Archivi categoria: pipponi 2015

Giacinto e Giorgiana

Oggi Carlo Felice Dalla Pasqua mi ha segnalato questo post fatto da Danilo Fastelli del Tirreno con una dichiarazione di Marco Pannella, in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Giorgiana Masi: «Finché vi sarà un solo deputato radicale in Parlamento non potrà, non dovrà dimenticare in una sola grande, grave occasione di far risuonare nell’aula e nelle coscienze il nome di Giorgiana Masi, finché giustizia non sia fatta.»
(per la cronaca, la citazione completa ha un inciso in più: […] occasione, apparentemente la più estranea o lontana, […])

Non ricordando nulla del contesto – avevo quattordici anni, leggevo sicuramente i giornali, ma si vede che non ero per nulla interessato alle manifestazioni di piazza – sono andato a cercare cosa scriveva in quei giorni La Stampa (sempre benemerito sia il suo archivio storico). Io non sono uno storico, e ho ben chiaro che la cronaca non è necessariamente veritiera, soprattutto se immediata: però qualche idea la può sempre dare. In definitiva, mi è chiaro che ci sono due visioni contrapposte di quello che è successo: quella ufficiale che afferma che elementi dell’Autonomia, forse coadiuvati da appartenenti a Lotta Continua, abbiano approfittato della situazione per sparare nel mucchio e cercare il morto; e quella radicale che afferma che i colpi siano stati sparati da poliziotti in borghese. Ma mi è anche chiaro, leggendo gli articoli del giorno precedente alla manifestazione, che i radicali sapevano perfettamente che c’era chi avrebbe sfruttato la manifestazione radicale (che ricordo essere stata vietata, come tutte le altre manifestazioni di quel periodo, dall’allora giovane ministro dell’Interno Francesco Cossiga) per andare a fare casino. Tu radicale sei non-violento, insomma; ma cerchi la violenza altrui. Ecco: se io fossi Pannella eviterei di sbandierare quella storia come se loro fossero dei santerellini. Tanto chi ci è andato di mezzo non è stato uno di loro, ma la povera Giorgiana.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-13 22:01

INVALSI

Oggi – con un giorno di ritardo dovuto allo sciopero indetto dai sindacati della scuola – iniziano le prove Invalsi. Segnalo questo post di Giorgio Israel della settimana scorsa, e rimarco soprattutto i punti 1, 2 e 3 (gli altri due sono molto più politici, e li lascio a chi di politica se ne intende).

In passato ho visto i problemi Invalsi e non mi sono dispiaciuti. Il guaio però non è tanto nei problemi in sé quanto nel significato che si vuole loro dare. Per come la vedo io, i risultati dovrebbero essere del tutto anonimi, e quindi non contare per il giudizio né degli studenti, che altrimenti rischiano di essere valutati per la capacità di risolvere quiz e non per quello che hanno studiato, né tanto meno degli insegnanti, che altrimenti sono incentivati a barare e aiutare i loro allievi. Senza il timore del voto e dei giudizi personali sarebbe invece possibile avere un’idea delle differenze statistiche e dei punti di forza e di debolezza, e quindi pensare eventualmente a migliorare i programmi per tenerne conto. Non dovrebbe essere così complicato, no?

D’accordo la libertà di satira, ma…

Io sono un convinto assertore del fatto che si possa fare satira su Maometto o Gesù Cristo o George W. Bush (o Matteo Renzi, se per questo). Però quando leggo della sparatoria in Texas qualche dubbio mi viene eccome.
Dal mio punto di vista la satira è libera: fare un concorso su un certo tipo di satira, qualunque esso sia, la rende immediatamente meno libera. E non state a dirmi che nessuno è obbligato a partecipare al concorso: il vincolo c’è comunque lì a priori. Altra cosa sarebbe definire a posteriori un premio per la migliore vignetta sul tema XYZ: ma questa è appunto una scelta a posteriori…

Ultimo aggiornamento: 2015-05-04 17:20

Facebook, specchio dell’umanità

Stamattina un conoscente del mio amico vb ha scritto sulla sua bacheca Facebook, lamentandosi per un articolo dal titolo «EXPO 2015 – apre il padiglione Pokémon ma la scritta è sbagliata: turisti giapponesi infuriati si danno al vandalismo», con campeggiante la figura di un cartellone con su scritto “Pochemonn”. Il suo messaggio iniziava con «Ormai non mi stupisco più di niente. Noi laureati in Lingue siamo visti solo come degli inutili…. E poi questi sono i risultati, enormi figure di m…… » (Non metto nomi e link perché non mi interessa parlare delle singole persone).

Il buon Bertola ha subito saggiamente commentato «Ma dai, ma è un’evidente photoshoppata…». Ma anche se la photoshoppata non fosse stata evidente, sarebbe bastato aprire il post e vedere dopo il testo che era stato inserito nelle categorie “Cronaca • Freddure”. Insomma, il lavoro di decodifica da compiere era proprio minuscolo. Eppure non solo c’è stato quell’intervento, ma ci sono anche stati altri commenti – dopo che l’arcano era stato svelato – di questo tono: «massa di imbecilli ignoranti ci facciamo ridere sempre dietro….per fortuna all’estero siamo sempre ben visti come lavoratori…» «cosa si lamentano? hanno la scritta…erano in ritardo è già tanto che l’abbiano messa…povera Italia».

Io capisco che scrivere ormai non è così difficile, ma è proprio vietato leggere e far partire il neurone prima di farlo? Più passa il tempo più questa gente mi fa paura.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-13 16:48

Le due culture

Aggiornamento: (in cima, così lo si vede) Peppe racconta nei commenti che alla fine, dopo uno scambio di spiegazioni su Twitter (!) la situazione si è risolta nel migliore dei modi. Ciò è bello, nonostante Twitter.

Una volta in Italia si diceva che l’Unica Vera Cultura è quella umanistica. Certo, il Palazzo della Civiltà del Lavoro riporta la scritta «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori», ma gli scienziati sono sempre gente di serie b. Col tempo qualcuno magari ha pensato che suvvia, anche la scienza qualche minuscola particella di nobiltà minore forse ce l’ha: in fin dei conti uno dei più importanti scrittori in lingua italiana del XVII secolo, tal Galilei Galileo, non si dilettava solo di lettere. Così è nata la teoria delle due culture, umanistica e scientifica, ciascuna con la propria dignità e soprattutto che non può isolarsi nella sua torre eburnea ma deve interagire con la compagna e rivale.

Di per sé la cosa potrebbe anche andare bene, salvo poi vedere cosa succede in pratica. Leggo infatti da Peppe Liberti che tale Jacopo Cirillo – che io colpevolmente non conosco – scrive, anzi riscrive, uno strafalcione scientifico: «Semplificando in maniera orrendamente antiscientifica, se prendiamo un piano inclinato e una biglia e facciamo scorrere la biglia sul piano inclinato, la stessa biglia accelererà sempre di più e, se il piano inclinato è lungo all’infinito, la biglia accelererà all’infinito fino a diventare, non so, velocissima. Ma c’è un inghippo: la superficie del piano, di solito, è scabra, ovvero subisce l’azione della forza d’attrito che frena la biglia, alterandone il moto rettilineo.» In effetti è un testo proprio antiscientifico. La biglia non accelera sempre più perché quella che aumenta è la velocità, mentre l’accelerazione resta costante; e l’attrito non altera certo il moto rettilineo che continua a restare tale. Avete mai visto una biglia curvare e cambiare direzione mentre scende?

Tutto questo non sarebbe poi la fine del mondo: un errore, anche se ripetuto, capita a tutti. Peppe però aveva scritto un commento dal testo “Urge un ripasso della fisica di base, mi sa”, e ora questo commento stranamente non appare più. Perché due culture sì, ma solo a modo proprio.

Post scriptum: chissà perché ai miei amici “dell’altra cultura” (ma anche quelli “della mia cultura”) non viene mai in mente di parlare delle due culture: la cultura è una e una sola, anche se poi è naturale che ognuno approfondisca le parti a cui è più interessato. Ma forse io scelgo gli amici in modo strano.

Ultimo aggiornamento: 2015-04-28 17:55

chissenefrega di chi è stato

Non me ne importa un fico secco se la bomba carta scoppiata nell’Olimpico di Torino durante il derby sia stata portata dentro da juventini o torinisti. (Mi fa più specie che col cambiare delle ipotesi quelli di Repubblica lascino il titolo vecchioalla notizia e la cambino sotto gli occhi del lettore). Tanto il principio è identico: si può entrare in uno stadio portandosi certa roba, e nessuno se ne accorge.
È proprio impossibile non dico interrompere il campionato ma chiudere gli stadi per un anno?

Ultimo aggiornamento: 2015-04-27 21:08

il clickbaiting di Linkedin

Io ho un account Linkedin, come immagino parecchi di voi. A differenza di tanta altra gente, però, io di Linkedin me ne faccio ben poco: lo tengo più che altro come segnaposto se mai mi dovesse servire, e un paio di volte l’anno magari faccio qualche aggiustamento al mio curriculum che comunque è gravemente carente di informazioni. A causa del mio pesaculismo ho lasciato che Linkedin mi spedisca una lunga sequela di email, con i nomi di chi vorrebbe connettersi con me (a volte accetto, più spesso no: sicuramente chi scrive anche due righe ha maggiori possibilità…), con le notizie su cosa fanno i miei contatti (notizie che di solito salto, perché per i contatti che mi interessano quelle notizie le conosco già) e con i nomi di chi ha guardato il mio profilo. No, non guardo neppure questi ultimi: però quando oggi mi è arrivata mail di Linkedin che diceva “2 new profiles view – Who’s looking?” e “You received 4 endorsements. Review endorsements” (entrambi con link al loro sito) ho capito che hanno saltato lo squalo. Ma hanno così bisogno di mostrare accessi? Devono quotarsi in borsa? L’ultima trimestrale è andata male?

Aggiornamento: tanto per essere più chiari, ecco l’immagine della mail ricevuta (cliccate per vederla in grande)
linkedin1

linkedin2

Ultimo aggiornamento: 2015-04-27 19:27

quali sono le differenze?

Premessa: questo post parte da quanto ho sentito stamattina al GR di Popolare Network, quindi potrei avere preso una fonte molto di parte.

Nel documento di programmazione economica e finanziaria sono previsti tagli alla spesa per gli enti locali di dieci miliardi di euro, altrimenti si dovrà alzare l’IVA come promesso a Bruxelles. Ma Renzi afferma “niente nuove tasse”.
La fiaccolata all’Aquila per ricordare il terremoto di sei anni fa è stata per la prima volta senza partecipazione del governo. Ma Renzi afferma “è perché noi agiamo”.

Entrando nel merito, sono anni che non capisco perché il governo centrale taglia i trasferimenti agli enti locali senza permettere loro di imporre nuove tasse, o meglio ancora perché prima non si decide qual è la parte delle tasse che va agli enti locali e non la si scorpora subito, così non ci sono più trasferimenti da fare. E non capisco perché il governo deve andare alla fiaccolata per ricordare che c’è stato un terremoto. Ma il punto non è questo. Il punto è che quattro anni fa avrei potuto scrivere le stesse cose, solo sostituendo al nome di Renzi quello di Berlusconi. Stessi identici slogan. Non mi importa se sono di destra di sinistra di sopra o di sotto; mi importa che non vedo nessuna differenza…

Ultimo aggiornamento: 2015-04-07 10:30