Avendo due cinquemezzenni che frequentano l’asilo, mi arrivano a casa due libri la settimana dalla bibliotechina scolastica, libri che Anna oppure io leggiamo alla prole per abituarli al concetto che i libri non servono solo per riempire le pareti di casa. (Purtroppo l’avvento degli ebook ha un po’ peggiorato la situazione, nel senso che è più difficile vederci con un libro cartaceo in mano).
Questa settimana i libri sono Madagascar (la storia con le immagini del film) e Piccola macchia (un bel libro, tra l’altro). Bene, anzi male: in entrambi i libri c’è un errore nel testo. In Madagascar, proprio nell’ultima pagina, c’è un “fantastasticando”; verso metà di Piccola macchia leggiamo “dice in padre”. Vi garantisco che non sono gli unici casi: quasi tutti i libri hanno almeno un refuso.
Capisco che i testi di questi libri non contengano poi termini così facili: in fin dei conti ci siamo noi grandi che possiamo sfruttare l’opportunità per far conoscere parole nuove ai bambini. Ma visto che poi non è che ci siano dei muri di testo, un rapido controllo editoriale non sarebbe così difficile. O no?
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Per un twit Saluzzi perse il posto
La storia probabilmente la conoscete ormai tutti: dopo che Paola Saluzzi ha postato dal suo account un tweet di insulti contro Fernando Alonso e che quest’ultimo si è rifiutato di essere intervistato dai giornalisti Sky Sky ha sospeso la conduttrice, che aveva per l’appunto un contratto con l’emittente. Faccio mie le considerazioni di Mario Tedeschini Lalli (riassunto: il giornalista e la persona pubblica più in genere non possono pensare che le loro opinioni personali non vengano associate alla testata o alla loro istituzione), ma vorrei aggiungere ancora qualcosa, e che cioè qui hanno perso tutti.
Ha perso Saluzzi, per il tono usato in quel tweet e incidentalmente per non aver capito – ma non è certo l’unica – le regole semantiche del social network: l’hashtag non è un modo per evidenziare una parola, tipo “pezzodiimbecille”, ma un modo per ritrovare quella parola nel flusso delle discussioni di tutti. E scusarsi dopo serve a poco: nella rete le parole sono macigni.
Ha perso Alonso, la piccineria della cui ripicca è davanti agli occhi di tutti. Io sono un tipo molto pragmatico e non avrei nemmeno alzato un sopracciglio se lui si fosse rifiutato di farsi intervistare da Saluzzi; ma ovviamente a lui una cosa del genere non sarebbe mai bastata, perché l’onta ha da lavarsi col sangue.
Ha perso Sky, perché non aveva nessuna linea guida per il comportamento dei propri stipendiati e non ha avuto il coraggio non dico di opporsi al diktat di Alonso (si sa, gli affari sono affari…) ma almeno di ufficializzare la propria inappellabile decisione.
Ultimo aggiornamento: 2015-04-18 20:18
quali sono le differenze?
Premessa: questo post parte da quanto ho sentito stamattina al GR di Popolare Network, quindi potrei avere preso una fonte molto di parte.
Nel documento di programmazione economica e finanziaria sono previsti tagli alla spesa per gli enti locali di dieci miliardi di euro, altrimenti si dovrà alzare l’IVA come promesso a Bruxelles. Ma Renzi afferma “niente nuove tasse”.
La fiaccolata all’Aquila per ricordare il terremoto di sei anni fa è stata per la prima volta senza partecipazione del governo. Ma Renzi afferma “è perché noi agiamo”.
Entrando nel merito, sono anni che non capisco perché il governo centrale taglia i trasferimenti agli enti locali senza permettere loro di imporre nuove tasse, o meglio ancora perché prima non si decide qual è la parte delle tasse che va agli enti locali e non la si scorpora subito, così non ci sono più trasferimenti da fare. E non capisco perché il governo deve andare alla fiaccolata per ricordare che c’è stato un terremoto. Ma il punto non è questo. Il punto è che quattro anni fa avrei potuto scrivere le stesse cose, solo sostituendo al nome di Renzi quello di Berlusconi. Stessi identici slogan. Non mi importa se sono di destra di sinistra di sopra o di sotto; mi importa che non vedo nessuna differenza…
Ultimo aggiornamento: 2015-04-07 10:30
Edicole
Lunedì io e Anna siamo passati in via Frisi, e lei mi fa: “Hai presente l’edicola? Beh, non c’è più!” Io stavo guidando e non potevo certo mettermi a guardare. Stamattina però sono passato in bicicletta e ho notato che in effetti l’edicola non c’era più. E intendo proprio fisicamente: non era infatti u negozio, ma un’edicola nel senso etimologico del termine, cioè un chioschetto sul marciapiede che in quel punto è piuttosto ampio. Avevano anche riasfaltato il marciapiede, insomma un lavoro fatto bene.
Sono anni ormai che almeno a Milano le edicole stanno chiudendo: tanto per dire, quella nel mezzanino della metropolitana a Maciachini è serrata da almeno un anno. Ma il processo è generale: questo articolo dell’anno scorso di Silvia Pieraccini afferma che in dieci anni in Italia si è passati da 40000 a 30000 edicole. D’altra parte la gente compra sempre meno quotidiani, e nonostante continui la proliferazione di riviste su tutti i temi immaginabili – e anche alcuni inimmaginabili.. – ho il sospetto che alla pubblicazione non corrisponda un’effettiva vendita, tranne che per gli album di figurine dei Cucciolotti. Quello che mi sto chiedendo è se la cosa (a parte chiaramente per gli edicolanti) è un bene o un male. Hanno senso le riviste cartacee? Esiste un modello di rivista elettronica che permetta agli autori di guadagnare qualcosa? Boh…
Ultimo aggiornamento: 2015-04-01 11:29
Pro-Test e divulgazione scientifica
Ieri ho perso un po’ della mia vita a vedere i commenti a questo status Facebook dove Beatrice Mautino si lamentava di un video – lo trovate in questo post di se-dicente “divulgazione scientifica” fatto dall’associazione Pro-Test.
Da quanto ho capito leggendo i commenti (io il video non l’ho guardato) questo video dovrebbe essere a favore della sperimentazione animale e contro tale Edoardo Stoppa e i suoi servizi televisivi a Striscia la notizia (inutile aggiungere che non guardo né la trasmissione né tanto meno quei servizi) contro i ricercatori che fanno appunto sperimentazione animale. Prima di proseguire, specifico un paio di cose: in questo post non prendo una posizione riguardo alla sperimentazione sugli animali e (ovviamente, visto che non l’ho guardato) non parlo del video in sé ma di come ne hanno parlato quelli di Pro-Test.
Secondo gli esponenti di Pro-Test, il fine giustifica i mezzi: detto in altri termini, le 60.000 visite al video a ieri contano proprio perché sono molte più delle duemila copie che un libro può fare quando gli va bene, e queste visite arrivano proprio perché il video ha come target le persone che guardano Striscia e si abbeverano ai loro servizi malfatti: insomma li si ripaga con la stessa moneta. Rispetto a queste affermazioni ho solo due punti da precisare. Il primo è che le 60.000 visite a quel video sono una goccia rispetto ai tre-quattro milioni di persone che guardano i servizi di Stoppa, e quindi si può fare pari pari lo stesso ragionamento che fanno loro rispetto ai poveri scrittori. Ma soprattutto, non puoi chiamare quel video “divulgazione scientifica”. Lo puoi definire controdisinformazione; lo puoi proporre come un modo per scardinare il monopolio Mediaset. Ma quella non è divulgazione, e chiamarla in quel modo rovina la reputazoine a tutta la categoria dei poveretti che cercano di spiegare le cose sapendo che stanno svuotando il mare con il cucchiaino ma sperando in realtà di insegnare alla gente ad usare anch’essa il cucchiaio, fino a quando ci saranno dieci, cento, mille, un milione di cucchiaini. Probabilmente è un compito impossibile: ma se non ci si prova sarà sicuramente impossibile, e se la gente penserà che video come quello di Pro-Test è divulgazione scientifica avremo sicuramente perso la nostra scommessa.
“iscrizione subordinata”
Cecilia e Jacopo a settembre inizieranno la scuola primaria. Non abbiamo voluto mandarli nella scuola più vicina a casa: sapendo che quella da noi preferita (raggiungibile comunque a piedi, intendiamoci…) aveva sempre molte richieste di iscrizione abbiamo aspettato gli ultimi giorni per vedere se c’era qualche probabilità di entrare nelle loro graduatorie, rigidamente selezionate per distanza. Visto che sembrava che ce la potevamo fare abbiamo messo quella scuola come prima scelta e un’altra scuola ancora sempre nei dintorni come seconda scelta. Qualche giorno dopo la chiusura delle iscrizioni ci è arrivata comunicazione che la nostra prima scelta ha rifiutato i bimbi e li ha smistati all’altra. Fin qui nulla di male.
Giovedì scorso mi arriva la comunicazione che la domanda di Cecilia è stata accettata. Jacopo: non pervenuto. Anche sul sito del ministero – ricordo che tutte le domande sono ormai da farsi online, al limite vai in segreteria e le fai assieme agli impiegati – la richiesta di Jacopo era ancora lì nel limbo. Oggi prima di andare in ufficio passo in segreteria, scopro che la segreteria non è nella scuola dove ho chiesto l’iscrizione ma in un’altra scuola, vado lì e mi assicurano “nessun problema, qui nei nostri file sono segnati ambedue come iscritti”. Oggi pomeriggio mi arriva comunicazione dal ministero secondo cui la domanda per Jacopo è “ACCETTATA – ACCETTAZIONE SUBORDINATA ALLA FORMAZIONE DI UNA NUOVA CLASSE”.
Ora, in entrambe le domande, nello spazio previsto per le note, ho scritto che contestualmente veniva iscritto il gemello. Se entrambe le domande fossero state accettate con riserva, avrei capito. Ma così cosa faccio, iscrivo un bimbo in una scuola e l’altro in un’altra?
Ultimo aggiornamento: 2015-03-03 15:42
Multe e termini di notifica
Anna si è presa una multa per eccesso di velocità. Vabbè, si è lamentata perché non c’erano cartelli a segnalare l’autovelox (figuriamoci, è quello di viale Fermi che conoscono persino i leghisti…). Ad ogni modo la velocità rilevata, fatti gli sconti, era di 73 Km/h contro un limite di 70, e quindi si paga e via.
Però c’è qualcosa che non va. Prima cosa: l’infrazione è stata commessa il 19 novembre, ma il verbalizzante l’ha verbalizzata il 9 gennaio. Perché ci vogliono cinquanta giorni per visionare i file e preparare le multe? Magari uno aveva delle valide ragioni per correre, ma dopo tutto quel tempo figurati se se le ricorda. Seconda cosa: il 9 gennaio è la data “dalla quale decorrono i termini di notifica del presente verbale”. Peccato che il verbale sia datato 20 gennaio e sia stato “notificato” (nel senso di avviso in buca delle lettere) il 18 febbraio. Questo significa (a) che è impossibile pagare la tariffa ridotta entro 5 giorni dalla notifica e (b) che può diventare difficile pagare la multa standard entro i due mesi. E questo non mi sembra corretto.
(poi potremmo discutere sul fatto che prima di farti pagare 11 euro di spese di notifica e di accertamento il comune di Milano non possa fare un servizio di notifica via posta elettronica, anche considerando il fatto che l’immagine della macchina che correva “può essere visualizzata dall’interessato accedendo al Portale del Comune di Milano e scegliendo MultaSemplice”; però su quello riconosco che come minimo il multato dovrebbe avere indicato in anticipo di volersi avvalere di quella possibilità. Diciamo che questo è un suggerimento per l’eccellenza)
Aggiornamento: (15:30) dopo dieci minuti di attesa – benedetta la funzione vivavoce – sono riuscito a parlare con un operatore dello 02.02.02 che mi ha spiegato che i “termini di notifica” indicati sopra sono i novanta giorni di cui si parla nei commenti, e che i “nostri” cinque giorni decorrono da quando il postino ci ha lasciato l’avviso, cioè l’altro ieri. Insomma, posso pagare la multa scontata :-)
Ultimo aggiornamento: 2015-02-20 15:38
Grandi recensori
Come sapete, ormai è usuale che la ggggente possa esternare nei grandi portali le proprie opinioni sugli acquisti fatti. D’altra parte ad Amazon mica importa più di tanto se qualcuno stronca un libro: vorrà dire che il possibile acquirente ne prenderà un altro. Non che io mi aspetti chissà che cosa dalla recensione media, però quella che ho visto l’altro ieri ha superato ogni mio livello. Non cito il nome del recensore né il titolo del libro, ma non dovrebbe essere difficile trovarli.
ho acquistato il libro XXX su consiglio del giornale Le scienze. Come sempre consegna velocissima e imballaggio perfetto.
Incuriosito, ho provato a guardare alcune altre recensioni di quella persona:
l’adattatore usb femmina per YYY è arrivato un giorno prima del previsto, l’imballaggio era perfetto e quindi anche l’adattatore.
(“il buon adattatore si vede dall’imballaggio)
La consegna è stata effettuata nei tempi dichiarati dal venditore, il prodotto è quello originale quindi ottimo rapporto qualità prezzo.
(“ehi! Amazon non vende mica mattoni!”)
Ora, non approvo certo ma capisco chi scrive recensioni in posti dove ci guadagni qualcosa. (Credo che ai tempi ci siano state molte recensioni copiate da posti come Anobii). Ma qua su Amazon non ci guadagni proprio nulla. E allora perché recensire il venditore anziché il prodotto? Mah.