Stamattina abbiamo portato i gemelli alla Mangiagalli per la visita oculistica. Siamo in ritardo di un mese, ma non è che si potesse fare molto di più, visto che hanno dimesso Jacopo il 5 ottobre e il giorno successivo ci hanno detto che la prima data disponibile era appunto oggi. Fossi stato più intelligente avrei prenotato per entrambi quando avevano dimesso Cecilia, ma anche quello sarebbe stato un workaround: logica vorrebbe che mentre erano in terapia intermedia segnassero già direttamente la visita o almeno dicessero subito ai genitori di prenotarla. Ci era stato detto “Cecilia ore 9:30, Jacopo ore 9:40” il che ci ha fatto pensare che fosse una cosa relativamente veloce.
Siamo arrivati alle 9:25, smadonnando perché al padiglione Alfieri si arriva via una scala di una decina di gradini perfetta per chi ha un passeggino doppio. All’interno ci sono tre ascensori: uno con la chiave riservato alla sala operatoria, uno troppo stretto per il passeggino doppio e un terzo che è rimasto non so quanto tempo al quarto piano prima che si decidesse a scendere. Arrivati al primo piano, noi con altri neonati ce ne siamo rimasti nell’atrio davanti agli ascensori, perché la sala d’attesa, pardon “sala giochi”, era zeppa di bambini più grandi. A questo punto ci hanno detto che prima occorreva fare quattro applicazioni di atropina agli occhi dei bimbi, poi aspettare un’oretta e finalmente saremmo stati chiamati. Quando stava per arrivare il nostro turno, l’infermiera ci ha detto “ma voi non avete la lettera di dimissioni? Male. Vada all’altro padiglione dove erano stati ricoverati i bimbi e se ne faccia fare una copia”. Inutile spiegare che nella lettera di dimissioni c’era scritto che la visita fatta in reparto non aveva dato nessun problema. Anna è andata di là, e naturalmente gli altri neonati sono passati avanti. A questo punto io ormai dovevo andare in ufficio, così ho lasciato la poverina da sola con due giovini che cominciavano a reclamare a gran voce la pappa; avevamo fatto conto di avere quasi due ore di autonomia in giro, e ce le siamo perse tutte. Nel frattempo l’unico ascensore utilizzabile si è scassato del tutto.
Considerazioni sparse: magari a qualcuno potrebbe venire in mente di avvisare chi prenota una visita di quanto tempo occorrerà per la visita stessa. È anche vero che questi prenotatori erano riusciti a sbagliare il cognome di due dei tre gemelli registrati dopo di noi: capisco sbagliarli tutti, ma per riuscire a fare cose del genere occorre impegnarsi di brutto. Il pensiero che nel ventunesimo secolo non ci sia un sistema informatico unico all’interno dello stesso ospedale, non chiedo nemmeno interrogabile da tutta Italia, è qualcosa di così assurdo che non credo riuscirei a spiegarlo a un inglese o a un francese o a un tedesco (ma anche a uno spagnolo o a uno sloveno).
Ah: come ciliegina sulla torta ci hanno anche dato un questionario da compilare con il nostro gradimento. Vi lascio immaginare i miei giudizi.
Ultimo aggiornamento: 2009-11-11 14:21