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L’affaire sacchetti

Il bello dell’avere un blog sono i commentatori. (Occhei, non è sempre vero, ma nel mio caso il blog è abbastanza di nicchia per non essere considerato dai cretini in cerca di pubblico). I miei ventun lettori sapevano così da tre mesi che da Capodanno i sacchetti per frutta e verdura sarebbero stati obbligatoriamente in materiale riciclabile e inoltre a pagamento, e il merito non è mio se non come tenutario del blog.

In questi giorni se ne sono accorti tutti, e persino i giornali sono stati costretti a inseguire l’onda dei social che ha eletto la querelle sacchetti a notizia più importante della settimana, tra notizie vere e false. Ecco cosa sono riuscito a capire in questi giorni.

  • La legge è spuntata questo agosto mentre si convertiva il decreto-Mezzogiorno, seguendo la malsana abitudine di infilare provvedimenti interessati in leggi che non hanno nulla a che fare.
  • Non è vero che ce l’ha chiesto l’Europa: come qui (pagina 94), la Direttiva UE 2015/720 del 29 aprile 2015 dice al punto 11 «Le misure che devono essere adottate dagli Stati membri possono prevedere l’uso di strumenti economici come la fissazione del prezzo, imposte e prelievi, che si sono dimostrati particolarmente efficaci nella riduzione dell’utilizzo di borse di plastica, e di restrizioni alla commercializzazione, come i divieti in deroga all’articolo 18 della direttiva 94/62/CE, purché tali restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie.» (grassetto mio) e al punto 15 «Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron (“borse di plastica in materiale ultraleggero”) fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari», ed è per quello che fino a domenica scorsa si usavano ancora i sacchetti non biodegradabili.
  • È vero che la stragrande maggioranza dei sacchetti ultraleggeri in Italia è fatta di Mater Bi, brevettato dalla Novamont, la cui amministratrice delegata Catia Bastioli forse è amica di Renzi; non sembra però che la legge sia stata scritta appositamente con clausole che favorissero l’azienda (i 15 micron, come vedete, nascono da una direttiva europea)
  • I motivi per questa introduzione non sono affatto chiari, almeno fino a quando non ci saranno anche i guanti biodegradabili per prendere frutta e verdura;
  • Ovviamente il supermercato prima i sacchetti ce li faceva pagare nascosti nei costi di gestione; può darsi che ora debba pagarci le tasse su, anche se la cosa mi pare improbabile, o meglio non vedo una grande differenza (se non che se uno si ruba i sacchetti questi si tolgono dall’inventario)

Ah, a proposito della tara delle bilance, ho provato a fare un conto spannometrico. Abbiamo visto che il sacchetto ha spessore massimo 15 micron, e possiamo approssimarlo con un foglio A4. Quindi il suo volume è 30·10-6·(1/16) m³, che fanno circa 2 grammi immaginando densità 1 (in realtà sono due grammi e mezzo perché la densità è circa 1,3 secondo questa fonte). Se la gente comincia a prezzare i singoli pezzi di frutta immaginatevi un aumento dei costi, perché la tara deve comunque essere tolta.

Aggiornamento: (6 gennaio) Questo articolo del Sole-24 Ore dà ulteriori informazioni e il link alla legge di conversione del decreto Mezzogiorno.

Ultimo aggiornamento: 2018-01-06 12:06

Ius ipocrisoli

Mi è abbastanza chiaro che la legge sullo ius soli – che poi uno ius soli vero e proprio non era, il che dal mio punto di vista era un ulteriore vantaggio – non era poi voluta da così tanta gente nel nostro parlamento, come si vede dal risultato dell’altro giorno. Poi magari è solo un caso che tutti e trentacinque i senatori M5S non fossero in aula: sono passati in fin dei conti solo cinque anni, e non era loro chiaro che avere approvato la legge di bilancio non significava che era ora di andare a casa.

Ma quando leggo le affermazioni di Stefano Esposito, che pure a giugno se l’era presa con i pentastellati che non volevano votare la legge, mi incazzo davvero. Ipse dixit: «Ho preferito tornare dai miei figli 5 ore prima visto che non serviva a nulla star lì a vedere festeggiare Calderoli». Ma siamo matti? Te ne vai via dal tuo posto di lavoro così, e ne sei persino fiero? Non continuo solo perché questo è un blog pubblico.

Ultimo aggiornamento: 2017-12-26 23:00

Sciaboletta e consorte

Non capisco. Abbiamo la tomba di Mussolini liberamente visitabile (e “profanabile“…) a Predappio. Qual è il problema di avere la tomba di Vittorio Emanuele III e della regina Elena a Vicoforte? Mi pare che di monarchici non ce ne siano poi così tanti.
Quello che non capisco è perché la salma sia stata riportata con un volo militare.

l’astuto Coyote

In questi giorni ho sentito spesso per radio la pubblicità di Coyote, un servizio (?) che ti avvisa degli autovelox mentre stai guidando. L’astuto coyote (lo sapevate, vero, che in Wile E. Coyote “wile” non significa “vile”?) ha messo nel cloud l’equivalente degli sfareggiamenti che si facevano decenni fa per indicare la presenza di una pattuglia della Stradale, e cita anche una lettera ufficiale in cui si afferma che il servizio non è illegale perché non può sapere se autovelox o tutor sono in funzione, ma indica semplicemente dove sono dislocati, o meglio dove sono stati segnalati. Sarà.
(Intanto ho scoperto che li fa la Magneti Marelli, non l’avrei mai creduto. Chissà perché non lo indicano così chiaramente)

Ultimo aggiornamento: 2017-12-13 14:10

Soluzione 12%

Sabato, mentre prendevo oziosamente un caffè all’Autogrill San Rocco sulla Torino-Milano, mi è caduto l’occhio su un cartello (fotocopiato) che diceva che dallo scorso primo ottobre il prelievo fiscale sulle vincite oltre i 500 euro dei gratta e vinci è passato dal 6% al 12%.

Da un punto di vista prettamente egoistico la cosa non potrebbe che farmi piacere: io non ne ho mai comprato nessuno, quindi i soldi che lo Stato si prende in quel modo sono soldi in meno di tasse che devo pagare io. Però ritengo la cosa del tutto ingiusta in linea di principio. Il prelievo fiscale c’è già alla fonte. Non basta? Aumentatelo lì. E non venitemi a dire che bisogna far capire che anche i soldi vinti alla lotteria sono da tassare, perché allora non si toglie il prelievo alla fonte, almeno per i premi maggiori, e non li si fa dichiarare nel 730? In fin dei conti la cosa favorirebbe i più poveri. (Sì, questa è una battuta. Una delle cose fondamentali dei giochi a premi è che le vincite sono anonime)

Se non puoi difendere, attacca

Non avevo intenzione di parlare della bandiera del Secondo Reich nella camerata di una caserma fiorentina dei carabinieri. Non è che ci fosse molto da dire: quella bandiera è usata da decenni dai gruppi neonazisti per ovviare al divieto di usare vessilli del Terzo Reich, e gli altri poster nella camerata danno comunque un’idea di quali siano le idee del carabiniere in questione. Diciamo che non è strano che la vita dell’esercito attiri anche persone con quelle idee: si spera che siano una piccola minoranza e che negli anni imparino un po’ di cose.

Poi però in una discussione su Facebook ho scoperto questo articolo e ho pensato che magari qualcosa da dire ce l’ho: non riguardo al carabiniere “amante della storia” ma al brigadiere Antonio Serpi, rappresentante della linea mobile del Co.Ce.R. Prima di proseguire qui, vi invito a leggere il suo testo. Fatto? Bene.

Non potendo negare il fatto, Serpi si lancia all’attacco, derubricandolo a «una mera opinione individuale che in poco tempo è diventata collettiva, senza approfondimento alcuno» (vabbè, magari non sono in molti a sapere l’inglese e leggere questi estratti, oppure il concetto di “approfondimento” si estrinseca nel vedere cosa scrivono i giornali di destra) e ricordando che «esiste l’articolo 260 del Codice Penale che vieta l’acquisizione di informazioni all’interno delle installazioni militari» (possibilmente vero, ma irrilevante rispetto all’esistenza della bandiera). Aggiungo anche che per un membro delle forze armate tenersi la bandiera di uno stato contro il quale cent’anni fa eravamo in guerra non è in genere una grande idea, neonazisti o no.

Detto in altri termini, non sarebbe stato sufficiente – se non proprio tacere – limitarsi a dire “il carabiniere ha fatto una cazzata, ma non aveva idea del significato di quel vessillo”? Perché si è invece voluto farne una questione nazionale, tenuto conto che in realtà da sinistra non si sono nemmeno filati più di tanto la cosa, anche perché c’era la molto più appassionante fondazione di Liberi e Uguali?

Aggiornamento: (22:10) Secondo il Laboratorio di Storia marittima e navale dell’Università di Genova, la bandiera in questione è la Reichkriegflagge, la bandiera da guerra dell’Impero (quello di Bismark).

Ultimo aggiornamento: 2017-12-06 22:14