Archivi categoria: pipponi

Raccomandata 1: una mezza fregatura

La scorsa settimana mia mamma mi ha spedito due golfini per i gemelli, visto che non sapeva quando sarebbe tornata a Milano. Andata all’ufficio postale Ha fatto una Raccomandata1, che sarebbe dovuta arrivare in un giorno. Il primo tentativo è andato a vuoto, per l’ottima ragione che aveva sbagliato numero civico: nove euro sprecati, ma in quattro giorni il pacchetto le è ritornato indietro. Nulla da eccepire, insomma.
Sabato scorso ci ha ritentato: lunedi sera arrivo a casa e trovo in buca un foglietto di carta velina (non quello giallo classico) che spiegava comefossero passati a mezzogiorno e non avessero trovato nessuno in casa. Falso, visto che c’erano i miei suoceri; ma probabilmente il postino non ha avuto voglia di scorrere i nomi del citofono elettronico per trovare il nostro. Ad ogni modo c’era un numero di telefono al quale, sempre secondo il foglietto stesso, avrei potuto telefonare nei tre giorni successivi per avere un secondo tentativo di invio. Chiamo nel pomeriggio di martedì: il pacchetto non si trova, e l’impiegato mi suggerisce di chiamare il matino dopo perché è più facile trovare qualcuno che abbia informazioni. Intanto martedì sera trovo l’usuale foglietto giallo, dove c’è scritto che il giorno prima non ci avevano trovato. (Per la cronaca: il foglietto giallo lo mettono sempre il giorno dopo, non è strano). Mercoledì mattina chiamo di nuovo, mi dicono che il pacchetto è li ma me lo devo venire a prendere io, nell’ufficio postale che tra l’altro era comodo per la casa vecchia ma non per la nuova.
Ora capisco che PosteItaliane abbia bisogno di fare i soldi. Però potrebbero almeno evitare di prenderci per i fondelli e lasciare solo il foglietto giallo, no?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-12 07:00

Digitalizzazione googliana: è proprio pubblico dominio?

Ieri (vedi CorseraRepubblicaIl Sole-24 Ore è stato siglato un accordo tra il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e Google, per la digitalizzazione di tutti i libri in pubblico dominio conservati nelle Biblioteche Nazionali di Firenze e Roma: quasi un milione di testi.
Lascio volutamente da parte l’enfasi sui “posti di lavoro” (quanti pensate ne servano?) e vado molto più sul concreto, vale a dire su quanto “libera” sarà la libera disponibilità di tali opere. Frieda, la capa di Wikipedia, c’è andata giù molto pesante: nelle condizioni d’uso di Google per i libri da loro scansionati c’è infatti scritto (a) che non si può fare un uso commerciale di questi file (e quindi ad esempio non potrebbero essere importati su Wikipedia, che anche se non è commerciale di suo permette un riuso commerciale) e (b) che chi se ne prende una copia deve conservare la filigrana di Google (il watermark, se vi piace parlare inglese), in modo da permettere la tracciatura del testo. Tutto questo non è evidentemente quello che si definisce pubblico dominio, dove uno può fare quel che vuole del materiale.
La cosa è però a mio parere un po’ più complicata. Un conto è infatti l’opera che viene scansionata, che è nel pubblico dominio; altro conto è la scansione del testo, che indubbiamente è un’opera derivata e quindi può finire sotto copyright; altro conto ancora è il testo ricavato dalla scansione. A me ad esempio interessa più che altro quest’ultimo; nessuno però sa al momento quale sia la possibilità pratica di ottenerlo legalmente a partire dalla scansione. Nel caso si faccia un OCR indipendente è improbabile che si possa dimostrare che un testo è stato preso da una certa fonte, ma le regole sono regole e bisogna rispettarle. D’altra parte il libero utilizzo è sì utile, ma molto più limitante, e contribuisce a creare un oligopolio di fatto (no, non un monopolio: ma ai fini pratici cambia poco)
Come finirà il tutto? Boh. Vedremo (e speriamo!)
Aggiornamento: (15:00) Il comunicato stampa (in inglese) lo si trova qui; quando metteranno in rete la versione italiana magari posto anche quel link.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-11 14:32

De Creto

Leggo dal Corsera: Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha spiegato che non è stata effettuata alcuna modifica alla legge elettorale e che «non c’è stata alcuna riapertura dei termini»: «Abbiamo dato un’interpretazione per consentire al Tar di dare applicazione alla legge in modo corretto».
Mi immagino il testo del decreto: «Interpretando il nome del loro partito, le liste del Popolo della Libertà hanno libertà di essere popolate come e quando vogliono.»
Naturalmente nessuno si stupisce che questo governo faccia un decreto legge per le sue liste: o pensate ancora che esista il concetto di interessi conflittuali?
(ps: lo sapete, vero, che io non ho il diritto di voto qui in Lombardia? Non è stata ammessa nessuna lista che mi possa rappresentare)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-05 22:08

la sentenza contro Google

Non avrei voluto parlare della sentenza di condanna in primo grado di tre dirigenti Google per il video pubblicato su Google Videos dove un disabile veniva filmato mentre era picchiato. Finché non ci sono le motivazioni della sentenza non è che si possa dire chissà che cosa. Però, soprattutto dopo questo bel post di De Biase, qualcosa forse posso aggiungerlo anche io.
Innanzitutto non c’è stata una condanna per diffamazione, e questo è importante; il principio si direbbe essere che fornire semplicemente il supporto non è un problema. La condanna è stata infatti per violazione della privacy. Sfogliando i miei quasi decennali archivi, ho scoperto che in effetti quella era la ragione per cui avevano sequestrato i server; quindi tutto torna.
Quello che manca ancora – ed è per questo che bisognerebbe leggere il dispositivo della sentenza – è se è vero che Google Videos ai tempi del fatto affermava che avrebbe controllato tutti i filmati aggiunti, o comunque non facesse esplicitamente affermare che chi li postava aveva tutti i diritti. Se la cosa è effettivamente così, potremmo tirare tutti un sospiro di sollievo, scoprire che per una volta non c’è stato un tentativo di imbavagliare la rete e tenerci all’erta per i prossimi attacchi, mentre facendo finta di niente cancelliamo tutto quanto scritto a caldo. Altrimenti, preoccupiamoci eccome.
[spero non sia necessario aggiungere che per quelli che hanno picchiato il ragazzo ci sarebbe dovuta essere l’aggravante dell’avere girato il video e l’ulteriore aggravante di averlo pubblicato]

Ultimo aggiornamento: 2010-02-25 11:09

Non è più la blogosfera di una volta!

Dopo più di tre anni, la scorsa settimana Ludo ha fatto un’altra istantanea dell’italica blogosfera. Bisogna però dire che a differenza dell’altra volta non è che ci siano stati chissà quali commenti, il che se ci pensate un attimo su sembra strano, considerando quanto ci parliamo addosso. Forse il tutto non è più una novità, forse i vecchi blogghettari si sono ritrovati cacciati all’esterno, verso la periferia più degradata (per la cronaca, queste notiziole stanno a sudovest di Spinoza.it, e non c’è nemmeno la metropolitana in quella zona); amen. Però un paio di cose interessanti le ho comunque notate, e vorrei proporvele.
Innanzitutto non possiamo più parlare di blogocono, come ai tempi scherzavo; anche una rapida occhiata alla mappa a risoluzione minima ci fa vedere come i punti di aggregazione principale sono parecchi e piuttosto separati tra di loro, il che è un bene perché significa che c’è finalmente un po’ di pluralismo. Se però zummiamo a sufficienza per vedere i nomi di questi punti di aggregazione, scopriamo che la maggior parte di essi sono persone (o entità) che erano già note per conto loro, e semplicemente ora che hanno un blog vengono linkate da tutti. Lasciamo per una volta perdere beppegrillo™ e pensiamo a Gilioli col suo Piovono Rane, o a De Biase, o agli scrittori di Nazione Indiana. Chi vede il bicchiere mezzo pieno può dire che tutto ciò è Molto Bello, visto che significa che la gente si mette a leggere e citare persone che sanno sicuramente scrivere e hanno delle idee, condivisibili o no che siano; il tutto dovrebbe acculturare la gente di cui sopra. (Detto tra noi, questo vale anche per beppegrillo™, visto che quello è un sito redazionale). Io però vedo il bicchiere mezzo vuoto; so che tra i blog c’è molta gente che sa sicuramente scrivere e ha delle idee, condivisibili o no che siano, e soprattutto so che le idee di queste ultime persone le posso solo trovare qua in giro, mentre il primo gruppo ha molti altri modi per farsi sentire.
Insomma, credo che siamo arrivati a un riflusso, dove il pluralismo di cui parlavo poc’anzi è molto meno plurale di quanto sembri a prima vista. Sarà che tutti noi cazzari siamo finiti a perder tempo sui socialcosi?

Ultimo aggiornamento: 2010-02-22 07:00

molto paperless

Mentre cercavo di rimettere a posto un po’ di opzioni della mia carta di credito corporate Bankamericard Deutsche Card, ho visto che c’era l’opzione di ricevere online la lettera di addebito. Che bello, dico, almeno non devo tenerle da parte.
Bene, ho scoperto che per la “spedizione”, cioè per inviarmi una email, dovrei pagare un euro per ogni invio. Il bello è che io non pago per l’invio cartaceo, come da convenzione Telecom.
Per amor di completezza, c’è una sibillina frase che recita «Per il costo delle Spese di Generazione della Lettera di Addebito verrà applicato l’importo minore tra l’invio online e l’invio cartaceo (valori riportati nel Documento di Sintesi inviato annualmente).», quindi potrebbe essere possibile che – bontà loro – non pagherei per le email; ma non mi fido affatto della cosa, e comunque un sistema informativo decente avrebbe dovuto controllare la mia situazione e scrivere qualcosa tipo “il servizio costerebbe 1 euro a invio, ma per Lei è gratuito”… tralasciando la logica di dover pagare per una cosa di costo nullo.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-16 12:20

grande risultato per la privacy!

Ieri sera sono passato in farmacia a prendere del Tantum Verde (che poi mi sono dimenticato di usare stanotte e stamattina, peggio per me). Mentre pagavo, ho visto sul bancone un foglio che spiegava come “per tutelare la privacy dell’utente” dal primo gennaio scorso negli scontrini non si indica più il nome del farmaco acquistato, ma il suo codice. In effetti mi sono trovato scritto FARMACO 022088076; sfrucugliando tra i vecchi scontrini ho scoperto che già il 30 dicembre ho acquistato 2 X FARMACO 032182038 (per i curiosoni: soluzione fisiologica per la Tortura delle Cento Fontane da fare a quelle due povere creature innocenti dei miei gemelli).
Come immagino sappiate, i medicinali sono detraibili dai redditi oltre una franchigia (mi pare 250 euro); qualcuno potrebbe immaginare che tutta la cosa è nata per evitare che quei curiosoni dei commercialisti vedano quante pastigline blu mi sono comprato l’anno precedente. (L’alternativa, che cioè qualcuno ti aspetti fuori dalla farmacia con una pistola in mano e ti imponga di fargli vedere il tuo scontrino, mi sembra leggermente più improbabile, anche se non di molto). Lasciamo perdere che non ho mai capito se io posso usare il mio codice fiscale per pagare (non “farmi prescrivere”, proprio solo pagare) la medicina di un altro, e lasciamo perdere che io facendo il 730 tengo gli scontrini a casa e non faccio nemmeno copia. Però sono andato dal signor Google, ho scritto codice medicinali e mi è arrivato come primo risultato questa pagina di FederFarma da cui non solo posso scoprire che il FARMACO 022088076 ha “prezzo a discrezione”, ma anche che la pastiglina blu (confezione singola, 100 mg per essere sicuri del risultato) ha ad esempio codice 034076099.
Sono sicuro che l’ipotetico perfido commercialista riesce anche lui a fare questa complicatissima ricerca, alla facciaccia della praivasi. Però volete mettere il Grande Risultato ottenuto non so se dal nostro beneamato governo o dal nostro ancora più beneamato Garante per la Privacy? Non vi sentite tutti più tranquilli?

Ultimo aggiornamento: 2010-01-22 13:58

i vaccini che non ci sono

Lunedì avrei dovuto potare i gemelli a fare il richiamo della vaccinazione. Invece non ci andrò. Come mai? Semplice: ieri a pranzo mi hanno telefonato dal consultorio spiegandomi che non erano state consegnate le dosi del vaccino esavalente, e che quindi c’era solamente quello per il pneumococco. A questo punto, piuttosto che dover fare due giri per la vaccinazione, ho preferito rimandare il tutto ai primi di marzo.
Quello che però mi chiedo è se questa mancanza di vaccini è semplicemente dovuta a un errore da qualche parte nella catena di fornitura, oppure se le case farmaceutiche abbiano preferito dedicarsi a produrre più vaccini contro l’influenza H1N1 che servono sicuramente a rimpinguare le casse delle case farmaceutiche stesse.

Ultimo aggiornamento: 2010-01-16 20:04