2018-02-25 11:53